Storia della Chiesa Fermana dal III al XVIII secolo di Michele Catalani traduzione e note di TASSI Emilio

CATALANI Michele, De Ecclesia Firmana. I vescovi e gli arcivescovi della Chiesa Fermana. Commentario  secc. III – XVIII. Traduzione, introduzione e note di TASSI Emilio. Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo Fonti per la storia Fermana, V, Fermo (Andrea Livi) 2012. pagine 542

Ecco un bel volume, di cui si deve esser grati, teso ad aggiornare i dati sinora insufficienti e incompleti sulla storia della diocesi e dei vescovi di Fermo oltretutto mal reperibili nelle pubblicazioni, e in internet wikipedia.it.

Michele Catalani, autore dell’opera, scritta in lingua latina, visse nella seconda metà del secolo XVIII, epoca di cui egli ha echeggiato lo spirito critico, pur serbando l’amore per il passato. Era ecclesiastico, avvocato e fu direttore della biblioteca comunale di Fermo.

Il Catalani non era un antiquario erudito, ma soprattutto un biografo capace di narrare la vita dei presuli come persone inserite nel contesto sociale e pubblico dei rispettivi secoli. Con un gusto speciale intellettuale si interroga, interpreta i dati, propone e discute le riflessioni confrontandosi con altri esperti e coglie al meglio gli aspetti istituzionali e culturali dell’agire umano.

Il traduttore Emilio Tassi riferisce nell’Introduzione che l’autore considera gli aspetti pastorali e religiosi, quelli educativi culturali e quelli riformistici sociali, con una visione problematica con l’intento di andare al di là dei particolarismi locali. Il metodo del Catalani infatti presenta la validità del saper compiere ricerche sicure sulle fonti che consentono di esplorare documentativamente la vita dell’antica Chiesa particolare di Fermo.

Il suo “Commentario” è quindi un’indagine scientifica che si avvale di una documentazione adeguata, grazie alle relazioni con molte personalità che conoscevano gli archivi marchigiani, e romani. Non si tratta quindi di una semplice storiografia locale, ma di una interpretazione della romanità ecclesiale, della universalità delle relazioni e delle opere evangeliche nella vita personale e pubblica, attraverso l’illustrazione delle azioni dei prelati e dei legati papali.

Autore di vari studi motivati, rigorosi ed approfonditi, personalità dotata di distinte qualità umane e morali, ricercatore colto, illuminato egli vuol essere innovativo nell’eliminare le imprecisioni e le deformazioni fantasiose degli eruditi e degli storici.

Docente dello Studio generale fermano, il suo stile è elevato, nutrito di un umanesimo classico che suscita l’amore al sapere.

Si propone innanzitutto di correggere l’elenco dei vescovi Fermani pubblicato un secolo prima da Ferdinando Ughelli nella sua Italia Sacra, espungendone alcuni presuli ed aggiungendone altri; il tutto in stretta consonanza con le fonti documentarie ed in tal senso il Catalani premise all’opera due “Prolegomeni”: uno di confronto con Ughelli, e l’altro per presentare le carte da valorizzare, in particolare il Regesto vescovile Fermano.

All’illustrazione delle biografie di 79 presuli, dal III al XVIII secolo, l’Autore fa precedere in numerose pagine il chiarimento sistematico in relazione alle motivazioni della ricerca, agli inizi del cristianesimo nel territorio dell’episcopato fermano, alla origine della diocesi, al potere dei suoi vescovi, ai canonici della Chiesa matrice ed ai santi particolari del Fermano.

Emilio Tassi non appare come semplice traduttore, è piuttosto da considerare un attento annotatore con perspicaci commenti ed aggiornamenti. Del resto chi consulta internet “bibliosip.it” lo trova autore di molte pubblicazioni; i suoi inizi comunque si rinvengono negli archivi.

E’ benemerito per il riordino completo dell’archivio storico arcivescovile di Fermo (ASAF) collocato in sei stanze; ha anche riordinato gli archivi storici comunali di Ripatransone (1993) e di Carassai (1995), suo paese natale che ha fatto illustrare in varie pubblicazioni.

