AMBIENTI DELLA CONVERSIONE di RENATA CARBONI (Grottazzolina e Fermo)
Alcune notizie delle parrocchie di Grottazzolina e di Fermo che furono gli ambienti nei quali maturò la conversione di Paola Renata sono narrate dai parroci dell’epoca
GROTTAZZOLINA: Anzitutto le notizie sulla parrocchia di Grottazoolina scritte dal Pievano don Adolfo Mercanti il 14 ottobre 1910 per preparare la Visita Pastorale dell’arcivescovo mons. Carlo Castelli:
SITUAZIONE : La Parrocchia consta di n. 383 famiglie. I parrocchiani sono n. 2400.
I Battesimi di media sono tra i 60 e i 70 all’anno; i Matrimoni sono una dozzina; i morti una cinquantina.
I Fedeli frequentano con assiduità le sacre Funzioni; vengono specialmente alla spiegazione del Vangelo. I grandi non sono abituati alle spiegazioni catechistiche. Frequentemente si accostano ai santi Sacramenti. Una trentina di persone non prendono Pasqua.
Si santifica la festa: vi è un po’ di ubriachezza con la sua conseguenza della bestemmia. Si procura di rimediare con apposite prediche e togliere i ragazzi da sì orrendo vizio.
Per ora non è prudenza reagire alla diffusione dei giornali non essendovi propaganda perniciosa.
Il socialismo ha pochi proseliti nei giovani. Si cerca di opporre una sessione giovane, secondo le ultime prescrizioni del Pontefice.
Vi è l’emigrazione temporanea per gli uomini: vanno per lavorare in America da muratori, falegnami e per coltivare la terra. I reduci dall’emigrazione ritornano generalmente indifferenti nelle dottrine cattoliche e imbevuti delle nuove teorie sovversive. Si procura di inviarli a persone dabbene con lettere di raccomandazione.
Nel 1851 il Luogo pio Benedetti fu fondato con approvazione ecclesiastica: eresse l’Ospedale per i poveri.
Ecco i nomi dei sacerdoti nativi della Parrocchia: don Giuseppe Sbaffoni, priore a Santa Vittoria in Matenano; don Vincenzo Catalini vice parroco a Sant’Agostino; don Ferdinando Iacoponi vice parroco a Campofilone; don Quintili Rufino vice parroco a San Ruffino in Amandola; padre Ferracuti guardiano dei Cappuccini di Offida. In parrochia ci sono 3 chierici (Mordente, Bonfigli, Valeriani)
Si sono fatte Suore della Carità un decina di ragazze.
FORMAZIONE: La santa Messa parrocchiale si celebra all ore 7 nella stagione invernale; d’estate alle ore 6. In parrocchia si fanno le seguenti funzioni:
del Primo dell’anno;
triduo e festa di s. Antonio abate; triduo e festa di s. Agnese;
benedizione della Candelora e festa della Purificazione;
Esposizione del SS. Sacramento per tre giorni a carnevale;
Funzione delle Ceneri; mese e festa di s. Giuseppe;
Rogazioni; benedizione delle Palme; ufficio delle tenebre e funzioni della Settimana santa; Pasqua.
Triduo e festa di s.Vincenzo Ferreri; mese di maggio con solenne chiusura; mese di giugno con solenne triduo al Cuore di Gesù;
settenario alla Vergine ss.ma del Soccorso;
Corpus Domini con ottava;
festa della Madonna del Carmine, di s. Antonio da Padova, di s. Luigi Gonzaga;
benedizione del Fonte Battesimale in Pentecoste;
novena dell’Assunta; mese di ottobre con il SS. Sacramento esposto alla sera;
mese di Novembre al mattino con solenne chiusura; festa di tutti i santi con benedizione al Cimitero;
novena di Natale; chiusura solenne dell’anno.
STATUTO DELLA PIA UNIONE DELLE MADRI CRISTIANE: La Pia unione ha per scopo di formare Spose cristiane e buone Madri di Famiglia che attendono all’adempimento dei loro doveri e specialmente alla sana educazione dei Figli.
Oggi principalmente la donna ha una grande missione nella società: riformare la famiglia, migliorando gli sposi e salvando i figli. I mezzi per raggiungere lo scopo sono:
1.L’educazione della donna con conferenze mensili;
2.La frequenza ai Sacramenti e la preghiera comune;
3.Il buon esempio delle consorelle e le esortazioni delle direttrici;
4.L’obbligo particolare che assumono di migliorare, per quanto è da loro, le famiglie ad esse affidate.
Per l’inizio della visita pastorale dell’arcivescovo, leggiamo la relazione scritta da don Raffaele Pompei il 12 novembre 1910.
VISITA
Carlo Castelli arcivescovo e principe di Fermo, dopo aver fatto precorrere tre sacerdoti missionari diocesani per un corso di spirituali esercizi al popolo, oggi 12 novembre 1910, alle ore tre e mezza circa, mosse dalla sua residenza, accompagnato dal suo segretario, da un convisitatore e dal sacerdote don Raffaele Pompei in rappresentanza della deputazione per recarsi a Grottazzolina, ove compiere la prima santa visita pastorale. Giunto in prossimità del paese fu incontrato dal pievano del luogo, dal clero, dalle confraternite, dalla congregazione delle figlie di Maria e da una calca di popolo che si pigiava attorno al proprio Pastore per poter baciare il s. Anello. Si poté a stento formare il corteo che entrò in paese fra le dimostrazioni più entusiastiche di festosa accoglienza.
Le vie tappezzate di motti benedicenti ed acclamanti il pastore, dai balconi ornati di arazzi una pioggia continua di fiori e di biglietti multicolori volanti che ripetevano anch’essi acclamazioni ed osanna, la società filarmonica riempiva l’aria di note squillanti ed sacri bronzi e gli sbari scuotendo le fibre dei presenti annunziavano ai lontani il giubilo di questo industrioso paese, per l’arrivo dell’amato ed aspettato pastore. Si poté a stento entrare nella chiesa parrocchiale per la calca di popolo. Si compirono le funzioni di rito, S. E. R.ma rivolse a tutti la sua parola piena di gratitudine e caldo affetto.
VITA PASTORALE : Era Pievano di Grottazzolina, dal 1908, don Adolfo Mercanti nato a Civitanova Marche, di anni 34, baccelliere.
Don Raffalele Pompei di Grottazzolina, sacerdote dal 1883, era coadiutore del parroco, e confessore; abitava nella propria famiglia.
