MONTELPARO (FM) negli studi di Giuseppe Crocetti su illustri personalità e opere

PERSONALITA’ E OPERE AMMIRATE MONTELPARESI

                                    Il polittico di Montelparo

Nella sala VI della Pinacoteca Vaticana è esposto il grande polittico di Niccolò Liberatore, detto l’Alunno, che dal quadro centrale prende il nome di «Incoronazione della Vergine». La didascalia ne indica la provenienza: «detto il Polittico di Montelparo». La Guida della Pinacoteca Vaticana del 1933 precisa che proviene dalla chiesa di S. Angelo di Montelparo e fu acquistato dal papa Gregorio XVI, nel 1844. Tra i polittici dell’Alunno, sebbene non sia il più grande, appare come il più complesso ed anche il meglio conservato per il cromatismo vivace che ancora ci offre la primitiva bellezza e per la cornice che ancora espone tutti i suoi elementi originali di intelaiatura, ornato e doratura. Messo a confronto con il Polittico di Gualdo Tadino, storicamente documentato come frutto di collaborazione tra il pittore ed il Mastro Giovanni di Stefano da Montelparo intagliatore, ci colpiscono più le somiglianze che le differenze: il disegno dei registri centrali si svolge nelle medesime linee architettoniche fondamentali; nella parte superiore, invece, si notano maggiore inventiva e finezza di disegno che danno a tutta l’opera uno spiccato senso di agilità nelle guglie svettanti e nelle cimase proporzionalmente più piccole, sia nel primo che nel secondo ordine. Fu maggiore l’impegno che l’intagliatore ha messo nell’opera destinata all’ammirazione e al giudizio dei compaesani.

   Nonostante il silenzio dei documenti, la cornice di questo polittico è da assegnare al predetto M° Giovanni di Stefano. Manca anche ogni documento per la presenza dell’Alunno in Montelparo per l’esecuzione dei dipinti nelle 72 nicchie, preparate dal falegname montelparese. Ogni nicchia poteva essere opportunamente smontata per l’eventuale trasporto, e facilmente ricomposta, dorata, a lavorazione ultimata dei corrispondenti pannelli dipinti. Il polittico è datato e firmato (in latino) dal pittore: «NICOLA DA FOLIGNO 1572». Lo stile della cornice si adegua al gusto del gotico fiorito, che appare aggiornato un po’ con alcuni elementi rinascimentali che danno risalto alle tavole centrali dell’Incoronazione della Vergine e della Pietà. Nel complesso alto cm 280, e largo 266 sono state ritratte ben 77 figure di Angeli e Santi, così distribuite: 27 nella predella, 18 nelle paraste laterali, 11 nel registro centrale, 21 nel registro superiore, comprendendovi anche le cimase.

La predella, o supporto sporgente basilare, ha sul fronte una doppia serie di piccole nicchie gotiche con archetti trilobati, separati da colonnine tortili. Dentro le nicchie della serie inferiore (12,6 x 10) sono raffigurate le immagini di 15 Sante con la segnatura del nome di ciascuna: S. Margherita da Cortona con il cane, S. Monica, S. Chiara d’Assisi, S. Chiara da Montefalco, S. Orsolina con bandiera e navicella carica di vergini, S. Agata; seguono tre nicchie più distanziate e più larghe (12,6 x 15) con le immagini di S. Nestasìa, S. Aluminata e S. Elisabetta collocate nella zona centrale poiché ebbero il privilegio di assistere al parto della Madonna, stando al racconto dei vangeli apocrifi; indi riprende la serie con le figure di S. Agnese, S. Susanna, S. Apollonia, S. Maria Jacopa, S. Nestasia, S. Felicita.

   Le nicchie della fila superiore sono 13 in tutto: tre centrali (17,1 x 21,5) e dieci laterali (17,1 x 17,1). Ogni nicchia contorna la figura di un apostolo, il cui nome è indicato dalla segnatura; ciascun apostolo proclama un articolo del «Credo», o «Simbolo apostolico Niceno-costantinopolitano», trascritto in cartigli svolazzanti. S. Pietro con le chiavi, Sant’Andrea, S. Giacomo maggiore col vessillo, S. Tommaso, S. Giovanni Evangelista, S. Filippo con gli occhiali; nicchia vuota riservata alla porticina del tabernacolo; S. Giacomo minore, S. Bartolomeo col coltello, S. Matteo, S. Simone, S. Taddeo, S. Mattia.

