LE RELAZIONI DI SACRA VISITA
Chi volesse intraprendere la ricerca di documenti autentici del Fermano per ricostruire la storia moderna di una chiesa, parrocchia, o di un comune del territorio Fermano, non deve assolutamente trascurare le relazioni scritte delle Visite pastorali di Fermo, né ignorare l’esistenza degli Inventari del patrimonio beneficiale, degli edifici di culto e della suppellettile liturgica. Gli Inventari più antichi risalgono al sec. XV; le relazioni di Sacre Visite abbracciano un arco di tempo che va dagli inizi del sec. XVI fino a tutto il sec. XX. La visita pastorale è stata sempre considerata uno degli atti fondamentali della vita della Chiesa, fin dalle origini. Il Concilio di Trento le ha dato una regolamentazione efficace e ne ha fatto uno strumento indispensabile della riforma cattolica, il momento più alto ed importante nella vita di una diocesi: anima regiminis episcopalis (anima dell’azione pastorale del vescovo).
Famose nella storia le Sacre Visite di san Carlo Borromeo nell’arcidiocesi metropolitana di Milano. Esse furono tenute come modello nel corso dei secoli XVII e XVIII. Mons. Crispino, autore del “Trattato della Visita Pastorale”, pubblicato a Roma nel 1695, scrisse: “Il buon vescovo, per far bene la visita pastorale, si deve specchiare in S. Carlo Borromeo”.
I vescovi erano tenuti a custodire gelosamente le scritture relative alle visite, perché ad esse si potesse far riferimento nelle successive. L’archivio storico arcivescovile di Fermo offre un esempio, per ordine e conservazione del Fondo relativo alle Visite pastorali. La tradizione archivistica formata in “loco” è la coscienza storica della continuità della diocesi, di cui l’archivio, appunto, è la tangibile manifestazione. La visita pastorale si presenta come una grande inchiesta del vescovo sulle parrocchie e sulla vita cristiana dei fedeli, nella sua diocesi. Essa si svolgeva, per lo più, in forma solenne, su schemi ben determinati.
L’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo (ASAF) conserva i manoscritti cartacei, cuciti in fascicoli, relativi a sacre visite effettuate anche prima del Concilio di Trento:
a)- dal vicario dell’amministratore Card. Fr. Romolino dal 1506 al 1510;
b)- dal vicario del Card. Gaddi dal 1536 al 1539;
c)- dal vicario ed in parte dal vescovo mons. Lenzi, dal 1550 al 1555.
In ossequio ai canoni del Concilio Tridentino, la prima visita in diocesi di Fermo, fu compiuta nel 1565 dal vescovo locale mons. Lenzi (1549-1571). A lui successe il Card. Felice Peretti (Sisto V), Amministratore della chiesa Fermana dal 1571 al 1577 (Perpetuo Amministratore e principe dell’episcopato Fermano); sotto il suo governo, mentre risiedeva come Cardinale nella Curia Romana, oltre alcune visite eseguite dal suo Vicario, si ebbe la famosa Visita dell’inviato apostolico, nominato con Breve dal papa Gregorio XIII nella persona di mons. Giambattista Maremonti, vescovo Uticense, nativo di Fossombrone. Di questa visita si hanno un manoscritto originale ed una copia incompleta, redatta qualche anno dopo. Su dorso del volume si legge il titolo “Visita Apostolica del 1573”; in quello della copia “Visitatio Uticensis Maremonti”. Questa ricca relazione, indicativa di particolari situazioni, è stata oggetto di attenta analisi da parte di diversi studiosi; meriterebbe una edizione a stampa per facilitare la conoscenza di preziosi quadri analitici, minuziose descrizioni riguardanti il clero locale ed istituzioni ecclesiali, di provvedimenti, prescrizioni e suggerimenti dati caso per caso, affinché sollecita e completa fosse l’attuazione dei canoni del Concilio Tridentino, togliendo ogni abuso ad essi contrario. E’ una fedele descrizione dello stato della diocesi Fermana in cammino nello spirito della Riforma tridentina, con le inevitabili difficoltà.