Don Desiderio Ricci di Grottazzolina, sacerdote dal 1905 e confessore era il cappellano della Confraternita del Santissimo Sacramento e celebrava nella chiesa di questa confraternita. Era di idee “moderne” e ne parlava con i giovani.
In paese esisteva anche un Circolo autonomo diretto da Francesco Catalini.
Ecco alcune notizie scritte dal pievano per la seconda visita pastorale nel 1919.
MOVIMENTO CATTOLICO : Opere: un Asilo Infantile; un Laboratorio femminile per lavori in bianco sotto la direzione delle Figlie di Sant’Anna;
una Società per giovanetti sotto la protezione del Cuore di Gesù;
una Cassa Rurale Cattolica.
“ Nell’ottobre 1909 fu eretto l’Asilo Infantile per cura del Parroco. Si dovrebbe mantenere con le offerte del paese; ma sino ad ora è mantenuto dal Parroco. Le offerte dei privati si possono calcolare a lire 300 circa. L’Asilo è diretto dalle Suore Figlie di Sant’Anna che sono in numero di quattro –
Il Parroco va all’Asilo come Presidente, ma soltanto quando è chiamato per qualche cosa e quando deve fare la conferenza alle suore, alle ragazze.
La Maestra insegna il Catechismo all’Asilo, la Superiore al Laboratorio.-
Vi è l’abitudine d’invitare alla Confessione i bambini ogni anno di quaresima. Per libertà di tutti si invitano confessori straordinari. I genitori, durante l’anno, fanno confessare i propri figli portandoli essi stessi.
Il Parroco spiega il decreto “Quam singolari” per ammettere i bambini alla Comunione nell’età della discrezione. Però si trova la difficoltà nei genitori, che non si vogliono convincere di tale necessità.
La prima Comunione si fa con solennità e si premettono i santi spirituali Esercizi.
Nell’istruzione della dottrina cristiana si segue il sistema Pavanelli dividendo i bambini in quattro classi. Si tengono registri dei bambini, che in tutto son circa 150.
La dottrina si fa nei locali dell’Asilo e del Salone. Il Parroco è coadiuvato dal Cappellano, dalle Suore e da qualche buona ragazza.
La dottrina cristiana è insegnata in tutte le feste prescritte supplendo con i nuovi locali.
Si spiega, prima della Benedizione, agli adulti la catechesi secondo i temi indicati nel Foglio ufficiale <diocesano>. Vi è abbastanza concorso.
Esiste in parrocchia la pia Unione dei Luigini, un ricreatorio per i fanciulli, la pia Unione delle Figlie di Maria che hanno ogni mese la conferenza. I ragazzi sono adunati due volte alla settimana in casa del Parroco.
Per le ragazze sono tenuti gli esercizi spirituali. Ogni otto giorni poi si tiene una conferenza alle ragazze presso le Suore. Non si può formare la Scuola cantorum propriamente detta. Si procura cantare con i ragazzi. Nel mese di maggio e giugno hanno cantato le ragazze in chiesa.
Nella parrocchia vi è la scuola di lavoro per le ragazze presso le suore. E’ frequentata specie nelle vacanze delle scuole comunali.
Si è zelata la consacrazione delle famiglie cristiane al sacro Cuore di Gesù, si sono consacrate circa 300 famiglie. Furono consacrate solennemente in Chiesa secondo il cerimoniale; in qualche famiglia è stata fatta in casa.
Esiste in parrocchia la pia Unione delle Madri cristiane: ne son circa 40.
In paese si celebra anche nella Chiesa del Santissimo sacramento, nei giorni festivi da don Ubaldo Centoni.
La dottrina ai fanciulli si fa in questa chiesa.
Esiste in parrocchia l’Unione popolare; gli ascritti sono undici. Vi è anche la Cassa rurale, la quale è federata. Vi collaborano il Parroco e don Luigi Benedetti con il permesso dell’Arcivescovo.
In parrocchia vi sono i giornali cattolici: L’Avvenire d’Italia, la Voce delle Marche, la Civiltà Cattolica, il Lumentino, l’Allarme, Vita e Pensiero.
La Voce delle Marche è troppo ristretta a Fermo; sarebbe necessario si occupasse dell’intera Archidiocesi con notizie importanti; arrivasse nei paesi con la posta del sabato, perché alla Domenica non si distribuisce posta.
Ha in cominciato il movimento socialista.
Per caldeggiare il culto speciale del Santissimo Sacramento si celebra in parrocchia il primo venerdì del mese con ora di adorazione, fatta con canto e pubbliche preghiere.
Si celebrano anche le Quarantore nei tre giorni prima di carnevale con solennità e con processione in piazza. In tale circostanza vengono confessori straordinari.
Si procura di introdurre la pratica della Comunione frequente cominciando dai piccoli.
La Comunione agli infermi si porta spesso pubblicamente. Nelle feste di Pasqua si porta poi solennemente.
Pievania di Grottazzolina 28 agosto 1919. Il Parroco Adolfo Mercanti
A F E R M O
Nel 1919 Paola Renata si stabiliva a Fermo, per frequentare gli studi, presso la casa della famiglia Maricotti, nella parrocchia di san Zenone. Vi era un gran fervore di iniziative per la gioventù maschile e femminile. Renata ha frequentato le scuole normali e tecniche press le monache Clarisse, sotto la direzione di don Filippo Maria Cipriani, parroco a S. Pietro, che ha annotato, per la seconda visita pastorale dell’arcivescovo Carlo Castelli le seguenti istituzioni.
MOVIMENTO CATTOLICO
Istituto Femminile con 50 alunne interne. Scuola di lavoro anche per le esterne. Su di esso tutto il movimento cattolico femminile della città.
Unione delle Donne Cattoliche.
Unione Operaia.
Circolo Femminile
Conferenze anche con proiezioni.
Ufficio Diocesano dell’Unione Femminile Cattolica Italiana.
Corsi superiori di Religione per il Mondo Femminile.
Ricreatorio Artigianelle.”
GIOVENTU’ FEMMINILE
Ecco una bella lettera dello stesso Parroco di San Pietro, don Cipriani, scritta all’Arcivescovo Fermano in Brianza:
“ Coi ringraziamenti più vivi e profondi per il gentile pensiero paterno, si abbia la conferma dell’affettuosa devozione filiale di chi scrive. E con l’affettuosa devozione mia si abbia, Eccellenza, quella di tante care sue figliuole, che imparano sempre più ad amore Gesù Cristo e il Papa e l’Arcivescovo che lo rappresentano in terra.
