Arte sacra: intagliatori, indoratori per l’Eucaristia nel Fermano (Crocetti Giuseppe)

INTAGLIATORI E DORATORI

   Numerosa è la schiera di artigiani locali intagliatori, doratori ed incisori invitati a realizzare opere artistiche relative al culto eucaristico, allocate da parrocchie e confraternite. Si tratta di cappelle, altari, serie di candelieri con croce, tabernacoli, tronetti per esposizione eucaristica, calici, pissidi, ostensori, gonfaloni, croci professionali, fanali, bastoni e medaglioni priorati e simili.

   Nell’archidiocesi di Fermo, frequentemente, risultano presenti artigiani montegiorgesi, i quali nell’arco di due e più generazioni hanno prodotto oggetti d’arte in intaglio sul legno ed abbelliti con dorature di vario tipo.     Ricordiamo alcune famiglie, le più rappresentative.

– La famiglia Girolamo MOSCHETTI col figlio Borromeo ed i nipoti, Luigi e Michele, nel secolo XVIII, si specializzò nella costruzione di altari con decorazioni a stucco, come nella chiesa di San Lorenzo a Montedinove, inoltre in opere di intaglio su legno dorato, come la croce professionale e candelieri per la confraternita del SS. Sacramento di Santa Vittoria; anche opere di falegnameria per l’arredamento della chiesa di San Michele in Montegiorgio.

– Giovan Battista MICHELANGELI di Giuseppe, nato nel 1756 a Montegiorgio, intagliò una serie di candelieri per Monsampietro Morico, indorati dal compaesano, Carlo TRAVAGLINI; per la nuova collegiata di Santa Vittoria eseguì in intaglio cinque mute di  cartegloria, il tabernacolo, sei leggii da altare, sei mute di candelieri, quattro cornucopie a tre bracci e lo stemma del capitolo dei canonici. Detti lavori furono inargentati e dorati da Nicola CONTADINI e Titta BRIZI di Macerata.

– Dell’intagliatore Giovanni MORELLI (Montegiorgio 1762 – 1838) attivo in tante chiese del Fermano vanno ricordati due suoi capolavori, attinenti al nostro tema. Uno è il tronetto per esposizione eucaristica, registrato nei documenti del tempo come baldacchino. Nel 1799, passata la bufera dell’esercito francese in fuga, incalzato dai cosiddetti insorgenti, e sconfitto nell’assedio di Ancona, l’economo del convento di San Francesco in Montegiorgio scrisse in un suo memoriale: “ Fu posto nel detto altare un baldacchino indorato ad oro zecchino del valore di 110 scudi che per sua devozione il M. R. P. Reg(ent)e Vincenzo Canestrari, figlio di questo convento, regalò alla chiesa in rendimento di grazie all’Altissimo, per la sollecita liberazione”:

   Questo baldacchino, dopo la soppressione napoleonica di quel convento, nel 1810, passò alla collegiata di San Giovanni, usato per le solenni funzioni delle Quarantore. La doratura è attribuita a Giuseppe GENTILI del luogo.

   L’altra opera è l’Altare maggiore della chiesa di San Filippo Neri in Montefiore dell’Aso, indorato da Paris GIACOBETTI di Montegiorgio nel 1803, per il quale furono spesi 70 scudi. Era desiderio del committente che fosse “la più bella mensa che fosse uscita dalle mani del noto artista”.    Negli anni 1828 – 1829 costruì l’Altare maggiore ed altri ornati per la chiesa delle Clarisse di Montegiorgio.

   Nel secolo XIX si svolse l’attività dei figli, fra i quali eccelse Sante Gaetano (Montegiorgio 1801 – Ripatransone 1872) il quale produsse eccellenti disegni e lavori in intaglio nella costruzione di altari, cori, tabernacoli, cornucopie e candelieri, tuttora ammirati nelle chiese di Montegiorgio, Mogliano Marche, Monsampietro Morico, Montedinove, Rapagnano, Ripatransone e Santa Vittoria in Matenano. Si segnalano alcune sue produzioni relative al culto eucaristico.

a-      Costruzione della cappella del SS. Sacramento nella collegiata di Carassai, su disegno dell’architetto Giovan Battista Carducci (1806 – 1878) compresi otto candelabri a tre bracci, e due troni per esposizione eucaristica, costruiti nel 1853.

b-     Croci professionali con corona e raggiera per la confraternita di Montedinove e di Rapagnano nel 1849.

c-      Paliotto e tabernacolo in stile neo-classico per l’altare maggiore nella chiesa monastica di S. Caterina in Santa Vittoria in Matenano, intagliati nel 1853, e indorati dal fermano Ariodante BRINCI, residente a Santa Vittoria.

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