UN MERLO CHE CANTA AL MATTINO
SULLE ALTE PIANTE
Vago uccelletto che verseggi e canti
tra le piante, dei pioppi in sulle cime
quando al mattino si schiarisce il giorno
tu ci rallegri e svegli. Mentre guardo le piante,
ti sento, mi piaci, ti invidio
perché nessun problema in te si pone.
Ti sai nascondere da tempeste e venti
ed hai la libertà ch’è tanto cara!
Beato te che puoi volare in alto!
Godi la vita sempre contento.
Oh, potessi teco fuggir dal fango umano
e cantare in alto per lodare Iddio!
A MIA MOGLIE CAROLINA
Sono passati sessantun’ anni
da quando ci siamo conosciuti.
Quanti ricordi! Quanti avvenimenti!
Quanta strada percorsa!
Ci siamo incontrati, poi sposati,
superando anche le difficoltà.
Sempre vissuti insieme con l’entusiasmo
di un tempo, ci siamo resi liberi e sereni
senza la gelosia che poteva nascere
dal mio carattere espansivo e compassionevole
verso le donne tenute a quei tempi
come oggetti di piacere e macchine di lavoro
in un mondo abbrutito, dominato
dal potere indiscriminato di uomini ricchi.
Malgrado tante avversità
non siamo due coniugi stanchi!
La vecchiaia con la malferma salute
che mi preoccupa per te
rinvigorisce il nostro amore.
Quando torno in bicicletta dal lavoro,
ti vedo che mi stai aspettando
e ai vetri della finestra vedo
sul tuo volto che si rallegra
un qualcosa di lieto che ti solleva: il desiderio
l’attesa come quando ero giovanetto
e venivo a trovarti, a volte a piedi,
da Belmonte, con il giornale in mano
che leggevo camminando,
nei tratti di strada meno frequentata.
Ricordi? Avevo sempre un fiorellino
all’occhiello e una fogliolina di edera
segno di attaccamento e di amore.
Amavo anche allora la poesia
e la semplicità femminile.
Ero tanto bene accolto dalla tua famiglia
che mi riservava stima e attenzione notevole.
Bei tempi della nostra giovinezza!
Ormai siamo arrivati al fine
di questa misera vita terrena,
senza un rimpianto che possa
amareggiare la nostra esistenza.
Il nostro lungo cammino è stato
sempre illuminato dalla fede
e sostenuto da un amore vero
sempre più rafforzato
or da tristi, or lieti eventi
e dall’affetto dei figli e dei nipoti.
AGLI SPOSI VITTORIA E BENEDETTO
Con questi rozzi versi poverelli,
col cuore aperto e con sincero affetto,
auguro a Vittoria e a Benedetto
tanta felicità e giorni più belli!
In questa festa per voi sposi novelli,
amici e parenti son qui con gran diletto
dopo che nell’altar vi han benedetto
acciocché il giurato amor mai si cancelli.
La fiamma accesa in voi da giovanetti
rimanga sempre tal nei vostri cuori,
senza accusar stanchezza né difetti,
senza cercar altri svaghi o amori
vi auguro vivere ognor sani e perfetti:
questi son nella vita i gran valori!
UNA SERA DI PRIMAVERA
Sole che ci aiuti con gli ultimi raggi d’or,
dietro i monti ti nascondi.
Segue la sera con un luccicar di stelle,
lassù nel limpido cielo.
Nei paesi, villaggi e case sparse,
splendono le lampade,
mentre dall’oriente sorge la luna
che a poco a poco si alza e rischiara
sempre più questa verde pianura
e le circostanti colline.
Di tanto in tanto un venticello
porta nuovi e piacevoli odori.
Tutto è pace e silenzio,
in questo mondo così bello!
Sono i primi giorni della primavera
in cui tutta la natura si ridesta
dal lungo riposo invernale.
Proprio in questa silenziosa sera,
torno dal mio usato lavoro,
scendo dalla mia bicicletta,
mi fermo a guardare, a pensare;
rivedo il mio nulla,
osservo le colline verdi,
le luci nelle case, nei paesi,
il limpido cielo, e assaporo
questa dolcezza primaverile.
Ripenso alla mia giovinezza lontana
tanto in fretta fuggita:
Rivedo le mie ottanta primavere:
da quand’ero spensierato fanciullo
alla mia giovinezza cui bastavano
uno sguardo, un sorriso, un saluto,
un incontro con una fanciulla
per rasserenare l’animo.
Ed in questo percorso tra alti e bassi,
gioie e dispiaceri, quante speranze!
quanto lavoro in attività diverse,
principalmente d’agricoltore
che mi ha fatto conoscere,
la vita delle piante, degli animali,
l’amore, la poesia,
il sacro, il bello, il buono,
l’umano.
La fede che mi ha accompagnato
lungo il sentiero della vita,
spero mi sia ancora di guida
fino al tramonto quando non vedrò più cose …
… che sia bellezza come questa sera
di primavera!
ALLA NIPOTINA ANNARELLA
Pure tu volenterosa,
o mia cara nipotina,
vai all’Asilo, alla mattina,
con le bimbe baldanzosa.
Sempre forte e coraggiosa,
con la nebbia e con la brina
non fai mai la birichina
sempre brava e assai studiosa.
Quando poi sei grandicella,
tu ricordi con amore
la tua brava monachella
che per tante lunghe ore
t’insegnò, cara Annarella,
come madre di gran cuore.
ALLA NIPOTINA MARIA GRAZIA
Sono fine le vacanze liete e belle dell’estate.
Or ti svegli ancor più presto e con l’aria frizzantina
t’incammini per la scuola, preoccupata e sbrigativa.
E così la vita cambia ed il tempo passa e vola.
Tu il mare sogni ancora, sulla spiaggia e tra la rena
ancor pensi di giocare. L’aria fresca della sera
ed il sole risplendente ti godevi con piacere,
sempre allegra e sorridente.
Io, Grazietta, ancor ti seguo, da quassù col mio pensiero,
nella casa e nella scuola, sempre attenta e sempre brava,
ubbidiente e rispettosa.
Son le doti tanto care di una bimba come te!
MAGGIO
Sento il venticello che ci accarezza:
fresco e profumato.
Il sole splende bello e ci riscalda,
risveglia tutto alla novella vita.
Par che torni a gioir tutto il creato!
Il prato è fiorito di tanti colori,
i bei fossati odoran di viole,
e nel boschetto un gorgheggiar d’uccelli,
rumor dell’acqua cristallina e chiara,
mentre le rane con le cantilene
gracidan giù nel fosso, quando è sera.
Fertili colli rivestiti a festa!
Tra questa poesia, quanta bellezza!
Lavorano nei campi gli agricoltori,
lungo i filari irrorano le viti,
con trattori e falciatrici,
tagliano l’erba, raccolgono il fieno,
lo trasportano nei fienili e nei pagliai.
Sarchiano altri bietole e granturco.
Tutto un via vai, e tutto un fermento,
ma ristorarsi con vino genuino
giova all’ombra e un attimo riposa
l’agricoltor sudato, girando intorno lo sguardo.
Quanta dolcezza, quante speranze!
Sogna pieni i granai, uva
e frutta saporita e bella!