Impariamo la carità dagli esempi. EUGENIO DE MAZENOD
Le ultime parole di Eugenio (1782-1861): “Muoio felice perché i poveri vengono evangelizzati” spiegano la sua passione per la carità. Di famiglia aristocratica, nella Francia sconvolta dalla rivoluzione francese, dovette fuggire in esilio in varie città italiane, da Nizza, a Palermo, a Venezia dove trovò una valida guida nel sacerdote Bartolo Zinelli. Nel cammino di conversione rifletteva sull’aver “tradito, venduto, abbandonato e crocifisso il Cristo” e pregava: “Fissa, o Dio, la mia incostanza perché io credo alternativamente alla grazia ed agli istinti miei.”
Si orientava all’umiltà e alla semplicità di cuore, e riconosceva la grandezza del Padre celeste. I suoi genitori non sopportandosi a vicenda, divorziavano ed Eugenio guardava gli eventi della vita. Tornato il Francia nel 1802, decise di servire il prossimo facendosi prete, mentre molti cittadini veneravano più Napoleone che Dio. Diventa cappellano volontario dei carcerati che vivevano in condizioni pietose e gli vengono in aiuto altri volontari “Oblati” della evangelizzazione. Svolgono “Missioni Popolari” tanto che nel 1832 suo zio, vescovo di Marsiglia, lo consacra suo vescovo ausiliare. Si vieta le cose superflue, digiuna di frequente, incoraggia il clero alla vita comune ed alla comunione dei beni, con l’impegno: “abbiate cura l’uno degli altri”. Denuncia i soprusi dei governanti e finisce privato della cittadinanza francese e dimesso, dal 1834 al 1837. Allora si dedica fraternamente alla cura degli appestati. Gli Oblati di Maria Immacolata vanno missionari nelle Americhe, poi in Asia e in Africa. Nella diocesi di Marsiglia viene fondata la congregazione del sacro Cuore di Gesù per l’assistenza alla gioventù operaia. Quest’opera fa ricordare gli Artigianelli del sacro Cuore a Fermo con don Ernesto Ricci.