IL BEATO PAOLO VI, EROE A DIFESA DELLA VITA UMANA (pensieri di Ciccone Lino)
E’ in gioco lo sviluppo umano
Paolo VI volle stabilire la “Commissione pontificia di studio sui problemi della popolazione, della famiglia e della natalità”. Chiamò a farne parte studiosi di tutto il mondo, non di teologia soltanto, ma di medicina, psicologia, sociologia, demografia, economia. La commissione concluse i suoi lavori dopo due anni. Papa Montini prese ancora altri due anni di tempo per giungere ad una scelta attentamente ponderata. Nell’udienza immediatamente successiva alla pubblicazione del enciclica, Humanae vitae, il 31 luglio 1968, con semplicità commovente ebbe a confidare: “Non mai abbiamo sentito come in questa congiuntura il peso del nostro ufficio. Abbiamo studiato, letto, discusso quanto potevamo; e abbiamo anche molto pregato”. E poco dopo aggiungeva: “ Quante volte abbiamo avuto l’impressione di essere quasi soverchianti da questo cumulo di documentazioni … Quante volte abbiamo trepidato davanti al dilemma d’una facile condiscendenza alle opinioni correnti, ovvero d’una sentenza male sopportata dall’odierna società, o che fosse arbitrariamente tanto grave per la vita coniugale.” Alla base di tutto questo travaglio, quello che egli stesso indicò come “il primo sentimento” provato nei quattro anni antecedenti, quello “di una nostra gravissima responsabilità”. Ma alla fine: “Non abbiamo avuto dubbio sul nostro dovere di pronunciare la nostra sentenza nei termini espressi dalla presente enciclica”.
Com’è noto, la soluzione del problema fu dal pontefice delineata in dissenso da quella che aveva proposto la maggioranza dei membri della commissione di studio, e in coerente continuità e sviluppo del precedente magistero ecclesiale: no ad ogni forma di contraccezione, sì ad una responsabile regolazione del comportamento sessuale coniugale, o continenza periodica, in base a motivi eticamente validi.
Nell’esporre i motivi che giustificano tale soluzione, Paolo VI mostrò di cogliere chiaramente e profeticamente i valori che erano, e sono, in gioco. Valori fondamentali e nodali per l’umanità: la vita stessa innanzitutto, ma anche, in stretta connessione con tale valore primario, la dignità della persona, e della donna in particolare, l’autenticità dell’amore coniugale, i valori della sessualità già minacciati da una esasperata privatizzazione e dalla diffusa sua riduzione a semplice mezzo di piacere; inoltre il modo stesso di porsi dell’uomo di fronte a Dio creatore, e autore primo di ogni vita umana.
L’Humanae vitae è forse l’enciclica più contestata nella storia, non solo fuori, ma anche dentro la stessa comunità ecclesiale. Una specie di “crucifige” si levò contro Paolo VI, dopo l’”osanna” gridato poco più di un anno prima, per un’altra enciclica, la Populorum progressio (26 marzo 1967), dedicata ai problemi che oggi noi diciamo dei rapporti Nord-Sud, problemi della fame, dello sviluppo, della cooperazione tra i popoli, della pace stessa, in definitiva.
Profondamente connessi tra loro i problemi, altrettanto coerenti tra loro sono le soluzioni ad essi proposte nei due magistrali documenti. In ambedue appare criterio prioritario e determinante il rispetto dell’uomo e la promozione di un suo sviluppo integrale, cioè di “tutto l’uomo e di tutti gli uomini”, senza cedimenti e mutilazioni o riduzioni di sorta. L’urgenza della difesa dell’uomo si è rivelata sempre più profeticamente indovinata, via via che, nel corso degli anni successivi, sono venute emergendo le tragiche conseguenze del misconoscimento e del dissenso dalle linee tracciate da Paolo VI. La mentalità contraccettiva, una volta estesa e socialmente legittimata, ha spianato la via alla legalizzazione dell’aborto, vera strage di innocenti nel mondo intero. La mentalità abortista, a sua volta, sta spianando la strada dell’eutanasia. Contemporaneamente altri milioni di vittime per fame sono la conseguenza dell’ostinato rifiuto della comunità internazionale ad accogliere seriamente le direttive e gli appelli appassionati di papa Montini, mentre le minacce di una totale autodistruzione incombe sempre più fosca sull’umanità intera.
Tracciando egli stesso il bilancio dei suoi quindici anni di pontificato, nell’omelia alla Messa del 29 giugno 1978, poco più di un mese prima della sua morte, Paolo VI raccolse tutta la sua intensa operosità in due grandi capitoli: “impegno offerto e sofferto di magistero a servizio della verità” e “difesa della vita umana”. Ai primi posti, tra i “punti più significativi” di tale difese, egli pose la ”Populorum progressio” e la “Humanae vitae”.
Brillava così di luce più piena l’affermazione drammatica fatta dallo stesso Pontefice nella prima di quelle due encicliche: “La sopravvivenza di tanti bambini innocenti, l’accesso ad una condizione umana di tante famiglie sventurate, la pace nel mondo, l’avvenire della civiltà sono in giuoco: a tutti gli uomini e a tutti i popoli di assumersi le loro responsabilità.”