   Le paraste laterali, simili a pilastri, si innalzano alle estremità del polittico con effetto di linea architettonica fondamentale ed insieme ornamentale. La base, proporzionatamente più grande, sporge in avanti delimitando la predella, e forma due mensole idonee a sorreggere piccoli vasi da fiori, piccoli candelieri. Sul fronte del plinto si sovrappongono due nicchie con ornato gotico: in quelle di sinistra sono raffigurati: S. Lorenzo, diacono, ed il vescovo S. Emidio, benedicente; in quelle di destra il diacono S. Stefano e S. Petronilla, orante. Lungo lo sviluppo superiore fanno da ornamento sette piccole nicchie per parte, ove sono raffigurati 14 Santi appartenenti a diversi ordini religiosi. A sinistra, dal basso verso l’alto: S. Francesco d’Assisi, S. Antonio abate, S. Amico col cane, S. Leonardo col ceppo dei prigionieri, S. Benedetto che scrive la Regola, S. Romualdo abate, S. Antonio di Padova; a destra, dal basso verso l’alto: S. Domenico, un Santo Evangelista, Santo Francescano, S. Vincenzo Ferrer, S. Pietro martire. Le paraste terminano con due guglie piramidali.

   Il registro centrale presenta sette scomparti, aventi, come separatori, complicati raggruppamenti di colonnine tortili con base e capitelli mistilinei. Gli archi terminali sono ogivali: la doppia cornice di archetti ornamentali dà ad essi un vago senso di prospettiva, maggiormente avvertito nello scomparto centrale. Sopra gli archi corre una cornice orizzontale, rialzata nella parte mediana; delimita ih registro centrale da quello superiore. La cornice mistilinea è formata dall’allineamento di piccole foglie di acanto accartocciate; insieme alla accennata ricerca di prospettiva costituisce un evidente inserimento di motivi rinascimentali in una cornice gotica. L’arte dell’intagliatore montelparese si evidenzia, quasi fosse una firma, nelle foglie che ornano i pennacchi tra l’esterno degli archi e la cornice orizzontale, simili a margherite irregolari, aventi al centro un bottoncino.

Le figure del registro centrale sono rappresentate in piedi, in proporzione dimezzata della grandezza naturale. Nello scomparto mediano è dipinta l’incoronazione della Vergine (120 x 55); in quelli laterali (100 x 25) sono rappresentati: S. Severino, compatrono di Montelparo, S. Nicola di Bari, S. Agostino, a sinistra; S. Giovanni Battista, S. Paolo Apostolo, S. Sebastiano con arco e frecce, a destra.

   Il registro superiore mantiene la ripartizione in sette scomparti. La cornice gotico-rinascimentale contorna la figura penetrante della Pietà, che domina per proporzioni anatomiche e rifulge dalla sua centralità su tutte le figure del polittico. Le figure del registro superiore sono disegnate a tre quarti. L’architettura dell’ancona si arricchisce di un nuovo elemento che è linea ed ornamento: tra una nicchia e l’altra nascono paraste mediane che, in proporzioni minori, svettano verso l’alto in forma di guglie, al pari di quelle laterali. Lo scomparto della Pietà misura (72 x 44), quelli laterali (48 x 21) ciascuno. In questi sono raffigurati: S. Monica, madre di S. Agostino, S. Caterina d’Alessandria, l’Addolorata, rivolta verso il Figlio, a sinistra; S. Giovanni Apostolo, rivolto verso il Cristo, S. Maria Maddalena, S. Anatolia(?), S. Vittoria con corona e bandiera, a destra.

