SAN SERAFINO IL DEVOTO DELLA MADONNA
Padre Raimondo Zocchi cappuccino (1915-1974) scrisse nel 1965-
La Madonna è Madre di Dio. Semplice creatura come noi, fu innalzata dalla sapienza e predilezione divina alla dignità eccelsa di Madre divina. Questa maternità divina la costituisce come in un mondo a parte. Dopo la Trinità divina, dopo il Cristo, Maria domina su tutti gli esseri dell’universo. Maria è Madre del Verbo, Madre di Gesù. E Gesù è Dio, quindi Maria, sua Madre, è Madre di Dio. Da questo privilegio sgorgano in lei tutti gli altri.
Maria è il grande capolavoro di Dio. Per il titolo di Madre di Dio, ella trascende tutti gli angeli, anche i Cherubini e i Serafini. Lei è IMMACOLATA per poter essere un tempio vivo di Gesù
Lei è VERGINE perché solo un parto verginale conveniva alla santità di Gesù.
Lei è PIENA di GRAZIA per compiere la sua missione di Madre di tutti i membri del Corpo mistico di cui Cristo è il Capo. Ora, essendo Madre del Capo, è anche madre delle membra, quindi anche nostra.
Questa maternità di Dio Salvatore la rende per naturale conseguenza corredentrice del mondo e distributrice di tutte le Grazie e l’associa alle sofferenze e alla gloria del Figlio. Così con Maria tutto è concatenato alla divina maternità Immacolata Concezione, perpetua verginità, pienezza di grazia, corredentrice del mondo e mediatrice universale, perché Madre dell’unico mediatore del mondo.
IL nostro culto mariano, la nostra devozione, tutta compenetrata di filiale intimità, non è se non la risposta del nostro cuore alla sua dignità di Madre di Dio e degli uomini. Su questi due principi fondamentali, Madre di Dio e Madre nostra, si fonda con incrollabile sicurezza la nostra devozione alla Madonna, garanzia della nostra esterna salvezza. E’ Madre di Dio, quindi ha il potere di ottenerci qualsiasi grazia. E’ Madre nostra, quindi non può rifiutare ai suoi figli le Grazie di salvezza. Per questo i santi avevano una grande devozione alla Madonna, perché capivano l’importanza della presenza di MAria nella nostra vita, capivano che una soda devozione alla Madonna ci garantisce il Paradiso.
San SERAFINO ci insegna e ci invita ad essere devoti di Maria. Per Fra’ Serafino Maria era la REGINA, la sovrana, la padrona, ma soprattutto la Madre. Affidava i suoi problemi alla sua Mamma celeste. Era un grande entusiasta della Madonna e questo amore affettuoso comunicava agli altri. Ma la sua devozione era concreta. Per pensarla spesso portava al collo una medaglia. Si preparava alle sue feste con un rigoroso digiuno e con tante altre mortificazioni. Per via, dovunque incontrava una statua di Maria, si fermava pregare e soprattutto recitava spesso il santo Rosario che è la maniera più semplice e più bella per esprimere il nostro amore alla Madonna ed è la devozione raccomandata da lei stesa a Lourdes e a Fatima. Su l’esempio di San Serafino e sul desiderio della Madonna recitiamo ogni giorno il s. Rosario ed avremo una protezione efficace della Madonna che ci condurrà per mano al Paradiso per godere eternamente con Lei.
SAN SERAFINO. Essendo la santità una grande conquista è necessario “lottare vittoriosamente” contro i tre grandi nemici delle anime: concupiscenza degli occhi, concupiscenza della carne; concupiscenza della vita.
La POVERTA’ è la vittoria sulla concupiscenza della vita, ossia sull’avarizia, sull’a attaccamento disordinato ai beni della terra. Povertà di GESU’: nella grotta di Betlemm, nella casa di Nazareth, sul Calvario. Attorno a Gesù clima di povertà: “Chi non avrà rinunziato ::: Beati i poveri “ Vocazione fallibile per il denaro. Caratteristiche della povertà: libera, fiduciosa, effettiva.
Povertà libera: pellegrini e forestieri in questa terra; fiduciosa:elle promesse di Gesù; effettiva nell’essere austeri con sé e larghi con gli altri. La povertà di san Serafino è la povertà evangelica, quella seguita da san Francesco, il fondatore dell’ordine francescano: completa distacco dalle cose della terra.
