QUALCHE CANTATA POPOLARE per le feste; traduzione dal dialetto di Belmonte Piceno

Qualche Cantata
dal dialetto
Belmonte Piceno 2016
LA PASSIONE DI CRISTO
(canto popolare tradotto)
Ecco che è giunta l’ora
dell’ultima sua cena:
e con faccia serena
Gesù così parlò.
Dice: “Sarò tradito
e poi sarò negato”.
E Giuda scellerato
dice: “Io non lo so”.
All’orto del Getsemani
Gesù volge i suoi passi
e si ferma tra i massi
sopraffatto dal dolor.
Gesù si apparta solo,
da tutti abbandonato,
e con pianto sconsolato,
il Padre suo pregò.
Tutto mesto e dolente
in terra cade e langue,
dal gran sudore di sangue
resistere più non può.
Arriva il traditore,
Giuda con dispetto,
dice al Maestro eletto
“Salve, Rabbì”.
Risponde il Signore:
“Che cerchi, amico mio?”
E Giuda iniquo e rio
con un bacio lo tradì.
La truppa in quel momento
con funi e catene,
povero amato Bene,
subito gli s’avventò.
E con maggior tormento,
soffrendo il Redentore
con gran pena e dolore
nella prigione andò.
Tra insulti amari,
dalla prigion levato,
ad Anna è portato
Gesù pieno d’amor.
Il guardiano ingrato,
gli da un gran ceffone
e non dice ragione
ma lo fa soffrir.
Dai soldati è trascinato,
dal prefetto Pilato,
per essere processato
come fosse malfattor.
Pilato spaventato
dal popolo inferocito
nel processo imbastito
le mani se ne lavò.
Affacciandosi al balcone,
al popolo poi propone
di scegliere tra il Redentore
e Barabba violento.
La libertà a Barabba
il popolo incosciente
da morte all’innocente,
la croce per Gesù:
Allor per soddisfare
del popol l’insolenza,
a sì crudel sentenza
Pilato acconsentì.
Senza più indugiare
è legato il Redentore
come un malfattore
ognuno lo schernì.
Legato alla colonna,
battuto e flagellato,
di spine coronato,
è il dolce Redentor.
“Questo patire tuo amaro
con morte sì atroce,
questa pesante croce
come potrai portar?”
Ecco è pronta l’ora,
ingrato peccatore,
rimira il tuo Signore
che a morte se ne va.
Per te, ingrato ancora
vuole abbracciar la morte
per aprirti le porte
del regno celestial.
Oh! Gesù mio caro
la croce t’ho preparata:
da me fu fabbricata,
con tanto mio peccar.
Piange la cara Madre,
mirando il suo Signore.
Pensa al grande dolore
che sentiva in cuor.
E tra le guardie armate,
il buon Gesù è caduto.
Nessuno più porge aiuto
al caro mio Signor.
Il dolente Figlio,
tutto quanto impiegato,
per salvare l’uomo ingrato,
in croce va a morire.
Il tuo ostinato cuore,
lo fa così languire,
in croce va a morire
per la tua infedeltà.
Giunto sull’alto monte,
il buon Gesù innocente
da quell’ingrata gente
presto spogliato sta.
E la dolente Madre,
piena d’amore e zelo,
si leva il suo bel velo,
per coprire Gesù.
Poi inchiodano alla croce,
per l’una dell’altra palma,
acciò spirasse l’alma
con più pena e dolor.
Perde sangue tra la gente
il buon Gesù clemente,
e la sua sete ardente
nessuno dissetò.
D’un tratto ora il velo
del tempio si squarciò
e anche il sole nel cielo
d’un tratto si oscurò.
Il buon ladrone allora,
pentito del suo errore,
dice: “Oh, mio Signore
ricordati di me”.
Gesù risponde allora,
con generoso viso:
“Nel santo paradiso,
oggi sarai con me”.
Ecco, Gesù morente,
sulla croce languente,
con parole lente
Giovanni chiama a sé
Dice: “Amico mio,
io me ne vado al Padre,
la mia dolente madre
la raccomando a te”.
Dona il suo perdono
per i suoi crocifissori,
la sua alma con fulgori
al Padre amato va.
Più di uno è risuscitato.
Tremano monti e valli.
Ma prato, case, e colle
il buio ricoprì.
Gesù Cristo morto,
agli Inferi è passato.
Che sia ringraziato
per la santa sua passion.
