MARTINO BONFINI E I DIPINTI DELLA MADONNA DELL’AMBRO (Montefortino)
Maestro Martino Bonfini di Patrignone (a Montalto Marche) è l’autore dei dipinti che decorano la cappella interna del santuario chiesa della Madonna dell’Ambro con scene sulla vita della Madonna, Profeti e Sibille: dipinti eseguiti negli anni 1610-1612.
Le ricerche su Martino Bonfini hanno indicato l’esistenza di altri cicli pittorici nelle chiese del Cuneese, a Cherasco e a Cavallermaggiore. Lo studio di questi capolavori, eseguiti intorno al 1596, hanno convinto gli studiosi a ritenere che anche i dipinti in chiaroscuro nella parete di fondo della predetta cappella della Madonna nel santuario dell’Ambro, “Natività di Maria” e “Angeli musici”, sono da attribuire allo stesso pittore, il M° Bonfini. Intorno al 1612, firmò un altro ciclo di pitture, analogo nei soggetti ma diverso nella tecnica, nella chiesa montana di S. Maria in Pantano in territorio di Montegallo.
A Monterubbiano, nella chiesa suburbana del SS. Crocifisso, nel 1624 ornò di stucchi e dipinti l’altare e la cappella del transetto sinistro, dedicata a S. Giovanni Battista; nel 1630 l’altare e la cappella della Madonna sul lato opposto. Sono opere rilevanti nell’impianto dell’ornato architettonico. Pregevoli le tele, collocate come pale d’altare. Nel refettorio del convento dei Cappuccini di Ascoli Piceno, è stato restaurato un dipinto ad olio sul muro raffigurante: “Gesù servito dagli Angeli dopo il digiuno di 40 giorni”, che il padre Giuseppe Santarelli, con opportuni confronti e riferimenti, attribuisce allo stesso pittore dell’Ambro.
Il Comune di Montalto Marche ha l’Archivio storico del Comune e quello notarile con gli atti
dei Notai e dei Consigli Comunali anche delle antiche terre di Porchia, Patrignone, Rotella e Montedinove.
Per curare uno studio sulla nobile famiglia dei Bonfini di Patrignone dei secoli XVI e XVII ho avuto la soddisfazione di trovare anche molte notizie sul nostro pittore, tutte inedite. Il nonno, ser Antonio Remedio Bonfini in un registro ha lasciato preziose annotazioni riguardanti la nascita di figli e nipoti. A proposito di Martino dice: “Sabato nella festa di San Martino nacque Martino , figlio del mio Guerrero, a un’ora del dì”. Dunque Martino Bonfini è nato a Patrignone l’11 novembre 1564. In molti atti notarili, nell’arco temporale di cinquant’anni, più volte è presente come teste, come giudice popolare, come Sindaco della Compagnia del SS. Sacramento, come acquirente o come venditore in atti di compravendita e simili, come erede universale dei beni paterni e di quelli della madre, la signora Pentoctia, (alias Pantasilea), figlia del M° Giacomo Agnelli di Patrignone, pittore, e sorella del M° Francesco, anch’esso pittore torinese Carlo Farina, venuto ad abitare a Patrignone e, per alcune committenze, anche collaboratore col M° Martino Bonfini.
Nel gennaio 1591, a soli ventisei anni, per conto del pittore Simone De Magistris di Caldarola il nostro Bonfini fece la stima di tutto l’ornato in stucchi e dipinti sul muro e su tela, eseguiti nella chiesa dedicata alla SS. Trinità per conto della Confraternita del SS. Sacramento di Offida, per un importo complessivo di scudi 1020 e ½, concordandola con la perizia giurata del pittore fermano M° Girolamo (Morale), deputato dalla controparte. (ASF, Notaio Ascanio Antonelli II, p. 140). Il 21 aprile 1628, Martino Bonfini, trovandosi debitore di 18 scudi con la Confraternita del Corpo di Cristo a Patrignone, promise di indorare tutto il monumentale tabernacolo, costruito dallo scultore, lontano parete, M° Desiderio Bonfini.; il lavoro di indoratura valutato per 30 scudi. A lavoro compiuto avrebbe ricevuto la differenza di 12 scudi.
