MONTELEONE DI FERMO Comune anno1252 Monte Luguni
<Traduzione delle pergamene 1883 dell’Archivio Comunale di Fermo presso l’Archivio Statale>.
Pergamena 1883 con due atti in data 15 e 18 febbraio 1252.
“Copia dei diritti di Catelgiano (come Categliano) presso Montelparo.
Nel nome del Signore Dio eterno. Nell’anno della sua Natività 1252, indizione decima, quattordici giorni alla fine di febbraio (febbraio giorno 15) nel Consiglio di Credenza del comune di Fermo, alla presenza dei giudici Alberto Dezanzi, e Alberto Ugolini, inoltre di Stefano Pisani; Tomasso Crispiani; e Iacobo di Rinaldo Marci e di altri signori; Fecro la sottomissione Baroncello de Scopo e Guarnerio di Cagliano e consegnarono i beni loro e il castello di Catagliano alla giurisdizione e alla cittadinanza della città e comune di Fermo e promisero al potestà Raniero Zeno che li accoglieva a nome e per conto del comune di Fermo che essi sarebbero stati sempre cittadini Fermani e di sottomettersi agli altri ‘ossequi’ e doveri civili come fanno i cittadini Fermani e fare esercito, cavalcata, parlamento, colletta e dative e tutti gli altri ossequi che fanno i cittadini Fermani. Essi avrebbero tenuto questo castello di Categliano, l’avrebbero salvaguardato, e governato e difeso contro qualsiasi persona per l’onore e lo stato del podestà, della città e del comune di Fermo. Non avrebbero fatto alcun patto con il comune di Montelparo o altro comune o persone particolari riguardo a castel Categliano, senza speciale autorizzazione e ordine del potestà e del comune di Fermo, sotto penalità di mille libre volterrane per stipula promessa. Promisero anche per stipula che si sarebbero adoperati a che tutti i consoci (“consortes”)di Categliano avrebbe anch’essi fatta queste dedizione del castello predetto e le promesse al potestà e al comune di Fermo, sotto la stessa penalità nel contravvenire alle predette cose. Per non contravvenire, fecero anche rinuncia ad ogni diritto ragione ed eccezioni <come> ausilio di costituzione vecchia o nuova nel dovere due o più cose, inoltre alla lettera del signore <imperatore> Adriano. Pertanto il potestà ed il comune di Fermo, qualora incorressero, potranno chiedere a loro in modo solidale e da loro esigere la detta penalità, le spese <processuali> di penitenza per la necessità di mandare a chiedere, far osservare ed esigere e debbono pagare tutto ciò effettivamente. Qualora ciò capitasse, per ciascuna volta pagheranno altrattanta pena i predetti Baroncello, Guarnerio e Marco per aver contravvenuto alle cose predette, o ad una di esse. Per dover osservare ed eseguire ciò misero sotto obbligazione tutti i loro beni mobili ed immobili che stabilirono di tenere come possesso da parte del comune, e sia in caso di osservanza che di inosservanza, i signori Baroncello, Guarnerio e Marco terranno invariati i predetti obblighi da osservare ed eseguire, e manterranno stabile il predetto contratto con fideiussione. Sono garanti per far osservare le cose predette i signori: Nicolitto del signor Nicola, Iacobo, Giustiniano e Rainaldo di Boclano <=Bucchiano> fideiussori che parimenti fecero rinuncia alla <contestazione con> la costituzione vecchia e nuova riguardo a dover dare due o più cose; e alla lettera di Adriano. Si obbligarono in modo solidale fra di loro; e fecero obbligazione di tutti i loro beni che stabilirono di tenere come possesso da parte del comune con l’impegno che avrebbero fatto sì che i predetti Baroncello, Guarnerio e Marco rispettassero ed eseguissero ognuna delle cose predette e qualora non le adempissero, i fideiussori avrebbero subito le penalità inadempiute. Giurarono di mantenere stabili le predette cose e di non contravvenire a nessuna di esse.
Fui presente e, su richiesta, scrissi io Albertino de Brusegadis notaio del sacro palazzo e del signor Rainerio Zeno podestà di Fermo
<Segue altro contratto ripete il formulario del precedente. Viene qui sunteggiato>
Nell’anno 1252, giorno 18 febbraio: Nel palazzo del Comune di Fermo, alla presenza dei signori: Marco del signor Pietro da Categliano, e Gentile e Rogerio suo figlio e Simonitto figlio del signor Baroncello e (Guar)naso (Guarnerio poi) genero del predetto signor Baroncello, persone queste tutte di Categliano e di altri <testimoni>; i signori Matteo del signor Iacobo e Gentile del signor Berardo da Categliano giurarono corporalmente sui Vangeli di Dio, di mantenere ed osservare gli ordini del Rainerio Zeno potestà di Fermo e di Monte Santo e dei suoi successori. Diedero e sottoposero se stessi e tutti i loro beni e il castello di Categliano alla giurisdizione e alla cittadinanza del città e comune di Fermo. Al predetto podestà che li accoglieva nel nome e per conto del comune promisero di essere sempre cittadini Fermani e di sottostare a tutti gli ‘ossequi’ e obblighi civili come fanno gli altri cittadini Fermani e per onore e per lo stato di podestà, comune e città, di fare l’esercito, la cavalcata, e di tenere, difendere, salvare e governare contro qualsiasi altra persona, senza fare alcun patto con il comune di Montelparo o altro comune, né con particolari persone, riguardo a questo castello, se non con autorizzazione speciale e per mandato dei predetto podestà e comune di Fermo, sotto la penalità di mille libre volterrane per promessa stipula.
Promisero anche per stipula che avrebbero conservato e mantenuto lo stato dei beni del podestà e comune di Fermo. Riguardo a ciò rinunciarono alla giurisdizione e all’eccezione con cui si potesse contravvenire, <…> in modo tale che ciascuno di loro e in modo solidale si sono obbligati <come nell’atto precedente per la rinucia alle eccezioni e per la penalità che il podestà avrebbero fatto esigere, restando valido l’accordo> Promisero che in caso di inadempienza, il potestà e comune di Fermo avrebbero acquisito al possesso della città di Fermo, beni per il valore di libre sessanta, cioè pagate dal signor Matteo, e dal signor Gentile con scadenza la prossima festa di Santa Maria d’Agosto. I loro beni furono messi sotto obbligo a favore del comune di Fermo. Fideiussori per i signori Matteo e Gentile erano i signori Baroncello de Scopo e Rainaldo de Boclano e Monaldo da Monte Granaro che obbligarono tutti i loro beni e rinunciarono a fare eccezioni (contestazioni) e tenevano i loro beni come possesso a favore del comune di Fermo, facendo i modo che i signori Matteo e Gentili adempissero ad ogni loro impegno stabilito, sotto le penalità predette che, in caso di inosservanza, sarebbero state pagate dai fideiussori. Matteo e Gentile approvarono gli accordi della sottomissione fatta da Baroncello, (da Guarnerio) e da Matteo al potestà, e comune di Fermo, secondo il pubblico istrumento scritto dal notaio Albertino da Brusegadis. Il potestà li accolse come cittadini Fermani e come tali si impegnò a difendere, mantenere governare e trattare bene i loro beni.
Fui presente e scrissi io Alberto de Brusegadis notaio del sacro palazzo e del podestà fermano Rainerio Zeno.