Assistenza a Fermo Confraternita Santa Maria novella, studio di Liberati Germano

A FERMO L’ASSISTENZA FRATERNALE del 1341 di LIBERATI Germano

Nel primo Trecento le iniziative caritative e assistenziali ebbero a Fermo la manifestazione più alta con l’istituzione dell’ospedale di Santa Maria novella della Carità, da parte del vescovo  diocesano  fra’ Iacobo nel 1341 (Archivio di Stato Fermo Pergamena delle Opere pie n. 221).  Oltre al sovvenire alle necessità materiali, questo ospizio aveva il compito di impartire un’assistenza religiosa. Il priore degli Agostiniani, Fra’ Tommaso, concesse a Santa Maria novella della Carità tutti i benefici spirituali che si godevano dagli Agostiniani (pergamena ivi n. 233). Lo stesso anno venne nominato il primo cappellano (pergamena ivi n. 199).

I documenti sono le pergamene dell’Archivio Storico di Fermo (=ASF) presso l’Archivio di Stato di Fermo, trascritti da LIBERATI Germano, tradotti per questa occasione in italiano da Carlo Tomassini. Si indicano le pagine della Tesi di Laurea presso l’Università degli Studi di Urbino, Facoltà di Lettere e Filosofia: “Economia e Governi a Fermo nel primo trecento”del candidato Germano LIBERATI. Relatore: ch.mo Prof. Lino Marini. Anno Accademico 1969-1970 (citata nel seguito: Tesi, pag.). Cfr LIBERATI, Germano “Dinamica della vita economica e politica a Fermo nel secolo XIV” in “Studi Urbinati” a. XLIX, n.2, 1975, Urbino, pagg.9-29.

Doc.  Anno 1341 maggio 10. ASF pergam. Brefotrofio n.221. Tesi pp. 292-295.

Fondazione dell’ospizio di Santa Maria novella della Carità a Fermo

“Frate Jacobo, per grazia di Dio e della sede apostolica, vescovo e principe di Fermo, ai nostri diletti in Cristo, sindaco e persone della fraternità di santa Maria novella della Carità della città Fermana, salute nel Signore. È stata presentata a noi, da parte vostra, l’umile richiesta di fondare un ospizio. Vi dite accesi dal fervore dello spirito della Carità, da cui scaturisce una fonte viva, a cui non comunica un estraneo, e per redimere i peccati vostri e dei parenti, anche per comodità dei debilitati, e dei poveri di Gesù Cristo, degenti in ogni parte, voi desiderate fondare un ospedale e costruirlo e dotarlo di quanto è congruo e necessario per il sostentamento e per la quiete di questi poveri, con una ospitalità generale, e desiderate costruire  nell’ospedale e nell’oratorio due altari e più, in cui per mezzo di sacerdoti da voi mantenuti, possiate ascoltare gli uffici divini, affinché per mezzo di questi e di altre cose, vivendo con l’ispirazione divina, possiate giungere ad una fine lodevole. La vostra supplica chiede che ci degniamo di concedere e dare l’autorizzazione a costruire ed erigere l’ospedale nella città, in contrada San Bartolomeo, o altrove, e in questo ospedale od oratorio della fraternità stessa, di nostra autorità far costruire  gli altari e celebrare i divini uffici per mezzo di uno o più sacerdoti sostentati da voi, e i lasciti che sono stati fatti e che si fanno e si faranno in futuro, possano essere chiesti e conservati e distribuiti per migliorare l’ospedale e per le necessità dei poveri e per le persone debilitate ecc.  e di poter raccogliere  il pane attraverso la città o fuori, con il sacco o la bisaccia, o senza, per la vita e per il sostentamento dei poveri e delle persone che stanno nell’ospedale, chiedete che a tutti coloro che lasceranno qualche cosa e saranno di aiuto per voi,  sia da noi concessa un’indulgenza; inoltre che per l’ospedale che per l’ispirazione divina sarà costruito in futuro, con i beni già acquisiti, lasciati dai fedeli cristiani e acquistati a qualunque titolo, anche in caso di lasciti legati e di eredità per ultime volontà (=testamenti), di nostra autorità,  ci degniamo di esimere, e siano esentati dalla porzione  diocesana sui beni dei lasciti. Volete pagare a noi ed ai nostri successori, ogni anno, il censo, per compensare la porzione canonica, nella festa di santa Maria di agosto, 12 libbre della moneta che sarà in corso nell’epoca.  Per tutte le cose espresse nella vostra richiesta, noi di autorità ordinaria, per quanto possiamo e degnamente siamo tenuti,  concediamo l’autorizzazione, trattenendo per noi e per i nostri successori quel che deve essere dato nella festa dell’assunzione della beata Vergine per compensazione della canonica porzione con le 12 libbre di moneta usuale; al quale pagamento voi e l’ospedale siete tenuti come censo e riconoscimento del nostro dominio sull’ospedale che esentiamo da ogni porzione diocesana sui beni acquisiti o che acquisirà in futuro, in qualunque modo. Inoltre per tutti coloro che veramente pentiti e confessati daranno, offriranno, faranno lasciti, legati nelle loro ultime volontà, e daranno aiuti in altri modi per il sostentamento dell’ospedale nelle loro ultime volontà,  noi misericordiosamente concediamo l’indulgenza di 40 giorni, lucrabile ogni giorno, sulla penitenza a loro impartita, fidando nella misericordia dell’onnipotente Dio, della beata Vergine Maria alla quale deve esser intitolato questo ospedale  e dei beati apostoli Pietro e Paolo e dei gloriosi martiri Claudio e Savino nostri patroni. Disponiamo … ecc. A nessuno sia lecito contrastare … ecc. Se qualcuno tuttavia  oserà violare questa disposizione,  sappia che incorrerà nell’indignazione dell’onnipotente Dio, della beata Maria sempre Vergine, dei beati apostoli Pietro e Paolo e dei gloriosi martiri Claudio e Savino, patroni della nostra Chiesa. A testimonianza di queste cose abbiamo fatto fare la presente lettera, munita con l’appendervi il nostro sigillo. Data e fatta a Fermo, nel palazzo vescovile, nell’anno del Signore 1341,  indizione nona, a tempo del papa Benedetto XII, giorno 10 del mese di maggio. Segno per il sigillo.

Dopo l’autorizzazione vescovile arrivarono altre donazioni: Matteo Bonconte nel 1348 redasse il suo testamento lasciando erede  questo ospizio (ASF: pergamena del Brefotrofio n. 1). Lo stesso fece il sacerdote Federico Palmieri nel 1361 (pergamena ivi n. 2). L’edificio sorgeva in contrada san Bartolomeo edificato su un suolo che era del Capitolo della Cattedrale, salvi i diritti dei canonici (pergamene ivi  nn. 123 e 124). Da alcune ricevute conservate, il censo per Roma, stabilito in 12 libre, risulta pagato (pergamena ivi  n. 125 anno 1343 e perg. n. 228 anno 1370). Dopo un decennio dalla fondazione anche il vescovo Bongiovanni incrementò i lasciti con una sua bolla che riconfermava la facoltà per l’ospizio di recepire donazioni e di raccogliere offerte ( pergamena ivi n. 126 anno 1351).

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