Artisti Argentieri per L’Eucaristia (di Crocetti Giuseppe)
Nella nota pubblicazione di C.G. Bulgari, relativa agli “Argentieri, gemmari ed orafi d’Italia. Parte terza: Marche e Romagna”, è recensita l’opera di due famiglie di argentieri che produssero oggetti d’arte da illustrare in questa nostra ricerca.
A Fermo fu attiva la bottega dell’argentiere Raffaele Antonelli, noto dal 1788 al 1828, ed ebbe un seguito nel secolo XIX con la produzione del figlio Luigi. La più antica notizia risale al 1788; anno in cui modellò una muta di cartegloria d’argento per il Santuario della Madonna del Pianto in Fermo. Nel 1791, per la Compagnia del SS. Sacramento di Massignano eseguì un ostensorio in argento, sbalzato e cesellato con ornati in princisbek, firmato “Raffaele Antonelli di Fermo”. Nel 1812, chiese licenza alla prefettura del Dipartimento del Tronto, sotto il napoleonico “Governo Italico” con sede a Fermo, di bollare la sua produzione con le iniziali “R.A.” e col punzone raffigurante “Palma d’olivo”; poi, sotto il “Governo Pontificio” alla sigla personale aggiunse il punzone con lo stemma camerale, detto di “Padiglione” ed usato per lavori in argento.
Questa sigla “R.A.” si trova impressa alla base del calice d’argento, proprietà della chiesa S. Maria della Pietà in Monte San Giusto, e di un altro, simile nella forma e nell’ornato, esistente nella chiesa dei santi Giacomo e Quirico di Lapedona, dove si conserva anche una pisside, priva di bollatura, ma con ornati di cesello a mano, che stilisticamente ripetono analogo disegno. Il Bulgari annota, inoltre, che produsse un incensiere con navicella per il Duomo di Fermo, e nel 1828, cesellò il “reliquiario per il braccio di S. Giovanni Battista”, patrono di Rapagnano, vera opera monumentale.
A Macerata, a cavallo tra Settecento ed Ottocento, fu attiva la bottega dell’argentiere Domenico Piani (1725 – 1799) il quale siglava la sua produzione in argento con le iniziali “D.P.” e del figlio Antonio (1747 – 1825) che fu alla scuola del Valadier.
Durante la schedatura degli “Oggetti d’arte” per conto della Soprintendenza di Urbino, a Petriolo, nell’Oratorio della chiesa della Misericordia, ho ammirato un ostensorio in argento sbalzato con aggiunta d’ornato in princisbek, finemente lavorati, che fanno dell’ostensorio un vero capolavoro dell’arte barocca. Mentre nella chiesa parrocchiale dei ss. Martino e Marco ho schedato un calice con patena, lavorato in argento sbalzato con ornato barocco e coppa dorata, siglato “D.P.”
Parimenti nella chiesa di S. Maria del Soccorso si conservano tuttora ben quattro oggetti lavorati in argento sbalzato e dorato con modulazioni baroccheggianti: un ostensorio, un calice, una pisside ed un altro calice che si distingue per il disegno che include, senza appesantire, ben dodici simboli – strumenti della Passione del Signore G. Cristo, alternati con testine alate e decorazione fogliare a riccio. In ciascuno di detti oggetti sono evidenti le impressioni del punzone riproducente la sigla “D.P.”.
Questi oggetti non figurano nella scheda pubblicata dal Bulgari, perciò vanno ad accrescere produzione e stima in favore dell’argentiere maceratese.
Concludo questa rassegna di artigianato eucaristico, nella consapevolezza di aver fatto una esposizione significativa, ma parzialmente incompleta, con l’augurio che altrui studiosi locali possano completarla in un prossimo futuro.