DIPINTI DEL MAESTRO MARTINO BONFINI AL SANTUARIO DELL’AMBRO (Montefortino FM)
Sei storie della Vergine con dodici Sibille e quattro Profeti
Nel 1610, l’opera pittorica fu commissionata al M° Martino Bonfini dai sindaci dello stesso santuario, nominati dalla comunità di Montefortino. Al suo compimento, nel 1612, gli furono corrisposti a saldo 300 fiorini. Martino Bonfini vi intervenne come pittore e modellatore di cornici a stucco. Infatti la cappella risulta divisa in grandi e piccoli riquadri che, nella volta, sono ornati con stucchi e festoni dorati, mente nelle pareti laterali sono delimitati da semplice disegno ornamentale, riprodotto a stampo.
Vi sono raffigurate sei storie della Vergine, in riquadri grandi, ai lati si sviluppano due fasce ornate di stucco, variamente ripartite (in ognuna nove inquadrature), contenenti figure di diversa grandezza di Angeli, di Sibille, Re e Profeti. Queste figure laterali formano un’ampia cornice che inquadra l’intera opera pittorica. I profeti hanno preannunziato la nascita del Messia da una madre vergine, e le Sibille, profetesse pagane, hanno predetto l’avvento di un nuovo regno.
Il domenicano P. Filippo De Barberis, nel 1482 pubblicò un libro per dimostrare che anche le Sibille avevano profetizzato la venuta del Cristo e la sua prodigiosa nascita da una Vergine. Nella Bibbia, quali conduttori del popolo ebraico, si alternano Re e Profeti. Bonfini ha scelti i quattro più rappresentativi e li ha dipinti presso i quattro angoli della cappella a grandezza naturale. Sul piedistallo ha segnato il loro nome con caratteri cubitali.
Dipinto: Mosè è rappresentato con verga in mano ed il grande libro della Legge, mentre due raggi luminosi partono dalla fronte diretti verso l’alto.
Dipinto: David è il Re che con la cetra accompagna il canto di lode per la sua discendenza: La Vergine Maria ed il Messia, suo Signore.
Dipinto: Salomone, figlio di David, il re pacifico e saggio, ha corona e scettro ed è figura del Messia.
Dipinto: Geremia è figura del Cristo, perché a Lui è simile nei patimenti e nella incrollabile fiducia in Dio; la sua figura ha lo sguardo profondo.
Al vocabolo “Sibilla” si possono dare due significati: uno generico: di donna che indovina e predice il futuro; oppure quello specifico: di donna singolare, di età indefinita, alla quale venivano attribuiti oracoli di difficile interpretazione. Nelle maggiori opere d’arte del Rinascimento le Sibille, generalmente, si accompagnano ai Profeti. Nella cappella interna della Madonna dell’Ambro, Martino Bonfini volle raffigurare Sibille. Traduciamo le iscrizioni di ciascuna.
Dipinto. La Sibilla Erithea profetizzò dicendo: “Divina prole discenderà sulla terra; la natura divina si unirà alla natura umana”.
Dipinto. Il vaticinio della Sibilla Cumana: “Al compimento dei tempi nasce una condizione grande: nella ricorrenza delle feste Saturnali (17-25 dicembre) sarà esaltata la vergine; dall’alto dei cieli scenderà regale progenie”.
Dipinto. La Sibilla Agrippa, appartenente al gruppo italico, è stata raffigurata senza il testo del vaticinio, al pari della corrispondente figura della Sibilla Ellespontica, del gruppo greco.
Proseguendo con la serie delle sibille a mezza figura, si nota che la targa della Sibilla Delfica è illeggibile, ma doveva esservi scritto il seguente testo: “Nascerà un profeta da una vergine, senza coito della madre”.
