A CONFORTO DEGLI SPIRITI, PADRE RAIMONDO da SERVIGLIANO nato nel 1915.
Carlo Tomassini
Primo Zocchi di famiglia serviglianese, nato nel 1915 scomparso a 58 anni, era un prete francescano dei Cappuccini, segretario di san Pio da Pietrelcina: “sacerdote pio, obbediente, zelante. Di intelligenza chiara e pratica, spiccò nell’insegnamento, cui dedicò molti anni della sua vita. Cuore effusivo e fervoroso, fu predicatore rapido, chiaro ed efficace. Amò molto le anime che a lui ricorrevano da tutte le parti, dall’ Italia e dall’estero, aiutato dalla perfetta padronanza del francese e del tedesco, come consolatore, amico sincero, consigliere fidato, guida spirituale saggia e zelante” (Santarelli) E’ stato a fianco di Padre Pio come segretario e l’ha imitato nell’attività apostolica.
Da ragazzo, è stato guidato da padre Damiano da Cingoli, uomo sapiente e santo, di cui scrisse: “ Ti dava confidenza; t’incuteva serenità. Ti confidavi e ti sentivi illuminato e rafforzato”.
Nella la preparazione al sacerdozio presbiterale, dopo un anno a Loreto, i superiori vollero che apprendesse bene la lingua tedesca e francese per cui lo mandarono a completare la preparazione teologica in Svizzera, a Solothurn, nell’ottobre 1937. Fu ordinato Prete dal vescovo cappuccino mons. Hilaris Felder in Svizzera il 9 luglio 1939. Si teneva unito con Gesù per divenire uomo di preghiera, mite e povero, predicatore popolare a contatto sincero con la gente. In Svizzera frequentava i lavoratori italiani ad Annaheim per le celebrazioni religiose. Con la precisione elvetica aveva perfezionato il suo carattere impostato ad esattezza.
Tornò a Cingoli l’anno successivo, al Ginnasio Serafico ove insegnò dal 1940 al 1952. Gli alunni lo ricordano con stima e gioia. P. Giuseppe Santarelli, ora Direttore della Congregazione Universale della Santa Casa, è ancora entusiasta del modo brillante con cui spiegava argomenti nuovi.
P. Massimino ammirava la sua particolare immediatezza comunicativa”. P. Antonio lo vide nel 1944 interprete ufficiale presso il Comando Tedesco insediatosi nel convento dei Cappuccini e lo ricorda: “ sempre pronto ad offrirsi, schietto immediato, di una trasparenza e semplicità evangelica. P. Albino dice: “Nel 1948 insegnava matematica e francese, perfettamente. Possedeva le materie e si esprimeva con grande chiarezza. Lo si vedeva impegnato, pieno di fede, uomo di Dio, in tutto, anche nel trattare con gli altri. Diceva con sicurezza, paternamente, di sgobbare per vivere la vita cristiana. Con il suo sguardo benevolo, e con il suo modo affabile, infondeva serenità, dava fiducia “. “ Fin dal primo incontro, scrive P. Angelini, ho constatato che sapeva suscitare attorno a sé, con molta naturalezza, un senso di simpatia per quel suo alone di semplicità”.
P. Renato lo rivede intrattenersi sorridente e scherzoso con gli studenti. Aveva un senso ottimistico della vita ed apprezzava ogni cosa come dono della bontà divina. Un bicchiere d’acqua fresca, una melodia, la bellezza della natura, un nome, un gesto, una barzelletta, tutto gli dava motivo di elevarsi in francescana letizia. Sapiente il suo humor nel dialogare benevolmente, e con convinzioni profonde di vita. Era richiesto in particolare per predicare in varie circostanze le ore di Adorazione del SS. Sacramento, e la Passione nel triduo Pasquale, anche le Missioni
Dal 1952 mandato a San Giovanni Rotondo, accanto a santo frate Pio da Pietrelcina, fino al giugno 1956. Era chiamato “Marchigiano” interprete per i colloqui del santo in lingua tedesca ed in lingua francese e rispondere alle lettere. Si legge nella rivista dei Cappuccini: “ Presso P. Pio, ammiratore anche emulo, diveniva imitatore valido nella lotta contro gli spiriti del male. Eccelleva per grande carità e pazienza…” Si riferisce una frase di san Pio “ Vi accorgerete di Padre Raimondo quando non sarà più con noi”. Si riferisce che lo stesso santo abbia detto ad alcuni fedeli giunti a San Giovanni Rotondo: “Andate da Padre Raimondo”. Trasferito a Loreto, i fedeli che lo avevano incontrato a San Giovanni Rotondo, seguitarono a recarsi da lui, nelle varie sedi dove stava celebrava anche gli esorcismi per incarico ricevutone.
