MIOLA GABRIELE RICORDATO DALLE BENEDETTINE DI FERMO MAESTRO UOMO EDUCATORE INCORAGGIANTE

DON GABRIELE MIOLA – UNA SAPIENZA CHE NON UMILIALe benedettine di Fermo ricordano mons. Gabriele Miola  tramite  Madre M. Cecilia o.s.b.

Caro Mons. Gabriele,   ti conobbi la prima volta in qualità di Vicario Generale. Il “titolo” stesso incuteva soggezione ed inevitabile distanza rafforzata dalla tua imponenza, dal portamento signorile e sguardo penetrante. Il primo impatto era la sensazione di trovarsi di fronte ad un prete solido nella vocazione e uomo completo, nella formazione umana e capacità di relazione: la prima come fondamento e presupposto all’altra, la seconda come evangelica conseguenza.   “L’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore”: dice Papa Francesco.Il tuo comportamento era segno che le due relazioni (Dio- prossimo) non sono antinomiche, ma armoniose fra di loro, in quell’equilibrio che bilancia le due parti, perché mai si perde di vista il centro. Da rinomato latinista, mi rivolsi a te per sottoporti una mia traduzione di un cerimoniale monastico.   T’immaginavo “topo” di biblioteca, cavilloso, perso tra le regole della grammatica e sintassi, come quei professori pignoli sempre pronti alla “caccia” dell’errore e con la matita blu che lo evidenziasse. Quale non fu la mia sorpresa quando alla fine della lettura, con un bel sorriso approvasti il mio lavoro, consigliandomi la modifica di un termine, solo per puntualizzazione “canonica”!   Detto da te, mi sentii molto incoraggiata e compresi in quel momento che il vero sapiente non è colui che sa, ma colui che fa sentire l’altro capace di apprendere e di costruirsi. Una sapienza, dunque, che non umilia, ma sollecita l’altro alla curiosità, al gusto del sapere, da tramandare agli altri, come una esigenza insopprimibile, quasi una “missione” che fa più bello il mondo.   Pier Luigi Celli dice infatti: “C’è un bisogno estremo di maestri; di buoni maestri. Qualcuno che non insegni per professione, ma ci creda per missione” (La generazione tradita, 2010). Come un “pedagogo”, ti aggiravi fra i tuoi alunni con quello sguardo benevolo ed accogliente che rendeva la scuola innanzitutto un luogo di relazioni umane, un’arte di vita intramontabile che è la “conditio sine qua non” per apprezzare lo studio come un valore, come un dono prezioso che veniva consegnato, come esigenza d’amore, quasi una scuola senza banchi, senza registro e soprattutto senza interrogazioni, anche se non mancavano nessuno dei tre elementi sopra citati.   Date le premesse, spontaneamente ci si disponeva all’ascolto, non più costretti sui banchi, ma liberamente consegnati al desiderio di apprendere e di verificare – sotto esame – le nozioni apprese da un qualificato docente, come tu eri! Di certo l’emotività non sempre controllabile faceva capolino, ma il tuo ampio sorriso metteva l’alunno a proprio agio.    Ti ebbi come preside all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “SS. Alessandro e Filippo” e il mio ricordo va sempre a Loreto, sede in cui discussi la tesi in Sacramentaria. Un docente – facente parte della Commissione esaminatrice – era piuttosto insistente su domande riguardanti il diritto canonico alle quali risposi, senza accontentare – evidentemente – il giurista incalzante.In una frazione di secondo fra la reiterata domanda e il mio timido tentativo di difesa con l’affermazione “Ho già risposto”, una voce risuona nel silenzio dell’aula: “Chiedo scusa, ma la domanda non è pertinente all’argomento della tesi presentata dall’alunna”. Riconoscendo la tua voce, mi giro verso di te ed il tuo ampio sorriso mi avvolge e m’incoraggia e finalmente – sollevata dall’incubo “canonico” – vado a ruota libera nella discussione della mia tesi.    Per un lungo periodo, fruimmo tutte della tua competenza biblica in ora serotina: dalle ore 20 alle 21, 30 all’incirca. Una scuola serale a rischio d’improvvisa “assenza” per sonnolenza. Tu – contrariamente a noi – eri sempre pimpante come chi inizia la giornata.    Era piacevole ascoltarti, “viaggiare” con te in “Terra Santa”, scoprire luoghi visitati dal nostro Redentore e legati a brani evangelici rivisitati nel loro “sitz im leben” (1) per una migliore comprensione di usi e costumi che ne migliorasse anche l’esegesi.    Noi tutte – armate di penne e quadernoni – riprendevamo gli appunti per farne una bella copia atta al ripasso. Non era facile – data l’imponente mole della materia – ricordare tutto e spesso mostravamo le nostre lacune riguardo alla topologia dei paesi da te richiesti.    “Dove si trova…?”: sorriso forzato d’imbarazzo da parte nostra, pausa alla ricerca di questo luogo nella nostra memoria, di fronte al tuo sguardo quasi birichino, ma in sorridente ed incoraggiante attesa, mentre nelle immaginarie nuvolette sovrastanti la nostra testa appariva la scritta : “Vattelappesca”. Una voce nell’imbarazzante silenzio: “Si trova più o meno da quelle parti”. Una risata contagiosa per la improvvisa e simpatica risposta che divenne poi quasi uno slogan nelle situazioni d’imbarazzo “culturale”.   Questa tua “complicità” alle nostre “birichinate” ci rendeva piacevole l’ora biblica serotina, mentre la tua bravura senza ostentazione favoriva il nostro apprendimento. Terra Santa: luogo dei tuoi continui pellegrinaggi per studio, ma anche per visite di gruppi che tu accompagnavi per rivivere insieme gli episodi riportati nel Vangelo!   Terra Santa: per seguire le orme del Maestro, provando emozione profonda, quasi risentendo la sua voce e i suoi insegnamenti. Conoscevi, dunque, quei posti come le tue tasche! Sulle orme del Maestro, seminando serenità, pace, speranza, leggendo avvenimenti e persone in modo positivo: dalla “teoria” alla “pratica”, come chi assimila i contenuti lasciandosi da essi forgiare perché il vero maestro è colui che vive ciò che insegna.   Dice Paulo Coelho: “Conosco una moltitudine di individui che – a parole – sono degli autentici maestri, ma che si rivelano incapaci di vivere ciò che predicano!” Seguendo le Sue orme, ora ti trovi tra le braccia amorevoli di Gesù per ricevere la corona della vita, quale servo buono e fedele che ha vissuto ciò che ha trasmesso!