Nei secoli XVII e XVIII la Visita Pastorale era preparata dall’annuncio e dall’invio di questionari ai parroci, ai rettori di chiese, ai priori delle confraternite ed ai beneficiati che dovevano riferire circa, lo stato patrimoniale ecclesiastico e quello delle anime appartenenti alle parrocchie e ai vari sodalizi. Il vescovo doveva avere un repertorio delle notizie generali concernenti le anime, gli ecclesiastici, i benefici, le chiese (quanti e quali fossero, chi fosse l’amministratore, eventuali cappelle ed oratori domestici). Vi era anche le notizie che il capitolo della cattedrale doveva dare. Inoltre le notizie locali, paese per paese. Ricevute le risposte ai questionari, il vescovo cominciava la Visita, che si chiudeva con la emissione dei decreti. Accompagnava il vescovo, nel corso della visita, un cancelliere, figura importante, perché dalle sue capacità dipendeva se la registrazione dei momenti della visita riusciva più o meno precisa. Il citato Crispino chiariva che il cancelliere, vero notaio della visita “dovrà essere buon soggetto per dottrina, sapiente, zelo ecclesiastico, e paziente nel faticare… dovrà scrivere con celerità…. senza allontanarsi dalla mente del visitatore, che gli ordina, nella estensione dei decreti aggiuntivi, che dovevano essere rilasciati prima della partenza del visitatore dal luogo”. Tutte le scritture relative alla sacra visita dovevano raccogliersi nei volumi dei verbali di visita alla città di Fermo ed ai luoghi dell’intera diocesi.
Ognuna di queste visite aveva principio con la indicazione del giorno e dell’ora della visita, del nome degli accompagnatori, del solenne ricevimento, dell’ospitalità, del clero presente, e comprendeva:
1)- La visita riguardante i luoghi materiali: chiese, canoniche, cimiteri, mura, pavimenti, tetti e simili.
2)- La visita alle cose e arredi: altari, suppellettili, paramenti e vasi sacri, e i dati di pii legati e fondazioni caritative.
3)- La visita personale, cioè i colloqui individuali con il clero, coi rappresentanti del popolo.
4)- La raccolta dei decreti ingiuntivi, da eseguirsi in tempi stabiliti, sotto pene proporzionate, tra cui gli atti giudiziali contro i delinquenti e contro i debitori dei luoghi pii.
Nell’arco temporale di un secolo e mezzo, dal 1575 al 1725, nella diocesi di Fermo furono eseguite ventidue Sacre Visite secondo il predetto schema, con una periodicità variabile da 5 a 12 anni, dai Vicari vescovili e dai vescovi titolari in persona. Oltre alle visite dette prima, restano documentate ed ordinate in volumi rilegati:
– Due Visite fatte dai vicari sotto il card. Felice Peretti (1571-1577);
– Due Visite ordinate ed eseguite dal card. Sigismondo Zanettini (1584-1594);
– Due Visite promosse dal card. Ottavio Bandini (1695-1606);
– Tre Visite fatte dal card. Alessandro Strozzi (1606-1621);
– Una Visita fatta dall’arciv. Pietro Dini (1621-1625);
– Una Visita fatta dall’arciv. Giovanni Battista Rinuccini (1625-1653) dal 1625 al 1627, con i volumi distinti per i verbali delle Visite alla città, alla diocesi e per i decreti; di quelle successive, fatte dal 1630 al 1650, si conservano minute, memoriali ed inventari.
– Una Visita del card. Carlo Gualtieri fatta nel 1655 alla città e diocesi, in più volumi;
– Due Visite del vescovo Giannotto Gualtieri (1668-1683);
– Una Visita del card. Gianfrancesco Ginetti (1684-1691), fatta nel 1685, in più volumi;
– Una Visita di mons. Fabrizio Paolucci, vescovo di macerata e Soprintendente alla chiesa di Fermo, fatta nel 1694-95, in più volumi;
– Due Visite alla città e diocesi del card. Baldassarre Cenci (1697-1709);
– Una Visita di mons. Giosafat Battistelli, vescovo di Ripatransone e Soprintendente alla Diocesi di Fermo, fatta nel 1711-12;
– Una Visita di mons. Girolamo Mattei nel periodo 1714-1719, in più volumi. Man mano che si avanza verso il secolo XVIII cresce la mole della relazioni per più ragioni: *per lo stile aulico ed ampolloso dei cancellieri nel redigere la cronaca dell’accoglienza; *per la molteplicità in crescita dei pii sodalizi; *per la proliferazione di benefici semplici con lasciti patrimoniali ed obbligazioni di legati per la celebrazione di Messe ed altro. I carteggi delle sacre Visite del card. Ferretti (1838) sono raccolti in cartelle contenenti fascicoli con propri indici.