Praticava l’apostolato sacerdotale con devoto affetto alla Mamma celeste, mediatrice di tutte le grazie, a conforto dei pellegrini. Padre Virgilio ha detto: “ Come predicatore era bravissimo”. Seguiva con altri Cappuccini la “ Peregrinatio“ della Vergine Lauretana. “ Il suo animo profondamente retto lo impegnava ad una condotta morale ineccepibile davanti a Dio e a forte slancio di comprensione per il prossimo. Per tutti i casi egli aveva parole convincenti; ridestava fiducia, donava valido conforto morale e spirituale agli animi provati, licenziandoli con la sua speciale benedizione”. (P. Massimino)
La Penitenzeria Apostolica nel 1962 concesse a P. Raimondo le facoltà spirituali pontificie quando benediva gli oggetti sacri, tra cui l’indulgenza plenaria nel baciare il Crocifisso in punto di morte e nella pratica della Via Crucis da parte di ammalati, carcerati e naviganti. Ebbe anche l’altare privilegiato con indulgenza plenaria quattro giorni in ogni settimana. m Manifestava l’amore ai fedeli che venivano a lui dall’Italia e dall’estero dato che godeva di popolarità.
Dopo il Concilio Vaticano II non faceva sconti per la facilità nella vita religiosa. Diceva, convinto, che la strada verso la santità è un percorso in salita e restava fedele agli impegni dell’Ordine. Formò i Gruppi di preghiera di padre Pio. Si recò in Svizzera ed in Austria, in Francia ed in varie città e cittadine dell’Italia viaggiando sino alla morte, aggiungendo anche Lyon ed altre cittadine della Francia.
Disapprovava apertamente i soprusi dei più forti contro i più deboli della società, deprecava gli sfruttatori, le violenze e gli intrighi politici. Ma non mancava mai di rispetto e per non ledere la dignità altrui sapeva declinare il discorso. Padre Franco lo stimava ricco di umanità nell’educare, nel formare, nel consigliare la fiducia nella infinita BONTA’ di DIO. La speranza è la virtù che fa camminare verso la santità e l’eternità”.
Nel 1973 fu trasferito a Santa Vittoria. Il parroco don Silvio Paternesi racconta che P. Raimondo era al di sopra di tutte le parti, aveva un fascino di padre e di stabile amico. Riceveva una grande quantità di lettere e metteva grande impegno nel disbrigare la sua corrispondenza italiana, tedesca e francese. Nello stesso tempo era frequentato per la riconciliazione e la direzione spirituale. Sempre gioioso, anche se a momenti appariva affaticato e stanco.
Nel 1974, ultimo anno della sua vita terrena, viaggiò a lungo in Italia, Austria, Svizzera e Francia. Diffondeva l’ Opera Serafica delle SS. Messe per le anime dei defunti, impegnava altri nella collaborazione apostolica. Si recò a Graz (Austria, vedi la lastra sulla tomba: Mille grazie per sempre). Poi, nell’agosto, fu ricoverato all’ospedale di Fermo per tumore. Racconta P. Giuseppe che P. Raimondo accolse questa tremenda notizia senza turbamento, ed edificava gli altri con l’abbandono alla divina volontà. Fu assistito ad Ancona da P. Fedele Salvatori che lo vide sempre sereno. Diceva ai visitatori che stava in compagnia del Signore, della Madonna e di Padre Pio.