Bastava veder passare Serafino per la via, per essere colpiti dal suo disprezzo per le cose della terra: Il suo abito era grossolano e pieno di pezze, i sandali già usati da altri, la corona di nessun valore, la stanza del letto era la più incomoda ed oscura del convento. Vigilava attentamente affinché nessuna cosa fosse sprecata: né cibo, né fuoco, Né stoffe, né spille, né cose simili. La sua era una povertà estrema, fondata sul distacco interiore, era una povertà prodigiosa, perché provvedeva alle necessità dei frati e dei benefattori.
CASTITA’, trionfo dello spirito sul corpo e sui suoi istinti disordinati, il trionfo sulla sessualità.
Non tutti sono chiamati alla castità perfetta, alla rinuncia definitiva ad ogni amore umano, all’incanto di una propria famiglia, ma la castità è superiore al matrimonio: “Chi si sposa fa bene; chi non si sposa fa meglio” “Onore all’Agnello”; Cantico.
L’anima vergine pensa Dio e la sua virtù è lineare senza divisioni. Se questa verginità è unita ad un voto allora è consacrazione a Dio ed è sorgente di pace e di felicità, ciò che il mondo non capisce.
Chi non è chiamato al convento, né al matrimonio, può vivere vergine per amore di Gesù anche nel mondo, conservando nel suo cuore la gioia di appartenere totalmente a Gesù.
Quelli che non si sentono chiamati a vivere la verginità, abbiano suprema cura di custodire la purezza dell’anima e del corpo, tanto nel matrimonio, come fuori dal matrimonio.
Per riuscire ad essere puri nell’anima e nel corpo, bisogna amare intensamente Gesù, UOMO DIO, l’unico che può saziare la sete di amore. Chi ama Gesù sa essere casto e puro e sa amare con purezza il PROSSIMO; ma questo amore, puro e delicato, cresce nel sacrificio, nella rinuncia. Se gli sposi e i fidanzati conoscessero questo amore casto che rispetta i limiti della legge di Dio, come sarebbero felici!
La Castità di san Serafino: egli era un giglio di purezza, cresciuto tra le spine della penitenza, protetto dalla modestia degli occhi e dalla riservatezza della sua persona, fortificato dalle preghiere, e sostenuto da una grande amore alla Madonna, a GESU’ EUCARISTIA. Il suo contegno, dovunque passava, ispirava un grande amore alla purezza: induceva i peccatori a cambiare vita. Seguiamo l’esempio di san Serafino e avremo la gioia nel cuore e la felicità nel Paradiso.
OBBEDIENZA, la vittoria sull’orgoglio e sulla prepotenza.
Gesù è modello di perfetta obbedienza:
– nella vita nascosta: trent’anni sottomesso ad essi (genitori).
– nella vita pubblica: “Sì,Padre . . – Il mio cibo . . .”
– vita eucaristica: obbediente ai Sacerdoti.
Esempio del s. Curato d’Ars.
E’ un mistero di fede” perché ha voluto, per unirci alla sua volontà, che noi obbedissimo ad una volontà umana rivestita della Sua autorità. “Chi ascolta voi, ascolta me”. E’ necessario riconoscere, in un uomo rivestito di autorità, benché pieno di difetti, la volontà di Dio. Tutto questo schiaccia il nostro orgoglio.
Ci consoli però il fatto che l’obbedienza ci dà la certezza di fare la volontà di Dio. Fin dai primi giorni della sua vita religiosa aveva rinnegato totalmente la sua libertà.
Non desiderava altro che fare la volontà di Dio espressa nella regola e manifestata dalla voce del suo superiore.
Bastava un cenno, un segno del superiore, perché san Serafino obbedisse e obbedisse con gioia, soprattutto il comando era contro i suoi gusti e contro il tenore della sua vita quotidiana. Ogni volta che i superiori lo mettevano alla prova, egli eseguiva puntualmente gli ordini, anche se l’obbedienza gli procurava umiliazioni e disgusto.
In breve l’obbedienza di Fra’ Serafino trionfa di tutte le prove, anche le più delicate. Ecco la vittoria dell’obbedienza. Ecco le vittorie dell’obbedienze. Guardiamo con interesse il nostro santo. La triplice vittoria conseguita con l’attuazione dei consigli evangelici: povertà, distacco dalle cose; castità come distacco dai piaceri disordinati del corpo, obbedienza, distacco dalla propria volontà e del proprio giudizio.
Questa triplice vittoria porterà all’anima nostra e alla società la pace, preludio della felicità del Paradiso.