Da Sant’Elpidio a mare oltre un centinaio di queste mandarono il loro saluto all’Eccellenza vostra lontana chiedendo di essere benedette. – Io che l’avevo chiesta in antecedenza, portai la sua augusta benedizione e la sua parola d’alto ed affettuoso incoraggiamento.
Le giornate religioso-sociali andarono tanto tanto bene, ed hanno lasciato luce molta e fervore d’entusiasmo; che, giova sperarlo, non verrà mai meno!
Speriamo davvero, Eccellenza, che questo nuovo esercito femminile sempre crescente di numero e di ardore abbia ad essere la provvidenza, come in tutta Italia, così in particolare della sua Archidiocesi! Che il Signore ci benedica sempre.
Gradisca, Eccellenza, con i miei auguri anche quelli dei miei e in particolare di mamma, che sa d’essere così benvoluta dall’E.V. e ne resta commossa sempre, al ricordo!
E si abbia anche fervidi auguri di rinfranco fisico e morale nella serena immutabile serenità della Brianza .
Un saluto affettuoso al –collega- don Dionigi sempre caro e gentile con me, e V.E. benedica me e la mia famiglia e Parrocchia. Fermo 23 settembre 1921 Um.mo aff.mo figlio Don Biagio M. Cipriani
\\\Ci sono pervenute due testimonianze parrocchiali dell’Azione Cattolica Femminile di Fermo. Sono datate al 1930, ma contengono notizie su attività precedenti e provengono proprio dall’ambiente dove collaborava la stessa Renata Carboni, presso la parrocchia di San Zenone e presso la parrocchia di S. Pietro.
Sono i discorsi indirizzati all’arcivescovo Carlo Castelli in occasione della terza visita pastorale.
DONNE CATTOLICHE
Questee Donne Cattoliche erano state le prime iscritte alla Gioventù Femminile Cattolica di Fermo, avviata dal Parroco di san Zenone.
Eccellenza, grande è la gioia che, oggi, vibra nella nostra Parrocchia poiché la visita dell’Eccellenza Vostra ha reso lieta ogni anima che, con desiderio Vi attendeva. Particolarmente ha reso e rende liete noi, che, formando il Gruppo delle Donne Cattoliche, siamo felici di darvi il “benvenuto” e di dirVi il nostro lavoro di Apostolato.
Il nostro Gruppo è sorto nel 1920 e il numero delle socie si è aggirato sempre su la ventina; si può dire, con sincerità, che, nel nostro Gruppo, si è cercato di fare tutto il possibile, perché, il programma della bella nostra associazione, potesse essere svolto e realizzato.
Eccellenza, la nostra Patrona è stata ed è la B.V. di Lourdes, la cui festa noi celebriamo ogni anno, con vera solennità. Ai piedi del santo Altare ci siamo ritrovate spesso tutte, per le comunioni generali, mentre poi, qualcuna di noi, ha ricevuto e riceve giornalmente il Signore, sorgente di forza, sostegno immenso nella nostra fatica quotidiana, per la nostra missione materna.
Tutte le volte che le Donne Cattoliche sono state invitate a partecipare a processioni, il nostro gruppo non è rimasto assente e, spesso, si è incaricato di condurre anche i bambini, i piccoli Pargoli prediletti da Gesù. Il nostro, ha avuto e mantiene ancora l’iniziativa di fare l’adorazione notturna, fino a mezzanotte, nel giovedì Santo, mentre si onora di avere lavorato con dedizione e con entusiasmo per il Congresso Eucaristico del 1922, qui, in città nostra, non mancando poi di partecipare a quello di Ancona, di Falerone, di Porto San Giorgio.
Ogni qual volta si è presentata l’occasione, non si è mancato di vegliare al capezzale di qualche povera infelice o di qualche moribondo. Sapendo che, giovani, anche su i vent’anni, non avevano ancora fatto la Comunione, il Gruppo si è sempre interessato per condurre queste anime a Dio; mentre, lavorando silenziosamente e con tenacia, si è riuscito a far accostare ai Sacramenti chi da 25 o 30 anni, non lo faceva più. Alcune nostre Socie sono defunte e di esse, noi, mai ci dimentichiamo, offrendo un suffragio delle loro anime la S. Messa, detta proprio per loro.
Per la moralità poi, il nostro gruppo, ha procurato di fare molto, togliendo giovanette e bimbe da luoghi dove lo scandalo dilagava e cercando anche di impedire – per quanto invano – che, nella nostra Fermo si stabilissero ritrovi osceni.
La propaganda contro la Bestemmia, quella per diffondere la devozione al santo Rosario, la disciplina nel prender parte al ritiro mensile, l’aiuto costante alle iniziative del Circolo < della Gioventù femminile Cattolica>, per la visita ai Vecchi poveri, per la raccolta di denaro pro Missioni e Università Cattolica, hanno costituito il lavoro semplice, ma continuo, che oggi, dona all’anima nostra, un senso di tranquilla soddisfazione, desiderio di continuare su questa via e di intensificare i nostri sforzi, perché Gesù trionfi e imperi in tutti i cuori.
Da non molto, abbiamo poi organizzato un piccolo gruppo di Fanciulli Cattolici, che speriamo però possa esser più numeroso in seguito.
Questo, Eccellenza, è la relazione del lavoro compiuto, che presentiamo a voi, con umil cuore. Ma prima di chiedere all’Eccellenza Vostra, la benedizione che desideriamo, vogliamo esprimere i sensi della nostra gratitudine, a due sacerdoti, qui presenti: a don Filippo Maria Cipriani, per l’interessamento avuto, per la nostra Parrocchia, dopo la morte del Parroco Don Paolo Minnucci e a don Achille Corradini, sacerdote buono, umilissimo, pieno di carità, pieno di zelo.
Eccellenza, la fatica grave di compiere, nella vasta Diocesi, la Sacra Visita, sta per finire. Noi ci auguriamo che il Vostro cuore di Padre possa, di questa fatica, essere compensato, per la consolazione che, i Vostri figli devoti, Vi avranno potuto dare e avran promesso ancora di procurarVi. Alle promesse che già avete ricevuto, noi aggiungiamo le nostre, semplici ma fervorose.
Il vostro nome è pur anche la nostra gloria. Ben disse di Voi, don Giovanni Rossi, anima e vita dell’’Associazione Cardinal Ferrari nel “ Piccolo “ dell’8-15 maggio u. s. Egli scrive: Mons. Carlo Castelli è una delle più belle e gloriose figure dell’episcopato italiano, del clero Milanese”. Don Rossi ricorda Voi, come amico carissimo di quel santo che fu il Cardinal Ferrari, al quale foste legato da un’amicizia sublime; ricorda Voi come Direttore Spirituale, come scrittore di un libro d’oro: l’Ape Eucaristia”, come vescovo di Bobbio.
