Documento dell’arresto e della deportazione del Cardinale arcivescovo Filippo De Angelis da Fermo ad Ancona, senza esibizione di documenti. Trascritto per la tesi di laurea da ILLUMINATI ROMOLO dall’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo pos. 82 «Card. De Angelis e la Repubblica Romana» (Verbale)
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Fermo, 11 marzo 1849, ore nove pom.
Presentatosi, nel mentre che l’E/mo R/mo Cardinale Filippo De Angelis Arcivescovo e Principe di Fermo trattenevasi in compagnia dei Sig.ri Marchese Nicola Morici, Conte Francesco Falconi, Conte Raffaele Bonafede, Francesco Morroni, avv. Domenico Pucci, avv. Giuseppe Ottaviani, e D. Odoardo Agnelli, Udit. Gen. del lodato E/mo Arivescovo; presentatosi si disse il Tenente dei Carabinieri Comandante la Tenenza isolata di questa Città, Camillo Braccucci in compagnia del Sig. Capitano Aiutante Maggiore Civico Camillo Silvestri, del Maresciallo dei Carabinieri suddetti Guglielmo Gramacci, del Quartier-Mastro de’ Carabinieri Colliva Cesare, e dei Carabinieri Comuni Paolo Palombi, Cacciurri Nazzareno, Pasvecchi Sante, Cannella Camillo, Curti Luigi, Carletti Francesco, ha intimato a nome della Repubblica Romana la partenza al sullodato E/mo Arcivescovo per Ancona comminando misure più rigorose qualora si fosse ricusato bonariamente.
Immediatamente Sua Em/za, alla presenza tanto dei suddetti militi quanto delli suddetti Signori, ha protestato nelle più solenni forme contro tale violenza Sacrilega rammentando le Censure Ecclesiastiche comminate dai Sagri Canoni contro i violatori dell’immunità non solo personale dei Cardinali di Santa Chiesa, ma benanche locale per l’abitazione di loro dimora.
A nulla Tutto ciò è valso e ripetendosi gli ordini ricevuti dal Ministero e le misure dispiacenti, cui si sarebbe ricorso, si è insistito per la sollecita immediata partenza. Si è richiesta dall’E.mo Arcivescovo la comunicazione degli ordini suddetti del Ministero; ed ancor questo si è negato. Si è inoltre prescritto che l’E.mo non dovesse recare con sé che il puro necessario per la vita in oggetti di vestiario, nulla di denaro, assicurando che avrebbe pensato la Repubblica; e si è aggiunto che nulla dovesse estrarsi dal palazzo arcivescovile.
Sua Em.za R.ma ha dichiarato che subiva una violenza, che ad essa non poteva resistere, che come Arcivescovo e Cardinale di Chiesa se ne gloriava, e che si stimava ben fortunato di soffrire pel Ministero a sé commesso, e rinnovate tutte le proteste sì di fatto che di diritto, ha dichiarato di essere pronto a partire, solo chiedendo che fosse permesso di abboccarsi col suo Vicario G.le D. Bartolomeo Arcid. Cordella onde comunicare ad esso le istruzioni e facoltà per ciò che riguarda il Ministero Episcopale. Non si è permesso che il detto Mons. Cordella accedesse in questo palazzo Arcivescovile, dicendosi proibito l’ingresso e la sortita a chicchessia, e solo permessa l’entrata al Cancelliere Gen.le Arciv. Antonio Piersantelli per redigere il presente verbale.
Infine Sua Em.za R.ma ha dichiarato di comunicare tutte le facoltà necessarie ed opportune al pred. Suo Uditore Odoardo Agnelli ilo quale ha incaricato di comunicare al Pro-Vicario G.le Mons. Cordella, e quindi di mano in mano fino all’ultimo chierico della Diocesi.
Quali cose stabilite, è andato a prendere poco cibo e firmato il presente verbale assieme a tutti i nominativi all’ora decima pom. si è posto nel legno di Vettura condotto dal Vetturino Antonio Giardini di questa Città, tirato da due Cavalli, portando in compagnia Gio. Batt.a Ciampanelli Suo Cameriere, convenuto che l’indomani debba raggiungerlo in Ancona il Sua Caudatario D. Pellegrino Tofoni in unione del Familiare Stefano Carelli.
In fede ecc.
Filippo, Card. Arcivescovo
Nicola Morici
Francesco Falconi
Domenico Pucci
Raffaele Bonafede
Giuseppe Ottaviani
Francesco Morroni
Odoardo Agnelli
Antonio Piersantelli Cancelliere Generale Arcivescovile