MONTOTTONE: CHIESA del Ss. SALVATORE con il dipinto di Gesù Risorto, antica parrocchia
Il titolo di San Salvatore dato alla chiesa del Castello di Montottone (antico Monte Attone) è una denominazione tipica dei monaci Farfensi dato che la chiesa di questi monaci a Farfa, in Sabina, era dedicata al SS. Salvatore e nei territori alle loro dipendenze essi diffusero lo stesso onore. Si legge nel libro di G. Nepi e G. Settimi, Santa Vittoria in Matenano (fermo 1977) pp. 238-9 un elenco di varie chiese farfensi del SS. Salvatore esistenti sin dal sec. XII nei castelli del Fermano, tra cui a Fermo, a Carassai, Montefalcone, Comunanza, Montegiorgio, Sant’Angelo in Pontano, Belmonte, Offida, oltre che a Santa Vittoria in Matenano, centro priorale amministrativo. Vi è citato il documento del 1118 che nomina la Chiesa del SS. Salvatore insieme con il castello di Attone figlio di Arderado che fu appunto il signore da cui ha preso nome l’attuale paese. Nel 1191 i monaci benedettini avevano ottenuto il riconoscimento del loro dominio su questo castello da papa Celestino III. Achille Marini ha lasciato vari studi nell’archivio comunale montottonese e ha pubblicato una storia del Paese di Montottone veramente interessante al riguardo. L’archivio arcivescovile Fermano ha alcuni inventari montottonersi del secolo XVIII e i verbali delle visite pastorali dei vescovi. Nella visita dell’arcivescovo Ferretti, anno 1838 (volume 8° da p. 140) si ha notizia che in questa chiesa montottonese del SS. Salvatore, esisteva una lapide indicante l’anno 1265 anno dell’ampliamento e ricostruzione dell’antica chiesa farfense del SS. Salvatore, ormai angusta. Le chiese di Montottone degli anni 1290-1299 sono elencate nel libro Marchia Rationes decimarum (ed. P. SELLA 1950) ove oltre al SS. Salvatore si menzionano le chiese di S. Giovanni, di S. Lorenzo, di S. Pietro.
Nella chiesa del SS. Salvatore esisteva anche una lapide con la data 1471 ricordata negli inventari arcivescovili, data riferibile a quando divenne Parrocchia diocesana con lo stesso titolo del SS. Salvatore. Nell’inventario dell’anno 1765 si dice che anticamente furono unite le due parrocchie priorali di San Giovanni e del SS. Salvatore. Allora nella chiesa del SS. Salvatore c’erano tre altari. Quello maggiore, nel presbiterio, aveva il quadro con dipinto “Gesù Cristo nella gloria” il Salvatore Risorto. Gli altri due altari erano nella navata, alle pareti: a sinistra di chi entra l’altare del SS. Crocifisso, e l’altare della Madonna Maria del Buon Gesù alla parete destra. Le famiglie avevano fatto lasciti testamentari, donando alcune loro proprietà per officiare gli altari di questa parrocchia. C’erano benefici che avevano i nomi di S. Maria di Propezzano; di S. Donato; della Madonna della Presentazione. L’inventario dell’anno 1728 elenca dei frustoli di terreni donati alla chiesa per il sostentamento dei celebrabti e vi si leggono i toponimi delle seguenti antiche contrade montottonesi: Monte Roso; Rababù; Monte Migliaro; Valle Cervina; Torretta; Pantaneto; Colle Maggiore; Bore; Indico; Pareletto; L’Eta; Masignano o San Lorenzo; Poggio; Cammerano; Casarino.
L’Arcivescovo Urbano Parracciani (1764 – 1777) fu il grande urbanista di Fermo e delle chiese parrocchiali dei comuni dell’archidiocesi Fermana. Le fece restaurare e rimodernare con grandi interventi edilizi. Allora la Chiesa del SS. Salvatore fu portata allo stile neoclassico, come pure la Collegiata. Temporaneamente le liturgie parrocchiali del SS. Salavori si celebrarono nella chiesa di S. Maria del Buon Gesù. Questa parrocchia era detta “delle famiglie gentilizie”.