IL CASTELLO FERMANO NEL MEDIOEVO A SERVIGLIANO
Il paesaggio del territorio Fermano dal mare Adriatico ai monti Sibillini è un susseguirsi di ondulazioni collinari e di piccole vallate in una serie di creste sempre più elevate. Lungo il percorso del fiume Tenna, la strada Faleriense, accompagna il diramarsi dei percorsi che giungono ai centri abitati d’altura con i loro palazzi municipali, le piazze comunali di fronte alle chiese parrocchiali e le vie contornate dalle abitazioni. Un insediamento medioevale si distingueva tra gli altri, a metà del percorso tra i monti e il mare, anticamente detto Castello Fermano e nel secolo 20º chiamato ‘Villa Brancadoro’. Nelle vicinanze erano esistiti sin dal medioevo la chiesa e l’ospedale di S. Giovanni di Belluco, la chiesa di Santa Croce del Castello Fermano; la chiesa di santa Maria del Castello Fermano che era distinta dalla chiesa, pur essa serviglianese, di Santa Maria della Strada (via Matenana oggi a Curetta).
Le origini di questo castello e dell’insediamento limitrofo si perdono nel mondo buio del primo millennio avanti Cristo. Il luogo servì agli abitanti Piceni che risiedevano sulle alture; poi rimase in solitudine quando i Romani stabilirono i loro insediamenti preferibilmente nelle pianure e nei fondovalle. Ma i rivolgimenti portati dalle invasioni barbariche costrinsero a preferire di nuovo gli insediamenti nelle alture con villaggi. Altri mutamenti si susseguirono durante i 20 secoli della storia cristiana, fino all’epoca recente che ha fatto registrare l’esodo montano per favorire l’addensarsi delle abitazioni presso la costa adriatica e nei fondovalle. È questo, in breve, il contesto della storia della villa che si erge quasi a precipizio sopra la strada Faleriense, nel comune di Servigliano.
Qui gli antichi Romani, tra i quali il famoso Servilio (da cui abbiamo Servigliano) ebbero molte ville disseminate nelle contrade ed in ciascuna, essi avevano le edicole per riporre le ceneri dei genitori e degli antenati, considerandoli come numi protettori. Quando nei secoli XI e XII, nella Marca Fermana, si infittirono i centri abitanti in altura, venne riordinato il quadro politico del territorio. La città di Fermo diede il suo Statuto governativo ai castelli piccoli e grandi che formarono poi la provincia di Fermo. Mentre nella zona montana c’erano molti signorotti eredi del sorpassato sistema feudale, il percorso che avvicinava gli abitanti alla città di Fermo vedeva nuove forme aggregative sociali, favorite dai monaci di Farfa, i Comuni, che diffusero la pari dignità civile delle persone, pur nella varietà delle professioni e delle condizioni economiche dei singoli.
Ma tra i Comuni, non di raro, ci furono gelosie, contrasti, battaglie, aggressioni ed indebite occupazioni. Fermo vigilava e mandava i suoi agenti a tenere a bada i facinorosi. Ecco dunque il punto di riferimento chiamato Castello Fermano, in località chiamata ancor oggi Castello. Le antiche edicole presso le ville romane erano diventate chiesine cristiane usate come sepolcreti per i defunti delle famiglie vicine. E presso il Castello c’era la chiesa di santa Maria frequentata per l’uso cristiano di celebrare ogni settimana l’Eucaristia della domenica.
Per secoli la famiglia signorile della villa invitava i coloni presso questa chiesa dove furono celebrati anche alcuni matrimoni. Santa Maria del Castello Fermano, conosciuta nell’ultimo secolo come Villa Brancadoro, nasconde i ricordi di una lunga storia di eventi, decisioni, accordi, contese nelle vicende umane caratterizzate da usi e costumi locali. Nei processi plurimillenari degli adattamenti si è mantenuta la relazione tra le opere degli uomini e gli elementi della natura, nella permanente interazione tra l’ambiente e gli abitanti. Il procedere delle trasformazioni ha portato nuovi insediamenti, dal nucleo castellano all’espansione delle abitazioni rurali nei terreni o poderi, oltre il bosco Belluco e oltre la stessa Chiesa che tuttavia è restata nei secoli come spazio d’incontro e di fraternità per gli abitanti della contrada.
Qui a Servigliano esistette il Castello Fermano (Castrum Firmanum), in zona d’altura, mentre alla marina esisteva il Castello dei Fermani (Castrum Firmanorum) porto marittimo di Fermo. Due punti di vigilanza, uno montano, l’altro litoraneo. Alcuni documenti medioevali conservati presso l’archivio di Stato di Fermo sono giunti fino alla nostra epoca. Sempre si sono cercati e si cercano i documenti dei tempi moderni che servirebbero a raccontare gli avvenimenti plurisecolari, ma non sono stati trovati sinora, forse perché le carte non furono tenute in questa “villa” dato il fatto che i proprietari avevano i loro nuclei familiari patriarcali altrove, a Fermo, e più lontano. C’è stato un continuo susseguirsi di passamano dei beni, da alcuni proprietari ad altri, fino al recente acquisto da parte della famiglia di Luigi Cippetelli.
Questo edificio della chiesa di santa Maria, segna ancora un punto di accoglienza, dato il permanere dei convincimenti cristiani che rispettano la santa madre di Cristo, alla quale questa chiesa fu da tempo dedicata, come un piccolo santuario della zona. Riguardo al continuo variare dei titoli dei lasciti beneficiari destinati alle celebrazioni delle sante Messe dentro questa chiesetta, va notato che ogni “patrono” che dava il lascito di rendite per le offerte al celebrante, poteva dedicare il suo nuovo legato al santo che voleva. In tal modo nella chiesa di Santa Maria del Castello Fermano, a Servigliano, si sono succeduti, nei lunghi secoli, diversi titoli beneficiari secondo la scelta degli stessi donatori del reddito o beneficio per far celebrare le sante Messe.
Nel secolo XXI, caratterizzato dall’interazione nell’Europea, i castelli Fermani sono tanti piccoli quartieri disseminati in un vastissimo nuovo assetto territoriale internazionale.