E noi, Eccellenza, ci domandiamo se siamo veramente degni di essere Vostri Figli Ma voi siete Padre e come tale gradirete le promesse nostre e un augurio devoto. Possa Gesù benedire la Vostra Missione; possa, lo spirito elettissimo del Cardinal Ferrari, essere sempre con Voi, possa impetrarVi da Dio tutte le benedizioni di cui avete bisogno e per le quali noi, oggi, abbiamo offerto le nostre preghiere, con tutto il fervore di cui siamo capaci.
Ecco la relazione da parte della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.
LE GIOVANI CATTOLICHE
Relazione del Circolo della G. F. C. della Parrocchia di san Zenone fatta a s. Eccellenza l’Arcivescovo Mons. Carlo Castelli in occasione della Sacra Visita dell’anno 1930.
Eccellenza, a nome del Circolo della G. F. C. di questa parrocchia, intitolata alla B.V. di Lourdes, io porgo all’Eccellenza Vostra il saluto e l’espressione di una gratitudine viva, per la gioia che, in questo giorno, ci avete procurato con l’augusta vostra presenza.
In questo stesso momento, poi, il pensiero nostro ricorda e devotamente onora, la dolce figura del parroco, spentosi pochi mesi or sono, esempio fulgido di rettitudine vera e – soprattutto – di umiltà esemplare. E noi vorremmo che Egli, potesse essere ancora qui, con noi, per allietarsi oggi della presenza Vostra, per sentire dal Vostro labbro, la parola che è di approvazione del lavoro compiuto, incoraggiamento per quello che ancora deve compiersi.
Eccellenza, in ogni altra parrocchia della Vostra Diocesi, avrete ascoltato, benignamente, la relazione del lavoro compiuto, da ogni singolo circolo; noi Vi preghiamo di ascoltare anche la nostra, succinta e breve. Ma, siccome questo lavoro ha, nell’insieme, delle risultanze eguali, perché eguali per tutti i circoli sono le direttive e gli ordini, così noi, non staremo ad elencare le sante Comunioni, le ore di adorazione, le partecipazioni a processioni, la raccolta di denaro per i Missionari, tutto quello che è stato fatto, per i Congressi Eucaristici, per le particolari giornate “pro clero”, antiblasfema, “Mariana”, per quella “della purezza”.
Voi, attraverso le relazioni udite, sapete anche come, in ogni Circolo, si curi il catechismo, come si cerchi di approfondire lo studio sul “soprannaturale”, come si sia svolto, completo, quello su la Liturgia. Il nostro, a tutta questa complessità di lavoro, non è rimasto estraneo, rispondendo, disciplinatamente, ad ogni appello dell’Ufficio Diocesano e del Consiglio Superiore. Diremo piuttosto all’Eccellenza Vostra una particolarità: il Circolo di san Zenone è il circolo della primissima ora; fu questa la prima parrocchia, in cui la commissione, da San Pietro, centro di vita, iniziando, trepida, il giro delle parrocchie di città, per avere il consenso e l’appoggio dei singoli parroci, ebbe a fermarsi.
C’è fra noi chi ricorda, avendo fatto parte di quella commissione d’allora, il senso di sgomento provato, prima di varcare la soglia di questa casa, poiché si aveva il presentimento di un reciso diniego. Ma non fu così: il parroco nostro buono, accolse le signorine, quasi con entusiasmo e sintetizzò il suo consenso in una frase incisiva e che doveva essere un monito. Disse: “Purché siano fatti e non parole:
Eccellenza, da allora, il nostro circolo sorse e sorse numeroso. Poi, come sempre, le file si assottigliarono. Nel giro di dieci anni, nove socie hanno ricevuto il sacramento del Matrimonio; quattro sono state chiamate da Dio a miglior vita, una è apostola nel mondo, avendo il cuore e la fede degli apostoli: Fabiola Breccia. Disertrici nessuna, mai. E questo noi lo diciamo con un certo senso di orgoglio, poiché dice la perfetta coesione delle anime, per cui ogni domenica, da dieci anni, noi, sempre, ci siamo unite qui, desiderose di migliorar noi stesse, per poter poi dire ad altri la parola di Dio.
Eccellenza, del nostro Circolo possiamo dire a Voi una iniziativa particolare: la visita ai Vecchi poveri, nel giovedì grasso di ogni anno e durante le feste Pasquali. Ripeto la frase che abbiamo trovato nel Verbale del 23 febbraio del 1922 scritta dalla segretaria di allora, Ersilia Verdolini, spentasi poi nel febbraio ’25. Ella scrisse: “ Oggi visita ai vecchi poveri. Abbiamo portato vino, ciambelle, zucchero per le vecchie, sigari per i vecchi; un raggio di sole vivo nella malinconia del loro autunno inoltrato. Sorrisi, lacrime, canti, confidenze. Uscendo, il nostro cuore era inondato da una dolce e profonda commozione!”
Commozione, Eccellenza che, sempre, si rinnova quando si può tornare laggiù. Dico ‘quando si può’ dato che, ora, essendo rimaste in poche, l’iniziativa presenta le sue difficoltà, ma pure, veniamo superando, confidando in Dio e nella volontà nostra che non cede.
Sfogliando i verbali, abbiamo trovato la luce di un’altra iniziativa; gli alunni del Convitto Industriale, non avevano mai l’occasione di sentire la Parola di Dio; ci riferiamo, s’intende, a qualche anno fa, quando della Parola di Dio, nella Scuola soprattutto, non se ne faceva verbo. Il nostri circolo pensò, allora, che, durante la Messa domenicale, detta proprio per questi giovani, a S. Agostino, sarebbe stata preziosa la parola di un sacerdote, che avesse illustrato il Vangelo. Noi tutte ricordiamo come, questa iniziativa, ardua quanto mai, abbia costato ansie, mortificazioni, difficoltà di ogni genere e tali, che, per un ultimo anno, sono riuscite a soffocare l’iniziativa: Ma il nostro pensiero doveva pure essere buono, che poi il Signore, nella sua onnipotenza, ha sorriso all’Italia nostra, ritornata a Lui.
