Belmonte Piceno scavi archeologici stele epigrafe Bologna

PIETRA CON ISCRIZIONE COSI’ DETTA SABELLICA, E ALCUNI REPERTI PROVENTIENTE DALLA  NECROPOLI PICENA DI BELMONTE PICENO  di Edoardo Brizio anno 1903 in Notizie degli scavi

L’esistenza della necropoli a breve distanza, poco più di un chilometro a sud ovest dell’abitato di Belmonte Piceno, fu indicata la prima volta in queste Notizie degli scavi, a. 1901 dal prof. Silvestro Baglioni, il quale poté anche assistere allo scavo di una tomba, nella quale vide lo scheletro adagiato sopra un fianco, con le ginocchia ripiegate.   Lo scorso anno <1902> per mediazione del detto dot. Baglioni potei acquistare per il Museo di Bologna la suppellettile di una o più tombe, senza dubbio femminili.  Tali oggetti, oltre il pendaglio sono:

Due collane in bronzo con estremità ripiegate ad uncino, ambedue del diametro interno di metri 0,11, l’una ornata di bulle, l’altra di tre nodi biconici posti a regolare distanza l’uno dall’altro. Questi nodi furono introdotti nella verga cilindrica prima che essa venisse piegata a cerchio e prima che si rivoltassero e munissero di propria capocchia le due estremità.

Altra collana a semplice verga rotonda, diametro interno metri 0,135 (tipo Notizie degli schiavi 1901, fig.4a).

Due armille, cui una del diametro interno di m. 0,06 per i polsi e l’altra del diametro interno di m. 0,085 per la parte superiore del braccio. Ambedue consistono di verga rotonda girata a spira e terminante alle estremità in capocchia tonda.

Altre due armille di eguale diametro delle precedenti, formata la più grande di semplice verga faccettata, la più piccola di verga rotonda attraversata da un nodo.

Un’armilla formata a grosso tubo vuoto (tipo Notizie degli schiavi 1901,

fig.6h) diam. interno m. 0,07.

Un grosso anello tubulare simile, ma pieno, diametro esterno m.0,055, interno m.0,02, usato probabilmente come pendaglio.

Altro anello-pendaglio simile, diametro interno m.0,02, esterno m.0,035 a sezione trapezoidale (si confronti la necropoli di Novilara, fig.18).

Altro anello-pendaglio ornato all’esterno di sei bottoncini (diam. esterno m.0,04).

Una trentina di tubetti di bronzo a spirale.

Quattro tubetti cavi di bronzo.

Sette grani pervi di bronzo.

Avanzo di ciondolo formato da grande bulla simile a quello della su descritta tomba quarta di Montegiorgio.

Sette ciondoli-batacchi di bronzo, simili a quelli provenienti dalle tombe di Atri (Notizie degli schiavi 1902, fig.5).

Una fibula ad arco ingrossato con lungo canaletto che finisce in apice a forma di foglie (tipo Montelius, La civilisation primitive, tav. X, n. 120).

Altra fibula con Marco al losanga, fiancheggiato da due bottoni a canaletto finiente in doppia capocchia (Montelius, cit. n.116).

Orecchino costituito da anello a sottile verga di bronzo, da cui pende un disco traforato di ambra simile a quelli della seconda tomba di Montegiorgio.

Ciondoli vari di ambra in forma di batacchi e di bulle, i quali costituivano una o più collane, perché sono tutti traforati in testa.

Asticella di ferro in più pezzi, la quale era rivestita di anelli parte cilindrici e parte discoidali di ambra.

Frammenti di parecchie fibule a grosso nocciolo di ambra, le quali, nelle necropoli di tipo Novilara, sono proprie delle tombe femminili.

Due frammenti di pasta vitrea color azzurro che costituivano un rivestimento di fibula tipo Arnoaldi (Gozzadini, Scavi Arnoaldi Veli, tav. XI, n. 8).

Due fusaiuole biconiche di terracotta.

Tre rocchetti cilindro-conici in terracotta tipo Novilara.

Coppa in terracotta con pieduccio e priva del labbro.

Dai due frammenti di pasta vitrea che rivestivano fibule tipo Arnoaldi si può dedurre l’età delle or descritte tombe di Belmonte, la quale corrisponde al periodo rappresentato nella regione felsinea dalle tombe tipo Villanova del predio Arnoaldi,  vale a dire il VI secolo in circa av. Cristo. Alla quale età ben convengono anche tanto le figure di bronzo quando le armille che pure ricordano altre delle tombe Arnoaldi (cfr. per es. Gozzadini, cit. tav. XI, nn. 1,4,6).

Tombe arcaiche simili a quelle descritte dal dott. Baglioni debbono esistere pure nel predio del signor Lorenzo Vallesi di Belmonte, situato similmente a poco più di un chilometro dall’abitato, perché egli circa quindici anni addietro, nell’eseguire lavori agricoli in quel suo fondo, vi aveva trovato una grossa pietra con iscrizione sepolcrale, della quale dirò in appresso, e che aveva fatto trasportare in paese, collocandola poi dentro un’oscura bottega.

