Attendere l’apocalisse?
L’impressione di molti è che siano in arrivo cambiamenti, decisivi per gli atei, che trasformano la situazione. Mi fa pensare allo scritto di un autore russo nell’anno 1908. Scriveva MERESCHKOVSKIJ nel giornale «Riec’»: “Per comprendere la differenza che passa tra noi russi e gli occidentali, non solo di idee, di sentimenti; ma perfino delle primordiali sensazioni, di quella fisica che sta a fondamento di ogni metafisica … essi si sono individualizzati; noi <russi> siamo ancora una informe massa collettiva … presso di noi possono verificarsi le migliori e le peggiori eventualità. La nostra forza, ed in ciò sta pure la nostra debolezza, è che noi crediamo ancora nel cataclisma universale, nella fulminea rivoluzione apocalittica del nuovo cielo e della nuova terra. … Ma la nota più forte del nostro disaccordo con l’Europa e più difficile da definire, è la caratteristica religiosa. Dire semplicemente “noi abbiamo una religione ed essi no” è immodesto e forse falso. Noi tutti, credenti o no, possiamo dire di ognuno di noi più o meno quello che diceva di sé un decadente russo: ”Desidero quel che nel mondo non esiste.” Gli Europei non lo direbbero.”\
Seppure l’animo del popolo russo era orientato a traversie con un seguito di innovazione, o di qualcosa che non esiste, e noi attendiamo … ?