V DOMENICA DI QUARESIMA
(Gv 12,20-33)
“Alcuni greci si avvicinarono a Filippo e gli chiesero: Signore, vogliamo vedere Gesù “.
Il popolo ebreo, da secoli, aspetta il Messia: un re potente che deve dare ad Israele lo splendore di una nazione forte.
Il giovane profeta di Nazaret, che molti considerano Messia, si presenta umile e mite: Messia che dona la vita per tutti. Per mezzo di Gesù, Dio vuole donare ad ogni uomo pienezza di vita.
Gesù si trova a Gerusalemme ed è seguito da ebrei e pagani. “Si verifica la frase dei farisei: il mondo intero è andato dietro di Lui”.
Alcuni pagani, i greci, vogliono vedere Gesù e interpellano Filippo. Filippo cerca Andrea e insieme vanno da Gesù a proporgli la questione. I greci “mostrano il desiderio di avvicinarsi a Gesù. Cercano di conoscerlo, di avere un’esperienza personale di Lui, un rapporto con la luce, che è Gesù, e con la gloria che è il Suo Amore”. “Gesù non parla direttamente con i greci, si rivolge ai Suoi discepoli, la Sua comunità. Spetterà a lei la missione verso i pagani”.
“Questo episodio riflette la difficoltà con cui le comunità si decisero per evangelizzare i pagani. L’Evangelista Giovanni vuole mostrare che questa decisione non dipese dall’iniziativa individuale e nemmeno dalla comunità, ma fu presa dopo aver consultato il Signore.
“Chi ama la sua vita la perde “.
“Non si può produrre vita senza dare la propria. La vita è frutto dell’amore e non sgorga se l’amore non è pieno, se non giunge al dono totale. Amare è donarsi senza lesinare. Dare la propria vita è la misura suprema dell’amore.
Gesù sta per donarsi, ha accettato la morte e ne prevede già il frutto. La morte è la condizione perché si liberi tutta l’energia vitale che contiene; la vita che vi è racchiusa si manifesti in una forma nuova” (J. Mateos / J.Barreto).