ARCHEOLOGIA DELLE IMMAGINI PER I CULTI DELLA MATERNITA’
Brugnolini Adriana
“Souvenir” della Dea Madre dei Piceni di 3000 anni fa. Pendagli formati da piastrine rettangolari d’avorio, raffiguranti ciascuno una donna alata vestita di chitone con mani quasi congiunte sul ventre e ali solcate da incisioni di linee oblique parallele. Ai fianchi sono due figurine muliebri diritte, pure vestite di chitone lungo sino ai piedi. La testa, ricavata da una laminetta di ambra scolpita e incastonata nell’avorio, presenta lineamenti severi e somiglia moltissimo a un’altra serie di testine femminili in bassorilievo usate come pendagli per collane, e precisamente ai mascheroncini in rilievo sull’orlo della bulla d’ambra già descritta.
Secondo il Dall’Osso anche questa donna alata rappresenterebbe la divinità madre, caratterizzata dall’atteggiamento delle mani riunite sul ventre, mentre due figurine laterali sarebbero Kore. Il Dumitrescu ammette la identificazione in Kore delle figurine laterali, mentre la figura principale, forse una divinità madre, non avrebbe il nome Cupra, purché questo nome sembra piuttosto essere etrusco-fenicio.
Figurine di questo genere derivano dai centri di civiltà del bacino orientale del Mediterraneo, sotto l’influenza delle immagini e degli ex-voto figuranti le dee mesopotamiche della Fecondità. Il gesto delle braccia portate verso l’addome simboleggia la potenza fecondatrice e generatrice. Numerose sono le figurine schematiche in marmo, in pietra calcare, in terracotta, in pasta vitrea, ritrovate negli strati preellenici, rappresentanti la dea della Fecondità e della Natura in questo e in consimili atteggiamenti rituali e simbolici. Cipro ha offerto una serie molto ricca di questi ex-voto, Micene ha idoletti simili. Tipi di questo genere sono diffusi anche in necropoli dell’Etruria Meridionale (agro Falisco): ricordiamo alcune figurine femminili d’avorio della collezione Barberini tra le antichità Prenestine, con lunghi capelli, vestite similmente di un chitone, che forse servivano a sostegno di un oggetto, ed una figurina muliebre d’avorio rappresentante la dea della fecondità, in atto di prendersi la mammella sinistra, a Marsiliana (Manciano).
(Tesi di laurea di Brugnolini Adriana di Servigliano anno 1948) <aggiunto il vocabolo “souvenir” da Antimo Lorcassi>.