Oggi, i giovani del Convitto Industriale, non solo ascoltano volentieri la parola del sacerdote, durante la Messa domenicale, ma hanno una vera e propria assistenza religiosa, che, indubbiamente, li ha resi e li rende migliori.
Fra le piccole derelitte, accolte nel pio Ricovero della Conferenza di san Vincenzo de Paoli, ce n’è più d’una, tolta, per interessamento del Circolo nostro, a quelle madri, incoscie dei propri doveri, e, forse maestre di vizio. Ma, anche per questa iniziativa, la solita, la più comune delle difficoltà: quella di trovar denaro. Ci vuol niente a mettere insieme dei corredini, a forza di elemosine, corredini, che , giustamente, devono essere costituiti da molta roba e nel migliore buono stato?
E’ ben vero che il denaro è roba del diavolo, ma, senza denaro, il diavolo ci immobilizza. . . Però la Provvidenza di Dio non abbandona mai e noi possiamo dire che, ad ogni iniziativa presa, ha corrisposto una perfetta realtà.
Eccellenza, per ora tutti i meriti, è vero? Ma voi penserete e giustamente che, in questo circolo, ci devono essere dei difetti. E noi vi diciamo che sì, e che ce sono molti. Noi stiamo vivendo in una concezione di apostolato, un po’ speciale, forse un po’ limitato.
Viviamo in famiglia e procuriamo di vivere il nostro programma in famiglia.
Noi godiamo di sapere che le socie nostre che si son fatte spose, sono mammine d’oro, e che hanno costituito famiglie, solidamente, cristiane.
Dunque a noi sembra che sia bene rimanere in questo concetto, per cui le giovani debbono essere eucaristiche, apostole, eroiche, soprattutto in seno alle loro famiglie, dove spesso, poi, è anche così difficile poter lavorare.
Chiudiamo adesso la relazione fatta,con una notizia d’indole finanziaria, riguardante l’Università Cattolica. Per quanti anni la giornata Universitaria, è stata un vero fiasco per noi. Ci umiliamo a dire la cifra, raggiunta qualche volta: la parrocchia di san Zenone: lire cinque . Ma quest’anno, Eccellenza, abbiamo voluto scuotere questa vergogna. Avevamo una base di cinque: abbiamo detto di aggiungere due zeri. E due zeri sono stati aggiunti. La nostra parrocchia quest’anno ha superato le 500l ire.
Ed ora, Eccellenza, sperando che il monito del povero curato nostro “purché sian fatti” sia stata una discreta realtà, di fronte a Dio,ringraziando ancora l’Eccellenza Vostra, diciamo a Voi che il ricordo di questo giorno d’oro, ansiosamente atteso, rimarrà nella nostra mente, indelebile, ma soprattutto, nei nostri cuori, sprone a sempre meglio fare, incitamento a liberarci di tutto quello che, in noi, può essere uman(o) avviluppante l’anima.
E pregheremo sempre, non solo per l’Eccellenza Vostra, ma anche perché Gesù buono, possa benedire le anime che per il trionfo del suo Regno si adoperano, perché sull’Italia nostra diletta, continui ad imperare la sua pace e il suo amore, sempre!!
PIERGALLLINA padre Guido ha scritto:
Il suo e il nostro mondo è il primo Novecento italiano, la cui aurora si tinge di sangue reale, preludio di lotte religiose, sociali e politiche che portarono il mondo stesso a dividersi in due immensi schieramenti armati. –
Quel mondo fu dunque dominato dapprima dalle antiche e nuove ideologie anticristiane. – Giova ricordare il diabolico conato di razionalizzare, umanizzare, naturalizzare il cristianesimo, riducendolo a leggenda, spogliandolo comunque del soprannaturale, negando tutti i miracoli, compresa la Risurrezione di Cristo, ridotto ad un mito dei tempi di Augusto e Tiberio.
L’irreligiosità era accresciuta dalle filosofie atee allora imperanti, come il materialismo prima, e poi il positivismo – l’anticlericalismo banale, fatto d’ignoranza e d’incomprensione – la religione bistrattata dai così detti ‘liberi pensatori’ e da simile genia frequentatrice di logge massoniche.
E dopo il positivismo, l’idealismo tedesco, importato in Italia da Croce e da Gentile: filosofia parimenti anticristiana, che confinata, essa pure, la religione nel campo dei miti. – Anticlericale era lo Stato per un groviglio di fatti. – Manovrato a suo agio dalla massoneria. – Il materialismo, passato poi quasi di moda tra il ceto colto, veniva ora riesumato e ricondotto tra le masse operaie, per avvelenarle, dal socialismo. –
Il laicismo di sinistra e di destra agitò la questione del divorzio, nuovo attentato all’integrità domestica, nuovo atto di ostilità contro la religione e la Chiesa. – Noi lo ricordiamo: manifestazioni anticlericali pressoché quotidiane, con frizzi e sarcasmi contro il clero e i credenti; un tono sconfortante di volgarità. – Dai così detti giornali democratici e radicali ai foglietti volanti: era tutta una campagna anticlericale, una riacutizzata professione materialista, il tentativo di dimostrare l’impossibilità di un Dio personale e di una Provvidenza che abbia cura degli uomini; la riduzione ad impostura di tutti i miracoli, di quanto vi fosse di prodigioso nella religione. Cristo non era mai esistito, coi relativi corollari: la rifritture di tutte le leggende antipapali. –
L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA
(Il Piergallina accenna poi a Marietta Gioia) Gli errori ed i vizi del secolo, quel mondo ateo e assurdo le furono sprone a santificarsi, a dare il meglio di sé all’Azione Cattolica. –
Sotto il pontificato di Pio XI, l’Azione Cattolica aveva riformati i propri statuti, secondo le direttive della Santa sede. L’azione da svolgere era meglio precisata come una unione delle forze cattoliche organizzate, per l’affermazione, la diffusione, l’attuazione e la difesa dei principi cattolici nella vita individuale, familiare e sociale.
I quadri erano costituiti dalla Federazione Italiana degli Uomini Cattolici; Società della Gioventù Cattolica Italiana; Federazione Universitaria Cattolica Italiana; Unione Femminile Cattolica Italiana. Quest’ultima si suddivideva in tre sezioni: Unione delle Donne Cattoliche Italiane, Gioventù Femminile Cattolica; Universitarie Cattoliche.
A seguito delle vicende politiche di quegli anni, il programma dell’Azione Cattolica tendeva al perfezionamento religioso e morale dei Soci, con speciale riguardo alle loro condizioni e ai loro doveri di famiglia. – Nella prima Assemblea Nazionale tenuta a Roma il 28 ottobre 1926, si proclamò la soprannaturalità dell’Azione Cattolica, l’assoluta necessità di una intensa vita spirituale dei suoi membri.
