OMELIA DELL’ARCIV. MONS. NORBERTO PERINI a Santa Vittoria in Matenano il 23 dicembre 1950
1950: anno specialissimo vorrei dire unico negli annali della Chiesa per la frequenza e la solennità dei contatti tra la Santa Chiesa Militante e la Santa Chiesa trionfante.
Quanti Venerabili vennero beatificati! Dal fanciullo Domenico Savio al Papa Pio X°.
Quanti Beati vennero canonizzati! Da S. Antonio Maria Claret a S. Vincenzo Strambi, Vescovi e Missionari, alla umile fanciulla marchigiana S. Maria Goretti, martire per essere vergine.
E presto, prima che tramonti l’anno, precisamente il 1° di Novembre, con una nuova corona d’oro cingerà non un’immagine o una statua di Maria SS. ma la stessa Augusta Fronte della Madre di Dio e Madre nostra vivente gloriosa, proclamando dogma di Fede l’assunzione di Maria SS. al cielo.
Questo nel vasto, immenso orizzonte della Chiesa universale. Nel più ristretto raggio di una Provincia ecclesiastica noi abbiamo pure intrecciato una corona da deporre sul capo della Santa da cui prende nome questa terra fortunata: Santa Vittoria.
I Vescovi delle Marche nella loro tornata del 30 Marzo scorso, hanno esaminato l’opportunità di dare alle loro giovani di A. C., a queste schiere che radunano la più sicura e lieta giovinezza cristiana, un aiuto, un modello, una Patrona, e l’hanno scelta in S. Vittoria Vergine e Martire.
Qualche mese appresso, il 26 Luglio scorso, il S. Padre ratificava tale decisione in un bel messaggio in cui si dichiarava “lieto di additare nella celeste Patrona eternamente viva per tutti l’evangelica consegna” e auspicava che le Schiere di G. F. si radunassero “a ritemprare presso l’antica Sorella trionfatrice del mondo, il loro spirito di apostolato per i nuovi cimenti”.
Di questa felice designazione io oggi, faccio la solenne proclamazione. Dal Cielo Santa Vittoria risponda iniziando la sua protezione specialissima sulla gioventù di A. C. Marchigiana.
Supplica questa gioventù: “Vittoria, Vergine Vincitrice visita la vigna vigorosa”.
Ed essa risponda; “Fate cuore, o giovani: sono con voi nella battaglia, sarete con me nella vittoria”.
Ma è proprio degna Santa Vittoria di essere additata come modello alla Gioventù Femminile di A. C. ? Scorrete i tratti della sua vita.
Figlia di nobilissima famiglia romana, non si sa per quale fortunata circostanza ebbe fin da fanciulla educazione cristiana. Ancor giovane, nell’età usuale per le abitudini di quei tempi, si fidanza con un giovane patrizio, Eugenio, Ma la Provvidenza le ha messo vicino una Sorella, forse di sangue, forse solo di spirito, Anatolia, la quale un giorno dipinge a Vittoria la bellezza della castità cristiana.
Vittoria è affascinata da questa descrizione, e, generosa qual è, à deciso, una volta per sempre, di non avere altro Sposo fuori di Cristo.
La sua decisione suscita le ire di Eugenio, come già la simile decisione di Anatolia aveva suscitato la reazione del suo pretendente Tito Aurelio.
I due giovani si alleano per un progetto di seduzione degno del demonio. Usano le minacce, le lusinghe, le preghiere, ma nessuna forza può smuovere le Sante Vergini dal loro proposito. – Si viene alle vendette.
I due giovani, potenti presso l’Imperatore, che allora era Decio, ottengono che le due fanciulle siano condannate all’esilio e relegate ciascuna nei possedimenti del giovane già fidanzato.
Addio ai Genitori, ai Parenti, alla casa, alla città; addio tra di loro: Anatolia è portata sulle rive del Capo Fucino, e Vittoria eccola in Sabina, a Trebula Mutuesca, quel paese che ora è chiamato Monte Leone di Sabina.
Qui si apre una pagina tanto dolorosa quanto gloriosa per la nostra Santa.
Sono tre anni in cui, tra le spine delle più svariate e crudeli persecuzioni, sbocciano e maturano prodigi di apostolato.
