L’ACQUA BENEDETTA USATA PER BENEDIZIONE IMPETRAZIONE E SEGNO BATTESIMALE. Studio di Liberati Germano

ACQUASANTIERA: IL SACRO DOMESTICO.   Nota di Germano Liberati

“L’Acqua santa” ha la sua simbologia e l’uso di radici antichissime, di natura culturale e sacrale, ed è meglio dire acqua benedetta. Come segno di purificazione l’uso dell’acqua è riscontrabile in molte culture antiche: senza andare troppo lontano, basti qui riandare al rito italico-romano della “lustratio agrorum” purificazione dei campi. Si svolgeva in primavera e era connessa con un rituale sacrale riservato ad un particolare collegio sacerdotale i “Fratres Arvales”, con processioni specifiche e canti codificati. Restano ancora frammenti del così detto “Carmen fratrum Arvalium”.

Nell’ambito cristiano tale riferimento all’acqua ha connessioni bibliche: si pensi all’acqua del diluvio, purificatrice del male del mondo; l’acqua che sgorga dal tempio di Dio nella visione del profeta Ezechiele (XXXVI, v 25 ss “Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure, da tutti i vostri idoli”).  Nel nuovo Testamento la prassi si carica di nuovi significati: l’acqua del battesimo nel fiume Giordano. Gesù stesso si proclama “ acqua viva”.

Tutto ciò viene chiaramente ripreso dalla liturgia cristiana. Eloquenti sono i testi della benedizione dell’acqua nella Veglia di Pasqua. Alcuni stralci di essi offrono questa dimensione ampia e compiuta del segno dell’acqua: “Signore, degnati di benedire quest’acqua, che hai creato perché dia fertilità alla terra, freschezza e sollievo ai nostri corpi” […] Con l’immagine dell’acqua viva i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza […]  segna l’inizio dell’umanità nuova libera dalla corruzione del peccato…”. E in conclusione: “Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del nostro Battesimo, perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i nostri fratelli, battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore”. Da ciò l’uso dell’acqua benedetta vista come un “sacramentale”, cioè un segno che ha scopo di impetrazione di grazie spirituali e anche benefici temporali”.

Acquasantiera

Fin dai primi secoli della Chiesa si afferma l’uso dell’acqua benedetta. Nel quadriportico antistante la basilica paleocristiana, v’era normalmente la fontana dell’acqua lustrale allo scopo di lavarsi prima del rito, ma anche a carattere di purificazione spirituale. Oggi residuo di tale uso rituale è la “pila” dell’acqua santa posta all’ingresso delle chiese, fatta in materiale lapideo, murata a parete o poggiata a terra su basamento. L’acqua benedetta entra nella liturgia: l’aspersione dei fedeli all’inizio della liturgia, il lavarsi le mani del sacerdote all’offertorio, l’aspersione del defunto nel rito esequiale e altro. Si diffonde anche con usi più temporali: come la benedizione pasquale delle famiglie. Tale benedizione si impartisce in particolari circostanze, come benedizione di nuove case, di istituzioni sociali, di un esercizio commerciale, e di un monumento e altro.

Il concetto dell’acqua benedetta come “sacramentale” si radica talmente che entra anche nell’uso domestico; si vuole averla anche in casa. Nascono così le acquasantiere pensili, cioè appese e pendenti dalla parete. Nei palazzi nobiliari si trovavano perlopiù nelle cappelline e oratori privati, interni all’edificio, per uso della famiglia. Nelle abitazioni più dimesse si potevano trovare all’ingresso o nella camera da letto.

L’acqua santa veniva prelevata dalla chiesa, consegnata dal sacerdote al richiedente, e portata in casa e versata in tali contenitori. Come si usa entrando in chiesa, così anche entrando in casa o in camera, si usava intingere le dita nell’acqua e ci segnava con il segno della croce: un rito vero e proprio, dunque, di doppia valenza: di purificazione spirituale innanzitutto, ma anche di impetrazione di grazia, di aiuto, di protezione.

<Prosegue sulla struttura dell’acquasantiera pensile per la Mostra specifica  del luglio 2001  Fermo, chiesa San Rocco. Cfr. La Voce delle Marche >.

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