MONTEGRANARO RICOMPONEVA LE CONTESE PER GODERE LA PACE. Oggi in Italia si parla di conciliazione con cui le persone danneggiate si rivolgono al conciliatore prima di un’azione giudiziaria destinata ad una sentenza. Dal punto di vista antropologico il mettersi in trattative prima di rivolgersi ad un giudice significa cercare una mediazione per evitare la guerra. La risoluzione delle controversie viene affrontata per mezzo di persone che mettono entrambi i contendenti nel rispetto reciproco e limitano le pretese contrastanti con l’equità.
Il Comune di Montegranaro nel medioevo faceva valere la conciliazione nelle sue vertenze per possedimenti e pagamenti. Nelle carte di Santa Maria di Fiastra si legge una delibera comunale montegranarese. Il 6 novembre 1252 il podestà di Montegranaro, Trasmondo Gentili con il vicario e giudice Egidio Maccabei fa discutere al Consiglio generale e speciale sul modo di ricomporre e quietare la vertenza tra il comune stesso e il signor Blandineo Firmi proprietario, per la tenuta di alcuni beni e per il pagamento di sedici soldi per una balestra ricevuta dal comune stesso. I consiglieri ed i priori fecero procura al frate Tomasso dell’Ospedale con l’incarico di quietare la vertenza.
Che significa in pratica conciliare, pacificare? Son negozi giuridici che l’Enciclopedia Italiana Treccani del 1935 non riporta, sono voci mancanti: conciliazione, concordia, compromesso come se non fossero apprezzati. Neanche la recente Enciclopedia Einaudi ne tratta. In realtà, la concordia e la conciliazione si attuano dove la discordia ha portato turbamento: sono novità rigeneratrici, azioni riformatrici che rinnovano la consapevolezza di un migliore assetto nelle relazioni tormentate. Il dialogo porta a riflettere sulle necessità inerenti a incompiutezze, elusioni, ingiustizie. Il dinamismo sociale promosso dall’odio – diceva Paolo VI – non conduce mai al progresso umano. Con la conciliazione si intendono realizzare soluzioni valide per la dignità umana. Conciliare è unire, rimediare ad una rottura causata da inimicizia,contrapposizione, a cui si vuol rimediare instaurando nuove relazioni che non siano ispirate dal solo rancore, piuttosto promuovono la corresponsabilità per superare le ostilità. Si rinuncia a pretese illusorie quando si riflette su un possibile compromesso, si va verso la giustizia unita all’onore, all’armonia civile e alla collaborazione comunitaria. Sull’affanno delle risse si fa prevalere la civiltà della pace. Sull’avvelenamento dovuto alle pretese egoistiche si fa valere la consapevolezza dei diritti. Sui sedimenti psicologici di gruppo si fanno rinascere le relazioni di rispetto reciproco. Don Luigi Sturzo elogiava il sano agonismo della libertà e della operosità. Sono laboriosi per la pace coloro che partecipano alla vita comunitaria con responsabilità per procurare il bene comune nella verità e nelle giustizia. Il Comune di Montegranaro nel suo Statuto medievale (libro I: 8), a proposito della elezione dei sessanta giurati del popolo, consiglieri e priori, escludeva le persone che non agissero per il pacifico andamento della vita civica. A Fermo Fra’ Giacomo della Marca stabilì la nomina di pacificatori di contrada. Allo scopo della conciliazione durante altre epoche storiche si mettevano in opera i soccorsi necessari e possibili che facevano valere la riappacificazione nelle controversie.