PONZANO DI FERMO
(Carlo Fattoretta)
Antiche sono le origini di Ponzano, come degli altri paesi della Marca Fermana che si estendeva un tempo tra i fiumi Potenza e Tronto e si inoltrava fino ai monti Sibillini. Nella protostoria, qui abitavano le popolazioni Picene che provennero dall’entroterra o vi giunsero dall’oriente via mare. Furono poi colonizzate, nel 269 avanti Cristo, dai Romani che gestirono l’assetto territoriale, e la viabilità con la creazione di insediamenti sparsi nelle ville site in zone pianeggianti, come nella piaggia di san Marco ponzanese, in un territorio quasi esclusivamente collinoso, solcato da innumerevoli fiumi e fossati che formano una miriade di appezzamenti[1].
A Ponzano gli studiosi hanno notato alcuni reperti archeologici di epoca romana imperiale che sono murati nella chiesa rurale di S. Marco anticamente intitolata ‘Santa Maria Madre di Dio’ la più ricca di antica documentazione archivistica e di reperti materiali. Qui nelle vicinanze era la villa romana di uno dei molti Ponzi, signori sparsi in varie parti dell’impero romano per effetto della colonizzazione. Il reperto ponzanese più vistoso è un sarcofago del terzo secolo dell’impero romano con un’epigrafe sepolcrale così traducibile “Cassia Vera, figlia di Marco, fece per sua madre Ionia, figlia di Spurio”. Parimenti di epoca romana il capitello corinzio scavato per fungere da acquasantiera[2].
In un inventario del secolo XV che elenca i possedimenti rurali della pievania vescovile di Santa Maria Madre di Dio, nel castello omonimo, si precisa la contrada “Lu Miliaro” vicino alla strada comunale in prossimità del fiume Ete. Chiaramente indica che c’era una strada romana sulla riva sinistra di questo fiume[3]. Esistevano, probabilmente, altre ville sparse nel territorio collegate da strade, una delle quali scendeva dal pianoro di Santa Maria (detta S. Marco) verso il fiume. Presso ogni villa c’era anche la sede degli antenati, chiamata “edicola” edificio che accoglieva le urne delle ceneri dei defunti solitamente cremati. Anche presso gli incroci stradali, bivi, trivi, si costruivano tempietti[4]. Da ciò è derivata la conseguente presenza di molte chiesine rurali rimaste nel territorio.
Sin da quando il vescovo Fermano Marciano (670-707) aveva favorito la rifondazione del monastero benedettino a Farfa nella Sabina, i monasteri si diffusero maggiormente nella diocesi Fermana[5]. Gli abitanti di Ponzano vissero il periodo altomedioevale sotto la guida ottima dei monaci che favorirono la pacificazione con gli invasori Goti, Longobardi, Franchi in una civiltà sociale, nutrita di preghiera e di lavoro. La formazione cristiana mitigava i potenti nel dominio e placava nei poveri lo sdegno per le scarsità di mezzi. Il ponzanese Piergallina ha scritto che le popolazioni, per le migliorate condizioni economiche, si sollevano anche moralmente, grazie ai monaci, che hanno compiuto il miracolo di renderli liberi su una terra propria. Crollavano le barriere tra ricchi e poveri, tra italiani e barbari “La fede in Dio si è finalmente rivelata ad uomini destinati a creare la nuova storia”[6].
A Ponzano esisteva un’azienda agricola di Santa Maria Madre del Signore, chiamata “curtis” che era un insediamento rurale con le abitazioni per il proprietario e per i coltivatori dei terreni vicini, con pascoli, boschi, frutteti, molini. I monaci vi officiavano anche una chiesa per celebrare la Parola e i Sacramenti. Una lapide con incisi i nomi di Pipino e di Adriano papa ritrovata nella predetta chiesa farfense di Santa Maria Madre del Signore è databile all’anno 781 quando era concomitante il loro potere. Pipino figlio di Carlo Magno gli era associato come re d’Italia e il papa lo riconosceva[7].