   Le cimase si elevano slanciate e capricciose al di sopra dei sei scomparti laterali. Una cornice mistilinea si snoda in curve e controcurve dalle basi delle guglie terminali delle paraste minori, poi si incrociano, formano un fiore a calice, indi riprendono il movimento lineare per tracciare il contorno di una nicchia gotica, si riuniscono per far sbocciare il fiore a forma di croce. All’esterno della cornice, in scansione ascensionale, si muove il fogliame vario in capricciose evoluzioni di accartocciamento. In ogni scomparto si sovrappongono due targhe, o specchi di superfice liscia, ove il pittore si è sbizzarrito nel creare due serie di composizioni pittoriche: nella prima ha raffigurato Cherubini e Serafini contemplanti ed oranti; nella seconda ha dipinto altri Santi che nella Chiesa hanno avuto la missione di scrivere ed insegnare: S. Luca Evangelista, con il bue imbolico, S. Agostino con libro, S. Gregorio Magno con la tiara papale, S. Girolamo col cappello cardinalizio, S. Ambrogio con libro, S. Marco Evangelista, che soffia sulla penna.

  È alquanto sconcertante che le figure di S. Agostino e S. Monica sono state ripetute due volte ciascuna. Forse originariamente questo polittico è stato eseguito per essere collocato nella antica chiesa conventuale di S. Agostino che finì diruta per frane e terremoti. La nuova chiesa fu costruita nel 1730 in luogo stabile con arte neo-classica. Il polittico acquistato dal papa proveniva dalla più antica chiesa montelparese di sant’Angelo, che era detta in Castello, nell’alta piazza dell’antico municipio. Tra i Santi delle figure in piedi figura S. Severino compatrono di Montelparo.

       Mastro Giovanni di Stefano da Montelparo intagliatore

              di cori e polittici del sec. XV

   Nel secolo XV l’arte dell’intaglio fu molto fiorente nelle Marche dove si ammirano i loro capolavori, ame anche nell’Umbria. Tra i maestri d’arte sono da ricordare: Giovanni di Matteo da Maltignano; Francesco e Paolino da Ascoli e suoi figli, Apollonio da Ripatransone, Giovanni di Stefano da Montelparo, ed i fratelli Domenico e Nicola Indivini da Sanseverino.

   Mastro Giovanni di Stefano, probabilmente, apprese l’arte dell’intaglio nella bottega ascolana del M° Giovanni di Matteo da Maltignano. La sua prima opera risale al 1448. Il P. Giambattista Porti, domenicano, gli commissionò il Coro per la chiesa di S. Domenico di Fermo, per la spesa di 290 ducati; la doveva armonizzare con l’altare maggiore, costruito in stile gotico internazionale.

   Questo Coro è stato più volte rimaneggiato, con eliminazione dell’architettura gotica, ora si presenta ristrutturato nelle linee essenziali dello stile neo-classico, con i suoi 24 stalli, compreso quello presidenziale, i quali conservano, quali perle incastonate, alcuni pannelli intagliati a giorno, altri con decorazioni a sbalzo, raffiguranti fogliame vario con pigne e reti a losanghe: una ricca esposizione di quadretti uguali e simmetrici nelle misure, ma vari nel disegno, lodevoli capolavori di intaglio su legno.

   Nel 1456 mastro Giovanni di Stefano collaborò con Paolino da Ascoli nella costruzione del Coro gotico per la chiesa di S. Maria dei Servi di Colle Landone in Perugia, definito dai contemporanei “bellissimo” (pulcherrimus). Circa l’anno 1542, detto Coro fu trasferito nella chiesa di S. Maria Nuova; nell’adattamento al nuovo diverso ambiente fu eliminato il coronamento di pinnacoli e cuspidi con rosoni intagliati a giorno; il numero dei seggi fu ridotto a 27. Nel postergale del seggio priorale è raffigurato il bellissimo grifone, simbolo della città di Perugia. Nel primo stallo dell’ala destra, resta una iscrizione in latino (tradotta): Paolino da Ascoli fece questa opera insieme con il suo socio Giovanni da ‘Montelbero’. Ogni stallo è composto da una parte disadorna (sedile e stipiti sottostanti); e da una tarsia, <che> apparentemente uguale (con la riproduzione di un vaso di fiori) ricopre il primo specchio di fondo. I partitori superiori sono lavorati a tutto tondo. Il tettino aggettante è ornato con placche intagliate. Il tutto fa da contorno al pannello centrale di ogni stallo, capolavoro di finissimo intaglio, sempre vario ed ottimamente conservato.

