Anno 967 Conferma di Ottone I a Casauria, con beni nel Fermano

09671223Casauria
Anno 967 dicembre 23
Precetto imperiale per il monastero casauriense per molti beni, anche nel Contado di Fermo
Chronicon Casauriense ed. MURATORI, L.A., Rerum Italicarum Scriptores (a. 1726) II, 2, pp. 776-916

Nel nome della santa ed individua Trinità. Ottone imperatore per largizione della provvidenza divina. E’ chiaro a tutti gli assennati che quanto più insistiamo nel culto divino, tanto più siamo nella riconciliazione con la Maestà superna. Tutta l’unanimità dei fedeli della santa Chiesa e in particolare nostri, sappia che un abate, chiamato Adam, del monastero chiamato Casa Aurea, si è presentato alla nostra dignità eccelsa, mostrando con le sue mani i precetti degli augusti imperatori nostri predecessori di divina memoria Ludovico, e Carlo, ed ha chiesto che per amore della santa ed individua Trinità, e per il rimedio della nostra anima, che ci degnassimo di corroborarli e confermarli, con la protezione nostra imperiale per il predetto monastero, detto Casa Aurea, lamentando che vengono violati e radicalmente rovinati da uomini nefandi. Pertanto, spinti da forza superna, e inclinati dall’intervento del nostro fedele vescovo Uberto, presule della Chiesa di Parma, con nostro imperiale precetto, acconsentiamo alle richieste dell’abate per confermargli tutti i beni dati loro, a qualsiasi titolo, e li confermiamo al predetto cenobio della Santa Trinità, con tutte le cose mobili e mobili, le case, i prati, le vigne, i pascoli, i molini, i servi, le pescagioni, le acque, i corsi d’acqua, o con tutte le pertinenze che possano nominarsi, come legalmente possibile, cose che si vedono site nella città di Rumulea <=Roma> e fuori, cioè nella Campania, e in tutta la Pentapoli, e Tuscia, e ducato Spoletano, e Camerino, e inoltre attraverso il Contado Fermano, Ascolano, Abruzzese, Pennese, o territorio Teatino. Eccone i nomi. Aziende curtensi o “curtes” di San Desiderio, e Briliano, Lignari, Osteia, Catamanico, Paternu, Picerico, Waldo, Corvino, Beloniano, Tocco, Casule, Selcanu, Ranile, Petra, Mampopplo, Accola, Superci, Turri, Fullonica,. Raiano, Culla, Pantano, Bico, Pinnense, Madici, Capitinianu, Carufano, Niranu, Celisse, Seranu, Mortula, Asinaro, Pecellianu, Cedisse, Opacultu, Vicorrita, Blunza, Urciona, Santo Elia, Santa Trinità, Porclanu, Tolenianu, territorio di Leone figlio di Catulfo, Cella di San Mauro, territorio di Maginfredo figlio di Formosiano. Inoltre nel Contado Furconiano una “curte” <azienda curtense> in Cerule, una nel Balvense, una che fu del castaldio Urso. In <territorio> Marsicano una <“curte”> che fu di Garibaldi, Soti, Torre presso Rieti, una ad Isiano, porzione della chiesa di San Michele, in Palme, una, similmente una a Pao, Pantanola, e in Venana, una nella città Tuscania, in Suberella, Catiniano, nell’orto Pistoriense, una nel Castello della Felicità, in San Cerbonio Carpena, Moliano, Baniolo, Biano, Ocretano, la chiesa di Santa Giusta, e dieci case. Nei confini (territorio) del Castello Toscano. Li corroboriamo con il patto che nessun duca, marchese, conte, vescovo, visconte, castaldio, sculdascio o un esattore delle cosa pubblica, né persona alcuna grande o piccola, faccia tentativo mai di svestire delle cose predette il sacrosanto luogo, l’abate e i suoi successori, né creare inquietudine in alcun modo. Piuttosto sotto la nostra imperiale autorità, sia lecito, ivi, a questo ceto dei familiari di Dio, di usare, godere delle cose predette, con diritto quieto, allontanata ogni pubblica funzione. Stabiliamo inoltre che qualora sia sorta una contesa (“intentio”) di tutto ciò, si faccia inquisizione dai nostri ministri come delle nostre cose “dominicate” <=beni del signore>. Nessuno osi cercare torto dall’abate, o dai monasci del monastero e dal loro avvocato, per nessuna “mallatura”, perché abbiamo fatto la concessione al monstero per riverenza alla santa Trinità.  E concediamo a questo luogo venerando che faccia da sè ogni “composizione” <=riconciliazione> riguardo ai lavoratori ‘cartulati’ o ‘livellari’ dello stesso monastero. Nessun pubblico esattore faccia inquisizione. Ma  qualsivoglia “composizione” inseriscano, l’abbiano in loro potere, per quelli che risultano loro ‘cartulati’. Se ci fosse un temerario violatore che disprezzi questa nostra pagina di precetto, e, peggio, sacrilego della divina promulgazione, sappia che c’è composizione di cento libre d’oro, metà per la nostra ‘camera’ e metà allo stesso sacrosanto “municipio” <monastero>. Per maggiore credibilità ed osservanza più diligente, da parte di tutti,  abbiamo impresso il ‘segno’ dell’invittissimo cesare, Ottone. <Scrisse> Ambrogio cancelliere nelle veci  di Uberto, vescovo arcicancelliere. Data 23 dicembre (decimo calende gennaio) dell’anno 967 della incarnazione del Signore, sesto dell’impero. Indizione decima. Redatto a Roma felicemente.

<Nota che nella conferma di Ottone dei beni casauriense del 18 aprile 981 si nomina Columnella>

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