Intorno ad essa, nobile romana, intelligente e istruita, forte e dolce, si radunano le migliori giovinette del paese, per essere istruite, sia nella Religione cristiana, sia in tutte le arti e conoscenze che ingentiliscono ed elevano la vita.
Quando poi Vittoria diventa benemerita per aver prodigiosamente liberato il paese da calamità che la pia tradizione, come spesso, simboleggia in un dragone infestante la contrada, e le viene concesso dalle Autorità locali un antro dove vivere con qualche maggiore libertà, allora l’accorrere delle giovani si fa più numeroso, più entusiastico e più fruttuoso.
Si forma intorno a Lei una Associazione Cattolica, in cui si studia il Signore, si impara a lavorare, ci si prepara alla vita secondo l’ideale cristiano, e di simile Associazione Vittoria è Presidente. – Alcune si fermano stabilmente con Essa e formano una specie di monastero di cui Vittoria è l’ispiratrice, l’anima.
Ma dopo tre anni le speranze di Eugenio sono definitivamente deluse; l’odio ha preso il posto dell’amore; lo spettacolo della venerazione di cui Vittoria è circondata gli sembra una irrisione alla sua impotenza, così che esasperato, egli decide la sua morte.
L’Imperatore firma il Decreto: Si chiederà un’ultima volta a Vittoria che veneri gli dei e rinunci a Cristo.
Se essa rifiuterà sarà dichiarata colpevole di due delitti: delitto di sacrilegio e delitto di lesa maestà e sarà data in mano al carnefice. – Viene a Trebula Taliarco con questa tremenda sentenza. Egli è giudice, ma è pronto anche a fare da carnefice. Pianti e proteste e suppliche da parte di tutto il popolo, specie da parte delle SS. Vergini che sono salite al numero di 60. Essa sola è serena. Si scorge nel suo sguardo scintillante la viva attesa dello Sposo ormai vicino: è il giorno delle sue nozze con Cristo. – Comincia l’interrogazione. Minacce, promesse, lusinghe nuove. Il
Giudice ha portato con sé una statuetta di Diana e vuole che Vittoria si prostri ad
adorarla: “Giammai: Io adoro solo Cristo Crocifisso perché tutti gli altri troni sono ormai corrosi dai vermi e presto i vostri dei falsi e bugiardi saranno distrutti dalla potenza della croce”.
Taliarco estrae la sua spada che scintilla alla luce del sole, L’Ultima domanda: “O tu sacrifichi a questa dea che tengo nella mia sinistra o s’immergerà nel tuo petto questa spada che impugno nella mia destra”. La scelta è fatta: “O Gesù, Sposo diletto, tu mi vuoi, tu mi chiami, io vengo a te”.
La spada del tiranno si affonda nelle sue carni fino al cuore. Aveva intorno ai 20 anni. Un urlo di gioia feroce da una parte; singhiozzi e pianti da un’altra. Essa cade, e l’anima sua ecco è accolta in Cielo e accompagnata alle Eterne Nozze coll’Agnello Immacolato. Era il 23 Dic. Dell’anno 250: 1700 anni fa.
Figliuole di Az. Cattolica, è degna Vittoria di essere la Vostra Patrona?
Avete un’ideale di purezza conforme allo stato a cui il Signore vi chiama? S. Vittoria ve lo addita, ve lo insegna. Avete un ideale di apostolato? S. Vittoria ve ne ha dato esempio: Avete da diffondere intorno a voi quell’atmosfera di amore reciproco che moltiplica la gioia del vivere, che è tanta parte della Religione di Cristo? S. Vittoria vi insegna come.
Non importa che siano passati 1700 anni da quel prodigio di vita e da quel prodigio di morte. Anzi è più bello: è segno che Cristo non muore mai, che la sua religione è divina, la sua legge è eterna, la sua chiesa vive sempre del fervido tepore del Sangue di Gesù, nel cui solco scorre così il Sangue di Stefano protomartire, come il Sangue dell’ultimo Ministro di Dio ucciso ieri dai rinnegati di oriente; così il Sangue di Vittoria Martire Romana, le cui sacre spoglie dormono sotto questo altare, in questa gloriosa terra Marchigiana, come il Sangue di Maria Goretti Martire Marchigiana, le cui sacre spoglie abbiamo venerato in Roma il giorno della sua massima glorificazione.