   E cosa molto problematica voler selezionare l’intervento specifico per ciascuno dei due maestri. Sembrerebbe consono assegnare al M° Paolino la concezione generale dell’opera, la lavorazione delle tarsie e dei pannelli centrali. Lo stile del M° Giovanni di Stefano si rifletterebbe meglio nelle strutture portanti, partitori e tettini.

   Il M° Giovanni di Stefano da Montelparo è da considerarsi anche un fantasioso costruttore di cornici per polittici, dipinti da affermati pittori della seconda metà del secolo XV. Alcuni noti documenti del tempo riferiscono intorno alla collaborazione del maestro di intaglio con il pittore folignate, Niccolò Liberatore, detto l’Alunno, per la costruzione di un’ancona per il polittico di Gualdo Tadino (PG). Il contratto fu stipulato a Foligno il 13 settembre 1470. Altro contratto stipulato a Fermo il 18 giugno 1481, con il pittore veneto, Vittore Crivelli, residente a Fermo, è avvenuto per la cornice destinata al polittico disperso di Loro Piceno (MC), come figura nel contratto.

   Dall’esame delle opere certe di Mastro Giovanni di Stefano, rilevandone lo stile del disegno e la tecnica della lavorazione, gli studiosi hanno segnalato le loro proposte per dare convincenti attribuzioni anche per alcune cornici di altri polittici che erano dipinti dai suddetti e da altri pittori del tempo, tra cui l’Alunno, Fra’ Marino Angeli, Girolamo di Giovanni da Camerino; Pietro Alemanno, Vittore e Carlo Crivelli. Si fanno attribuzioni.

   Per l’Alunno mastro Giovanni intagliò anche la cornice del polittico di Montelparo del 1466, ora nella Pinacoteca Vaticana, ricco di 72 nicchie tra piccole e grandi; inoltre la cornice del polittico di Sarnano (1467 c.), di cui si conservano due significativi scomparti del registro centrale nella Collegiata di S. Maria di Piazza. Parimenti l’elaborazione per il pentittico di Sanseverino (1468), discretamente conservato nella Pinacoteca Comunale; e la cornice del polittico di Nocera Umbra (1483), quasi gemella a quella gualdese, ottimamente conservata.

   Tra gli altri pittori che sembrano aver usufruito dell’opera dell’intagliatore montelparese, Fra’ Martino Angeli da Santa Vittoria cornice per il polittico di Monte Vidon Combatte (1458 c.), di cui si conserva un significativo frammento presso l’Arcivescovado di Fermo.

   M° Girolamo di Giovanni da Camerino ebbe cornice per il piccolo polittico di Monte S. Martino (MC), datato 1473, ora sistemato nella Pieve di S. Martino; altra servì per la cuspide di un polittico dipinto per la chiesa di S. Agostino dello stesso luogo, raffigurante il Calvario (1465 c.), ed ora esposto nella Galleria Nazionale delle Marche in Urbino. La cornice per tutta la parte superiore del polittico esposto nella sala XXIII della Pinacoteca di Brera a Milano, suo capolavoro.

     Pietro Alemanno, attivo nelle Marche nella seconda metà del sec. XV, ebbe cornice per il polittico di Montefalcone Appennino, chiesa di S. Francesco, presso il cimitero, databile intorno al 1475.

   Vittore Crivelli, pittore veneto residente a Fermo, ebbe cornici per il disperso polittico di Loro Piceno, per il polittico di Monte San Martino, Pieve di S. Martino, dipinto insieme al fratello Carlo intorno al 1481, ben conservato nelle strutture originali della sua cornice; anche per il registro centrale del trittico di Monteprandone, scomposto e disperso dopo il 1939; e per il polittico di Monte Sampietrangeli, chiesa di S. Francesco, iniziato a dipingere dal pittore veneto nel 1501, e completato dal pittore fanese, Giuliano Presutti, nel 1506.