Dipinto. Nella targa della Sibilla Chimica (o Cimmeria), nata in Italia, si legge questo testo abbreviato: “Il bel volto del Bambino s’innalzerà fino al bel volto della Vergine, mentre questa siede su di un trono addobbato per allattare e cullare il Bambino”.
Dipinto. La Sibilla Libica ha il testo: “L’utero della Madre sarà bilancia (valore) d’ogni uomo” nel significato interpretativo che sulla bilancia del male commesso dagli uomini sarà contrappeso, per salvarli.
Dipinto. Segue il vaticinio della Sibilla Samia: “Ecco verrà il ricco, nascendo in povertà”.
Dipinto. La Sibilla Persica dice: “Dal seno di una vergine verrà la salvezza delle genti”.
Dipinto. L’oracolo della Sibilla Frigia: “La Vergine ne riceverà l’annuncio nelle valli dei deserti”.
Dipinto. La Sibilla Tiburtina esclama: “Felice quella Madre le cui mammelle lo allatteranno”, come si legge nel Vangelo di Luca (II, 27).
Soltanto una Sibilla, di quelle a mezza figura, è stata dipinta senza motto e senza nome, ed è stata rappresentata con la testa e lo sguardo rivolto in alto a sinistra, mentre l’indice della mano destra è puntato verso destra. A me sembra la Sibilla dei nostri Monti Appennini, detta anche Europea.
Scultura. Le statue della Madonna dell’Ambro e dei Sibillini, con il Figlio benedicente nella nicchia sopra l’altare. Entrati all’interno della cappella della Madonna, l’attenzione è primieramente rivolta al gruppo scultoreo in terra cotta policromata. Questo gruppo giunse al santuario nel 1562; la definiscono: arte popolare marchigiana, imitante pregressi modelli d’arte abruzzese.
Il trono-residenza, scolpito in legno e messo in oro fino, è opera di ignoto artigiano del sec. XVII; l’arte barocca predomina in forme ben pronunciate, quelle molto in voga alla fine del secolo XVII.
Nella ricca cornice che gira attorno alla nicchia è stato realizzato un intaglio con capricciose volute aggettanti; vi si intravede l’evoluzione dello stile barocco che tende a sfociare nel “rococò” della metà del sec. XVIII. Infatti l’arcivescovo di Fermo, A. Borgia, nella Visita pastorale del 1751, ordinò che si eseguissero lavori di restauro e decorazione della nicchia della Madonna dell’Ambro. A quell’epoca va assegnata la pittura a monocromo, nei toni tenui del marrone, del Coro d’angeli e testine alate che si vede nei tre lati e della raggiera nella soprastante lunetta, riferibile all’arte praticata nella bottega del fermano Filippo Ricci.
Nel lunettone che abbraccia tutta la parete di fondo si stende in tutta la sua lunghezza un altro dipinto al monocromo con tinte nei toni azzurrognoli e rossastri ove sono graziosamente raffigurati Angeli musici che si librano sopra grandi masse di nuvole, intenti a far corona ed offrire un concerto musicale in onore della loro Regina, la Madonna dell’Ambro, sedente in trono nella nicchia. Ricco è l’assortimento di strumenti musicali: trombe, violini e tamburelli, con al centro dell’uno e l’altro coro un organo portatile.
Dipinto: Natività di Maria. Nel breve tratto di muro tra l’altare e la base del nicchio, divisa in due riquadri, è rappresentata la nascita della bimba Maria. Il dipinto è una tempera in monocromo color ruggine. Nel primo riquadro a sinistra, siede sul letto la puerpera S. Anna, assistita da tre donne; nel secondo riquadro è raffigurata l’assistenza delle levatrici alla neonata: c’è chi le fa il primo bagnetto e chi scalda e stende i primi pannolini. Si ha una attribuzione al M° Martino Bonfini. L’ipotesi si fonda principalmente su alcune considerazioni di convenienza, di stile e di disegno. Si notano movenze ed animazioni già riscontrate nelle opere del Bonfini.