Un documento di Farfa riferisce che dal 937 si era stabilito a Santa Vittoria in Matenano il monaco Ildebrando che fungeva da abate e per la sua avidità disperse molte proprietà monastiche, tra cui la “curtis” di santa Maria Madre del Signore a Ponzano[8]. Nonostante che gli imperatori invalidassero queste dispersioni di proprietà ecclesiastiche, di fatto coloro che le avevano acquistate e pagate cercavano un qualche metodo ecclesiastico per non perderle[9].
Gli acquirenti dei beni venduti da Ildebrando, nuovi proprietari che non sarebbero stati rimborsati, ricorsero all’espediente di cedere queste proprietà da loro pagate, come dono al vescovo di Fermo per poi riaverle da costui in affitto, come enfiteusi per tre generazioni e così le godettero ancora. Nel 1059 il vescovo di Fermo ricevette in dono da Longino figlio di Adelberto (o Alberto) il castello di Casale con le porzioni di tre chiese e con i terreni che avevano questi confini: “ da capo la via che va con il fossato Retruso verso Massaccio e verso l’Ete; da piedi la via che da Santa Maria Madre del Signore (=chiesa) va verso il fossato sotto Ponzano, verso l’Ete” e qui il toponimo Ponzano indica un insediamento abitato[10].
In una di queste donazioni al vescovo risulta un precedente contratto con Farfa. Nel 1063 Longino di Suppone cedeva in permuta alcune sue proprietà al vescovo di Fermo, tra cui i beni che dichiara di aver “acquistato dal monastero della Sabina” (=Farfa). Egli dava terre ed edifici tra cui il fondo Lognano (tra Ponzano e Fermo) e riceveva il castello di Casale. Il vescovo nel permutare i terreni, escludeva la pievania di santa Maria Madre del Signore già da lui acquisita[11]. Negli anni successivi i vescovi destinarono varie chiese che avevano acquisite in dono, cedendole al monastero Fermano di san Savino. Il vescovo Baligano, confermò le donazioni dei predecessori, elencando una trentina tra monasteri e chiese, comprese quelle che erano state di Farfa, elencate da don Giso preposito montegiogese[12]. Un altro vescovo di Fermo, Adenulfo, confermando le donazioni al monastero di san Savino, tra l’atro elenca le decime delle chiese di Lognano[13].
Il portale d’ingresso della chiesa ponzanese di Santa Maria Madre del Signore ha un ornato a mattoni con forme tortili che vengono datate al sec. XII, La torre in mezzo alla facciata era tipica dei Farfensi. Interessanti anche i dipinti riferibili al sec. XII, nella volta del presbiterio con le figure del Cristo ‘Pantocratore’ (creatore e signore del mondo) benedicente. Le ristrutturazioni che in più secoli hanno modificato, ampliato ed innalzato questo edificio non hanno conservato l’arte più antica.
Sul finire del secolo XII il papa Innocenzo III diede maggior impulso all’azione degli ecclesiastici nel governo della Marca Fermana. Il dominio di Fermo su Ponzano non fu messo in discussione neanche quando il papa volle unire i contadi di Camerino, Fermo, Ancona e Pesaro affidando le Marche al marchese d’Este di Ferrara. Fermo collaborava tenendo i suoi castelli e nel 1214 l’estense Aldobrandino confermava a Fermo i privilegi del conio delle monete e dei mercati, con molti castelli sottoposti, tra cui Lognano e Ponzano[14]. Un momento di dissesto fu creato dalla parte imperiale nel gennaio 1229 quando Rainaldo duca di Spoleto e rappresentante di Federico II, si stabilì a Montegiorgio per togliere a Fermo la sottomissione dei castelli[15]. Ma fu scacciato dall’unione di questi castelli dichiaratisi solidali con Fermo. Nella sottoscrizione, uno dei rappresentanti fu allora Matteo di Ponzano[16].