Inoltre nel 2008 ha completato una pregevole pubblicazione sulle pergamene dell’archivio diplomatico della stessa Ripatransone. Contemporaneamente si andava dedicando alla traduzione e al commento del “De Ecclesia Firmana” di M. Catalani condividendone il dominio dello spirito documentale. Tra l’altro ha manifestato tali suoi interessi già nel 1990, pubblicando i documenti dei secc. XV-XVI relativi alla vita religiosa nel castello di San Benedetto del Tronto.

Il Tassi, direttore  dei  “Quaderni dell’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo” ha curato la pubblicazione sinora di 53 volumi , ciascuno di oltre 120 pagine e può essere considerato lo storiografo dell’arcidiocesi Fermana perché ne ha delineato i caratteri nei suoi molteplici saggi editi anche in altri periodici, come “Studia Picena”, o “Archiva Ecclesiae”, e la compilazione di alcune voci del “Dizionario del Movimento Cattolico italiano” e del dizionario “Le diocesi d’Italia”.

Egli, più di tutti gli altri scrittori, ha elaborato studi per la rivista Quaderni ASAF, realizzando una continuità logica nei molti lavori di ricerca, raccolti in parte nel volume sugli arcivescovi di Fermo nei secoli diciannovesimo e ventesimo, pubblicato nel 2006 in occasione del 25º anniversario della inaugurazione del nuovo archivio diocesano tenacemente voluto e realizzato dall’arcivescovo emerito di Fermo l’eccellentissimo mons. Cleto Bellucci tra gli anni 1980/85.

Come direttore dell’archivio diocesano ha collaborato con vari studiosi fornendo loro documenti e, per citarne uno, con Alejandro Dieguez dell’Archivio Vaticano, come si legge nelle sue pubblicazioni.

Data la sua operosità, si comprende come sia stato non solo traduttore ma anche annotatore del libro del Catalani con un nuovo apporto che ha raddoppiato la mole delle notizie bio-bibliografiche dell’antico Autore.

Il Tassi nel prezioso aggiornamento indica con dovizia le conoscenze pertinenti alle testimonianze riscoperte negli ultimi due secoli. Questo lavoro di commento, frutto di studi meticolosi, offre suggerimenti a chi volesse approfondire le attività delle personalità ecclesiali fermane e le situazioni delle diverse epoche, in vista di ulteriori completamenti.

Questo lavoro di traduzione e di implementazione del libro del Catalani era, circa un decennio fa, apparso “impossibile” al grande latinista della Segreteria di Stato del Vaticano mons. Tommaso Mariucci  (carassanese). Don Emilio ha “sgobbato” con un testo latino difficoltoso, tanto che ci sono voluti sette anni di elaborazione per portare a termine la presente opera. In questa fatica, lo hanno sorretto la volontà e l’impegno di divulgare le conoscenze, in modo da favorire ed accontentare i lettori che oggi si possono impadronire in lingua italiana della storia fermana, ed arricchirsi di ulteriori indicazioni e sollecitazioni.

Nel pieno rispetto per il pensiero del Catalani, senza tradurre “a paroletta”, il discorso è reso chiaro ed espresso in forma scorrevole. Il traduttore ed annotatore, nel completare con rigore scientifico le notizie pertinenti e nell’incoraggiare ulteriori studi, usa il criterio di lasciare dubbie le cose dubbie e di definire certe solo quelle documentate.

Le ultime parole con cui il Catalani chiude il suo “Commentario” riguardano la vita del popolo e rivelano la sua aperta laicità. Egli dice che la vita di un arcivescovo non è definita soltanto dal numero degli anni e dal cumulo dei meriti, ma anche dall’utilità per la Chiesa e per la “comunità civile”. Questa storiografia  è laica nel presentare le scuole, gli ospedali, i servizi sociali, i collegi, le arti, la monumentalità, l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche.

La traduzione delle biografie dei vescovi finisce a p. 359, poi seguono 183 dense pagine che presentano le sintesi in italiano dei 104 documenti latini del Catalani qui riportati citando i manoscritti e le pubblicazioni utilizzate dal Catalani, del quale si aggiunge un breve profilo (p.479).

I documenti sono tessere necessarie a comporre il mosaico della storia. Il riferimento agli archivi è un invito a frequentarli per valorizzare il materiale necessario alla ulteriore raccolta delle fonti per meglio delineare la storia Fermana.

