DANIEL ROPS “L’Epifania eterna” edito L’Osservatore Romano 06.01.1939 traduzione
DIO SI MANIFESTA OGGI IERI SEMPRE.
Testo di Daniel Rops edito in francese nell’Osservatore Romano il 6 gennaio 1939 e qui tradotto
L’EPIFANIA ETERNA
La Stella che saliva all’orizzonte orientale annunciava alle genti “Colui che fu generato prima dell’aurora”. I cori degli angeli, frementi nella notte, non avevano ancora messo altri in risveglio che rari pastori. Un prodigio! Gli uomini attendono sempre i sogni. E ai popoli del mondo, ai sovrani lontani, alle nazioni sconosciute l’Astro strano manifesta la nascita. Trent’anni più tardi, l’oscurità della sesta ora e lo spaccarsi delle pietre manifesteranno parimenti il sacrificio. Nell’irragionevolezza del mondo questi avvertimenti cadono come un granello di miglio che la terra ricopre e sembra obliare.
Li conosciamo noi questi giorni che Isaia ha previsti. Ci sono le tenebre in mezzo a noi. Vedremo noi le nazioni camminare verso la pace? Noi apparteniamo ad un’epoca che sembra sconfitta dalla notte. Tante persone sembra che abbiano perduto persino la fiducia in una luce, in una stella. Da ciò, sulla terra, la violenza apre lesioni, come in un grande organismo compaiono piaghe alle mani, alle membra, al viso prima che tutto il corpo sia infettato. Combattono, con l’oscurità nell’animo i popoli azzannandosi tra di loro e sapendo a malapena per cosa si uccidono a vicenda. Altri rinnegano la loro fede antica, per soppiantare la Gerusalemme dell’amore. Altri violano il precetto che Dio nel Natale ha portato al mondo e là dove tutto era carità, sostengono l’odio e il diritto della violenza. Dove sta la stella?
L’Epifania, la “manifestazione” di Dio tra gli uomini non è uno di quei fatti della storia tale che non possa essere dimenticato dalla negligenza umana. L’Epifania, ogni giorno, ha con sé, con tutte le energie, come un grido, una misteriosa inquietudine. In mezzo a questi popoli che da odiose leggi sono vincolati alle apparenze, in contingenze, del tradimento, quanta lealtà intima resta ancora? Quanti, il giorno di Natale, hanno ascoltato, in sé, l’annosa voce secolare? Quanti, oggi, cercano la stella, non nello sfarzo ufficiale, ma nel loro cuore? Le persecuzioni e le minacce ostacolano il risplendere delle parole eterne, ma queste parole vivono in un corso sotterraneo e, un giorno, tornano alla luce. Anche la terra oblia il granello di miglio che essa racchiude, ma la vita si sviluppa nella sua profondità, e finisce per elevare verso il cielo la sua attualità, l’esile gambo della speranza sua.
Epifania eterna! Se le persecuzioni non lasciassero sopravvivere che un solo cristiano, tutta la parola seminata dal Cristo, sopravviverebbe nondimeno in lui e le sue spalle fragili porterebbero sempre la speranza tutta dell’umanità. Sì fragile, pure minacciato, egli basterebbe ancora a manifestare, in faccia ad un mondo, interamente consegnato all’oblio, la grandezza di Dio e le sue promesse. Ma le persecuzioni non riescono a ridurre al cristianesimo a tale unico bastione. Più si fanno pesanti le minacce, più si innalza l’entusiasmo. Se il buio della notte copre oggi tanto spazio sulla terra, certamente marciano verso la luce persone di buona volontà. In parallelo agli sforzi che gli Stati paganizzati fanno per vincere la legge soprannaturale, si affermano gli sforzi fedeli delle persone che vedono in questa sola legge e mai altrove, il loro ultimo ricorso. Le persecuzioni fanno nascere l’eroismo. I vescovi di Fulda, i preti di Spagna e Messico, i cristiani clandestini nel silenzio della Russia, e tanti testimoni sono presenti oggi per testimoniare che la manifestazione di Cristo alle persone umane non è stata futile e che nulla potrà cancellarla dai nostri cuori.
Questa è Epifania (manifestazione), senza sosta attuale, oggi, da nessun vivente può essere potuta obliare. In ogni occasione, una voce ostinata, eroica, la richiama di fronte ai mostri che ci minacciano. Davanti alle ingiustizie e davanti ai crimini, in contrasto con le dottrine che tendono a mutilare la persona, una sola persona soltanto una ha avuto la forza e il coraggio di alzarsi e di parlare forte e chiaro. <Il Papa>. Non ha detto nulla che non sia stato detto dai suoi predecessori, non ha affermato niente che non era stato affermato durante duemila anni di dottrina e di storia; egli non manifesta nulla che già non era stato manifestato alle persone umane quando la Stella è sorta nel cielo.
Ma questa eterna verità, poiché egli la dichiara con tutta la sua forza e con tutta la sua fede, si direbbe che distrugge le tenebre e che il mondo è accecato da questa luce. E’ un vecchio la cui vita è durata soltanto per la protezione del cielo esattamente affinché queste parole fossero dichiarate. Un giorno la storia insegnerà che le grandi encicliche di Pio XI, nei nostri anni oscuri, saranno state le affermazioni di speranza – sole, o quasi – che sono state date al mondo e questi testi semplici, fermi, implacabili avranno salvato lo spirito.
Sono testi che ci dicono “Orsù prode, piccolo gregge, le potenze della terra possono aggredire e cercare di distruggerti. Non è oggi che, nella gloria, i re di Tharsis e le carovane delle autorità, le ricchezze del mare e le forze delle nazioni si vedranno dirigersi verso la culla dell’Infante Dio. Ma il segno apparso ai Magi non è divenuto inutile. Ogni giorno migliaia di persone lo stanno ricevendo nella verità del loro cuore. E tu, piccolo gregge, trionferai un giorno perché tu avrai capito il senso della Stella.