   Dalla complessa varietà delle cornici, esaminate ed attribuite, scaturisce il convincimento che il nostro M° Giovanni di Stefano fu un artigiano molto stimato ed apprezzato dai suoi contemporanei, sia per la costruzione e decorazione di Cori lignei, sia per l’intaglio di ricche cornici per polittici d’ogni specie e grandezza, e fu ricercato da committenti vicini e lontani, da sindaci amministratori di enti pubblici, nonché famosi pittori umbri, marchigiani e veneti.

           Bartolomeo da Montelparo orafo incisore del sec. XVI

   A Monteleone di Fermo, il pregevole Reliquiario della santa Croce, è opera firmata da Bartolomeo da Montelparo. Si conserva con molta cura presso la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, dentro dignitosa custodia, ed è usanza esporlo nelle feste della S. Croce del 3 maggio e del 14 settembre. Serve per le processioni nella festa di S. Marco (25 aprile Litanie Maggiori) e nel triduo delle Rogazioni (Litanie Minori) che precedeva la solennità dell’Ascensione.

     Questa croce-reliquiario a doppio uso, può catalogarsi come «croce astile» per guidare le processioni, e come «croce stazionale», quando, mediante apposito supporto ligneo, viene esposta sull’altare in occasione di particolari riti liturgici. È opera lavorata in lamina d’argento, sbalzata e dorata; misura 45 x 31cm; datata all’anno 1524 e con firma di Bartolomeo da Montelparo.

   Nel «recto», alle estremità dei bracci, sono raffigurati in altorilievo i busti dell’Eterno Padre, dell’Addolorata e di S. Giovanni Evangelista; nel braccio inferiore, un tempo, c’era un Angelo, mentre ora vi si trova adattata una teca in metallo con ornato interno in filigrana. Nella teca inserita all’incrocio dei bracci è racchiusa la reliquia insigne della Santa Croce: lo indica la segnatura che gira attorno (in latino, tradotta): «Dal legno della Croce». Al centro, la figura massiccia del Crocifisso, proclamato Salvatore dell’umanità dalla riproduzione del monogramma di san Bernardino, ripetuto quattro volte dentro i rombi, disposti lungo i bracci e disegnato a niello: «J.H.S.» (= Jesus Hominum Salvator = Gesù Salvatore degli uomini). Durante le processioni, con il passo si ondulavano e risuonavano le quattro campanule pensili, recanti le epigrafi: AVE MARIA – PATER NOSTER – PETRI ET PAULI

   Nel tergo, in corrispondenza dei busti, sono fissate le teche con varie reliquie di Santi, indicati con opportune segnature (in latino, tradotte): Dei Beati S. Petro et S. Paulo \ – Beati Simone e Giuda Taddeo. All’incrocio dei bracci la figura a sbalzo di S. Maria Maddalena dai lunghi capelli. Lungo i bracci, dentro i rombi, si ammirano quattro pregevoli figurazioni a niello, rappresentanti: l’Eterno Dio Padre tra angeli; – l’Arcangelo Gabriele, – la Vergine Annunziata, – la Madonna adorante il Figlio. L’importanza storica e artistica di questo prezioso oggetto devozionale è data soprattutto dalle segnature disposte nella zona inferiore. Attorno al piedistallo è scritto (in latino, tradotto):

PER MEZZO DE SEGNO DELLA CROCE LIBERA NOI DAI NEMICI NOSTRI

Lungo l’asta, l’epigrafe nella parte estrema inferiore (in latino, tradotta): <anno> 1524 – Opera di Bartolomeo da Montelparo – Ad onore di Dio e della Concezione della Vergine – Croce costruita dalle elemosine fatte dalla Comunità di Monte Leone al tempo del signor Lorenzo Crucitti e dei sindaci (= amministratori della chiesa di S. Giovanni di Monteleone) Pierangelo di Matteo e ser Gerolamo di Pietro di Speranza.

   Attualmente esiste il cognome Crocetti (come l’autore di questa Guida di Montelparo) derivato dal patronimico Crucitti qui indicato. Nelle vicinanze è attuale il cognome Speranza. Con alta soddisfazione si apprezza l’artista montelparese, orefice incisore, Bartolomeo da Montelparo, che la tradizione locale dice essere un religioso dell’antico convento dei Padri Agostiniani di Montelparo.

