1274.08.18: Istruttoria giudiziaria
Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno suo 1274, indizione seconda, a tempo di papa Gregorio X, il giorno 18 agosto, redatto a Matelica, davanti alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica; presenti il signor Giovanni di Divizia, il signor Ventura di mastro Attone, come testimoni a ciò chiamati. Don Accurso pievano delle pieve di Matelica, in vigore della lettera e per autorità del cappellano del Papa maestro Bernardo arcidiacono narbonense, vicario generale nelle realtà spirituali nella Marca di Ancona, richiese, ammonì e sotto forma di scomunica diede ordine a donna Mattia abbadessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, a frate Giacomo amministratore di tale monastero ed a tutte le monache del luogo di prestar giuramento personale e dire la verità circa le notizie richieste dalla lettera. La badessa e il sindaco, a nome loro e del monastero e di tutto il convento, con voce unanime, fecero appello per il fatto che dicono di voler dire la verità ma senza giuramento e sono pronte a fare il loro possibile affinché la ragazza di cui si parla, entro il quarto giorno, compaia personalmente alla presenza dello stesso vicario papale ed obbedisca ai suoi comandi.
La lettera ha questo contenuto. Maestro Bernardo arcidiacono narbonense, cappellano e vicario generale del Papa nelle realtà spirituali nella Marca Anconetana, nella Massa Trabaria e nella città e diocesi di Urbino, saluta nel Signore don Accurso pievano della pieve matelicese. La vostra minaccia di scomunica contro la badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena, nell’occasione che tenevano Venutula di Vitale di cui è tutore Pietro d’Amata di Matelica, era stata da noi sospesa a motivo del fatto che il dare la scomunica non era immediato, ma era posto sotto nostra condizione. Di fatto il tutore della ragazza, avvertendo la gravità incombente, si è presentato a noi per lamentarsi molto. Noi vogliamo procedere in forma giuridica; e d’autorità, con questa lettera, vi facciamo ingiunzione sotto pena di scomunica, affinché, dopo letta la presente, vi rechiate di persona al monastero per interrogare le monache e l’abbadessa che prestino giuramento e dicano in verità se la detta ragazza era stata tenuta in monastero e sotto il dominio dall’abbadessa e dalle monache, al tempo del litigio che il tutore di lei ebbe per tale problema con l’abbadessa e con le monache. Per iscritto dateci informazione su quanto dicono al riguardo affinché noi possiamo procedere seguendo il tramite della ragione. Data a Cingoli il 16 agosto nell’anno terzo del pontificato di papa Gregorio X.
Il pievano matelicese Accurso interrogò la badessa del monastero e frate Giacomo loro amministratore, se la ragazza in argomento fosse stata in monastero all’epoca del detto litigio e come fosse uscita dal monastero e dove al presente si trovasse. La badessa rispose che Venutula era restata in monastero per undici mesi fino al giorno 5 marzo ultimo scorso. Interrogata sul modo come fosse uscita da lì, rispose che l’aveva fatta uscire per consiglio di frate Giacomo, del pievano di Pieve “Faverio” e di altre persone sagge del monastero. Interrogata sul luogo ove si trovasse al presente, rispose che era in un monastero del ducato, monastero chiamato di santa Maria Maddalena.
Scrissi il presente atto io Bonacosa Benvegnati, notaio imperiale, per ordine del pievano e lo pubblicai.