Lettera di suor Maria Eletta Sani clarissa a Falerone (FM) al padre spirituale -cc. 52- 53-


Viva Gesù e Maria!
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro.
14 del corrente mese. La mattina, secondo il mio solito, visitai la SS.ma Vergine, dopo mi trovai al suo trono: in lontananza vedevo per mezzo della luce divina il grande Dio e Maria SS.ma. Il mio spirito si sentiva (at)tirato a contemplare la Vergine SS.ma e i tesori di grazia (di) cui è ripiena e ne fu e ne è ricolma e arricchita da Dio, massima di legge ordinaria cioè a dire di quella legge che chiede la misura dei doni celesti, la dignità e il posto per cui si è eletta: ” In matre Dei fuit Gratia tali dignitate proportionata. Procido ante te solum opus Incarnationis Dei. NellaMadre di Dio la Grazia fu proporzionata. Mi umilio davanti soltanto a te opera della Incarnazione di Dio”. Così il mio spirito intendeva che l’essere in posto di Madre di un Dio, è proporzionata alla dignità dell’incarnazione del Verbo: ne avevo tanta notizia di questa grazia, dignità di Maria SS.ma, che non lo so esprimere con la lingua. La medesima mattina andai a fare la s. Comunione e dopo di aver ricevuto indegnamente Gesù Sacramentato, mi sentii un non so che di pieno e ripienezza nel cuore di tale maniera che io mi intimorii e non mi sentivo più la sensibilità dell’umanità. Tutta in Dio mi posai, esclamando “Aiuto!” al mio buon Dio, che mi desse aiuto perché mi sentivo portar via tutta, ma non sapevo, né so cosa fosse. Dubitavo di qualche male; ma la divina Misericordia così mi diceva: “Non temere che l’amore che vieni a te: “ Ut dilectio qua dilexisti me in ipsis sit. Divinis non unitur nisi per amorem ut qui haeret Deo sit unus spiritus cum Eo. Affinché l’amore con cui hai amato me, sia in essi. Alle realtà divine non si è uniti se non per mezzo dell’amore in modo che chi aderisce a Dio sia un solo spirito con Lui”. Così il divino Amore mi faceva misericordia di scendere in me e di unirsi con il mio misero spirito. Dopo di essermi trattenuta in Dio, senza sapere altro se non che di Dio nulla sapevo più che il solo amore che vedevo, e desideravo di unirmi a quell’oggetto d’infinito Amore, il mio spirito ebbe lume e mi ricordai ed ebbi desiderio. Raccomandai due anime per le quali l’obbedienza mi aveva detto di pregarci il Signore: una di (un) giovane che vuole prendere lo ‘stato’, e Dio mi fece intendere che prende lo stato ecclesiastico e farà progresso nella via dello spirito, se no poi va incontro alla perdizione della propria salute. (Per) l’altra anima che raccomandavo a Dio con calde preghiere acciò Dio si muovesse a pietà, ohimè, ché io non so ridire come restò il mio spirito perché mai mi era accaduto di vedere che Iddio non mi mostrò segno di sentire le mie deboli e indegne preghiere. Dubitai di me di non essere degna di pregare, ma poi Dio mi diede lume che quando un’anima sta incallita e ostinata nel peccato mortale, essendo sua nemica, pare che non se ne possa sentire il nome perché essendo la sua infinita Bontà tanto pura e degna di essere amata, il vedere un’anima con il peccato mortale con peste di inferno, ohimè, così Dio mi dava lume che non mi diede alcun segno di sentire le mie indegne e povere preghiere. Non manco però di ricorrere alla divina Misericordia per questa anima.