A fine sec. XIII abbiamo l’elenco delle chiese ponzanesi che pagarono l’offerta per la guerra del re angioino di Sicilia, erano chiese urbane e rurali con reddito: s. Giorgio; s. Maria Madre del Signore , s. Bartolomeo; s. Simone, s. Apollinare (Polinare) e altre cinque chiesine a Lognano[17]. Una grande campana, in questo secolo, conferma l’amore per l’arte ispirato dalla fede dei ponzanesi nella pratica liturgica. Nella campana ancora esistente, l’iscrizione segnata in caratteri gotici dice: “Anno del Signore 1290. Genuino mi fece”. Non abbiamo altre notizie di questo fonditore di campane e non si può escludere fosse del Fermano[18].
Il secolo XIV pur avviato serenamente dopo san Celestino V e Bonifacio VIII portò lo scombussolamento delle lotte tra castelli confinanti a motivo del campanilismo concomitante alla assenza del papa dal Roma, dato che per quasi un settantennio i papi risiedettero ad Avignone, in Francia. Allora Mercenario da Monteverde e Gentile da Mogliano si imposero nella città con le loro cosche armate usurpatrici delle libertà comunali. Nel 1355 giunse il Legato Egidio d’Albornoz che si stabilì a Fermo e pubblicò le nuove Costituzioni della Marca, adatte a superare gli eccessi degli arbitri localistici. Questo legato nel 1357 elencava i castelli di Fermo, tra cui si leggono i nostri Ponzano, Santa Maria Madre del Signore, Torchiaro, Ponzano[19]. Il papa inviò poi a governare la città e le Marche Giovanni Visconti d’Oleggio (1360-1366) che favorì la pacificazione. Ma nel 1375 tornò a signoreggiare Rainaldo da Monteverde con disavventure costose per i castelli. A fine secolo cominciò il grande scisma con persino due antipapi e l’andazzo militaristico riprese con l’arrivo di Ludovico Migliorati.
A contrastare il tirannello vennero nel Fermano le milizie del Malatesta da Rimini che saccheggiavano e incutevano tanta paura che Ponzano si sganciò da Fermo, accettando, nel 1415, il dominio del nuovo signore arrivato, ma Torchiaro subiva continui bombardamenti. In breve tempo si ritirò il Malatesta, e Ponzano tornò sotto Fermo, come narrano le cronache[20]. Giunsero in questi castelli ,nel 1443, i militari dei fratelli Francesco ed Alessandro Sforza, lombardi, che taglieggiavano le amministrazioni locali, al punto che i Fermani si coalizzarono e nel 1446 li scacciarono dalla rocca del Girfalco. Superata la tirannide degli Sforza, non cessarono le rivalità tra i piccoli castelli. Il castello di Santa Maria Madre del Signore era isolato, a mezzo chilometro da Ponzano, e il vescovo di Fermo per fronteggiare gli invasori dovette aprire un processo che si concluse nel 1427 con una sentenza favorevole alla proprietà ecclesiastica[21]. Le rivalità comunque non si assopirono fino a che nel 1458 il papa Pio II dichiarava unite le proprietà della pievania ortezzanese di Santa Maria a quelle del capitolo della cattedrale Fermana[22]. Nel frattempo la chiesa pievanale era arricchita da affreschi e da un un’opera preziosa di oreficeria con una Croce astile sbalzata e cesellata in lamine d’argento dorato, in cui un’iscrizione dichiarava l’anno 1437 e il pievano don Giovanni Rinaldi[23].
