Giovedì della Cena del Cristo

tradizione

UN’ANTICA TRADIZIONE DEL GIOVEDì DELLA CENA DEL CRISTO.

“Andiamo a fare un giro per i sepolcri” si diceva nel secolo scorso. Era un momento atteso, prossimo alla festa più grande dell’anno, la Pasqua del Cristo immolato e risorto che si perpetua come Ostia santa nella Comunione. Cominciamo con il dire che il sepolcro non era altro che “l’altare della reposizione”, ossia il luogo nella chiesa dove viene riposta e conservata l’Eucaristia al termine della liturgia del Giovedì della Cena del Signore.

   Ci si avvicina all’altare contornato con i simboli stabiliti. Le luci danno un’impressione confortante alla comunità che sosta in preghiera. Sullo sfondo, tra molte candele accese, il tabernacolo del Santissimo, con un bel telo. La mensa ha le più splendide tovaglie ricamate a simboli eucaristici. Lo spazio che è davanti è abbellito da tappeti e attorno vi sono i vasi dai molti fiori bianchi e multicolori. L’incensiere accesso emana profumo. Di lato è collocato il ramo dell’ulivo della domenica delle Palme. Sul tavolino il pane e il vino riferiscono l’Ultima Cena del Cristo. Di lato La Bibbia e il candelabro ebraico a nove becchi richiamano l’alleanza del Dio uno e trino con il suo popolo.

   Un’ampolla d’acqua dice che Gesù dona ai credenti l’acqua che zampilla in essi per la vita eterna. Ciascun elemento collocato ha il suo significato che contribuisce al comune scopo di richiamare il credente al supremo valore dell’eucaristia. Lo spazio reso luminoso dona un flusso di gioia, di bontà, di coraggio per la fiducia nella divina fortezza che dà sostegno nelle prove a vantaggio delle umane debolezze. Questo ambiente solenne di devozione valorizza la preghiera. Fa rivivere la scena in cui Gesù si era reso cibo spirituale indispensabile per la fede, la speranza e l’amore. E’ donato il nuovo comandamento che è l’amore. L’agnello pasquale ebraico è ora il corpo e il sangue del Cristo redentore che si dona trasformando pane e vino.

   È lui la via, la verità, e la vita e il suo cuore eucaristico illumina e rinnova la faccia della terra. L’essenzialità è l’agnello pasquale che accoglie le persone espiando e perdonando le persone nella grazia del Padre celeste. Una stola liturgica sta a mostrare il sacerdozio ministeriale voluto nella Chiesa madre e maestra.

 Qui si vivono momenti di preghiera in preparazione della Passione e della Resurrezione di Gesù. Nell’antica tradizione, le famiglie preparavano i vasi con il bianco grano. Nei precedenti mesi invernali, avevano messo i semi in un vaso in un luogo sempre al buio, per far crescere i germogli con colore bianco. I ragazzi facevano in modo che i vasi non soffrissero la mancanza dell’acqua. Talora una famiglia faceva “a gara” con quella vicina nel preparare il miglior vaso con i rampolli di frumento bianco e insieme collaboravano con il prete nell’addobbare l’altare speciale della reposizione con le tradizionali composizioni. E’ onorato il cuore eucaristico di Gesù Agnello Pasquale dell nuova eterna alleanza.

Nell’altare e nel tabernacolo speciale si onorano il cuore eucaristico del Cristo che è l’agnello pasquale dell’eterna Alleanza.

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