IL BEATO PAOLO VI PEDAGOGO AMABILE DEL CONCILIO VATICANO II

PAOLO VI amabile pedagogo del Concilio Vaticano II

Udienza generale del  12. 01. 1966 (seconda parte)

 Il Concilio  è un grande atto del magistero della Chiesa.

Perciò il Concilio aiuti i fedeli, maestri o discepoli che siano, a superare quegli stati d’animo – di negazione, d’indifferenza, di dubbio, di soggettivismo, ecc-  che sono contrari alla purezza e alla fortezza della fede. Esso è un grande atto del magistero ecclesiastico; e chi aderisce al concilio riconosce ed onora con ciò il magistero della Chiesa; e fu questa la prima idea che mosse Papa Giovanni XXIII (…) “Ciò che più importa al Concilio ecumenico è questo: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia più efficacemente custodito ed esposto”.

Non sarebbe perciò nel vero chi pensasse che il Concilio rappresenti un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, oppure autorizzi e promuova un facile conformismo alla mentalità del nostro tempo, in ciò che essa ha d’effimero e di negativo piuttosto che di sicuro e di scientifico, ovvero conceda a chiunque di dare il valore e l’espressione che crede alla verità della fede. Il Concilio apre molti orizzonti nuovi agli studi biblici, teologici e umanistici, invita a ricercare e ad approfondire le scienze religiose, ma non priva il pensiero cristiano del suo rigore speculativo, e non consente che nella scuola filosofica, teologica e scritturale della Chiesa entrino l’arbitrio, l’incertezza, la servilità, la desolazione, che caratterizzano tante forme del pensiero religioso moderno, quando è privo dell’assistenza del magistero ecclesiastico.

Valori  degli insegnamenti del Concilio.

Vi è chi si domanda quale sia l’autorità, la qualificazione teologica, che il Concilio ha voluto attribuirle ai suoi insegnamenti, sapendo che esso ha evitato di dare definizioni dogmatiche solenni, impegnanti l’infallibilità del magistero ecclesiastico. E la risposta è nota per chi ricorda la dichiarazione conciliare del 6 marzo 1964 ( ..). Il supremo magistero ordinario, così palesemente autentico, deve essere accolto  docilmente e sinceramente da tutti i fedeli, secondo la mente del Concilio circa la natura e gli scopi dei singoli documenti.

Dobbiamo entrare nello spirito di questi criteri basilari del magistero ecclesiastico, e accrescere nei nostri animi la fiducia nella guida della Chiesa sui sentieri sicuri delle fede e della vita cristiana. Se questo faranno i buoni cattolici, i bravi figli della Chiesa e specialmente gli studiosi, i teologi, i maestri, i diffusori della Parola di Dio, nonché gli studenti e i ricercatori stessi del dottrina autentica scaturita dal Vangelo e professata dalla Chiesa, è da sperare che la fede e con essa la vita cristiana e anche quella civile avranno grande ristoro, quello appunto che deriva dalla verità che salva, perché davvero lo “Spirito del Concilio” vuol essere Spirito di verità  (Gv 16,13).

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