UNA CARTOLINA DAL SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’AMBRO di p. Alfonso Schiaroli

UNA CARTOLINA DAL SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’AMBRO. ( Schiaroli Alfonso ) La località di montagna, nel comprensorio Piceno, con il maggior afflusso di turisti e pellegrini è il santuario millenario della Madonna dell’Ambro, quasi una Lourdes nel cuore dei Sibillini, una gemma preziosa di fede, di arte e di bellezze naturali, incastonata tra i nostri monti “azzurri d’estate e bianchi d’inverno”.  E’ adagiato sul fondo valle a metri 683 sul livello del mare. E’ protetto alle spalle dai quattro giganti conosciuti come Vettore, Sibilla, Priora e Castelmanardo ,e accoglie i tanti visitatori provenienti dalla Valle del Tenna, dalla Valle dell’Aso e dai due tronconi della statale 78 ascolana e maceratese che fanno capo ad Amandola. Da qui con 6 km verso Montefortino, cui territorialmente appartiene, costeggiando il fiume Ambro si arriva all’accogliente piazzale del Santuario in pochi minuti.

Il visitatore è subito afferrato dall’incanto esercitato dal paesaggio aspro, boscoso, suggestivo e incontaminato. Il silenzio profondo che vi regna è appena accarezzato dal mormorio delle acque gelide che da secoli lambiscono le mura del tempio e cantano una lode perenne alla gloriosa “Regina dei Sibillini” qui tanto venerata.

Da queste parti, in tempi lontani, si vagheggiava intorno all’esistenza di demoni, di maghi, di fate e di sortilegi: vecchie fantasie alimentate dall’aspetto orrido e favolose delle gole e degli antri esistenti all’intorno.

Nel luogo dove sorge il Santuario, mille anni fa, una fanciulla di nome Santina, veniva a pascolare le sue pecorelle. Era sorda e muta dalla nascita, ma era tanto devota della Madonna e di una sua immagine che era posta nella cavità di un annoso faggio, a cui offriva preghiere e fiori silvestri.

Un giorno dell’anno Mille, così recita la tradizione, la Vergine le apparve con grande splendore e Santina prese a lodarla ad alta voce e si rese conto che stava parlando e di essere così guarita. Da quel giorno il luogo divenne meta di curiosi e di devoti visitatori. È probabile che, in seguito al prodigio divulgato, le popolazioni vicine abbiano costruito una rustica edicola e poi una semplice cappella alla celeste Benefattrice anche di altri bisognosi, e così vi nacque un santuario mariano. Le sue origini si perdono nel Medioevo e per questa ragione è stato definito il più antico santuario delle Marche tra quelli dedicati alla Madonna.

La prima testimonianza storica conosciuta è dell’anno 1073 e consiste nell’atto di donazione a questa chiesa, da parte dell’abate del vicino monastero benedettino dei Santi Vincenzo ed Anastasio di circa trecento ettari di terre, boschi, vigne e molini: una donazione talmente cospicua che sta a significare che già il Santuario doveva essere assurto a grande notorietà per l’affetto dei fedeli e la generosità dei monaci che ne presero la custodia. Primi furono i Benedettini, poi i Camaldolesi di San Leonardo e da circa cento anni i Cappuccini delle Marche.

La storia di questa presenza monastica è raffigurata nell’ampio affresco che sovrasta l’altare maggiore dove i santi Benedetto, Romualdo e Francesco, i tre fondatori dei tre ordini benemeriti, rendono omaggio alla Vergine che appare alla devota pastorella Santina.

La storia del Santuario ha conosciuto vicende gloriose nei primi secoli di vita fino al 1433, quando i monaci lo lasciarono per gravi difficoltà. Seguirono altri quattro secoli di decadenza, di abbandono e di rapine dei suoi beni, sotto la tutela della diocesi di Fermo, la quale provvedeva all’assistenza con dei cappellani che erano pii sacerdoti volontari che, spinti dalla devozione alla Madonna, prestarono la loro opera pastorale fino al 1890, quando il card. Malagola, arcivescovo di Fermo, ha affidato il Santuario ai Cappuccini.

Della prima costruzione nulla resta. La parte più antica del sacro luogo è la cappella costruita negli anni 1595 -1602 ove è in venerazione la dolce immagine della Regina dell’Ambro, ivi traslata dalla vecchia cappella nel 1603. Nello stesso anno fu iniziata la nuova chiesa e ultimata nel 1640, su disegno del celebre architetto urbinate della santa Casa di Loreto, Ventura Venturi.

Il nuovo tempio fu edificato ad una sola navata, con volta a botte e sei cappelle laterali ricavate nelle robuste le pareti. È disposto in modo tale che la cappella della Madonna forma un tempietto a sé stante nella parte absidale, a cui accedere tramite due porte aperte ai lati dell’altare maggiore. Un’ampia finestra, ricavata sopra l’altare stesso, dà luce alla cappella e rende visibile la sacra immagine Mariana da ogni punto della Chiesa.

La statua della Madonna col Bambino Gesù è opera in terracotta verniciata a olio, di buona fattura, trasportata al santuario del 1562. È alta metri 1,20 e pesa due quintali e mezzo. Non se ne conosce l’autore, ma, secondo gli ultimi studi, è opera di scuola abruzzese della prima metà del secolo XVI.

La cappella che custodisce la venerata immagine  è stata affrescata nel 1611 dal rinomato pittore Piceno Martino Bonfini. L’insieme colpisce per la vivacità e freschezza dei colori, per la forza e vigoria del disegno, per la vita che vi palpita e le verità religiose che proclama. Un poema mariano da godere!

Tutta la Chiesa dell’Ambro piace ai visitatori per la semplicità delle linee architettoniche e la bellezza delle varie opere d’arte ben distribuite e restaurate. Tra i quadri più ammirati ricordiamo l’Annunciazione della Vergine, del Malpiedi, la Madonna dei pellegrini, copia del Caravaggio, le Stimmate di San Francesco del Giacinti. Crea un’atmosfera Mariana l’insieme dell’opera decorativa, eseguita dal pittore romano Virgilio Parodi negli anni 1927-28, nella volta e nelle due pareti minori. Fino al 1905 l’esterno del tempio appariva povero e spoglio nella sola compagnia della vecchia casa dei custodi, un po’ isolata. Nell’1906 per iniziativa del com. Antonio Serafini fu costruito il “Conventino” sul fianco sinistro della chiesa, negli anni 1936-39 fu aggiunto l’elegante porticato e il robusto campanile. All’interno della chiesa fu sistemato un possente organo e un prezioso Crocifisso. Tutta la chiesa è stata abbellita con una pavimentazione marmorea, nuovi altari di marmi policromi, con indovinati restauri alle opere pittoriche e di arte varia. Sono stati aperti nuovi locali per una maggiore funzionalità del Santuario e migliore accoglienza dei pellegrini come la sala per le Confessioni, quella per i gruppi e l’albergo ristorante-bar per i bisognosi. \ SCHIAROLI padre Alfonso

www.enciclopediapiacena.it/pdf/M_204-33-1995.pdf della rivista quattordicinale “FLASH” di Ascoli Piceno anno 16 (marzo 1995) n. 204 pp.31-33. Si ringrazia l’Amministrazione per la gentile concessione dell’uso divulgativo. Laus Deo

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