Lettera di suor Maria Eletta Sani clarissa a Falerone al padre spirituale -cc. 54-55-


Viva Gesù e Maria 23 (?) Ottobre 1751
A gloria di voi, mio Dio, incominciò a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Mi creda che più e più volte dico: “Mio Dio, fermate le vostre misericordie in me vostra indegna serva”. (A)l che vado dicendo: “Misericordia tua, domine, super me. Grande è la vostra misericordia in me, iniqua creatura”. Con le lacrime agli occhi vado esclamando: “De profundis clamavi ad te, Domine, Domine, exaudi vocem meam. Dal profondo ho gridato a te, Signore, o Signore esaudisci la mia parola”. Ohimè, in che mare di profonda confusione mi ritrovo! Come potrò mai corrispondere a tanta misericordia?! Se Dio avesse dato tante grazie ad un ‘gentile,’ a quest’ora sarebbe santo. Ed io mi trovo piena di imperfezioni e vizi e attacco a me stessa. Mi ritorna alcune volte alla mente la mia vita passata. Oh Dio! … non vorrei esser nata al mondo per essere io stata quella che ha disonorato la gloria del mio Dio. Ma la divina bontà mi usa misericordia, ché m’intesi dire: “Cor contritum et humiliatum, Deus” non despicies. O Dio, non disprezzerai un cuore contrito e umiliato”. … io vado esclamando: “Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. Abbi misericordia di me, o Dio, secondo la tua grande miserticordia.” come Dio richiede il cuore contrito e umiliato. Non solo Dio mi fa misericordia che il cuore sia contrito, ma ci aggiunge l’amore suo infinito, ché seguita all’istesso modo il cuore ad essere trafitto da quella luce divina, come fosse un ferro infuocato che lo colpisce più e più volte, fra notte e giorno, e la luce divina mi fa vedere che il cuore, di tre parti, due è scuro. E dove colpisce lì resta ferito e vi lascia una certa chiarezza. A colpi ci imprime queste formate parole, così io lo sento: “Amore di carità, amore di ardore, amore di distacco” e distrugge e si purifica. Ci vedo come una buca nel cuore. Il che di continuo mi dà dolore; spesso ci sento colpi. Se questa sia piaga, io non lo so. Dico bene che io sto bene di salute, ma spesso mi sento venire sangue dalla bocca e lo getto, ma senza alcun incomodo. Nel tempo delle Comunioni Dio si fa sentire nel cuore e mi dà diverse impressioni e come Gesù sacramentato ci imprime dolori e assaggi della sua passione, questi mi fa sentire acciò inviti i martirii del cuore appassionato del mio Redentore. Altre volte mi dà notizia che io soffra per la conversione dell’anima e altre volte me le dà, acciò inviti i martirii dei santi Martiri. Allorché mi fa sentire le sfregature degli assi e quando dalla veemenza del calore che si imprime nel cuore, in quell’istante sento che mi si dilata per tutta la vita e dalla veemenza mi fa restare come intramortita. La divina Misericordia mi rapì lo spirito, il giorno 17 del corrente mese, e mi diede notizia come ogni giorno mi vuol fare misericordia di rapirmi in Dio e mi fece intendere che vuole che inviti le virtù e mi eserciti nelle mortificazioni dei santi. Mi diede chiara notizia che nel rimirare Dio, vedevo l’alto trono della divinissima Trinità e poi il trono di Maria SS.ma, ma che innumerabili sono i cori degli Angeli che fanno trionfo al trono di Maria SS.ma. Più si inoltrava il mio spirito, sbalordito non poteva comprendere le altezze divine. Scendeva Dio a darmi notizia più distinta che rimirassi la corte celeste, dove vidi innumerabili spiriti celesti in alto. Vedevo le innumerabili sfere di Serafini e Cherubini, altre sfere di gerarchie di Angeli ed Arcangeli, Dominazioni; altre sfere dei Profeti e santi Anacoreti, altre di santi Penitenti e Eremiti; schiere degli innumerabili santi Martiri. In Dio vedevo e mi diceva (di discernere) la cognizione distinta che questi portavano la palma del loro martirio; i santi Apostoli, i santi Evangelisti, i santi tutti santificati dalla Chiesa; le sante Vergini martiri con la loro palma del martirio che per ora è la palma di somma loro gloria; altre innumerabili anime beate che godono Dio in una unione e trasformazione con Dio svelatamente. Oh, luogo di beatitudine, dove l’anima non saprà altro che vedere e possedere in un modo unita con Dio che l’amplesso e l’altezza divina comunicata in quell’anima beata, altro non gli parerà di essere che tutta in Dio, con una trasformazione intrinseca del divino amato loro Dio. Non finirò mai di saziarmi, né posso esprimere la cognizione che lo spirito ha capito di questa beatitudine del Paradiso, dove l’anima possederà Dio svelatamente. Da quel giorno in poi Dio mi fece questa misericordia. Credo che la divina misericordia me lo permetta, acciò io mi innamori di possedere il mio Dio. Ma, ohimè, ché non può credersi l’accesa brama che mi nasce nel cuore e nello spirito da questo possedimento di beatitudine e di amore perché, allorché giunto sarà lo spirito all’adempimento dell’amore, potrà, in certo modo, saziarsi di quell’amore che ora mi dà un vero martirio, perché non posso sfogare l’accesa mia brama, vedendomi l’incapacità del mio cuore e la scarsezza del mio poco amore. Ma se giungerò al possedimento dell’amore, potrò, e amerò lo stesso amore che Dio comunicherà e ne darà la partecipazione del suo grande ed infinito amore. O felice luogo di beatitudine: amare Dio con lo stesso amore di Dio! Ritornata in me, mi cagiona una vera specie che (nel) mondo e (in) terra a me pare di ritornare e di trovarmi di luogo lontano da quella beata patria: mi pare di stare in una caverna, in luogo sotterraneo e basso. Vado dicendo: “O mio Dio, che luogo è questo! Il mondo è scuro, è un carcere pieno di tenebre!”