                    Il Card. Gregorio Petrocchini, agostiniano

Lo scrittore agostiniano, P. Luigi Pastori, primo storico di Montelparo, ha scritto: «Fra gli uomini’ illustri di Montelparo meritatamente tiene il primo posto il Cardinale Fra’ Gregorio Petrocchini, agostiniano. Era nato a Montelparo il 12.2.1546 da onestissimi, ma non oscuri (=poveri) parenti. Seguì la vocazione religiosa, entrando nel convento di Sant’Antimo in Montelparo, ove fece il Noviziato e la Professione Solenne».

   Poi si recò in diversi Studi dell’Ordine Agostiniano per completare la sua formazione culturale e spirituale i suoi studi, fino a conseguire la Reggenza a Fermo e la Laurea Magistrale. Nel 1572-74 stette a Montelparo, donde partì per Macerata per insegnare Filosofia in quella rinomata Università e vi si trattenne per diversi anni, molto ammirato ed applaudito.

   Per volontà dei suoi superiori fu nominato Priore del Convento agostiniano di Salerno, allora capitale del Principato ulteriore del Regno di Napoli, ove era fiorente uno Studio dello stesso Ordine. Qui manifestò ancora le sue doti di sacra eloquenza dai pulpiti delle chiese e la sua profonda dottrina dalla cattedra: l’arcivescovo di Amalfi lo nominò suo Teologo.

   Nel 1583 tornò nel convento montelparese, donde fu eletto Ministro Provinciale della Marca nel 1585, nell’anno stesso in cui il Card. Felice Peretti (frate conventuale di Montalto) fu eletto pontefice e prese il nome di Sisto V. Alla scadenza biennale del predetto incarico, Sisto V lo nominò Ministro Generale dell’Ordine Agostiniano, con sede presso il Convento di S. Agostino in Roma. Volle rendersi conto della situazione e rinfrancare le comunità religiose, intraprendendo la visita delle Provincie Agostiniane in Italia e fuori d’Italia, in Francia, Spagna e Portogallo. Fondò nuovi conventi, riparò i disordini in diversi conventi, quietò odiosi disturbi, distribuendo premi e pene in tal giusta misura da meritare l’elogio esplicito di Filippo II, Re di Spagna, con foglio diretto al Papa.

   Scrive il Pastori che delle lettere « Sisto V fece sì gran pompa che quasi impaziente di attendere in Roma il ritorno del Ministro Generale degli Agostiniani, card. Petrocchini, inviò le lettere insieme al berretto cardinalizio in Firenze, ove egli si tratteneva, dirette al Granduca Ferdinando; e nel Palazzo dello stesso Granduca gli venne conferito il «berretto rosso» e furono pubblicamente letti gli encomi a sua gloria scritti dal Re di Spagna.

   Il 20.12.1589 il M° Fra Gregorio Petrocchini fu insignito della sacra porpora ed ascritto al Sacro Collegio, come Cardinale Prete dal titolo di S. Agostino. Fu stimato anche da tutti i sommi pontefici, successori di Sisto V. Prese parte a ben sei Conclavi. Paolo V, il 16 agosto 1611, lo promosse Cardinale Vescovo di Palestrina. Il 20 maggio 1612 accolse la morte, pieno di meriti e di esemplari virtù, all’età di 76 anni. Nel 1609 aveva fatto testamento in favore del nipote Giacomo Filippo, ed il giorno antecedente la sua morte vi aggiunse un codicillo. Assegnò 6.000 scudi per la costruzione in Montelparo della chiesa di S. Gregorio, che fu inaugurata nel 1615, ed altri 6.000 scudi per istituirvi una Collegiata di 8 sacerdoti, compreso l’Arciprete.

   Dimostrò così di amare il paese natio, «sua cara patria». Come Felice Peretti usava sottoscriversi «Cardinale Montalto», così il Petrocchini si firmò sempre «Cardinal Montelpare», dando lustro e notorietà all’umile Terra che ebbe la felice sorte di dargli i natali.

