Va o non va la scuola?
Antimo Lorcassi
I docenti, gli alunni, in genitori sono i protagonisti primari della vita scolastica, nel contesto burocratico di leggi e circolari ministeriali. Proviamo ad intuire quello che secondo i protagonisti potrebbe far funzionare e rendere utile la scuola. Gli studenti vogliono una scuola che sia interessante, coinvolgente, entusiasmante, in modo che la loro attenzione ed il loro interesse siano facilitati con docenti sanno stare vicino a loro, senza pensare troppo.
Non è che i ragazzi più furbi e scansa fatica, che dicono di cavarsela senza studiare e senza stare attenti alle lezioni, siano quelli più apprezzati dai compagni. Blefferebbe chi sfuggisse alle verifiche, purché queste siano ben avviate e accompagnate dai consigli opportuni dei prof. Lo studente detesta ogni parzialità, e rifiuta ogni accusa di “ fannullone, scalda sedia “ perché cerca di scoprire argomenti utili che ancora non conosce. Sperando che gli servano per le proprie future scelte.
I genitori vogliono sperare e spronare i figli per il loro bene, gradiscono i professori che, in momenti extrascolastici, coinvolgono i ragazzi anche con gite, musica e teatro, purché i figli riescano ad andare avanti negli studi, senza essere scoraggiati, anzi trovando amici intelligenti e solidali che amano la vita. Così l’impegno degli studenti viene gratificato, incoraggiato a vincere la stanchezza, l’apatia, il disinteresse. Vogliono i figli decisi a non mollare di fronte alle difficoltà della vita, anzi pronti a vincerle con passione e fiducia. I genitori non apprezzano i modi arroganti nei figli, neppure l’ignoranza nella scuola, pur senza intervenire, a meno che non siano richiesti da qualche parzialità.
I docenti hanno vari atteggiamenti, ma tutti vogliono raggiungere i risultati per i quali si spendono le energie nelle classi, con sempre un pizzico di entusiasmo e con la collaborazione dei genitori e dei giovani pazienti qualora un risultato non andasse bene. È sempre brutto, per chi insegna, il trovarsi a litigare con un padre e con una madre che pretendessero tutto dalla scuola e dessero tutte le colpe agli altri.
È per tutti i bello tenere vivi l’altruismo e la speranza di collaborare. Nei risultati, è sempre brutto bocciare, ma è brutto anche promuovere i menefreghisti. Bello è il coinvolgimento di tutti nell’unico fine di raggiungere veri successi. Non gente annoiata, pretenziosa, disimpegnata. Tutti intenti a poter promuovere lo sviluppo delle competenze affinché le abilità, le risorse, le attitudini e le passioni di ciascun protagonista siano usate in modo da soddisfare le esigenze della vita comune.
La scuola è un tirocinio di umiltà tale che renda capaci di ricevere e di dare nei rapporti umani. All’interno della comunità scolastica e nella società docenti, genitori e studenti possono imparare a formarsi vicendevolmente nella ricerca spassionata della sapienza.