Nel 1926 iniziava la prima Crociata della Purezza. Nel 1927 si ebbe a Bologna il primo congresso delle Aspiranti e delle Beniamine.
( dal libro di PIERGALLINA G.A,” Marietta Gioia e il suo Diario” Macerta 1973, pp.9-14;61-65 passim )
Il programma di vita della G. F. C. era: Eucaristia, Apostolato, Eroismo (Armida Barelli).
TESTIMONIANZE SU RENATA
Le testimonianze al processo sulle virtù di Paola Renata, sono il racconto dei contemporanei che vissero con la ven. Paola Renata Carboni, e costituiscono una preziosa documentazione. Ecco alcuni testimoni.
.MONALDI prof. Vincenzo, di Grottazzolina, primario all’Ospedale di Napoli
.PACCASASSI Evelina di Fermo, presidente della Gioventù Femminile di Azione Cattolica
.MICHELINI Nazzarena di Belmonte a servizio nella famiglia Carboni a Grottazzolina
.CIPRIANI mons. Filippo parroco a S. Pietro a Fermo e vescovo a Città di Castello
Le loro testimonianze sono state scritte e illuminano la conoscenza di fatti e di momenti del passato che essi hanno vissuto di persona.
\\ Testimonianza del Prof. Vincenzo MONALDI (Vincenzo Monadi di Giovanni, nato a Monte Vidon Combatte il 16 aprile 1899, professore Direttore della Clinica Tisiologica dell’Università e dell’Istituto Sanatoriale di Napoli) ricorda i suoi rapporti di pura conoscenza con la famiglia Carboni. “ Conobbi assai bene la sua famiglia: i genitori erano atei, e avversi alla religione. Negli anni 1922-1923 fui sindaco di Grottazzolina, dove il dott. Raffaele Carboni era medico condotto. Di più ero studente di Medicina e quindi avevo frequenti relazioni con la famiglia, specialmente col padre. Questi non solo era avverso alla religione, ma impediva con la sua autorità che la religione si praticasse in famiglia. Mi risulta in modo certo che la madre non fosse religiosa praticante. Posso dire che il dottor Carboni era addirittura violento nel reagire di fronte a espressioni di religione.
E’ a mia conoscenza che Renata era considerata un esempio di bontà e di fede e che con estrema devozione si accostava alla Comunione, mi si diceva, quotidianamente.
Negli anni 1921- 1923 Renata faceva di tutto per sfuggire alla vista del padre nella pratica della religione per non irritarlo: così, ad esempio, si recava in chiesa nelle primissime ore del mattino, si raccoglieva in preghiera in angoli appartati della casa, dove teneva nascoste delle immagini sacre.
Nel 1924-25 io frequentavo meno il paese e mi è stato detto che più volte sfidò l’autorità paterna per esercitare le pratiche religiose e non si curò di rimbrotti e di minacce.
Debbo ancora attestare che nel paese Renata Carboni era da tutti considerata un’anima superiore per virtù, per fede e in particolare per fortezza d’animo.
Tenuto conto dell’ambiente nel quale è vissuta, io ho sempre considerato Renata Carboni come un’anima dotata di eccezionali virtù “. (5.VIII.1954)
PACCASASSI Evelina (Nata a Fermo nel 1897) racconta:
A Fermo, nell’apertura dell’anno sociale dell’Azione Cattolica Italiana (ove io rivestivo la carica di Vice Presidente), 1921-1922, durante una settimana sociale tenutasi per la Gioventù Cattolica della Diocesi, ebbi occasione di conoscere la piccola Renata Carboni, presentatami dalla signorina Maria Maricotti consigliera diocesana, la quale conduceva con sé la piccola tredicenne alle nostre riunioni generali affinché aprisse il suo vergine cuore all’amore di Dio.
Fin dal primo momento mi fu noto il pensiero apertamente ateo dei suoi genitori e fratelli, ad eccezione della sua Giuseppina la quale al par di lei era assetata di conoscere Dio e la bellezza della sua religione. Il dottor Raffaele Carboni, medico a Grottazzolina, militava apertamente nelle file dei senza Dio, e proibiva severamente ai componenti della sua famiglia ogni pratica religiosa, negando ad essi puranco il sacramento del Santo Battesimo.
Non si può parlare di educazione cristiana dell’infanzia di Renata Carboni, poiché ad eccezione del santo battesimo fatto somministrare clandestinamente da una zia materna in Montefalcone Appennino, non ha potuto ricevere nessuna educazione religiosa, poiché il babbo, venuto a conoscenza di questa trasgressione ai suoi ordini, ha radiato della intimità familiare la zia.. . .
Nel 1919 per ragioni di studio, le sorelle Giuseppina e Renata Carboni furono condotte a Fermo, a pensione dalla famiglia Maricotti, presso la quale le due sorelline si trovarono, per la prima volta, circondate da una atmosfera di religiosità cristiana, e nelle loro anime sentirono sbocciare, prepotente e forte, l’amore verso Colui che era già padrone dei loro cuori.
In sede di consiglio diocesano, alla presenza del nostro assistente diocesano don Filippo Maria Cipriani, poi vescovo di Città di castello, si studiò il modo di far istruire le piccole Carboni, e si pensò anche alla possibilità di prepararle per la Prima Comunione, malgrado si sapesse che, se ne fosse venuto a conoscenza il babbo, si sarebbe potuta rischiare anche la vita.
Una parte del nostro programma era Apostolato e quale apostolato migliore che aprire la via del Signore a due piccole anime assetate di verità e di luce?
Dettero a me l’incarico di istruirle sul catechismo, cosa che feci con molto entusiasmo, pensando che il Signore mi avrebbe aiutato in questa opera tanto grande nella sua semplicità. Ogni pomeriggio vedevo arrivare a casa mia puntualissime le mie care bambine, cariche di libri come andassero a delle comuni ripetizioni, ma in mezzo a quei libri era nascosto il libricino d’oro che ogni giorno sfogliavamo insieme e che imparavamo a conoscere di più. Bello era insegnare e scoprire le bellezze della nostra religione a Giuseppina e Renata le quali non solo seguivano le lezioni con grande entusiasmo, ma mi precedevano quasi. Molte volte sono rimasta sgomenta e domandavo a Dio la grazia di assistermi, di non farmi errare, di illuminarmi affinché potessi illuminare loro, perché le sentivo più edotte di me nelle verità della fede, senza che nessuno le avesse loro insegnate.
