L’AMBONE DELLA CATTEDRALE DI FERMO. Nota di LIBERATI Germano
Il nuovo ambone costituisce il compimento dell’adeguamento liturgico del presbiterio nell’ambito generale degli interventi realizzati. Nel presbiterio l’altare, la sede e l’ambone non sono da considerarsi riduttivamente come strumenti o comunque strutture semplicemente funzionali, ma luoghi liturgici, cioè spazi ben individuati, definiti e caratterizzati, in cui si svolgono momenti distinti della liturgia.
Per l’ambone, è stato seguito quanto prescrivono le norme emanate dalla CEI nel 1996 in applicazione degli orientamenti conciliari:
“l’ambone è il luogo proprio dal quale si proclama la parola di Dio. L’ambone deve essere una nobile, stabile ed elevata tribuna. L’ambone va collocato in prossimità dell’assemblea in modo da costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata e non sia in asse con l’altare della sede, per rispettare la specifica funzione di ciascun segno”.
L’ambone è corredato da un’iconografia che contribuisce oltre che a renderlo più prezioso, a esprimere in pienezza il la sua specifica identità mentre lo caratterizza di un messaggio ben chiaro. (04.02.07)
CARBONARA E DE GREGORIO (note di Liberati Germano)
Architetto Giovanni Carbonara, docente ordinario di Restauro Architettonico e Direttore della scuola di specializzazione in Restauro dei monumenti nell’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Ha tenuto corsi alla Scuola Archeologica italiana di Atene e al Centro per lo studio di conservazione e restauro; è collaboratore di numerose riviste specializzate e dell’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del CNR. Ha pubblicato numerosissimi studi sul restauro e la storia dell’architettura; ha fondato e dirige la collana “Guide di ricerca storica e restauro” dell’editore gli Liguori.
La dott.ssa Paola De Gregorio ha già lavorato insieme con l’arch. Carbonara nei bassorilievi dei lati dell’altare del duomo di Fermo; questo impegno è più significativo. È nata a Roma dove abita e lavora; si è formata all’Accademia di scultura di Roma, prima con Attilio Selva e poi con le Pericle Fazzini marchigiano. Ha esposto in molte mostre in Italia e all’estero. Con il ministero degli esteri ha esposto con delle personali a Vienna, Zagabria, Zurigo, Belgrado, Atene e Salonicco. Sue opere si trovano in collezioni negli USA, in Portogallo, Grecia, Australia e Iran. Particolarmente attenta all’arte sacra, ha partecipato ad esposizioni di questa tipologia ad Assisi, Belluno, Ravenna, e Messina. Nella sua attività artistica ha ricevuto da grandi maestri, come Fazzini e Manzù, lusinghieri attestati di stima.