NUOVE NOTIZIE SUL PITTORE Maestro MARTINO BONFINI DI PATRIGNONE (di Giuseppe CROCETTI)
Nel 1958 il dinamico Rettore del nostro Santuario, il P. Sebastiano da Potenza Picena, fece una prima ricerca storica sul Maestro Martino Bonfini di Patrignone (AP) autore dei dipinti ad olio su muro che decorano la cappella della Madonna dell’Ambro con scene sulla vita della Madonna, Profeti e Sibille, eseguiti intorno all’anno 1610. Ne curò un opuscolo divulgativo con l’intenzione di illustrare ed interpretare l’opera pittorica ivi lasciata. Nonostante l’entusiasmo con cui animava ogni sua impresa, mi confidava che del risultato di quella sua ricerca non era pienamente soddisfatto, anzi lo invadeva un amaro sentimento interiore, simile a quello che di solito prova lo sconfitto: “Com’è possibile, diceva, che di un personaggio di tale livello artistico non si conoscano altre opere? Non si riesce a sapere quando è nato e quando è morto? Sia stato trascurato da tutta la critica moderna?”
Negli ultimi dieci anni fortuite scoperte archivistiche hanno indicato l’esistenza di altri cicli pittorici, sorprendendo un po’ tutti: storici e critici d’arte. Infatti, tre opere giovanili, furono eseguite per altrettante chiese nel Cuneese: Cherasco e Cavallermaggiore. Lo studio di questi veri capolavori, eseguiti intorno al 1596, hanno convinto gli studiosi a ritenere che anche i dipinti in chiaroscuro nella parte di fondo della Cappella della Madonna del Santuario dell’Ambro, “Natività di Maria” e “Angeli musici”, sono da attribuire allo stesso pittore, il M.° Bonfini, senza dubbio in contrario.
Intorno al 1612, firmò un altro ciclo di pitture, analogo nei soggetti ma diverso nella tecnica, nella chiesa montana di S. Maria in Pantano, in territorio di Montegallo, lungo il percorso della “Via Francisca”, detta anche “Strada del Grano” nel medioevo. Il suo stato di conservazione, purtroppo, è in forte degrado per infiltrazioni di umidità e semiabbandono.
A Monterubbiano, nella chiesa suburbana del SS. Crocifisso, nel 1624 ornò di stucchi e dipinti l’altare e la Cappella del transetto sinistro, dedicata a S. Giovanni Battista; nel 1630 l’altare e la Cappella della Madonna sul lato opposto. Sono opere rilevanti nell’impianto dell’ornato architettonico, solenne e maestoso, piuttosto ripetitive e convenzionali nella decorazione pittorica, tranne le tele, collocate come pale d’altare.
Nel refettorio del Convento dei Cappuccini di Ascoli Piceno, è stato restaurato un dipinto ad olio su muro raffigurante: “Gesù servito dagli Angeli dopo il digiuno di 40 giorni”, che in un suo articolo il P. Giuseppe Santarelli, con opportuni confronti e riferimenti, attribuisce allo stesso pittore dell’Ambro.
Il Comune di Montalto Marche ha riordinato in ambiente accogliente l’Archivio storico del Comune e quello notarile per la consultazione sul posto degli atti dei Notai e dei Consigli Comunali anche delle antiche terre di Porchia, Patrignone, Rotella e Montedinove. Per curare uno studio sulla “Nobile famiglia dei Bonfini di Patrignone” dei secoli XVI e XVII ho avuto la soddisfazione di trovare anche molte notizie sul nostro pittore, tutte inedite. Il nonno, Ser Antonio Remedio Bonfini, nel fodero di un “bastardello” dei suoi atti notarili, ha lasciato preziose annotazioni riguardanti la nascita di figli e nipoti. A proposito di Martino dice: “Die XI novembris 1564, die sabbati in festivitate S.ti Martini nacque Martino figlio de Guerrero meo, a una ora de dì”. Dunque Martino Bonfini è nato a Patrignone l’11 novembre 1564. Ecco risolto il mistero della nascita. In molti atti notarili, nell’arco temporale di cinquant’anni, più volte è presente come teste, come giudice popolare, come Sindaco della Compagnia del SS.mo Sacramento, come acquirente o come venditore in atti di compravendita, ecc., come erede universale dei beni paterni e quelli della madre, la signora Pentoctia (alias Pantasilea), figlia del M.° Giacomo Agnelli di Patrignone, pittore, e sorella del M.° Francesco, anch’esso pittore torinese Carlo Farina, venuto ad abitare a Patrignone e, per alcune committenze, anche socio collaboratore col M.° Martino Bonfini.
Per quanto riguarda la sua professione, la ricerca si è arricchita di due notizie molto utili per la valutazione della sua personalità artistica. Nel gennaio 1591, a soli ventisei anni, per conto del pittore Simone De magisteri di Cardarola fece la stima di tutto l’ornato in stucchi e dipinti su muro e su tela, eseguiti nella chiesa dedicata alla SS. Trinità per conto della Confraternita del SS.mo Sacramento di Offida, per un importo complessivo di scudi 1020 e ½, concordandola con la perizia giurata del pittore fermano M.° Girolamo (Morale), deputato dalla controparte. (Arch. St. Fermo, Notaio Ascanio Antonelli, II, p. 140). Il 21 aprile 1628, trovandosi debitore di 18 scudi con la Confraternita del Corpo di Cristo di Patrignone, promise di indorare tutto il monumentale tabernacolo, costruito dallo scultore M.° Desiderio Bonfini; il lavoro di indoratura, valutato per 30 scudi, doveva essere portato a termine dentro sette mesi; a lavoro compiuto avrebbe ricevuto la differenza di 12 scudi. Lo scultore era stato impegnato nella costruzione del tabernacolo per alcuni anni a cominciare dal 1610, cioè nello stesso periodo in cui il M.° Martino, pittore, s’era trasferito a Monteforino per decorare la Cappella della Madonna dell’Ambro. Tra i due artisti non c’era stretto vincolo di parentela, ma solo in “sesto grado attingente al settimo”, secondo il computo curiale e notarile di quei tempi, che ho potuto accertare ricostruendo l’albero genealogico della nobile famiglia dei Bonfini di Patrignone. (In: “Voce del Santuario Madonna dell’Ambro” n. 88 anno 1996-1 pp. 9-10)
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