LETTERA DI SUOR MARIA ELETTA SANI SERVA DI DIO clarissa a Falerone c. 96s

LETTERA DI SUOR MARIA ELETTA SANI Serva di Dio clarissa; carte a Falerone; trascrizione ortografica. A. 1752. cc. 96s
Viva Gesù e Maria
Non manca il nemico di tormentarmi in ogni tempo, che ieri, negli Esercizi ci mi molestava con tentazioni, con smanie, con dolori che mi facevano quasi svenire: ora con dolori di testa, ora di denti, ora nelle coste del petto, insomma angustiavo come un animale. Ma tanto mi aiuto, almeno ripenso la sera alla meditazione. Oh, questo mi è di confusione, il pensare che da che sono nata, ancora non ho mai incominciato a fare l’obbligo e il fine ci per cui fui creata: solo per amare e servire Dio. Ohimè, misera me, mi fa crepare il cuore dal dolore. In questo punto mi assalisce una perturbazione: non posso più scrivere. Vede se quanto mi inquieta questa orrida bestia: non mi voleva far scrivere. Mi ha assalito con tentazioni impure e già mi ha esibito le polluzioni; ma io ho fatto una protesta per sinché vivo: di non mai dar consenso di mia volontà a nulla, a niente, benché sia di cose del genere; ma pure che sia di disgusto e di offesa di Dio. Tutto rinunzio ed abomino e non mai di mia volontà. A questo il nemico mi ha delle feste ridendo e già facendo feste perché tanto non sua, bensì mi ha fatto un atto che tanto lei come io l’avrò da pagare il fio e mordendosi le dita per segno. Già, come il solito, questa notte ho penato e si pena ché dalle angustie mi sento morire: insomma ora per un verso, ora per l’altro, sempre si pena. Ma tutto è poco per quello che merito. Già ho avuto i soliti svenimenti e mi intesi prima come scar(pire) lo spirito dal petto e fui portata, come il solito, a quella viva e penetrabile luce, intelligenza avuta nello spirito. Capivo e penetravano con un intendimento soprannaturale – che lei mi capirà – l’Essere Dio di un ab eterno, increato, non mai creato, sempre di un’immensa Sapienza, di un’infinita Essenza e Potenza. Capivo e penetravo come Dio non ha mai avuto principio, essendo d’un’infinita Sapienza, penetrando tanto a vivo questa visita che la Sapienza di Dio è una cosa infinita. A paragone dell’eternità che non mai finisce, altro termine non mi pare di avere per spiegarmi che è l’eternità. Già mi cagionava l’affilamento e agonizzavano e si distillava il mio spirito. Poi in altra volta riebbi quella viva luce e penetrazione tutta infusa nello spirito come Luce divina: attira a sé lo spirito perché è suo. Essendo lo spirito di Dio, lo vuole suo e l’impedimento di quella Luce, che lo farebbe trasformare in sé, non poteva, stanti i difetti e macchie che impediscono quella folgorante Luce beata di non poter fare impresa nello spirito. A questo intendimento, non so spiegare il dolore che provocò nello spirito. Fu tanto terribile che non ho similitudine da paragonare. Fu tanto grande il dolore che pareva che lo spirito si sfinisse benché è immortale, trovandosi all’ultimo sterminio. Mi allentò la luce <...> penetrativa quella vista dell’impedimento che rendeva lo spirito privo di quella Luce che voleva imprimersi nello spirito. Mi sentivo tutto lo spirito come avrebbe voluto quella Luce beata: voleva come volare a quel godimento. Sentivo un altro acceso desiderio che in quel punto, in un istante, avrebbe voluto che fossi purgata e levato l’impedimento delle macchie e difetti nello spirito che lo rendeva privo di questi la Luce beata. Trovandosi lo spirito mio fra questi due desideri, non so spiegargli il termine del dolore e dell’acceso desiderio e brama; dico bene che una cosa insoffribile passa e supera ogni pena e ogni martirio e ogni spasimo che mai si possano provare. Solo chi lo prova sa quello che è. Non so se mi sono spiegata abbastanza. Ritornata in sentimento, mi ha fatto una grande specie se come si possa fare tanta ma tanta pazzia di stordirsi e privarsi e rendere priva l’anima di quel bene infinito. O stoltezza, o cecità, o pazzia. Non so dire altro. Mi fa tanta specie che esco fuori di me: per vili cose privarsi di tanto bene. Oh, dove sono stata io finora, ma mi creda per(ci)ò che non si può credere quello che è. Già si sa per via di fede. Ma se si vedesse quello che è, credo che ognuno si nasconderebbe fra gli eremi per andare a fare penitenza. Gli mando il foglio da me scritto per il P. Santoni. Se è scritto male, lui ancora sa la mia ignoranza. Io ho lasciato lo spazio della carta se lei vuole aggiungerci due versi. Mi raccomando alla sua santa orazione acciò possa vivere per amore e poi godere il sommo Bene. Ma io proprio, se avessi in mio potere il fuoco del Purgatorio, sapendo che quello purga l’anima, vorrei in questo. punto purificare la misera anima mia e non tarderei e non impedirei l’Amore. Domando la sua santa Benedizione.
Tentazioni del demonio mentre ascolta i santi Esercizi. Effetti delle meditazioni. Soliti svenimenti di spirito in considerare le divine Grandezze; infusione di divina Luce e suoi effetti.>

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