Ponzano godeva della cittadinanza Fermana secondo lo Statuto governativo che chiedeva ai castelli il giuramento di fedeltà nella consegna del palio il giorno dell’Assunta, in città. Il parlamento dei cittadini del castello di Ponzano deliberava autonomamente sulle proprie faccende, con i massari eletti in proprio. Poi i Priori di Fermo davano l’approvazione di conformità alla legislazione vigente. Si hanno due delibere, dette riformanze, dell’anno 1449 tra gli atti Fermani. Il 17 aprile i cittadini di Ponzano deliberarono di far intervenire Fermo per le liti contro i confinanti di Grottazzolina e di Montegiberto. Nell’altra riformanza del 22 aprile successivo fu imposto ai ponzanesi che avevano costruito presso le muraglie castellane di far fortificazioni o merli sopra le loro case[24]. Si hanno anche due delibere dell’anno successivo. Con la prima i Ponzanesi si obbligavano a traportare le pietre dalla fornace comunale non a braccia ma con mezzi trainati: Con la seconda imponevano le tasse per gli animali di persone provenienti da fuori[25].
Nuove opere per le chiese. Ad esempio un’epigrafe[26] testimoniava opere realizzate nella chiesa pievanale di S. Maria, presso la quale si faceva una fiera il giorno di san Marco, con la data degli interventi: “Nell’anno del Signore 1452 al tempo di don Giovanni Bonanni da Moresco, canonico Fermano e pievano …” Questo pievano è menzionato anche nei registri vaticani perché aveva avuto incarichi presso la curia Romana e morì nell’urbe, ragion per cui il successore fu nominato dal papa[27]. Le rendite di questa pievania si erano assottigliate e furono amministrate dal comitato parrocchiale dei sindaci della chiesa, come usavano i monaci Farfensi.
Una notizia di colore locale è il testamento di Salvetto di Vanne da Ponzano, compilato nel 1474 con cui lasciava erede la figlia Melchiorra sposata con il genero Antonio. Aveva sei nipoti, due maschi, Sante e Lorenzo e quattro femmine: Marina, Cascetta, Salvetta e Coluccia. La moglie avrebbe goduto l’alloggio nella casa maritale, fornita di vitto e vestiario sull’eredità. Esecutori testamentari scelti: il genero Antonio ed il primo nipote maschio, Sante[28]. In altri atti dell’archivio di Fermo risulta che la città veniva rifornita di grano dai castelli in quantità determinate. Così Ortezzano nel 1474 forniva a Fermo 20 salme di frumento e Torchiaro 12, in totale oltre quaranta quintali[29].
Esistevano molte chiese sia nell’ambito urbano che nelle contrade rurali, ma la pievania era la più importante anche perché inviava cappellani nelle chiese viciniori di Torchiaro, Petritoli, Moregnano e Montegiberto. Nel secolo XV il campanile della possente torre di facciata fu sopraelevato e rivestito di nuovi laterizi, con all’interno la volta a crociera su arco a sesto acuto nella navata centrale. Sul primo pilastro interno gli affreschi votivi sono datati all’anno 1478 e raffigurano san Giacomo e san Tommaso; nel pilastro a lato san Sebastiano. Si ha notizia che quando nel 1488 morì il pievano don Francesco di Collina, il papa Innocenzo VIII nominò a pievano successore don Paride de Aplano, affidato alla tutela dei priori di Fermo contro eventuali intrusioni[30].
Una pergamena fermana rende chiaro il ruolo del governo esercitato dalla città: nel 1509 i priori diedero incarico a definire ed apporre i confini tra Ponzano e Torchiaro, per evitare ogni litigiosità o dubbio[31]. Ma si stava addensando una lunga tempesta nel decennio dal 1537 al 1547 quando Fermo perse il ruolo di capoluogo che fu trasferito a Montottone ad opera di Paolo III di famiglia Farnese che diede il governo al nipote Ranuccio e al figlio Luigi (morto nel 1547) creando il nuovo “Stato Ecclesiastico nell’Agro Piceno”. Il cronista Gio. Marino Lucidi ha narrato molte disavventure nelle rappresaglie tra i comuni della vallata del Tenna e multe gravosissime; mentre i comuni sul versante dell’Aso godettero di nuove prerogative. Ponzano ebbe la fiera di tre giorni a San Marco, esentasse, inoltre non pagò più i servizi a Fermo e nominava propri podestà[32]. Ma non mancarono le tasse, anzi dal 1537 fu fatto un nuovo catasto e furono segnati i nuovi confini di Ponzano con Grottazzolina[33].
