1278.12.02: Contratto per la spartizione di un’eredità
Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo del papa Nicolò III, il giorno 2 dicembre. Redatto a Matelica davanti al monastero di Santa Maria Maddalena, mentre sono presenti Matteo di Francone, Cagno di Rinaldo, Martino di Paolo e altri testimoni. Frate Andrea amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena con il consenso e la volontà dell’abbadessa del detto monastero e la stessa abadessa consensiente di proprio diritto e proprietà, diede, cedette, concesse a Vivono . . . la terra . . . .( manca una parte tra i due frammenti stralciati) . . . .che il detto Vivono (deve) avere da Angeluccia monaca del detto monastero come erede di Andrea di mastro Pietro Boni per la dote e residuo di dote che il detto Vivono deve avere a voce dal sopradetto mastro Pietro Boni e suoi eredi e il residuo dotale che ebbe dal detto Vivono (riguardante) la detta donna Alarica e la figlia di detto Vivone e quanto spettante da Angeluccia per sua parte di eredità ed ogni eredità (che) è tenut(o) avere. Dà a Vivono libera licenza e pieno potere di tenuta della terra, entrarvi, possederla, infeudarla, e conservarla come piacerà a lui o a chi vorrà egli darla. L’amministratore predetto con il consenso della badessa promette che questa terra non è vincolata a nessuno e non sarà concessa ad altri, neanche in uso, e qualora apparisse che si concedesse, lo stesso amministatore e la badessa Mattia la conservano in dono e si impegnano a ripagare ogni danno di lite, spese e salari con interesse che il detto compratore farà e sosterrà riguardo a ciò, con impegno solenne, senza bisogno di giuramento scritto. L’amministratore rinuncia ad ogni ausilio di beneficio o decreto o diritto con cui possa agire in contrasto, in qualsiasi modo o causa. L’amministratore con il consenso e la volontà dell’abbadessa promise di mantenere e di osservare quanto sopra per il detto Vivone o altro suo concessionario, sotto penalità di due libbre ravennati od anconetane e sotto ipoteca dei beni di detto monastero. Le cose scritte sopra rimangono sempre stabili, pagata o non pagata la penalità. E promise di rifondere la spesa e mantenere tutte queste cose in perpetuo.
Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere sottoscrissi e pubblicai.
Nel tergo si indicano alcuni confini di proprietà: . . . “fra questi confini, nel secondo lato Salimbene Molla(?) (Pa)ci; nel terzo lato il figlio di Ufredutio di ser Belle; nel quarto lato la via; presenti Cagno di (Ra)inaldo Attoni e (An)tonio di Martino”.