GLI INVENTARI DEL SECOLO XVIII
Con la Costituzione Apostolica “Maxima vigilantia” del 14 giugno 1727 Benedetto XIII aveva ordinato in tutta Italia l’istituzione e formazione di archivi ecclesiastici per la custodia di scritture documenti e libri spettanti ad ogni collegiata, chiesa parrocchiale, seminario, monastero, confraternita, ospedale e qualunque altro luogo pio ed istituto regolare. L’arcivescovo di Fermo, Alessandro Borgia, con suo editto del 6 agosto 1727, intimò a tutti i suddetti enti esistenti in diocesi l’esecuzione di detta costituzione compendiosamente riassunta, assegnando il termine di sei mesi per l’integrale sua attuazione, comminando pene severe contro contumaci e disobbedienti. Tra le norme si legge che ogni archivio doveva redigere due copie del catalogo dei documenti e dei libri conservati, e una copia doveva essere inviata all’archivio arcivescovile. Per ogni archivio si dovevano fare due chiavi: una restava presso il rettore dell’ente, l’altra presso l’archivista o la persona a ciò deputata; per i monasteri delle religiose il confessore suppliva l’archivista.
Come il dotto arcivescovo fu sollecito perché gli enti ecclesiastici ottemperassero alla provvidenziale costituzione papale, così fu altrettanto pronto, non solo nel provvedere al riordino dell’archivio diocesano, ma anche ad aggiornare i questionari relativi agli Inventari da presentare nella sacra Visita che, proprio in quell’anno 1727, stava per svolgere in città e diocesi; fece inoltre curare una raccolta di tutti i documenti riguardanti lo stato patrimoniale e la gestione della Mensa arcivescovile e li sistemò nell’Archivio Storico Arcivescovile Fermano (ASAF). La lettura di questi inventari del secolo XVIII e di quelli successivi è molto utile per diversi tipi di ricerca:
a)- Lo storico vi trova le notizie essenziali circa l’origine e l’evoluzione dei singoli enti, l’entità patrimoniale, le vertenze giuridiche e simili.
b)- Lo studioso della storia dell’arte può ricavarvi notizie sui dipinti che costituivano le pale dei numerosi altari, sulle tele che decoravano chiese, sacrestie, oratori e conventi, sull’argenteria e sui lavori in intaglio e doratura. Vi ho ricavato nomi di committenti e di artisti; notizie di traslochi, adattamenti e restauri; anche elenchi di opere d’arte, purtroppo, non più reperibili in loco.
c)- Circa gli avvenimenti che interessano il sociologo e lo storico del costume è stato riferito sopra.
d)- Il geometra agrimensore può consultarvi con profitto ed ammirazione descrizioni e rilievi catastali.
e)- Lo studioso di toponomastica antica e moderna sarà confortato da indicazioni precise scritte da veri conoscitori del luogo descritto.
La raccolta è fatta per Comune, o località secondo la denominazione vigente in quel secolo; ogni cartella, normalmente, racchiude, mescolati insieme, gli inventari delle visite promosse dall’arcivescovo A. Borgia e dei suoi successori Paracciani, Minnucci e Brancadoro: 1728, 1765, 1771, 1805.
“Vetera Inventaria Bonorum Ecclesiasticorum totius Diocesis post annum 1400 et deinceps”. i vecchi inventari dei beni ecclesiastici di tutta la diocesi, dal 1400 e in seguito sono una raccolta di 1490 carte numerate progressivamente in alto, a destra e sul recto di ogni foglio. Nel 1975, su consenso dell’archivista Tassi d. Emilio, il prof. Pompilio Bonvicini provvide a ordinare per data gli inventari e raccoglierli in tante cartelle, quante sono le località cui si riferiscono. Dette località sono indicate sul frontespizio di ogni cartella col nome moderno del Comune nel cui territorio si trovano, o si trovavano le chiese, le parrocchie, ed entità produttrici di detti documenti. Questa raccolta Fermana degli Inventari ecclesiastici del sec. XV è da ritenersi documentazione di indiscutibile valore storico. Essa fa da fonte per la esatta individuazione di migliaia di toponimi che ricorrono spesso in documenti dei secoli precedenti (es. Il Codex 1030, Regestum ed il Chronicon Farfense, le Carte Fiastrensi e varie pergamene) e quelli dei secoli seguenti (es. le Visite).
Il prof. Tassi Emilio, direttore dell’ASAF, nel n° 6 dei Quaderni dell’Archivio stesso nel 1988 ha pubblicato: “Gli inventari settecenteschi delle chiese e degli enti religiosi di Montegranaro”