   Negli anni 1590-91 ci fu grande carestia nelle campagne del Fermano, e per questo il Comune di Montelparo si rivolse al suo Cardinale per sollecitare aiuti dalla Camera Apostolica. Il Card. Petrocchini inviò in quella circostanza un cospicuo contributo personale, accompagnandolo con le seguenti affettuose espressioni: «altro non posso dirvi se non che io vorrei trasformare in grano tutto quello che ho e me stesso, per consolarvi». Per tutte le sue opere, la sua memoria è tuttora viva nell’Ordine Agostiniano e fra la popolazione di Montelparo che nell’anno 1990 ha dato l’avvio a varie manifestazioni ed iniziative per celebrare il IV Centenario della sua nomina a Cardinale e lasciarne una memoria scritta negli atti dell’apposito convegno.

                Fra’ Fulgenzio Travalloni Ministro Generale O.E.S.A.

   Eusebio Travelloni nacque in Montelparo il 2.6.1616 da Andrea e da Giovanna Montani da Montegiorgio. A 25 anni vestì l’abito religioso dell’Ordine Agostiniano e fu accolto nel convento di Montegiorgio, ove intraprese il Corso di Noviziato e fece la solenne Professione Religiosa con il nome Fra’ Fulgenzio. Indi si perfezionò non solo negli studi secondo le costituzioni dell’Ordine, ottenendo la Laurea Magistrale, anche in una pietà solida unita a grande prudenza, per cui, godendo stima dei superiori, fu subito impegnato in delicati incarichi.

   Fu Visitatore Generale nei conventi dell’Ordine nella città di Napoli, cioè in quello di S. Agostino e quello di S. Giovanni a Carbonara, rinomato per l’ottima educazione impartita ai figli delle migliori famiglie napoletane. Negli anni 1660-64 fu Vicario Generale dell’Ordine; nel biennio 1665-66 fu Priore di S. Agostino in Roma e Vicario della Sacra Congregazione dei Vescovi e Religiosi. In seguito, per sfuggire ad ogni altro onore, con profondo senso di umiltà si ritirò nel convento di Montelparo, sua patria. Quivi condusse vita esemplare di semplice religioso.

   Nel 1671, essendo note le sue virtù e buone qualità come uomo di governo, fu eletto Ministro Provinciale dell’Ordine Agostiniano delle Marche; terminato il biennio, tornò alla vita umile nel convento montelparese. Nel 1776, dal Vescovo di Montalto fu nominato Esaminatore Sinodale.

Dopo pochi anni fu richiamato a Roma per ricoprire l’onorevole impiego di Procuratore Generale dell’Ordine. Quindi si recò nel Tirolo e nella Bavaria in qualità di Commissario e Visitatore Apostolico, a Parigi presso la corte di Luigi XV che lo onorò di profonda stima ed amicizia.

   Nel 1685 fu eletto Ministro Generale di tutto l’Ordine Agostiniano Eremitano; emanò diversi ordini per regolamentare la vita religiosa che sono restati famosi e tenuti in considerazione anche nei tempi che seguirono. Nel 1691, con dispensa del papa Alessandro VIII, fu confermato Generale per altri tre anni. Morì a Loreto, nell’Ospizio agostiniano di Monte Reale, nel 1693, all’età di 77 anni; e fu sepolto nella cappella del SS.mo Sacramento della Basilica Lauretana della Santa Casa.

                                 Il Dott. Giovenale Mancinelli

L’intitolazione dell’Istituto Medico-Psico-Pedagogico a «Giovenale Mancinelli» a Montelparo nel 1967 fu data in ricordo di questo Dott. G. Mancinelli, che agli inizi del 1900 fu medico condotto del paese e presidente della locale Congregazione di Carità. Una bella lapide all’ingresso dell’Istituto ricorda che il 22 novembre 1905 il Dott. Mancinelli, nell’eseguire un’operazione chirurgica, fu vittima di una infezione: «per salvare gli altri infettò se stesso».

    L’Istituto dipende dall’Opera Pia Ospedale di Montelparo, la quale nella prima metà dell’Ottocento fu amministrata dai PP. Agostiniani; dopo la loro soppressione, fu assegnata alla Congregazione di Carità; ora nella parte amministrativa dipende dal Comune. Nel corso dei secoli l’ente pubblico ha ricevuto in continuazione donazioni e dotazioni di capitali per svolgere e potenziare diverse attività assistenziali a favore dei più deboli: tra le quali sono da ricordare in modo particolare l’Ospedale e l’Asilo Infantile, funzionanti sino agli anni 1940-50.

