<Maranesi Francesco> Rassegna d’arte nel Fermano CARLO CRIVELLI
a MASSA FERMANA
Nella seconda metà del ‘400, il pittore veneto Carlo Crivelli, dopo essere stato alla scuola dello Squarcione ed avere avuta chiara conoscenza e stima del Mantegna, emigrò nella parte meridionale della Marca d’Ancona, e, facendo la spola tra Ascoli e Fermo, ebbe a lavorare o per conventi di religiosi o per famiglie patrizie.
Rare volte uscì dalla consueta disposizione dei polittici, ma la sua mente fu sempre in moto alla ricerca della più delicata varietà, rimanendo amabilmente ingenuo e commosso osservatore della natura, sempre intenta a sbocciare e a fiorire i suoi profumati e coloriti prodotti.
Cambiò il tipo delle sue Madonne come se una successione di impressioni della ricca avvenenza femminile scuotesse a mano a mano il suo cuore avido di quelle contemplazioni, imprimendo ad esse ora una grazia soave ora un senso di severità e di fissità malinconica che affila i lineamenti, mentre le mani virginee sfiorano carezzevoli e protettrici il Bambino.
Nei quadri laterali alternò papi e vescovi, contriti ma ieratici, in ricchi piviali, a vecchi monaci emaciati dalle mortificazioni; vergini pudiche e gentili; a giovani santi baldi ed abbigliati, mentre nel timpano circondò di donne, o sfigurate da uno spasimo o sfiorate da un dolore pacato, il cadavere di Cristo sedente nel sepolcro.
Con colori armoniosi, che hanno carattere netto e puro come smalto giapponese, arricchì le stoffe di arabeschi; cinse di perle il collo delle immagini, incastonò gemme nei diademi; levigò i marmi verdi e violacei dei troni; fece scintillare le limpide ampolle iridescenti deposte sui gradini, con schegge di diaspro, e recanti i gambi dei fiori in vasi; distese ricchi festoni di frutta usati in alto a completare il preziosismo decorativo.
Diede grande valore alla linea che rimane nitidamente dura, senza sperdersi nelle sfumature del chiaroscuro; ma in quella secchezza seppe far lampeggiare vivide sensazioni.
Tutte queste qualità peculiari di Carlo Crivelli si riscontrano nel superbo polittico, firmato e datato 1468, che si ammira nella chiesa prepositurale di Massa Fermana proveniente da San Silvestro in quel comune, commesso al Crivelli, secondo Amico Ricci, da un conte fermano Azzolino, opera considerata come la più antica della serie marchigiana.
La parte superiore è costituita da tre cuspidi residue delle cinque originarie; al centro è l’Ecce Homo, emergente dal sepolcro, dal volto macilento e dalle membra scarne. Nei pannelli laterali è raffigurato l’evento della Annunciazione che si svolge negli interni di un castello dalla merlatura ghibellina; a destra: l‘Arcangelo Gabriele dalle ali screziate in stato di volo e dalle vesti e dalle chiome svolazzanti; a sinistra: la Madonna dal verginale viso e dalle diafane mani piegate.
Il complesso mediano è formato da cinque quadri colorati nel terzo inferiore e dorati nella parte superiore. In quello centrale si staglia la Madonna col Bambino, raggomitolato nell’ampio manto materno, voltata di tre quarti, seduta in un trono sormontato da due saporose frutta. Nel viso ovale di lei è soffusa una serena spiritualità.
Nei quadri laterali di destra, sono il papa S. Silvestro in ricchi paludamenti pontificali e S. Francesco con i segni delle stigmate, in quelli di sinistra S. Lorenzo in dalmatica e S. Giovanni Battista coperto di vello.
Nella predella si susseguono, da sinistra verso destra, distribuite in quattro piccoli pannelli, con accentuato movimento e con intensa espressione patologica l’Orazione nell’orto, la Flagellazione, la Crocifissione, la Resurrezione.
In tutto il politico, realizzato con forti contrapposizioni cromatiche, con nobili accenti di carattere e di vitalità e con squisito senso di eleganza nel definire le sagome delle figure, le movenze, gli ambienti, è diffuso il senso di plasticità notevole e ieratica del Crivelli, pur nelle accentuazioni naturalistiche della scuola romana.