Dipinto: Maria Bambina sale al tempio. Con slancio Maria, bambina, condotta al tempio dai suoi genitori, Gioacchino ed Anna, sale i gradini per raggiungere il Sommo Sacerdote. Splendido il contrasto cromatico delle vesti sulla zona del fondo scuro del tempio in penombra. I segni del panneggio, delle mani e dei volti sono stati studiati nei loro minimi particolari per imprimere movimento alla scena, efficace espressione nella animazione in ciascuno dei quattro personaggi, naturalezza e bellezza dei volti come quelli di Anna e Gioacchino. Sullo sfondo la cupola simile a quella di Loreto.
Dipinto: Sposalizio della Vergine. La scena si svolge sotto il colonnato del tempio e coglie il momento in cui Maria e Giuseppe si infilano l’anello, assistiti dal Sommo Sacerdote. Tutto il contorno si sviluppa in un verismo che diletta. Al centro stanno i tre personaggi essenziali e la verga fiorita, di tradizione orientale. A sinistra è rappresentata l’esultanza dei Fanciulli in aperto contrasto con la delusione del giovane, seduto a terra e posto in primo piano; figura simile a quelle che decorano la Cappella Sistina in Vaticano. E’ un’opera d’arte meravigliosa degna di essere riprodotta in libri di cultura artistica.
Dipinto: La Visita di Maria a S. Elisabetta. Maria, Elisabetta, Zaccaria sui gradini di una scala, all’ombra di una grande albero. S. Giuseppe scarica l’asino e porge una borraccia; Maria, in fretta, va incontro alla parente; Elisabetta che esprime tutta la sua sorpresa; Zaccaria, muto, avanza appoggiandosi ad un bastone. La scena è ritratta con la solita vivacità cromatica, eleganza, sobrietà, giusta tonalità. Scena con freschi toni popolareschi nella figura di S. Giuseppe.
Dipinto: La presentazione di Gesù al tempio e Circoncisione. Lo schema compositivo della scena unisce due episodi distinti. Il primo risulta dalla figura del Bambino nudo, seduto sull’altare, capo inclinato all’indietro, le gambe leggermente divaricate e lo sguardo fisso verso il vecchio Simeone che funge da sacerdote di turno; nonché del gruppo di inservienti attorno al catino con bronzetto, sulla destra. La presentazione di Gesù al Tempio è caratterizzata dalla presenza di Maria e Giuseppe che offrono una coppia di tortore per il sacrificio di purificazione, dalla figura di Simeone che, incrociando le mani al petto, scioglie il suo cantico; completa il quadro la figura della profetessa Anna che, seduta sul gradino dell’altare, indica la presenza del Bambino. Stilisticamente è una composizione originale, di vasto respiro e severo impegno per il gran numero di personaggi rappresentati, tutti con una marcata caratterizzazione espressiva. Tra i dipinti di questo ciclo, qui il Bonfini raggiunge il risultato artistico più convincente nella partecipazione all’evento dei numerosi personaggi circostanti, che esprimono devozione al Bimbo.
Dipinto: Riposo della famiglia nella fuga in Egitto. Sullo sfondo si incrocino alberi secolari, all’ombra di essi, sul sacco, riposa il Bambino, protetto con drappo verde sollevato con delicatezza dalla Madonna; S. Giuseppe lega all’albero la corda della cavalcatura, mentre sulla sinistra due angeli ad ali spiegate contemplano, commentano ed adorano. E’ una rappresentazione molto realista.
Dipinto: L’Assunta e l’Eterno. Al centro della volta si vede rappresentato lo slancio di Maria negli spazi celesti, sospinta verso l’alto da un movimentato gruppo di Angeli. L’effetto prospettico è convincente con la rappresentazione di un volo perfetto. La tonalità cromatica è equilibrata alla pacata distribuzione dei colori. L’Assunta, Regina del cielo e della terra, riceve l’omaggio floreale anche da una rappresentanza angelica. Sono dipinti, sopra l’altare, angeli con fiori per rendere il dovuto omaggio alla nostra Madre celeste.
*************** Digitazione di Albino Vesprini