PRATICHE EUCARISTICHE Fra le pratiche più antiche del culto eucaristico va ricordata quella che intese onorare Gesù Cristo, commemorando le 40 ore in cui il divin Salvatore giacque morto nel sepolcro. Questa devozione, dal preciso titolo ‘oratio quadraginta horarum’, iniziata a Zara nel 1214, si praticava negli ultimi tre giorni della settimana santa (Pasqua) riponendo l’Ostia consacrata alla venerazione in apposito altare, costruito nella forma di sepolcro.
La festa del Corpus Domini fu istituita nella chiesa di san Martino a Liegi nel 1252. Nel 1263 avvenne il miracolo di Bolsena che poneva fine a tante discussione. La bolla ‘Transiturus’ dell’8 settembre 1264 del papa Urbano IV, la estese a tutta la Chiesa. I testi per l’ufficiatura, fatti comporre a s. Tommaso d’Aquino, con antifone, inni e sequenza, sono tuttora in uso. Con il tempo venne diffusa la “processione” con solenni manifestazioni popolari e varie iniziative folcloristiche, come le ‘infiorate’ lungo il percorso.
Nel corso del secondo quarto del secolo XVI cominciò ad affermarsi l’uso di esporre il santissimo Sacramento per quaranta ore continue all’adorazione dei fedeli per propiziare la divina clemenza in tempi calamitosi di epidemie e di guerra. Così avveniva a Milano nel 1527, nella chiesa del Santo Sepolcro. Dieci anni più tardi, pure a Milano, fu introdotto l’uso della solenne esposizione a turno nelle chiese della città in apposito altare. Tra i più zelanti apostoli di questo culto va annoverato il cappuccino Fra Giuseppe Piantanida da Ferno (Varese: morto nel 1556) il quale con fervore la promosse durante la sua predicazione nel Duomo di Milano nel 1537. Fu allora che il papa Paolo III, in data 29 agosto 1537, su richiesta del Vicario generale e del Magistrato di Milano, approvò con suo Breve apostolico la pia pratica detta delle “Quarant’ore”.
I Cappuccini, a soli dieci anni dall’approvazione del loro Ordine, ne divennero gli entusiasti propagatori in diverse città d’Italia. Lo stesso p. Giuseppe da Fermo redasse un testo con le ‘Istruzioni sul modo da tenersi per celebrare devotamente con frutto l’Orazione delle Quarant’ore’ edito poi a stampa nel 1571.
Lo stesso Paolo III, con bolla del 30 novembre 1539, approvò la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta l’anno avanti nella chiesa romana di Santa Maria della Minerva perché servisse da modello alle altre che venivano sorgendo, ed elargiva, a tutte queste, speciali indulgenze. Generalmente vi si associavano persone di ogni ceto, che nelle pubbliche funzioni vestivano un sacco celeste. Erano governate da un priore ed erano assistite spiritualmente da un Cappellano nello loro adunanze.
Fra le confraternite del Corpus Domini erette nella diocesi di Fermo, primeggiano quella di Civitanova, istituita nel 1523 con proprio Oratorio, e la ‘Societas Corporis Christi’ istituita a Santa Vittoria in Matenano nella chiesa dei monaci farfensi il 2 aprile 1536, domenica di Passione, in occasione della predicazione quaresimale tenuta dal domenicano padre Sante. Pertanto i suddetti sodalizi, salvo migliori accertamenti, vantano un’origine più antica della data d’approvazione della prestigiosa istituzione romana, alla quale fu aggregata quella santavittoriese il 3 giugno 1542 per il godimento di alcuni privilegi ed indulgenze. Il capitolo dei monaci farfensi favorì questa nuova istituzione, e le concesse l’uso dell’altare maggiore con convenzione scritta, la quale fu riconfermata in pieno dal capitolo dei canonici della collegiata, succeduti ai monaci, con i seguenti doveri.
1. Accompagnare processionalmente il presbitero quando si reca ad amministrare il Viatico agli infermi in paese ed in campagna. 2. Celebrare con solennità la festa del Corpus Domini con processione ed ottavario. 3. Fare l’adunanza mensile ogni terza domenica del mese con la processione interna e con la partecipazione attiva alla celebrazione dell’Eucaristia. 4. Mantenere in tutto l’occorrente il Cappellone e l’Altare maggiore, accudire alla lampada e distribuire la cera. 5. Organizzare l’annuale pellegrinaggio votivo al santuario della Madonna di Loreto col Magistrato (amministratori comunali) e con le altre confraternite.
Tra i vari doveri, anche alcuni diritti: . Avere la precedenza nelle processioni su tutte le altre confraternite e pie unioni della Terra di Santa Vittoria in M. b. Convocare le proprie adunanze al suono della campana maggiore. c. Eleggre il montista (gestore) del Monte di Pietà santavittoriese, tra i suoi membri, e revisionarne ogni anno i conti.
A Fermo la confraternita del Santissimo Sacramento fu istituita nella chiesa comunale di san Rocco nel 1546 ad istanza degli amministratori della città e fu aggregata a quella di Santa Maria della Minerva il 22 febbraio 1549. Nello stesso anno, analogo sodalizio fu istituito anche nella parrocchia di san Zenone, per facilitare l’accompagno al santo Viatico nei diversi quartieri della città.
Il 27 settembre 1562, nella XXII sessione del Concilio di Trento si parlò della presenza reale del Cristo nella Santa Eucaristia e del relativo culto che si doveva incrementare con iniziative intraprese dal clero e dalle associazioni laicali, impegnando ogni genere di artisti, poeti, drammaturghi, musici, pittori, scultori ed argentieri. Cosicché alla fine del Cinquecento in ogni Terra e Castello del Fermano, risultava istituita la confraternita del Santissimo Sacramento: nei 58 (attuali) comuni della diocesi stessa ne risultavano erette bel ottantacinque. Inoltre diverse cappelle ed oratori furono costruiti e dedicati al Corpus Domini come a Civitanova ed a Montecosaro. Nel secolo XVII risultano dedicati al Corpus Domini anche due monasteri di claustrali domenicane: a Loro Piceno e a Montefiore dell’Aso. Nel secolo XX fu intitolata al Corpus Christi la chiesa parrocchiale di Porto Potenza Picena.