LETTERA DI SUOR MARIA ELETTA SANI clarissa nel monastero di Falerone 1753 cc. 274 s

1 Ottobre Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro. Rispondo ad una sua, la quale non so quando sia stata scritta essendomi giunta il 26, dove mi dice che l’ottava di Maria SS.ma pregassi per un’anima, onde io non mancherò di farlo. Acciò sia informato in tutto in breve: feci una Confessione Generale perché Iddio mi ha data grazia di parlare e di fare i santi Esercizi dal Padre Bianchi, informato della mia coscienza, prima che conoscessi il Padre Scaramelli; onde questa è stata una grazia grande del mio Buon Dio per farmi risorgere dai timori e angustie (in cui) si trovava il mio povero spirito. Mi creda che sono rinata: mi sento in altro stato: però fa più una parola detta a voce che cento per iscritto. Mi ha consolato molto Dio che è Padre di misericordie; mi ha mandato questo Servo di Dio perché io non so come avrei fatta la sacra Professione, se Dio non concorreva di mandarmi un po’ di aiuto.
Circa la richiesta che V. R. vuole, le dico che il fuoco nello spirito mi accadde la notte del 17, cioè le stimmate di S. Francesco e io l’ho scritto che a quest’ora l’avrà ricevuta. (Le accensioni) e balzamenti del cuore sono sì frequenti che quasi ogni sera, non potendo più reggere, il Padre Bianchi mi fa, subito partita da lui, andare a letto e alle monache (….) dico che mi prende la febbre, la quale è febbre causata da questa accensione e abbattimento del cuore. Anche il P. Bianchi mi approva che sia misericordia che Dio mi fa e per(ci)ò lui ha detto alla Badessa che, quando mi prende questa febbre, mi lasci andare a letto, sola, quieta, perché se no le monache non mi lascerebbero, e così finora abbiamo fatto. In piedi non è possibile che io ci possa stare, onde Dio vuole così, sia benedetto! E, quando mi prende questa accensione, il mio spirito se ne sta tanto quieto con Dio e perciò il detto P. Bianchi è di parere che mi faccia stare sola con la mia santa libertà. Io non mancherò di scrivere, ma bisogna che io prenda licenza dalla Badessa perché abbiamo tutte le ore impegnate dalla Regola. Si figuri che il P. Bianchi gira di continuo per i monasteri e lui è sorpreso come siamo legate dalla Regola: ogni ora (l’)abbiamo assegnata, che neppure un quarto d’ora abbiamo di libertà. “La nostra Regola, dice il P. Bianchi – è come le Cappuccine di Osimo, ristrette da tutte le bande”. Perciò io per scrivere bisogna che prenda la licenza di qualche mezz’ora.
Preghi il Signore per me che io lo farò, il giorno della Professione, al quale non vedo l’ora di giungere, per consacrarmi tutta al mio Buon Gesù. La mattina di S. Francesco farò i santi voti ai quali si troverà il P. Bianchi per darmi questa consolazione, onde ripiena di confusione, mi trova che giorno sarà mai quello, quando la bontà di Dio farà questo grande atto di misericordia di innalzare me, tigre d’inferno, a sì alto sposalizio: ohimè, non posso dire altro. Le monache già mi hanno passato a pieni voti benché sono un corpo inutile e ammalato. E’ più la pena che sentono loro di vedermi in sì male stato, che non io stessa. Orazioni, orazioni, per carità, ché ne ho estremo bisogno. Per fine gli domando la S. Benedizione.
Di V(ostra) R(iverenza) Falerone 1 ottobre
(Ceralacca e indirizzo) Al Molto Rev.do Padre padrone Col(endissi)mo . Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.
(Sintesi altrui) \ Religione: nella professione. Dice la consolazione provata per avere ivi avuto il P. Bianchi. I battimenti ed accensioni di cuore, che causano febbre; maniera di nasconderli. Vita del monastero sempre obbligata. Desiderio della professione; sua umiltà su questo.