Sentivo che la grazia del Signore era in loro e che Gesù stesso era già nel loro cuore e lo riempiva tutto.
Si avvicinava il giorno tanto desiderato, tanto atteso! Volevamo far festa, una festa intima tutta nostra, tutta nascosta e silenziosa, senza che nessuno potesse venirla a turbare e soprattutto ci preoccupavamo di non essere scoperte e sorprese dalla famiglia Carboni. Maria Maricotti ed io preparammo tutto il necessario, si pensò al modo di far avere alle bambine i loro vestiti bianchi che avevano a Grottazzolina con il pretesto di una festa. I vestiti vennero, ma per Renata era rosa, ne rimase delusa, ma la confortammo facendola riflettere che il Signore avrebbe trovato tanto candore nel suo cuore.
Si fecero tutte le pratiche necessarie presso la Curia Arcivescovile, e fu allora che si venne a conoscenza che erano state battezzate a Montefalcone Appennino.
Sorse finalmente l’alba de 22 aprile 1922, alle 5 del mattino, passando per una via remota, per timore di incontrare persone conoscenti, vennero da me accompagnate. . .
Le vidi raggianti di gioia e di felicità celeste, impazienti di recarsi finalmente ad incontrare il loro Gesù che anelavano di ricevere nel loro cuore. Indossavano i loro bei vestitini che però erano nascosti dai semplici paltoncini della scuola, e avevano anche i libri sotto il braccio. Depositati i libri a casa mi ci avviammo verso la sede arcivescovile. Giunte nell’anticamera di sua eccellenza, togliemmo loro i paltoncini e le aggiustammo i veli bianchi.
Renata era più commossa e stringendo il libricino al petto incrociò le sue manine reclinando un poco il capo e con gli occhi bassi si diresse verso la cappellina dove si sarebbe svolta la sacra funzione.
Sua Eccellenza monsignor Carlo Castelli somministrò il sacramento della Cresima: madrina Maria Maricotti per Renata ed io per Giuseppina. Subito dopo monsignore celebrò la Santa Messa ed impartì la S. Comunione a tutti noi. Indimenticabili istanti furono quelli, io sentivo intorno a me qualche cosa di soavemente misterioso, come se qualche cosa di soprannaturale aleggiasse intorno a noi. Ero appena tornata al mio posto quando sentii dei singhiozzi prima sommessi e poi più forti. Alzai il capo e mi accorsi che Renata piangeva. La guardai e la sua faccina era trasfigurata, era bella della bellezza degli angeli. Rimase ferma nel suo inginocchiatoio fino alla fine, non accorgendosi neppure che la funzione era finita e dovevamo andar via, ma Renata pregava sempre e piangeva. Poi fu Sua Eccellenza che si avvicinò a lei e sollevandola dolcemente la benedisse ancora e la confortò paternamente, incoraggiandola a proseguire nei suoi santi propositi ed assicurandola che il suo Gesù l’avrebbe aiutata a superare tutti gli ostacoli, tanto in famiglia che fuori. Renata sollevò il suo visino sorridendo fra le lacrime.
Uscimmo dalla curia e tornammo a casa mia ove consumammo un piccolo rinfresco. Alle 8, come di consueto, le piccole Carboni con i libri sotto il braccio si avviarono alla scuola.
Fu questo l’inizio della sua nuova vita di intimità con il suo Sposo Celeste, non lasciò più le sue pratiche religiose e specialmente la Santa Comunione quotidiana a prezzo di enormi sacrifici. I genitori vennero a conoscenza della trasformazione avvenuta nelle loro figliole.
Il babbo furente provvide subito ad allontanare le figliole dall’ambiente di religiosità in cui vivevano. Acquistò una casa nella stessa Fermo. E vi fece trasferire la figliola maggiore affinché facesse da mammina alle sorelle.
Cominciò allora una vita di eroismo per la piccola Renata, la quale malgrado la stretta sorveglianza della sorella, ricorreva a mille espedienti per non interrompere la sua vita di santità che si sviluppava ogni giorno di più in lei. Quante lotte per eludere la vigilanza della sorella, per rimanere digiuna al mattino, per uscire di casa prima dell’orario della scuola e passare in chiesa! Quando poi la costrinsero a uscire al giusto orario, passava in chiesa dopo la scuola rimanendo digiuna fino oltre mezzogiorno.
Il suo spirito di sacrificio e di amore al prossimo l’ho potuto constatare dal suo comportamento con le compagne, sempre pronta alla rinuncia e alla comprensione.
Apparteneva anch’essa all’Azione Cattolica e ne viveva intensamente il suo programma, la sua sete di portare le anime a Dio, le aveva fatto abbracciare la vita di propagandista prima, e di segretaria di Propaganda dell’Archidiocesi di Fermo poi.
Vennero poi le ore tristi della malattia, ma anche nelle sofferenze fisiche che sapeva offrire a Dio con eroismo non trascurava il suo lavoro per il Signore. […]
Nel 1927 in novembre, al ritorno dalla villeggiatura, mi recai al consiglio diocesano donne, dove ero consigliera, e monsignor Cipriani mi comunicò la morte della piccola Renata con molto dispiacere e mi mostrò un ricordino dicendomi: “Vede, io la conservo come un’immagine, sa? Renata è veramente una Santa, la preghi e le faccia pregare”. Io rimasi addolorata e nello stesso tempo commossa, quasi contenta, sentendola in Paradiso da dove certamente si sarebbe ricordata di me.
[…] Mi riferirono la sontuosità dei funerali e il compianto della popolazione tutta di Grottazzolina e come tutti la sentissero la loro piccola santa e come tale la pregavano.
Più tardi mi dettero in omaggio la prima edizione di “Piccolo fiore” pubblicata a cura del suo direttore spirituale con la collaborazione di alcuni professori del seminario arcivescovile di Fermo. Da quelle pagine, scritte con tanta semplicità, senza immaginare lontanamente che un giorno potessero essere pubblicate, traspare limpida e pura l’anima ardente di Renata Carboni. Questo libro fu divulgato fra le giovani dell’Azione Cattolica della nostra Diocesi e veniva letto con lo stesso spirito con il quale si leggeva la vita di Santa Teresa del Bambin Gesù e delle altre protettrici della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.