Fermo sborsò una forte somma e riebbe il ruolo di capoluogo che forniva vari servizi ai castelli collegati. Nel 1562 si riapriva una vertenza per i pascoli usati da pastori non ponzanesi, e furono obbligati a presentarsi a pagare una tassa al comune, come facevano i ponzanesi stessi[34]. Nonostante qualche problema fiscale la generosità si prodigava nel fornire un migliore arredo artistico alla pievania, grazie alla disponibilità dei ponzanesi. E ne fa testimonianza la data dell’anno 1566 incisa nell’acquasantiera rinascimentale all’ingresso di S. Marco. Una nuova fonte di marmo con catino fu fatta nel 1584. Queste acquisizioni furono facilitate dall’autorevolezza dei pievani, ad esempio don Giovanni Orlandi, vicario del vescovo Fermano Lenti o don Antonio Ginori[35].
Un’avventura gloriosa per Ponzano negli anni 1569 – 1575 quando ebbe l’autonomia che la relazionava direttamente con Roma, sganciata da Fermo, fruendo della libertà ecclesiastica concessa dal ‘motu proprio’ di Pio V in data 5 aprile 1570 con patente esecutoria del 17 aprile successivo, poi l’intervento operativo del Governatore della Marca. Allora i ponzanesi si scelsero liberamente il loro podestà, confermato il 23 giugno dalla Camera Romana. Ma intervenne la contestazione da parte della città di Fermo contro Ponzano che imponeva e fruiva direttamente delle proprie tasse, escludendo così il Governo Fermano, e la stessa Camera respinse il ricorso. Nuovo podestà confermato nel 1571. Inoltre ci furono aiuti finanziari per il dissesto idrogeologico, facendosi il prosciugamento delle paludi per frane sul torrente Cosollo, con un contributo dei proprietari delle terre contigue a questo torrente. I cittadini di Fermo che avevano possessi a Ponzano dovevano pagare le relative imposte a questo comune, con trattamento pari agli altri. I signori Rosati di Fermo aprirono una vertenza per non pagare questi contributi sulle loro terre prosciugate dalla palude del Cosollo. Il 23 febbraio 1573 il giudice della Curia Romana diede loro torto. Dopo la riconsegna di Ponzano al Governo Fermano per più decenni si discusse delle imposizioni fermano che furono contestate inutilmente[36].
Un nuovo ordinamento della pievania e dei suoi possedimenti fu deciso da Sisto V, Fra’ Felice Peretti di Grottammare, già vescovo di Fermo dal 1572 al 1577 durante il periodo delle autonomie comunali. Questo papa smembrava il beneficio parrocchiale di Santa Maria Madre del Signore, istituiva un decanato, nominava decano don Antonio Tornabuono. Un’epigrafe ricorda la ristrutturazione della chiesa: “ A Dio ottimo massimo. Br. Tornabuono da Petritoli pievano del castello di Ponzano ornò questa chiesa nell’anno 1583 nella migliore forma”[37].
Nell’abside sinistra della chiesa, antica pievania, nel sec. XVII fu effigiato san Marco con il suo simbolo di evangelista, il leone. Dall’evangelizzazione hanno tratto lo spirito d’intraprendenza molti ponzanesi, tra cui Fra Giorgio Marziali francescano, architetto che assistette ad alcune opere del Bernini e fu l’architetto della nuova chiesa di Castel Gandolfo e di altre a Roma[38]. Ponzanese anche il missionario p. Guido Piergallina[39] archeologo, archivista arcivescovile, autore di studi storici e direttore delle rivista “Santa Vittoria astro dello Stato farfense”.