Il romano centurione,
mosso a compassione,
per togliere ogni dubbio
con la lancia taglia il cuor.
Ha lasciato il mondo,
volle soffrire la morte.
Ora son aperte le porte
del Regno di lassù.
La madre poi accoglie
fra le braccia in dolore,
il Figlio pieno d’amore
che noi tutti salvò.
Ecco Gesù or morto,
nella tomba è deposto,
e gli angeli del cielo
la gloria a Dio portò
Ricorda, o peccatore,
l’appassionato Bene
fra quante grosse pene
la croce per te soffrì.
Piangi con cuore contrito,
con vero pentimento
e con proponimento
di non insultarlo più.
Il terzo giorno intanto,
Gesù è resuscitato,
tra suoni, feste e canti,
nell’alta gloria sta.
+++
C A N T O
\\\ Gesù mio con dure funi, come il reo chi ti legò?
Rit. Sono stato io l’ingrato,
Gesù mio perdon pietà.
Gesù mio, quel sacro volto,
chi feroce, Ti schiaffeggiò?
Gesù mio, con schiaffi e sputi
Chi ti offese e flagellò?
\ Rit. Sono stato io…..
Gesù mio la sacra fronte,
chi di spine Ti coronò?
\ Rit. Sono stato io……
Gesù mio su crudo legno,
chi alla morte Ti condannò?
\ Rit. Sono stato io…..
Gesù mio di dura croce, chi crudele Ti caricò?
\ Rit. Sono stato io……
Gesù mio le sacre mani,
chi con chiodi Ti straforò?
\ Rit. Sono stato io….
Gesù mio quei sacri piedi,
chi spietato Ti straforò?
\ Rit. Sono stato io…..
Gesù mio le sacre labbra,
chi con fiele Ti amareggiò?
\ Rit. Sono stato io…..
Gesù mio quel sacro cuore,
chi con lancia Ti trapassò?
\ Rit. Sono stato io….
O Maria il Divin Figlio,
sotto gli occhi chi Ti immolò?
\ Rit. Sono stato io……
+++
INNO ALLA S. CROCE
Ti veneriamo o croce,
conforto dei credenti;
a Te alziam la voce,
redenti peccator.
Rit. Ti invoco o Croce Santa,
in vita e in morte ancora;
di vera pace ammanta
il mondo peccator.
A Te leviamo i cigli,
bagnati dal dolore;
per te siam tutti figli
di Cristo Redentor.
Rit. T’invoco o Croce……
Tu sei la gran Regina,
che ci ha ridato il cielo
a Te il mortal s’inchina
T’invoca ogni fedel.
Rit. T’invoco o Croce…..
+++
=== LE ANIME DEFUNTE
Delle anime defunte
ascoltiamo il lamento:
che con vivo sentimento
si vogliono santificar.
Sentiamo notte e giorno
quelle loro chiamate
che per essere sollevate,
chiedono di pregar.
Tutti i momenti e ognora
le anime sante chiamano
stendiamogli una mano
per farle sollevar.
Quant’anime penose,
con desideri ardenti,
pensano ai parenti
che le posson aiutar.
Fratelli, se vogliamo,
non siamo tanto avari,
per l’anime dei cari
muoviamoci a pietà.
Se noi le solleviamo,
sarà per nostro bene
che tolte le lor pene
Iddio ci premierà.
Vi prego, cara gente,
non ci mostriamo ingrati,
per gli errori perdonati
possiamo noi sperare.
Quelle anime purganti,
si trovano in grand’ansia
mentre con mente pia
sanno di poter salir.
Andranno in Paradiso.
Ma ora son dolenti
e pochi sono attenti
a far lor carità.
La carità è pregare.
Per noi c’è questa nova
quel che si fa si ritrova.
Così succederà.
E pregano per voi.
Timore non abbiate
quell’anime beate
Iddio le aiuterà.
Pensiamo che una volta
ci arriva pur la morte
che ci leverà la sorte
di nuovo meritar.
Succede a tutti quanti:
si passa all’altra vita
bisogna questa partita
saperla ben giocar.
Ascolta questo canto:
dopo questa uscita
chi fece bene in vita
di là lo ritroverà.
Quando saremo morti,
non si perde la sostanza,
resta questa speranza
che perdono Iddio ci dà.
Ora che abbiamo tempo
preghiamo a dar sollievo
alle anime ora in cielo
che ci possono aiutar.
Chi dà il suo suffragio
se l’anima è stanca
Iddio gliela rinfranca
con gran generosità.