La prima volta che io fui a Belmonte nell’agosto 1901 ed in compagnia del dott. Baglioni per esaminare il sito ove estendevasi l’arcaica necropoli, questi mi parlò della pietra con iscrizione greca, come egli mi diceva, non intelligibile, che il Vallesi aver trovato nel suo podere. Quella volta, essendo assente il Vallesi, non potei vedere la pietra.

Ma le parole del Baglioni mi posero in sospetto che in luogo di una iscrizione greca si trattasse di una epigrafe sepolcrale delle cosiddette sabelliche, ma che dopo la scoperta di altre simili al Novilara (La necropoli di Novilara, pag. 178 e segg.) più esattamente si debbono dire picene. E dovendo nell’ottobre 1901 recarmi a Teramo stabilì di ritornare a Belmonte per vedere esaminare quella iscrizione. Per il che, presi prima gli accordi sia col proprietario affinché si trovasse su luogo, sia col Ministero affinché ne autorizzasse ad acquistarla, nel caso si trattasse veramente di una epigrafe cosiddetta Sabellica.

Il giorno 11 ottobre 1901 ritornai a Belmonte e veduta la pietra è riconosciuta essere l’iscrizione su di essa tracciata del tipo piceno, l’acquistai subito per il Museo di Bologna, dove ora si trova.

L’iscrizione incisa sopra un’enorme pietra irregolare di m.2,10 di lunghezza, per m. 0,75 di larghezza massima e per m. 0,15 di spessore. Le lettere poco profonde occupano tre lunghe linee che vanno senza interruzione da sinistra a destra e viceversa, cioè nella maniera detta bustrofedica.

Le tre linee erano lunghe ciascuna, in origine, circa un metro: ma disgraziatamente presso il lato destro sono ora per maggior parte logore, ben conservate al contrario si presentano nel lato sinistro.

Gli elementi che costituiscono l’epigrafe sono quelli stessi ben noti di altre iscrizioni simili, specialmente quelle di Sant’Omero, Cupramarittima e Castignano, non escluso il segno diacritico formato da tre punti di linea verticale: e quantunque la lettura di molte parole sia abbastanza facile, pure rimane oscuro il loro significato, tranne per la prima parola Apunis, nella quale dobbiamo probabilmente riconoscere il nome della persona, a cui fu posto il monumento, e ch’era della famiglia Aponia. Perciò mi limito a pubblicare l’iscrizione che ho cercato di riprodurre con la maggiore diligenza in seguito all’accurata lettura fattane insieme col dott. Negrisoli, R. Ispettore di questo Museo, e ripetuta revisione del disegno fattane dal prof. Trebbi.

Per la sua forma e la disposizione delle lettere la pietra si può confrontare con quella di Bellante, della quale l’iscrizione occupa similmente tutto il lato destro, mentre il sinistro ne rimane interamente libero, affinché da quel lato potesse venire infissa nel terreno.

Per conseguenza anche la pietra di Belmonte, quantunque abbia l’iscrizione tracciata e circoscritta nel senso della lunghezza, doveva, come quella di Bellante essere situata verticalmente, avendo infisso dentro terra gran parte del lato sinistro privo di iscrizione ed  aguzzo, che ne costituisce il tallone.

Collane (numero 2) in bronzo una con bulle, l’altra con tre nodi biconici in verga cilindrica con le capocchie nelle estremità ad uncino BRIZIO,1903.

Collana a semplice verga rotonda BRIZIO,1903.

Armille (numero 2, una maggiore, una minore) in verga rotonda con capocchia alle estremità BRIZIO,1903.

Armille (numero 2) una grande di verga faccettata, l’altra minore di verga rotonda attraversata da un nodo BRIZIO,1903.

Armilla formata a grosso tubo vuoto BRIZIO,1903.

Anello (numero 3) forma tubulare , grosso, uno ornato all’esterno di sei bottoncini BRIZIO,1903.

Tubetti di bronzo a spirale (una trentina) BRIZIO,1903.

Tubetti cavi di bronzo (numero 4) BRIZIO,1903.

Grani bucati di bronzo (numero 7) BRIZIO,1903.

Ciondolo, fravmmento formato da grande bulla BRIZIO,1903.

Ciondoli-batacchi di bronzo (numero 7) BRIZIO,1903.

Fibula ad arco ingrossato con lungo canaletto che finisce in apice a forma di foglie BRIZIO,1903.

Fibula con arco a losanga, fiancheggiato da due bottoni a canaletto; e capocchia all’estremità BRIZIO,1903.

Orecchino -anello a verga di bronzo, da cui pende un disco di ambra BRIZIO,1903.

Ciondoli vari di ambra in forma di batacchi e di bulle, traforati per collane BRIZIO,1903.

Asticella di ferro in più pezzi, la quale era rivestita di anelli parte cilindrici e parte discoidali di ambra BRIZIO,1903.

Fibule (parecchi frammenti) a grosso nocciolo di ambra BRIZIO,1903.

Vetro, due frammenti di pasta vitrea color azzurro a rivestimento di fibula BRIZIO,1903.

Fusaiole (numero 2) biconiche di terracotta BRIZIO,1903.

Rocchetti (numero 3) cilindro-conici in terracotta BRIZIO,1903.

Coppa in terracotta con pieduccio BRIZIO,1903.

Vetro, due frammenti di pasta vitrea BRIZIO,1903.

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