Una premessa è stata posta dal traduttore alla esposizione documentale (pp. 361-371) per riguardo all’elenco ed all’indicazione delle fonti. L’esplorazione di vari archivi, la selezione degli atti furono realizzate dall’autore del secolo XVIII con il criterio di voler illustrare le personalità e le attività dei Presuli ed in questa dinamica egli inserì le notizie sulla storia civica.

Per i primi vescovi il Tassi analizza bene le fonti e l’uso che se n’è fatto. Indica le varie tipologie: Padri della Chiesa, Atti dei martiri, Tabulae dei concili, lettere, bolle, Brevi dei pontefici romani, concessioni di privilegi, atti notarili di donazioni, di permute, di compravendite, di enfiteusi e atti di controversie come testimonianze, sentenze e appelli; inoltre concessioni di autonomie comunali e gestione patrimoniale. I registri vaticani sono stati esplorati, grazie alla preziosa colla-borazione della dott.sa Pierangela Romanelli, per le nomine dei vescovi, degli amministratori diocesani, e per le decisioni assunte dai legati e dai nunzi papali. Non sono stati trascurati i documenti degli anti-vescovi (scismatici) nominati dagli anti-papi.

Il Tassi, prima di raccogliere in bibliografia le opere da lui stesso usate per le annotazioni, offre una bella serie dei nomi dei presuli Fermani dall’anno 247 ad oggi (pp. 485-491). Conclude l’opera con gli ampi ed utilissimi indici dei nomi delle persone, dei toponimi ed anche degli autori citati nelle note del volume; tali indici sono stato compilati dall’esperto studioso Franco Regi.

La Chiesa Fermana si è distinta per la dignità delle persone che la governarono e guidarono nei diciassette secoli di operosità documentata. E’ una vicenda cristiana che l’arcivescovo Luigi Conti nella Prefazione dice “congiunta nel bene e nel male alla vita di una popolazione che ha incontrato la vera religione in età precostantiniana.”

Viene da riflettere sulla missione degli storiografi, sull’esempio del Catalani a ciò incaricato da mons. Andrea Minucci, così come il Tassi è stato in qualche modo incoraggiato dall’arcivescovo mons. Cleto Bellucci, fondatore dei nuovo archivio. Per entrambi vale quel che è stato scritto nei “Quaderni ASAF” nel 1996 in riferimento all’illustre docente don Serafino Prete, storico fermano dall’abito critico accompagnato da signorilità e delicatezza. In comune con il Catalani si evidenzia la dote di valorizzare magistralmente la pluralità delle fonti storiche, dall’archeologia alla agiografia, dai testi letterari alle carte delle pubbliche amministrazioni, mai discostandosi dal rigoroso ambito scientifico, esercitando costantemente un profondo acume critico, ed una un’estrema chiarezza.

Il lettore è sensibilizzato ad esplorare le testimonianze storiche ed ad indagare la stretta correlazione tra la storiografia locale e quella di ambito generale. Emergono in tal modo tanti temi e problemi che sono al centro del dibattito storiografico generale.  Emilio Tassi, traduttore ed annotatore del Catalani che del prof. Prete è stato discepolo, con questa nuova opera trasmette il richiamo a studiare la storia sotto il segno della ragione nella raccolta dei dati.

Questa laboriosa edizione del “De Ecclesia Firmana” è stata dedicata al Santo Padre Benedetto XVI con gratitudine per il suo illuminato e appassionato ministero Petrino, inoltre alla santa Chiesa particolare che vive a Fermo con i suoi arcivescovi, il clero, le parrocchie, tra cui quella natale di Carassai, infine ai genitori e ai famigliari.

Rimane un appello che invoglia a documentare e narrare in modo preciso il senso autentico del vivere dei popoli e dell’agire delle personalità che ci hanno preceduto, viventi ora nella Gerusalemme celeste e commemorate nel ricordo.

E’ infine necessario e gradevole sottolineare l’importante opera di promozione culturale stimolata e sostenuta dalla Fondazione CARIFERMO, guidata e presieduta con intelligenza e squisita sensibilità culturale dal dott. Ing. Amedeo Grilli.

Carlo Tomassini

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