Ringraziamo dunque il Cielo che in questi giorni, in cui tutto ci richiama ad un Cristianesimo forte, operoso, eroico, ci fa brillare di nuova luce davanti allo spirito un esempio così mirabile di eroismo.
Io ringrazio i Vescovi della Regione Marchigiana che non potevano avere i motivi sentimentali che io avevo nel chiedere, ma compresero il valore dei motivi religiosi nel dare il voto favorevole alla proclamazione di S. Vittoria a Patrona della G. F. di A. C.
Ringrazio vivamente il Priore, il Curato e il Clero tutto di qui, che si è fatto attivo e intelligente promotore del culto di S. Vittoria.
Ringrazio vivamente le Autorità civili e scolastiche la cui presenza e la cui opera aggiunge splendore alle solennità. Ringrazio il Comitato dei festeggiamenti e tutto il popolo che, con devoto entusiasmo, si è proposto di mostrarsi riconoscente alla sua e nostra Santa di quanto fu nei secoli la grandezza e la prosperità e la spiccata sanità morale del paese.
Questi festeggiamenti oggi iniziano, ma durano un anno. Non significa certo che per un anno si debba vestire l’abito di festa e dimenticarsi dei campi e delle officine da cui traiamo il nostro sostentamento. No. Ma significa che si apre un anno di festa per lo spirito; un anno nel quale a tutti torni più facile di guardare in alto, verso il cielo, di sentire che lassù è la
Patria; di ordinare, sull’esempio dei Santi questa vita così che serva per meritare quella del Paradiso. Significa, o abitanti di S. Vittoria, che se prima eravate depositari fortunati delle Spoglie di S. Vittoria, dovete imparare ad essere diffusori vivi del suo spirito. Significa che l’Archidiocesi di Fermo deve rendersi capace di rigustare i canti e gli osanna che sono risuonati in quel lontano passato quando i monaci di S. Benedetto hanno deciso di trasferire da Farfa il loro grande tesoro, e per il Lazio, l’Umbria, e il Piceno l’hanno portato in trionfo, fin quando non giunsero su questa vetta del Matenano. E qui deposero la S. Urna.
Il Signore sapeva che tanti secoli dopo, nella sua chiesa sarebbe germogliata una pianta viva, feconda di fiori e di frutti, che si sarebbe chiamata Azione Cattolica. Sapeva che la branchia più gentile ed operosa di questa A. C. avrebbe avuto nome G. F. . Sapeva che la G. F. di A. C. delle Marche, nel desiderio di avere una Patrona, non avrebbe avuto che un piccolo imbarazzo di scelta. E avrebbe scelto S. Vittoria perché pura, perché apostola, perché martire.
E in quei cortei che 10 secoli fa seguirono plaudenti l’Arca di S. Vittoria pellegrina da Farfa al Matenano, ha visto anche voi, giovani del 1950, ciascuna di voi, a cantare, ad applaudire, a promettere, a supplicare: “Virgo Victoria Victrix, ora pro nobis. = Vergine Vittoria Vittoriosa, prega per noi!”
Sì, prega per noi che abbiamo bisogno di riportar vittoria sulle nostre passioni, e siamo tanto deboli, e siamo avvolti da tante seduzioni di mondo.
Prega per noi che abbiamo impegnato una tremenda lotta contro coloro che negano Dio, ne soffocano la voce, ne irridono la legge, ne profanano i Sacramenti, ne abbattono i templi, ne disperdono i ministri, e da questa lotta vogliamo uscire vittoriosi.
Prega per noi, cui rintronano le orecchie e opprimono il cuore minacce sempre risorgenti di guerra, e abbiamo bisogno di pace, e, rispondendo alla voce del nostro Capo, il Papa, la imploriamo dal tuo Sposo Cristo, Re Pacifico e dalla Madre sua che invochiamo Regina della Pace.
Prega per noi che oggi siamo gli insidiati, i feriti, i piagati della Chiesa Militante, ma vogliamo essere, quando a Dio piaccia, con te, Vergine Vittoria, i Vittoriosi della Chiesa Trionfante. Così sia.