TACENDO DISTRUGGE GLI INGANNI
Lucio Anneo Seneca ispirandosi a Sofocle ha scritto la tragedia dal titolo Edipo ove si legge la frase 527: «Distrugge gli imperi colui che, essendo comandato di parlare, tace». Può essere vera questa frase? Dipende dal fatto se sia meglio discutere. Gesù di fronte al giudice tace per mitezza, per misericordia, per pazienza, per umiltà, ma ha la fede che Dio agisce per far trionfare la verità e di fatto dopo immolato egli risorge a vita immortale. Tacere non è debolezza, è prudenza di fronte alla canea che lo odia mortalmente e allora il discutere non farebbe emergere la verità. Il tacere non è silenzio vuoto: tra gli scogli del voler apparire, come fanno i nemici, il non detto è come un’onda avvertita. Non tace l’onda silenziosa della vita. Anche le piante crescono nel silenzio. Tacere non è fingere. Di fronte ai prepotenti e ai politici non coerenti, chi non parla sta seminando il dubbio. Una bocca chiusa e uno sguardo fisso stimolano a riflettere e a cercare la verità. Urla chi teme che si scopra la verità. Chi richiesto di parlare in tali situazioni decide di tacere fa germogliare i semi della lealtà, semi che distruggono le falsità imperialistiche. “L’arte di tacere non è un semplice invito al silenzio, un manifesto del mutismo, ma un’analisi delle infinite possibilità della continenza verbale e scritta”.