[1] Otto Ponzano tra comuni e località italiane (Monferrato, Romano, Magra, Veneto, Superiore) in Annuario generale dei comuni e delle frazioni d’Italia Touring Club d’Itala. Milano 1980 p. 852 e Codice di avviamento postale delle Poste d’Italia, alla pag. alfabetica. Pregevole l’opera di CROCETTI, G. – SCOCCIA, F. Ponzano di Fermo. Storia e arte. Fermo 1982 con molti documenti pp. 363-461. Altri studi dello Scoccia nel periodico “Riviera delle Palme” a. XXIII, n. 2 marzo-aprile 2007, inserto Ponzano di Fermo. IDEM, Ponzano nel Cinquecento. Montottone 1995. ID. Ponzano di Fermo. Guida storico-artistica. Montottone 1998.
[2] Crocetti – Scoccia cit. p. 39. SCOCCIA, F. Chiesa di S. Marco. Ponzano di Fermo.In “Castelli, rocche torri cinte fortificate delle Marche. I castelli dello Stato di Fermo” vol. IV, tomo secondo”, pp. 468-470.
[3] Inventario del 1450 presso l’Archivio arcivescovile di Fermo, trascritto da Crocetti – Scoccia p. 388.
[4] Crocetti – Scoccia cit. p. 39. Per la trasformazione dei templi pagani in chiese cristiane, secondo la costituzione imperiale del 14 novembre del 435 Codex Theodosianus cum perpetuis commentariis Jacobi GOTTIFREDI. Mantova 1750 libro XVI, tit. , n. XXV, p. 274 citato dal ponzanese PIERGALLINA Guido Anacleto, Storia di Grottazzolina. Assisi 1989 p. 190.
[5] CATALANI, M. De Ecclesia Firmana. I vescovi e gli arcivescovi della Chiesa Fermana. Commentario – secc. III – XVIII. Traduzione e note di E. TASSI. Fermo 2012 p. 119 da GREGORIO da Catino, Chronicon Farfense, a c. U. BALZANI, Roma 1903. Vol. I, pp. 3 e 12
[6] PIERGALLINA cit. pp. 47-48
[7] Crocetti – Scoccia p. 127; SCOCCIA, La chiesa di S. Marco cit. p. 470. Va tenuto presente che dopo l’intervento di Carlo Magno vittorioso sui Longobardi le popolazioni del Fermano, dell’Osimano, dell’Anconetano si consegnarono, come narra il Liber Pontificalis, al papa Adriano e si rasarono al modo romano i capelli per impegno giurato di fedeltà. Crocetti – Scoccia, ivi.
[8] GREGORIO da Catino, Regesto di Farfa. Voll. 5, a c. I. GIORGI, U. BALZANI, Roma 1879 – 1914 (in seguito cit. R. F.) qui vol. III, p. 84 doc. 379, copiato in Crocetti – Scoccia p. 366.
[9] Ottone I nel 967 annullava le usurpazioni di Ildebrando (R.F. III p. 97 n. 395) confermava a Farfa gli antichi possedimenti: R. F. III, p. 111 doc. 404. Ottone III nel 998 parimenti: ivi p. 135 doc. 425. L’elenco giuridico dei beni farfensi è ripetuto anche quando non erano stati recuperati: così Enrico IV nel 1084 in R. F. V p. 98 doc. 1099; Enrico V nel 1118, ivi p. 304 doc. 1318. Nell’anno 1067,d. Giso, preposito farfense di Santa Maria in Georgio (Montegiorgio) indicava tra le usurpazioni vescovili l’insediamento curtense di Santa Maria Madre di Dio a Ponzano: R.F. V, p. 269. Copie in Crocetti – Scoccia pp. 367s.
[10] Copiario n 1030 (elenco Hubart) dell’Archivio storico di Fermo, nell’Archivio di Stato ivi, già trascritto da Carlo Tomassini, edito da PACINI, D.(1) – AVARUCCI, G. (2) – PAOLI, U. (3) Liber iurium dell’episcopato e della città di Fermo. 977-1266. Voll. 3. Ancona 1996 qui p. 154.
