A Servigliano varie chiese rurali tra cui quella dedicata alla Madonna del Carmine
Le chiesette che si vedono disseminate nelle contrade rurali con varie di dedicazioni hanno origini antiche dall’epoca romana. Le famiglie dei soldati veterani che già dal tempo di Cesare e di Pompeo erano stati collocati a riposo, come fece Augusto, avevano ottenuto per remunerazione del servizio militare e per loro sostentamento vari terreni nel Piceno dove vennero ad abitare. Le residenze di costoro erano chiamate Ville e vicino alla Villa esisteva l’edicola, un piccolo edificio in cui venivano posate le anfore contenenti le ceneri dei defunti chiamati Dei Lari. Con la decadenza di Roma e con l’invasione del territorio occupato dalle popolazioni chiamate barbari, tali edicole andarono in disuso. Nel frattempo si era diffusa la spiritualità cristiana che usava l’inumazione dei defunti con celebrazioni che si facevano nelle loro nelle chiese. Nell’anno 386 un editto dell’imperatore occidentale Teodosio decretò da Milano che le edicole abbandonati dai pagani fossero destinate all’uso cristiano. L’arcivescovo Ambrogio di Milano lo scomunicò perché la fede cristiana mai fosse imposta con un comando. Di fatto moltissime famiglie anche degli immigrati barbari si erano convertite al cristianesimo e così le edicole rimasero come chiesette cristiane. A Servigliano, come altrove, nei ripiani delle contrade rurali dove si trovavano le ville romane sono rimaste queste chiesette. Senza farne un elenco, mentre alcune sono scomparse, ricordiamo nel versante del fiume Ete “Santa Lucia”, altra “Commenda” e più in collina la chiesetta Vecchiotti. Sull’altro versante del fiume Tenna “San Vincenzo”, altre San Nicola e anche “San Gualtiero”. In contrada “Paese vecchio” la chiesina “San Giuseppe” e verso la valle “San Nicola” inoltre la chiesetta al Cimitero. Nel territorio di Curetta la chiesetta “San Pietro” è diruta e in contrada Pozzuolo è pericolante la chiesa dedicata alla Madonna del Carmine o del Carmelo. Questa dedicazione è importante quando si considera che da Roma venne ad abitare a Serivigliano, presso il fossato Marà (Marana, vocabolo laziale), il giovane Gualtiero (poi venerato santo) che aveva sull’omero il segno caratteristico di una stella con coda, come è raffigurata sull’omero della Madonna del Carmelo, nell’antica tradizione. Si può pensare che il santo serviglianese abbia praticato questo culto rimasto poi nella religiosità popolare. L’esistenza delle chiese rurali officiate è registrata nelle visite pastorali dei vescovi Fermani, di cui esistono i registri, è documentata. Sin dal secolo XVII, esisteva una chiesa rurale in questa zona. È ben noto che le antiche costruzioni facilmente fossero rovinate dalle intemperie, pertanto venivano ricostruite quando erano donati nuovi lasciti per cui vi si celebravano le sante Messe festive. Con il regno dei Savoia questi lasciti finirono proprietà del demanio statale e rimasero abbandonate. La muratura attuale della Chiesa della Madonna del Carmine è riferibile a una ricostruzione fatta nel secolo XIX. Simili permanenze possono considerarsi un patrimonio della tradizione culturale.