 Dal 1960 è stata effettuata la ristrutturazione dei locali del vecchio Ospedale, adattandola ad una specie di scuola-convitto per accogliervi giovani adolescenti, assistiti dalle Amministrazioni Provinciali e dall’ENAOLI, bisognosi di assistenza economica, scolastica ed educativa. Questo tipo di assistenza fu costante fino al 1980, quando subì un cambio di indirizzo, rivolgendo la attenzione maggiore verso soggetti handicappati psico-fisici, assistiti dalle UU.SS.LL. della Regione Marche, ed anche di altre zone. Sono passati nell’Istituto moltelparese «G. Mancinelli» alcune centinaia di giovani; molti di loro hanno trovato inserimento ed occupazione nella società con lodevole successo.

                                      NEL MUNICIPIO E NELLE PARROCCHIE

SINDACI DEL COMUNE nel regno Savoia dal 1861 al 1945

1861  ADRIANO GAETANO

1862  MARINI ORAZIO

1867  ANGELOZZI NICOLA

1885  LOMBI VITO

1890  SIMONI GAETANO

1896  ANTOGNOZZI NICOLA

1900  VECCHIOLI LUIGI

1905  ANTOGNOZZI NICOLA

1915  VECCHIOLI LUIGI

1920  COTRINA ETTORE 

1924  VECCHIOLI FILIPPO

1931  LOMBI MICHELE               Commissario Prefettizio

1933  LOMBI MICHELE               Podestà

1934  DARA GIOVANNI              Commissario Prefettizio

1934  LOMBI GIUSEPPE              Commissario Prefettizio

1935  TEMPESTILLI GIULIO       Commissario Prefettizio

1938  LANDISIO GIOVANNI       Commissario Prefettizio

1938  TEMPESTILLI GIUSEPPE  Commissario Prefettizio

1939  TEMPESTILLI GIUSEPPE  Podestà

1943  NOVELLI ENRICO              Commissario Prefettizio

1944  ILLUMINATI GIULIO         Commissario Prefettizio

1944  ILLUMINATI GIULIO         Sindaco

                                         Sindaci nella Repubblica Italiana dal 1946

1946 LOMBI VITO

1950  LUPI GIULIO

1951  FANO ONOFRIO

1954  TIRABASSI FAUSTO

1956  LACCHE’ UBALDO

1960  MASSACCESI CESARINO

1965  MARZIALI ENZO

1966  FUNARI LUIGI

1970  PICCIOTTI OVIDIO

1980  QNTOLINI FRANCESCO

 1985  PICCIOTTI OVIDIO

1990  JOBBI GIBERTO

                                                   PARROCI

Parrocchia matrice di S. Michele Arcangelo

1586 D. QUINTILIO CIFFARELLI

 (Mancano registri nel periodo 1614-1735)

1736 D. PIETRO VARAMENTI

1743 D. GIUSEPPE PIERANTOZZI

1776 D. PIETRO ANTONIO PUCCI

1806 D. GERVASIO TROJANI

1851 D. PIETRO MARIA TROJANI

1900 D. PIETRO MARZIALI

1907 D. SILVIO ANGELICI

1919 D. GIOVANI MECOZZI

1947 D. DOMENICO D’ALESSIO

1986 D. PIERINO VALLORANI

Parrocchia nella Chiesa di S. Maria Novella

1737 D. FRANCESCO BERARDI

1741 D. NICOLA PELLEI

1744 D. MARCELLO ERRICHI

1747 D. LIBERATO ANGELONI

1749 D. LUDOVICO CATALANI

1781 D. FORTUNATO ADRIANI

1783 D. RUFFINO ADRIANI

1813 FRA GIUSEPPE ERCI, economo Curato

1833 FRA MICHELE ANGELO SCARAFONI

1880 D. PIETRO MARZIALI

1900 D. VINCENZO AGRESTI

1949 D. EGIDIO PETROCCHI

1960  (unione con la parrocchia di S. Michele A.)

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