[11] Copiario Liber cit. p. 215s.
[12] Per Giso il cit. R. F. V p. 269. Per la conferma delle donazioni fatta nel 1154 da Baligano UGHELLI,F. Italia Sacra vol II, Venezia 1717 col 692 riedito paleograficamente TARABORRELLI, Documenti pontifici e vescovili dell’Archivio storico del Capitolo Metropolitano di Fermo: le carte di San Savino, Santa Maria a Mare, e san Pietro Vecchio, secoli XI-XIV. In Quaderni dell’archivio storico arcivescovile di Fermo” n. 50 a. 2010 pp. 49-55 alla nota 14 anche beni a Torchiaro.
[13] Ivi pp. 74-81 anno 1209; anche Crocetti – Scoccia p. 374.
[14] Copiario Liber cit. pp. 744s.
[15] Cfr. HAGEMANN, W. Studi e documenti per la storia del Fermano nell’età degli Svevi. Secolo XII-XIII. Fermo 2012 pp. 128-129.
[16] PAGNANI, G. Patti tra il Comune di Fermo e i nobili del contado nel 1229. In “Studi Maceratesi.VI” Macerata 1972 pp. 111-121.
[17] Anni 1290-1292. Rationes Decimarum Italiae. Marchia. A cura di P. SELLA, P. Città del Vaticano 1950 copiate in Crocetti – Scoccia p. 375.
[18] Crocetti- Scoccia p. 126 con foto.
[19] THEINER, A. Codex dominii temporalis s. Sedis. Roma 1861 vol. II, pp. 338s.
[20] Cronache della città di Fermo a c. di G. DE MINICIS, Firenze 1870 p. 40. Per le disavventure sotto l’invasione degli Sforza nel 1443-1446 ivi pp. 83-84.
[21] Archivio Capitolare in Archivio arcivescovile a Fermo, Miscellanea, sentenza edita da Crocetti – Scoccia pp. 379-383.
[22] Bolla pontificia in Archivio Vaticano Registri Vaticani n. 536 fogli 37v-39v editi da Crocetti – Scoccia pp. 392s.
[23] Ivi pp. 88 e 256 . Affreschi votivi del secolo XV p. 125. Epigrafe del 1237 p. 257.
[24] Archivio di Stato di Fermo, Acta diversa Communis Civitatis Firmi. Reg. I, fol. 25. In questo primo registro fol. 5 risultano anche le somme versate mensilmente al governo Fermano: Ponsano ducati 4, bolognini 74 e denari 3; Torchiaro duc. 3, bol. 32. Inoltre risulta che Fermo reclutava soldati dai castelli per l’ordine pubblico. Ivi fol. 25 militi richiesti per Montottone. Documenti editi Crocetti – Scoccia pp. 383-385.
[25] Ivi fogli 89v-90r editi pp. 390-391.
[26] L’epigrafe riferita in latino da SCOCCIA, La chiesa cit. p. 472 non è più reperibile.
[27] La vicenda è narrata da Crocetti e Scoccia. pp. 71-72 indicando i documenti vaticani per tre bolle di Pio II. Interessante anche l’elenco dei pievani di Santa Maria Madre di Dio ivi pp. 88-89 con inizio dall’anno 1154.
[28] Archivio di Stato Fermo. Pergamene del Comune di Fermo, elenco Hubart n. 936, anno 1475. Per un lascito a favore della pievania si hanno i nomi degli amministratori di questa: Firmano di Venne e Giacomo di Biagio. Testamento edito Crocetti – Scoccia pp. 395s.
[29] Ivi Acta diversa Communis Civitatis Firmi registro III alla data 24 luglio 1474 doc. edito pp. 394s. La salma, misura di capacità, come da Crocetti – Scoccia, erano quintali 1, 356. Utili da consultare anche i catasti presso l’Archivio storico di Fermo e nell’Archivio di Stato di Roma ove nel Fondo Catasti: Ponzano al n° 70 (urbano) e n° 280 (rustico) anche Torchiaro n° 88 (urbano) e n° 281 (rustico).