Al 15 del corrente mese, mentre stavo al confessionario, mi prese un gran battimento di cuore e mi seguitò più di tre ore continue e dopo la Comunione mi trovai in Dio in rimirare (come) dallo Spirito cadeva il divino Amore. Mi diede chiara notizia che vedessi come da Dio uscivano alcune gocce di sangue, ma si tenevano in aria e non cadevano. Quest’era (ac)ceso di sdegno e così mi faceva intendere: “Chi del mio Sangue abusa, con il mio Sangue flagello i popoli indegni”. Atterrito, il mio spirito esclamava che si ricordasse del suo calice offerto nell’orto all’eterno divin Padre per redimere il genere umano, e feci varie preghiere secondo come lo spirito era promosso da Dio; peraltro non sarei capace di nulla. Bensì il mio spirito restò talmente oppresso dall’afflizione che non potevo più reggere se il divino Amore non concorreva al sollievo. Dopo mi sembrò …. darmi chiara notizia di vedere che di nuovo cadevano alcune gocce di sangue che portavano grazie e lume alle anime che tirava verso Dio. Richiesi il significato che voleva dire. Dio così mi fece intendere che quello secondo era il sangue che rimetteva in grazia e nel possesso del Paradiso le anime. La terza poi quell’era accesa di un puro e santo amore a Dio: così mi faceva intendere che questo era il suo eccess(iv)o amore che si univa con le anime e ci (istradava) ad imitare con un s(anto) amore, in quelle anime che davvero amano e corrispondono al nostro Buon Dio. Questa istessa notizia mi è accaduta tre volte e mi lasciò afflitto, per qualche tempo. lo spirito, (al) vedere che la divina giustizia è quasi costretta, per le tante iniquità che dal genere umano si fanno e commettono. Mi dava notizia che vedessi come tante anime commettevano enormità grandissime. Tra l’altro, in quello stesso punto, vidi certe creature che offendevano la divina Bontà e ne avevo chiara notizia che potrei dirle la qualità delle persone. Rest(ò) come disviato lo stesso mio spirito e ricorrevo alla Madre di pietà acciò desse lume a queste anime e poi richiedevo che, se gli piaceva, non mi desse simili notizie. Poi Iddio mi faceva intendere che era sdegnato con alcune città e popoli e per l’indegnità che riceve. Le altre anime che riconfermava in grazia erano però assai. Quelle poi (su cui) scendeva l’amore suo sono poche e ne avevo chiara distinzione di quel che vidi … volti di un servo di Dio dei Riformati e sta permanente a Forano; di un certo padre Navarra di Fermo; di una monaca del monastero di Vetral(l)a dove morì quella buona Rilinora (?\=Colomba) monaca inferma; di un padre conventuale di Roma; di Macerata un cappuccino e certe altre anime che non è ebbi dichiarazione chi fossero.
Al 17 del corrente mese, dopo la Comunione, Iddio mi fece misericordia di darmi alcuni tocchi (a) cuore aperto e dava certo dolore al cuore da non poterlo reggere. Ma la divina Bontà mi diceva: ”E’ la Misericordia che viene a te e per(ciò) corrispondi all’Amore mio”. Illuminato il mio spirito incominciò ad esclamare: ”Anima mea desiderans te spiritu meo in precordis meis de mane vigilabo ad te, Jesum, veni o venias dulcis mea cura, venito Christe veni, o venias ne mora. L’anima mia ardente di te per mezzo del mio spirito, sin dal mattino nelle mie viscere, sarò in veglia verso di te, Gesù vieni, oh, che tu venga, dolce mia cura, vieni, che tu venga, senza tardare”. Con maggiore mio rossore e confusione la divina Bontà mi prometteva che ancora non è tempo, ma verrà il tempo che Dio sarà tutto mio e io tutta sua.
19 del corrente mese, giorno di venerdì: secondo il solito facevo l’esercizio di invitare Gesù con la Croce al Calvario. Ebbi desiderio di essermi trovata al Calvario, allorché il buon Gesù si incamminava sotto il gran peso della Croce. Ma la divina Misericordia mi rapì lo spirito e restai anche io sotto la Croce e mi trovai in Dio e mi diede chiara notizia come il mio Gesù s’incamminava al Calvario nello stesso modo con la Croce di spalla, coronato di spine tutto disvenuto e quasi morto. Ma Iddio così mi faceva intendere che così le anime religiose rinnovano la passione di Gesù, con le offese, essendosi date a…. Dio e poi vanno incontro al peccato e fanno (divenire a rinnovare) Gesù al Calvario. In questa notizia, non può mai credere la compassione di vedere e capire come è trattato il mio buon Dio: ma da chi, ohimè! In questa notizia si prova una gran differenza, si può meditare quanto si vuole, ma mai si arriva a poter comprendere i dolori del mio buon Gesù. La medesima mattina andai a fare la Comunione e subito ricevuto Gesù sacramentato mi f(o)rmò il dibattimento al cuore: tre volte tre, mi intesi come un pugnale che afferrava il cuore, dando assoluto dominio al mio Gesù che facesse quel (che) voleva dell’ingrato mio cuore, bensì richiedevo fortezza da poter reggere. Tra questo spasimo, mi rapì lo spirito la divina Misericordia e scendeva la luce divina nel cuore e mi vidi come Gesù nel cuore, tutto in un lago di sangue e mi riempiva il cuore tutto di sangue, senza averne significato alcuno, distruggendo lo spirito di amore, ma pareva che lo rendeva immobile e insensato. Dopo essere stata in questa cognizione, ritornai bene in me, ma con una gran pena, dubitando che il venire Gesù nell’indegno mio cuore, gli facesse di rinnovamento, quando sudò sangue nell’orto. Mi diede una grande afflizione e pena il vedere che il cuore, lo spirito, verrà reso insensato e immobile. Questo mi cagionò timore e più del solito mi confondevo all’istessa misura della cognizione della grandezza di Dio e altrettanto ricono(sco) la mia bassezza e indegnità. Fra (il) giorno, più volte la divina misericordia mi dà notizia della grandezza e doni di Maria SS.ma…. (Sal)uto domandando la santa Benedizione

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