Il Padre nostro celeste
a tutti vuol dar pace,
se a noi pure piace
chiediamogli pietà.
…Chiediamolo a Maria
che dispensa ogni grazia.
Ogni cuore la ringrazia
per la sua bontà.
…Consola i nostri defunti,
li porta in santa gloria
e vivono nella gioia
per tutta l’eternità
Passati quei desideri
stanno allegramente
tenendo sempre in mente
la nostra carità.
Chi ha i suoi parenti,
madri, padri, fratelli
tra gli spiriti belli
le grazie chiederà.
Concessi vi saranno
gli aiuti che volete
se a loro li chiedete
con fede e ardor.
Avrà sempre fortuna
chi chiede e perdona
e così ogni persona
godrà l’eternità
+++
=== SAN GIUSEPPE
Rallegrati Maria che sei sposa,
gradita sei tu qual fresca rosa:
Giuseppe la guarda e tira via
per non sentire il pianto di Maria.
Tre angeli dal cielo glielo dissero,
per sfuggire a Erode che partissero.
Giuseppe li guida con dolce allegria
ed accarezza la madre Maria.
“Un pezzo di pane ci porteremo,
per quando poi la fame sentiremo.
Un somarello con noi condurremo
per quando noi ci stancheremo”.
Quando fu l’ora del solleone
si confortano con santa orazione.
“Su, Maria, se non puoi camminare,
c’è il somarello che ti può portare”.
“Io, Giuseppe, non sono stanca.
Lo Spirito Santo non mi manca”.
Quando Maria in sella era salita,
guarda la stella che era apparita.
Era apparsa in quelle capannelle,
dove dormivano poche pecorelle.
“Qui Maria, dormi assai sicura,
e di nessuno puoi aver paura.
Vieni qui, Maria, allegramente,
non aver timore di niente.”
“Stai pure tu, Giuseppe, qui sicuro,
per me sei sempre lo sposo puro”.
Quando è l’ora della mezzanotte,
Maria chiama Giuseppe forte, forte.
“Su, Giuseppe mio, alzati un poco,
vammi a trovare un po’ di fuoco”.
Giuseppe si sveglia allegramente,
a Betlemme va a chiedere alla gente.
C’erano i mastri famigliari,
con le fucine accese di ferrari.
“O mastri chiedo a voi della brace
Iddio vi doni tutta la sua pace”.
“Sì, Giuseppe, te la vogliamo dare,
para il cappello se la vuoi portare”.
“Il mio cappello lo tengo sulla testa,
mettimi il fuoco sulla mano destra”.
Il fabbro dopo che l’ha ascoltato,
sul palmo della la mano glielo ha dato.
“Che gran miracolo ho veduto,
sulla mano il fuoco lui ha tenuto!
Guardate che miracolo evidente
sul palmo suo tiene il fuoco ardente”.
Giuseppe s’incammina per la via,
e incontra Sant’Anna e Anastasia.
Chiede: “Anna da dove sei uscita?”
“Ho assistito Maria che s’è partorita.
Il parto di Maria è un bel sorriso,
è nato il Signore del Paradiso.
Il parto di Maria è gigli e canti,
è nato il signore di tutti quanti.
Nel parto di Maria è nato un fiore,
è nato Gesù Cristo Salvatore.
Nel parto di Maria è nato un giglio,
beata te Maria con questo figlio.
Nel parto di Maria è nato un santo,
è nato il Signore di tutto quanto”.
+++
=== NATALE
Saluto tutti, gente amica
e che Dio vi benedica.
Ora cantiamo con allegria
“Viva Natale e l’Epifania.
Vi portiamo la bella novella
l’anno nuovo e la Pasquella.
Dio dà Grazia, buona gente,
a cantarlo a voi allegramente.
Come meglio noi possiamo, a
perdonate se ci proviamo.
Viva Natale ed Epifania,
Pace santa con allegria.
Un buon anno Dio vi dia,
per onorare il grande Messia.
Buone feste e Capodanno,
santa pace per tutto l’anno.
Sapete che è nato Gesù Cristo
per salvare il mondo tristo.
Dal cielo veniva la stella
che rischiarava la capannella
dove è nato il nostro Messia
dalla santa Vergine Maria.
Sulla paglia sta il bambinello
scaldato dal bue con l’asinello.
Gesù è il più bello dei figli,
quando lo guardi te ne meravigli.
Dalla stalla un po’ incerto
Giuseppe esce fuori all’aperto.
