Lettera di suor Maria Eletta Sani clarissa nel monastero di Falerone al padre spirituale -cc. 23- 24-

di tutto il male corporale. Seguitavano le tentazioni di ogni sorte: io quasi sazia di non poter più reggere, davo in smanie grandi e andavo ai piedi di Maria SS.ma con le braccia aperte, piangendo di cuore, lamentandomi con Lei che in nome del suo SS.mo Figlio e in nome della SS.ma Trinità, gli richiedevo la morte e che non mi voleva esaudire perché io volevo la morte e non la vita per non offendere il suo divino Figlio, rinunciavo al Paradiso e che mi avesse mandato all’abisso infernale, però che non offende(ssi) Dio. Andavo di notte a visitare la Madonna delle Vergini, scalza con una corda al collo e una Croce di punte in petto, a pregare Maria SS.ma per questo mio travaglio. Pregavo e ripregavo e sempre io andavo in peggio in mille iniquità. Giunto il giorno della Madonna cioè della festa della Purificazione, andai al confessionario per fare le devozioni, come il solito e non potevo confessarmi, né fare l’atto di contrizione: non avevo pentimento né animo di fare più bene, solo inclinata al male. Mi sentivo giungere addosso una tempesta diabolica di non poter fare più bene. Oh Dio, che flagello, che angustie, che pene insoffribili, smanie di morte! Non potevo più fare un atto buono né contrario alle tentazioni, odiavo Dio e non lo potevo pregare. Avrei voluto ricorrere a Maria SS.ma e non potevo. Ohimè! che affanni di morte! Temevo il flagello della divina Giustizia e mi pareva di averlo in capo: la terra mi si aprisse per inghiottirmi e sprofondarmi nell’abisso dell’inferno; turbata nell’anima d’angustie insoffribili, rimorsi da disperata, insoffribili. Turbata nel corpo, le membra del corpo non le potevo reggere, le braccia, le gambe, i piedi, il collo intirizzito con tirature di nervi. Il patire per me era insoffribile perché a me parevano i tormenti dei dannati, senza speranza di mai uscirne, anzi con apparecchi(ata) l’eternità infernale. Ohimè, non potevo più reggere agli assalti diabolici. Se il nemico veniva nell’atto che io avessi fatto qualche atto di obbedienza del Ministro di Dio il quale mi ordinava che avessi recitato un’Ave Maria e non più; oppure invocare i SS.mi nomi di Gesù e Maria, mentre lo volevo profferire, mi sentivo assalti fierissimi di tentazioni e subito mi sentivo mutata e turbate la volontà, la testa; la vista offuscata, la fantasia alterata, la mente turbata, offuscata la ragione e mi perdevo e cadevo giù dove mi fosse dato, cadevo in terra dove mi prendevano gli assalti. Davo consenso ad ogni opera immodesta, sfogando l’incendio, fuoco impuro, con lungo tempo che arrivava alla mia umanità e intra-emottisi con colar di sangue continuo per tre anni e più … ogni volta che mi assaliva il nemico oppure mi lasciava così. Cresceva la tempesta: “Oh Dio mio, dove siete? Io non mi trovo più, non so se voi ci siete”. Così andavo dicendo come matta impazzita, desideravo di sapere se Dio mi trovava, ma ohimè, che lontananza! Mi accadde per mia disgrazia che per arte diabolica, mutai sesso, e con questo il nemico veniva in forma di donna ed io in uomo per fare opere immmodeste; ora di donna ora di uomo. Si sfogava l’incendio fuoco. Lasciatami il nemico mezza morta, ritornava l’uso della ragione: ohimè! che affanni, che angustie, sudori di morte. Gelata, cadevo anche in terra. Ohimè, che fiera tentazione di disperazione che più e più volte mi induceva a fare all’atto pratico, cioè ora di fare il capestro una corda per strozzarmi, così mi suggeriva il nemico: “Strozzati e finisci questa vita iniqua. La divina giustizia non può più reggere le tue iniquità. Deh! Finisci questa vita così affannata e miserabile!” Sarebbe troppo lungo il riferire le suggestioni e le parole del nemico; altre volte con il coltello