Il 18 del corrente: Dio mi fece misericordia mi diede notizie di varie anime: alcune in peccato mortale, altre (cui) richiede la divina bontà più corrispondenza all’Amore suo divino. Poi di nuovo Dio mi diede notizia di quell’anima defunta della quale in altra lettera gli scrissi, di quel padre Filippino ed anche di alcuni anime defunte da me conosciuto in vita, e poi ora si trovano in Purgatorio. Il che mi fa una specie di somma compassione, e richiedo al mio Dio che dia a me da patire per la loro liberazione. Ma Dio mi consola in questa richiesta perché io vorrei stare in Purgatorio a patire per loro, perché Dio scarcerasse questi anime dal fuoco del Purgatorio e presto condurle al possedimento della loro accesa brama. Ohimè, che pena insoffribile! Resto stordita e fuori di me. Non manco di offrirmi tutta e tutte le pene che io provo e le mie deboli orazioni per suffragio di queste povere anime. Ma tutto mi consola ché la divina potenza della ss.ma passione di Gesù offro all’eterno divino Padre per suffragio della liberazione loro…. e desidero che Gesù usasse misericordia di liberarle da quel carcere, come Gesù dopo la sua morte, subito andò con l’anima sua SS.ma, risplendeva e illuminava, a scarcerare quelle sante anime nel Limbo.
19 del corrente mese: dopo la s. Comunione, Dio mi rapì lo spirito e mi fece misericordia, dicendomi nel cuore queste formate parole: “L’amore del tuo cuore, amor meus et in Cruce affixus est. Anche il mio amore è affisso alla Croce.”. Sentendomi come ferire il cuore: “Iam non stimulus sed iubilus. Non è il ferro che ferisce, ma è il mio amore che viene a te”. Così m’intesi dire dal mio amato sommo Bene.
20 del corrente mese: nell’atto che io ricevei la s. Assoluzione, Dio mi fece misericordia che scendesse la luce divina nel cuore, e come aprirlo e da una piaga di luce fer(irlo) e come mi cadde una goccia del divinissimo Sangue nel cuore, e mi fece restare fuori di me, senza che io mi avvedessi nel ricevere la santa Assoluzione. Dopo la Comunione, Dio mi fece misericordia. Rapito lo spirito, mi fece intendere queste parole: “Mens eius Paradisus est in qua dum coelestia meditantur quasi in Paradis(u) voluptatis delectatur. La mia mente è Paradiso, in cui mentre si contemplano le celesti realtà, la voluttà ha diletto quasi fosse in Paradiso.” Intendevo come Dio mi vuole fare misericordia di (at)tirarmi a discoprirmi e meditare il Paradiso che alla celeste meditazione: “In Paradis(u) voluptas delectatur”. Non posso esprimere la gran misericordia di Dio verso di me indegna sua serva. Così il mio spirito andava dicendo con Dio: “Potrò io bramare ardentemente la vostra gloria e la vostra felicità? Ben conosco con voi, che con voi mi avete destinato. Indica mihi ubi pascas, ubi cubes in meridie. Indicami dove è il pascolo, dove è il riposo, a mezzogiorno. ” Così il mio spirito andava esclamando: “Insegnatemi, o mio Dio, il luogo ove voi riposate e dove riposo, se non in mezzo la vostra gloria? Ma ora mi trovo fra la scura notte e le tenebre del mondo”. Io, in Dio, intendevo come l’Amore suo divino può schiarire con la chiarezza di luce il mio spirito e benedico mille e mille volte la vostra Bontà. Nel rimirare Dio capivo come le gioie sono nel Signore si vedono. Nox illuminatio mea in deliciis meis, in deliciis. (Nelle mie delizie l’illuminazione di notte, nelle mie delizie.) Ritornata in me non posso ridire la sazietà di me stessa, del mondo e di tutte le cose della terra. Seguita la divina misericordia … ogni giorno di più a darmi notizia del Paradiso e cresce la notizia distinta che Dio …… fa per sua bontà al mio spirito. Dove …. rapito il mio spirito rimira Dio e (il) suo trono magnifico, il trono di Maria SS.ma; ordine per ordine, (le) schiere degli spiriti celesti e santi e sante. Oh Dio! Mi creda che mi perdo e non so come dover scrivere. La mente