E rimane meravigliato
che tutto era illuminato.
Betlemme con tutto intorno
Pieno di luce prima del giorno:
era la luce chiara e bella
che irraggiava dalla stella.
(Trasposizione in italiano
di un canto popolare
a Belmonte Piceno)
+++
==== PASQUELLA
Siamo venuti in pace e allegria
per farvi gli auguri d’Epifania:
che possiate tutto quest’anno
vivere sempre senza malanno.
Date ascolto al nostro dire
se desiderate di sentire
la bellissima novella,
l’anno nuovo e la Pasquella:
la Pasquella del re nato
che dai Magi è trovato
Erano venuti dall’oriente
guardando una stella rilucente
che per la strada li guidava
e dappertutto illuminava.
A Gerusalem erano entrati
dalla stella abbandonati.
Quanto Erode li ha ascoltati
restavano tutti meravigliati.
Non sapendo cosa fare
i dottori volle interrogare.
A Betlemme doveva nascere
luogo forse da non credere.
“Ritrovato che l’avrete”
voi da me ritornerete!
Io poi verrò in cortesia
a vedere il re Messia”
Proseguivano il viaggio
con la stella senza disagio.
Si fermava la bella stella
su una casa poverella.
qui chiedevano di entrare
il grande re a onorare.
E Giuseppe li accompagnava
a Gesù che con Maria stava.
I tre re inginocchiati
lo adoravano beati.
Gli offrivano con decoro
mirra, incenso e oro.
E un angelo li avvertiva
che Erode li tradiva.
Se da Erode ritornavano
gran frode vi trovavano.
Passano per altre strade,
tornano alle loro contrade.
Il Signore sempre onoriamo,
mentre pace vi auguriamo.
(Canto popolare di
Belmonte Piceno
tradotto in italiano)
+++
== SANT’ANNA
Una donna partoriente,
perché è miscredente
nel penare era tesa.
Arrivata l’ora attesa,
sudori da morire
e doglie da soffrire.
Chiamata l’ostetrica,
la febbre l’affatica,
le disse: Iddio ti guarda!
la prova è gagliarda
qui occorre un dottore,
ci vuole un professore
di grande professione.
Il marito, di forte religione
a Sant’Anna di buon cuore
ricorre per grand’amore
e ai piedi dell’altare,
si mette a pregare
mentre abbassa gli occhi
piegato sui ginocchi,
la grazia a domandare.
“Sant’Anna, mi puoi aiutare
tu sei la mia avvocata,
mai la morte scellerata.
La povera mia moglie,
si strazia tra le doglie,
salvatela dal periglio:
se no perdo madre e figlio”.
Fatta questa preghiera,
Sant’Anna lo vuol esaudire
e l’inferma può partorire.
Allora senza esitare
Sant’Anna va a ringraziare.
+++
== Sant’ANTONIO
Buona sera, gente amica
e che Dio vi benedica.
Vi cantiamo Sant’Antonio
per dispetto del demonio.
Sant’Antonio è un gran santo
e il diavolo lo odiava tanto.
Se vogliamo scacciare il demonio
onoriamo Sant’Antonio.
Egli un giorno ascolta il Vangelo
Da allora vive per il cielo.
Per amore di Dio cambia vita
e diventa per sempre eremita.
Tutto ai poveri egli donava
nel deserto se ne andava.
Il demonio l’ha tormentato
tanto da lasciarlo senza fiato.
Nel deserto fa penitenza
e si scopre la sua innocenza.
Non gli dà pace il demonio
tenta sempre Sant’Antonio.
Ogni tranello che macchinava
Il santo svelto lo scalzava.
L’erba fresca egli mangiava
così di continuo digiunava.
Sant’Antonio è protettore
ci protegge con un valore.
Protegge sempre il bestiame
bovini maiali e pollame;
sia conigli che capretti
cani e gatti e somaretti.
Sant’Antonio da tanti mali
sempre salva gli animali.
Sant’Antonio mai non falla
e protegge la vostra stalla.
Se voi non ci credete
prima o poi vi pentirete.
Dentro la stalla lo accoglierete
e tante grazie ne riceverete.
Ringraziamo Sant’Antonio
che allontana il demonio.
E preghiamo Gesù e Maria
per stare in loro compagnia.
I N D I C E
La Passione di Cristo
Canto: S. Croce
Le anime defunte
S. Giusepp
Natal
Pasquella
S. Anna
S. Antonio

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