[30] Pergamena di Fermo n. 1504. La bolla di nomina dell’anno 1503 per il nuovo pievano a Ponzano, don Girolamo Cittadini fu fatta dal Capitolo dei canonici Fermani, edita Crocetti – Scoccia pp. 397s. L’anno successivo il papa Giulio II con due documenti diede il possesso di questa pievania al governatore di Roma Nicola Bonafede, sotto tutela dei priori Fermani. Ivi pergamene nn. 1486 e 2206 edite pp. 398-399. Dall’uso della fiera nel giorno di san Marco presso la chiesa di Santa Maria Madre del Signore, nel giorno della festa di San Marco, derivò l’usanza poi invalsa di chiamarla “San Marco”.
[31] Archivio cit. Pergamena di Fermo n. 2205.
[32] Biblioteca comunale ‘R. Spezioli’ di Fermo manoscritti n. 377 e n. 1744 per le Cronache di Gio. Marino LUCIDI per gli anni 1528- 1547. Per i privilegi dell’autonomia cfr. Crocetti e Scoccia pp. 162-164 in riferimento ad una pergamena del comune di Grottazzolina.
[33] Ivi p. 161 per il catasto ponzanese del 1537 e p. 165 per la definizione dei confini settentrionali, doc. dell’anno 1545 edito pp. 401s.
[34] Ivi p. 167. Per la tassazione sulle pasture degli animali ci fu qualche problema poi chiarito con Fermo. Archivio di Stato, pergamena di Fermo n. 209 anno 1566.
[35] Archivio storico arcivescovile Fermo, Visite Pastorali del 1573 II.O.17 c. 83v. ed. Crocetti – Scoccia pp. 80-82 Per il vicario d. Orlandi in Collationes all’anno 1555. L’antico plebanato (in Crocetti – Scoccia doc. p. 387) andò conformandosi all’uso postridentino.
[36] I documenti degli archivi vaticani e locali sono indicati da Crocetti – Scoccia con i diversi documenti editi per le vicende in argomento p.. 403-427. Segue pp. 428-430 edita la Visita apostolica di mons. Maremonti a Ponzano, dove risulta attiva la Confraternita del SS. Sacramento. Il ritorno del Governo Fermano per bolla di Gregorio XIII il 20 gennaio 1575 voleva rispettare la bolla di Eugenio IV del 1446 per i 48 castelli concessi a Fermo, tra cui Massignano, Montottone, Ponzano, Loro, Servigliano, Altidona, Petritoli, Falerone ora riconsegnati. Edizione ivi pp. 431- 436. Per le tasse imposte da Fermo, vari castelli, tra cui Ponzano, protestarono a Roma, ma furono redarguiti. Sentenza della Camera Romana del 1579 nell’Archivio storico di Fermo, pergamena n. 1337. Altre due pergamene di Fermo dell’anno 1606 ai nn. Hubart 1742 e 999 testimoniano l’inutile rivalsa per le tasse presso la Curia generale della Marca da parte dei castelli di Ponzano, Mogliano, Servigliano, Loro, Falerone, Campofilone, Petritoli, poi anche Massignano ed Altidona.
[37] Crocetti- Scocccia p. 436-443 per la bolla di Sisto V e il Decanato. Segue visita pastorale del vescovo Fermano a Ponzano pp. 433-446 e la bolla di Clemente VIII è direttamente conferita dal vescovo di Fermo (a.1596). Per l’epigrafe del Tornabuono ivi p. 104.
[38] SCOCCIA, Ponzano … inserto in “Riviera delle Palme” cit. pp. VI-VII.
[39] Nel citato libro, opera dello stesso ponzanese (1904-1975) PIERGALLINA, Storia di Grottazzolina il nipote Luigi Alici ha pubblicato un profilo del nostro pp. 421-425.
<Digitazione di Albino Vesprini>