per uccidermi e per (tagliarmi) la gola, altre volte di buttarmi nella cisterna dell’acqua, altre volte dalle più alte finestre; queste e simili disperazioni. Mi sentivo morire eppure non morivo. Solo Dio lo sa, perché non si può ridire, quello che provavo nell’anima. Richiedevo la morte ma non veniva, andavo in smanie da disperata, ogni ora e ogni giorno. Mi pareva un’eternità insoffribile: mi si (p)rendeva tutto il corpo, i giorni e il tempo. Non potevo vivere se pensavo alla morte, mi si rendeva insoffribile perché sapevo che non finivo. Al che avrei voluto distruggere il corpo e l’anima: ma che pene insoffribili! … solo Dio lo può sapere. Che affanni e che angustie! Giungeva il giorno che il Ministro di Dio e l’obbedienza volevano che io facessi la Confessione e la Comunione. Se incominciavo la Confessione, mille assalti di turbazione mi prendevano contro tempo di darmi l’assoluzione per il grande travaglio e balzi diabolici: avrei fatto l’atto di contrizione o di proponimento e subito mi sarei mutata di male volontà. Più volte ricevevo l’assoluzione senza accorgermi di averla ricevuta con tanti disturbi e tormenti per ogni parte del corpo e dell’anima. Più volte nel medesimo confessionario mi assalirono tentazioni di impurità e mi gettava(no) a terra per opere immodeste. Mi balzava da terra come se fossi andata sopra ad un cavallo (a) galoppo e poi mi lasciava mezza morta per le polluzioni grandi, poi con dolori e tirature di nervi e storciture di braccia e di collo, tirature di lingua che mi facevano prova di strozzar(mi). (Mi) strascinava e conduceva per la Chiesa come un cane morto, mi rimbalzava con cadute, mi sollevava le ginocchia da terra, poi mi faceva cadere con colpi di testa e restavo stramortita e come matta. Mi rimbalzava ora alla supina, ora rivoltata con la persona verso terra e la faccia me la buttava in terra. Tutto me lo faceva per vendetta e rabbia dell’obbedienza, e acciò dessi il consenso alla tentazione impura che mi assaliva. Non si può riferire quel che ho provato, ma ben lo sanno i ministri di Dio che mi vedevano: quanto penavo per accostarmi a ricevere la santa Particola e per doverla inghiottire a forza dei precetti del Ministro di Dio, con violenza di vomito e di rigettare fuori la Particola, con tormenti diabolici nell’anima e nel corpo. Molte volte il nemico mi veniva con suggestioni contro il ministro di Dio, acciò io non avessi fede ai precetti e mi sentivo che se io non (d)avo consenso alle sue false parole, allora mi dava tormenti nel corpo, di peso come una pietra e mi afferrava senza potermi più muovere, ora con tormenti disonesti e mi sforzava di dare consenso e di unirmi con il nemico e non con il Ministro di Dio, altre volte con fuoco e vampe che mi facevano prova di farmi ardere nelle viscere e nell’esterno del corpo, che più e più volte restavo scottata per le parti del corpo visibili e vere scottature come di fuoco materiale, come mi accadeva più volte. In particolare una volta mi feci una piaga in una gamba e la portai piagata per quindici giorni che la scottatura faceva sangue e per obbedienza andai a visitare la Madonna delle Vergini e miracolosamente restai sanata da Maria SS.ma. Altre volte il nemico mi fece altri mali per il corpo e per miracolo di Maria SS.ma fui sanata, come accadde che il nemico mi aveva fatto parere di essere ‘gravida’ e con febbre e altri mali in parti che io non volli mai palesare che mi aveva chiuso tutti i canali, per venticinque giorni continui, chiusa stetti. Come poi si credeva che io morissi per i grandi dolori e mali, che l’amarezza faceva di dover morire, come anche io credevo di finire … per miracolo di Maria SS.ma … sanata … Può fare fede il P. Santoni. Domando la santa Benedizione.

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