Renata Carboni passò vicino a noi come un’ombra senza far chiasso, senza abbagliare, solo un grande profumo di santità sapeva diffondere nell’aria e nella sua vita che esteriormente sembrava normalissima, Ha saputo condensare tanta bontà, tanta saggia virtù, tanto spirito di sacrificio e rinuncia, tanta abnegazione da farci pensare al Paradiso. Se medito un poco sulla vita di Renata mi sembra che non l’abbia mai potuta conoscere su questa terra, ma che sia stata sempre in cielo, tanto era immersa nel soprannaturale. Ora io prego Renata, la mia piccola santa che spero dal cielo si ricordi di me e mi aiuti e la prego anche affinché voglia illuminare tutti quelli che si adoperano per la sua glorificazione ed il riconoscimento su questa terra della sua santità. Teste: Evelina Paccasassi Roma 26 III 1951
MICHELINI Nazarena di Belmonte di tre anni più giovane di Paola Renata e sua domestica racconta:
Ho conosciuto Renata, essendo stata a servizio del circa due anni in casa sua. Il babbo non era religioso, ma era un dottore buono; erano piuttosto ricchi.
La conobbi solo negli ultimi anni di vita. Il padre prima la contrariava, ma poi, constatata la sua costanza, la lasciò fare. Era molto buona. Una padroncina così buona non l’ho mai trovata in tanti anni di servizio. Ricordo una volta che mi si ruppe una bottiglia da notte. Lei per non farmi aver rimproveri, uscì svelta svelta, cercò in un negozio una bottiglia uguale e la posò sul comodino.
Era modesta, semplice, non guardava in faccia a nessuno. Una volta ci accompagnò al teatro, noi donne di servizio per un trattenimento onesto; dopo lo spettacolo, v’era il ballo, ma a questo punto lei andò via e ci portò via. Ci esortava a pregare, a fare la Confessione e la Comunione. Faceva il catechismo ai bambini, dava tanto buon esempio, era buona di una bontà straordinaria.
Ogni mattina si alzava prestissimo, quasi sempre alle 5, pregava lungamente in ginocchio, andava a Messa, Confessione, Comunione. Solo lei faceva e poteva fare una vita simile. Aveva a modello santa Teresa del Bambin Gesù di cui era tanto devota.
C’era una lotteria in cui figurava un quadro di s. Teresa; lei aveva un gran desiderio di vincerlo, e infatti lo vinse con sua immensa gioia; se lo stringeva al seno tutta contenta. Dopo due notti, mi confidò, la vide in sogno che le disse che doveva morire a 19 anni; difatti a 19 anni morì. Ciò avvenne circa un anno prima della sua morte.
Curava molto l’educazione religiosa delle sorelle più piccole, specie di Ena. Si curava, era sofferente di stomaco, andava a scuola lo stesso, e diceva spesso: “Sia tutto per amor di Dio”.
Era molto devota di Gesù Sacramentato, tanto che faceva la Comunione tutti i giorni; della Madonna, di san Giuseppe e di santa Teresa.. Amava il patire nonostante le sue sofferenze non ometteva le sue pratiche religiose e i suoi doveri di scuola, lei faceva tutto per Gesù.
Posso dire che era gentile con tutti: quando aveva qualche cosa di buono, lo offriva a tutti, anche a noi donne di servizio. Non la sentivo dire mai male di alcuno. Fu tanto rassegnata, anzi contenta nelle sue sofferenze, offriva tutto a Gesù. Nella sua ultima malattia l’assistevo anche io, per quanto me lo permettevano le faccende di cucina; la udivo spesso ripetere: “Gesù mio, misericordia! Abbia pietà di me”.
Malgrado le molte cure del babbo per guarirla, lei era contenta di morire per andare con Gesù; diceva che vedeva intorno a lei tanti Angeli. Io la stimo una santa, giacché non ho visto mai nessuno pregare tanto così; una persona così buona, mai vista. Tutti la stimavano tanto buona.
MONSIGNOR CIPRIANI Filippo Maria Vescovo di Città di castello, nato 10 agosto 1878 a Galatina (Lecce) racconta:
Ho conosciuto la signorina Renata Carboni perché frequentò la mia scuola nell’istituto femminile S. Chiara a Fermo, quando io ero parroco a San Pietro e direttore dell’istituto stesso. Fu insegnante per un anno in quell’Istituto. L’ho conosciuta personalmente avvicinandola più volte nel tempo che era ne mio istituto.
Fece la prima Comunione quando era già grandicella […] Come venne a conoscenza graduale della religione essa corrispose con ardore e con generosità progressiva. Sentì anzi subito il fascino di quest’idealità con la stessa pratica delle virtù. Fu raggiante nell’accostarsi alla prima Comunione e ripeté anche a me più volte la sua felicità nel comunicarsi. A misura della sua conoscenza che veniva acquistando della religione, cresceva nel desiderio di sapere e nella volontà di praticare.
[…] Si distingueva nella pietà, nell’umiltà e nello zelo. Lei era abitualmente un’apostola presso le sue compagne. Riguardo alla mortificazione, so che si mortificava in tutte le occasioni, specialmente nel cibo, nell’andamento esteriore modesto, benché fosse assai disinvolta e gentile. Era ammirevole nell’esercizio della vita cristiana. Ho avuto sempre l’impressione di una giovane preoccupata di custodire ad ogni costo la sua purezza attraverso le parole, gli atteggiamenti, la vita. Dal contegno, dalle parole, dalla sua vita, debbo concludere che fosse anima piena di fede, di speranza, di carità. La sua virtù era indubbiamente superiore al comune. Era particolarmente devota di Santa Teresina che si proponeva di imitare […] Mostrò segni particolarissimi di devozioni verso Gesù Sacramentato, la Madonna e santa Teresina. Mostrò gran desiderio di patire per amor di Dio e per la salute delle anime. Si mostrò molto prudente specialmente nei riguardi della sua posizione difficilissima familiare e sociale, superando il comportamento delle giovani della sua età. Nei riguardi della fortezza ebbe delle affermazioni sempre decise in difesa dei principi religiosi e morali. Per averla avvicinata molte volte, per averla avuta alunna e insegnante nel mio Istituto, per averne sperimentato lo zelo apostolico, come segretaria del consiglio diocesano della Gioventù femminile di Azione Cattolica, ho l’impressione e la convinzione che si tratti di un elemento non comune e non ordinario, confido anzi che il Signore voglia glorificarla.
[…] Posso aggiungere che nel mio discorso al funerale di Paola Renata non ebbi difficoltà di dichiarare che lei aveva offerto la sua vita per conversione della famiglia e del babbo; giudicandolo dalle sue affermazioni.