non mi regge, ma di nuovo se ne va nel rimirare la moltitudine di queste schiere di anime beate le quali, per ordine e per ordine, si vedono ricolme di gloria, di giubilo, di splendidissima luce la quale esce dal divin sole di Giustizia e le riempie, le trasforma in tanti Iddio. Vedendo tra queste numerose schiere di santi e beati, Iddio mi dava notizia di molti e molte: tra i patriarchi San Giuseppe sposo di Maria SS.ma; tra la schiera dei confessori san Raimondo, san Francesco di Sales, san Pietro Nolasco; tra i pontefici san Leone papa; tra i martiri san Vincenzo mar., san Lorenzo mar.; tra gli apostoli san Pietro da capo tra tutti, ne avevo distinta notizia tra le innumerevoli compagnie di santi, di tante religioni diverse, di san Francesco d’Assisi, ne avevo distinta notizia di tante vergini e martiri, tante sante religiose, ma in particolare la mia serafina del Carmelo, santa Teresa, distinta notizia di san Domenico, di san Vincenzo Ferrer e santa Caterina da Siena; della Compagnia di Gesù: sant’Ignazio, san Francesco Saverio e molti santi apostoli di questa Compagnia, san Francesco Borgia, san Luigi, san Francesco Regis, santi martiri di questa Compagnia; altre anime beate, il P. Antonio Baltinucci, tutti i Padri Segneri, il generale morto antecedente a questo morto ultimamente, un certo P. De Marco, un altro padre Contucci morto e …… ora gode la felice beatitudine, il santo cardinale Bellarmino, un certo P. Giovanni Pinamonti e molti altri di questa Compagnia di Gesù, il…. ……….. ne ebbi chiara notizia di questo gran santo che in atto lo vidi arricchito di somma gloria il giorno 21 festa di Sant’Orsola. Dio mi diede la stessa cognizione del Paradiso e distinta notizia di questi santi e la numerosa compagnia delle vergini martiri, anche di molte altre anime che ….. ora stanno al possedimento di Dio, di una monaca di casa Filippucci , monaca di san Benedetto per nome donna Ippolita e d. L. T. queste due anime vicine alla loro santa madre Scolastica. L’obbedienza mi ha imposto io dichiari che descriva tutte queste anime beate e anche i nomi delle quali la divina misericordia mi ha dato notizie distinte. Mi raccomando (al)le sue sante orazioni e gli chiedo la s. Benedizione.
< dopo spazio bianco>
Venerdì 22 del corrente mese, feci la santa Comunione e dopo Dio mi fece misericordia rapirmi lo spirito e nel medesimo tempo mi sentii una violenza nel cuore e come staccarlo dal petto. Fu tanta la veemenza che io dissi: “Fortezza, mio Dio, che della mia fortezza sarete voi la fortezza”. Mi intesi dire queste formate parole: “Plantavit in te cor amore Crucis in Deo (Piantò il cuore in te per mezzo dell’amore della Croce in Dio)”. Subito vidi il mio cuore e la punta del cuore si cominciava a schiarire e dal divino amore si distruggeva poco a poco l’ingombro e pareva come si dispogliasse da quell’oscurità, ma non finì di renderlo chiaro: meno della metà del cuore restò chiaro. Non so come spiegarlo perché si distaccava e quel calore di quella favilla che lo distruggeva e lo schiariva, lo vedevo, in quella parte, chiaro. Dio così mi faceva capire che così deve essere tutto il cuore per divenire la stanza dove il suo acceso amore vuole fare dimora. Il mio spirito rivolto a Dio: “E come mai un cuore sì nero deve venire sì chiaro? Non ha più forma di cuore se deve essere la vostra stanza per albergarci e farci dimora. Oh, misericordia infinita del mio buon Dio!” Così mi faceva capire gli argenti neri con il fuoco divino bianco e lustro. “Il fuoco dell’amore mio (leve)rà il nero d(a)l tuo cuore e diverrà bianco e lustro”. “Compite e perfezionate mio Dio, per me le vostre misericordie, fate che tante…. (grazie) non debbano riuscire vane per me e ……
< Illeggibile per usura del foglio \ Di altra grafia la data iniziale: 17 ottobre 1751

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