Pellegrini al santuario della Madonna dell’Ambro come beato Antonio da Amandola. Notizie di p. Alfonso Schiaroli

PELLEGRINI ALLA MADONNA DELL’AMBRO COME IL BEATO ANTONIO da Amandola
Nel 2006 fu collocata nel santuario della Madonna dell’Ambro, la tavola con dipinto il beato Antonio da Amandola, autorizzata dal mons. Germano Liberati, Direttore dei Beni Culturali dell’archidiocesi di Fermo, ad opera del pittore Salvatore Tricarico. Chi lo aveva guidato, cioè padre Alfonso Schiaroli, ha scritto un articolo, nel bollettino dello stesso santuario; intitolato: “Curiosità dell’Ambro. Santi al Santuario. Se c’è un santo che all’Ambro possiamo dire che sia stato di casa, questi è senza dubbio il Beato Antonio Migliorati. Nato nel 1355 ad un tiro di schioppo dal Santuario e precisamente tra Casalicchio e Francalancia, due frazioncine del Comune di Amandola, chissà quante volte il piccolo Antonio peregrinò con i suoi genitori, devotissimi della Madre celeste, come lo sono tuttora gli abitanti della zona, al tempio della Madonna dell’Ambro. Risulta che il contadinello Migliorati frequentava con assiduità la vicina abbazia benedettina dei ss. Vincenzo ed Anastasio, ove apprese i primi insegnamenti scolastici e fece i primi passi sulla via della santità. Quei monaci benedettini erano i custodi e i celebranti del nostro Santuario.
Fattosi adulto ed entrato nell’Ordine Agostiniano, Antonio visse circa 50 anni, fino alla sua morte, nel convento di Amandola, una cittadina distante appena 11 chilometri dall’Ambro. Uno dei suoi primi biografi, il Palmieri, dopo aver sottolineato la sua pietà Mariana aggiunge: “Durante gli anni che visse ad Amandola non mancò di pellegrinare al mistico Santuario della Madonna dell’Ambro. Vi giungeva a piedi, recitando salmi e preghiere per disporsi all’incontro più fervido con l’Immagine della Vergine. Poi, chino difronte a questa benedetta Immagine dava pieno sfogo alla sua pietà e dopo replicati tributi di preghiere ed infuocati atti di amore, di benedizioni e di lodi, dopo aver offerto la sua supplica a favore di tante anime che a lui si erano raccomandate, s’intratteneva nella considerazione delle sue glorie e privilegi. Commosso nell’animo si stemperava in lacrime di tenerezza e ne ripartiva con l’anima ricolma di grazie. (…)”

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