Grazie, don Gabriele, per la tua vita semplice, ma ricca e luminosa!

Prega per tutti noi!

  1. Cecilia Borrelli

. (1)  Sitz im leben = a paroletta “ situazione nella vita “ o ambientale

Luoghifermani.it cordialmente ringrazia la gentile autrice che ha concesso di diffondere questo scritto edito già nel Periodico “La Voce delle Marche” anno 2018 n. 2

 

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IL DIPINTO VIRGO FIDELIS marzo 2019 del pittore Salvatore Tricarico lucano settantenne

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Salvatore Tricarico in quest’opera di pittura dà rilievo all’icona della Virgo Fidelis, su sfondo arcuato a marmo, con raffinatezza d’arte negli accordi dei colori delicati usati identificando la luce con il colore stesso. Il volto della Vergine ha uno rilievo che risalta nelle parole “ – Sii fedele fino alla morte – Ap 2,10”. Lo sguardo sulla Bibbia connota l’attenzione della divina persona nella carica emotiva e psicologica che rivela la sua dedizione giurata con la mano aperta sopra al cuore come impegno totale.
Il motto “NEI SECOLI FEDELE” è stampato sotto la mensola dove spicca l’acronimo ‘RI’ della Repubblica Italiana assieme con i simboli nazionali dei Carabinieri la cui coccarda ha i colori della bandiera italiana. E’noto che dal novembre 1949 la Virgo Fidelis è la patrona speciale dei Carabinieri e questo settantennio 1949-2019 coincide felicemente con l’età dello stesso pittore nato a Calvello di Potenza nello stesso anno. A lui porgiamo cordialmente i nostri migliori rallegramenti con felici auspici.
Prof. Carlo Tomassini

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Blasi Mario evangelizza domenica quarta anno C Luca 15,1 ss

Mario Blasi parroco evangelizza quarta domenica anno C Luca 15, 1 ss
“Padre ho peccato contro il cielo e contro di te”.

Che Padre! Tutti devono sperare nella Sua grande misericordia.

La parabola del padre misericordioso è conosciuta da tutti. E’ un padre molto ricco, ma sembra di una grande fragilità. Al figlio che chiede l’eredità, quale padre non si sarebbe opposto? Eppure quel padre non si oppone, divide i beni e lascia libero il figlio! Il padre consegna i beni senza dire una parola. In quel momento, una parola sarebbe inutile e incompresa. Il padre è muto nel suo dolore.

Il figlio, in pochi giorni, cambia i beni in denaro e va in un paese lontano. E’ libero.

La libertà umana è un dono di Dio, ma porta in sé il rischio: l’uomo può scegliere il bene o il male nella sua vita.

Il giovane, in terra straniera, sciupa tutto in poco tempo; si riduce a pascolare i porci e vive come un animale immondo. Desidera sfamarsi con le carrube, ma

“nessuno gliene dava”.

Le carrube erano in terra, le poteva prendere da sé, ma “nessuno gliene dava” sta ad indicare che Dio, con la Sua mano, impedisce all’uomo di umiliarsi fino in fondo. L’uomo è sempre immagine e somiglianza di Dio anche nel peccato!

Proprio nell’estrema umiliazione, riaffiora nel cuore del figlio la famiglia dove si viveva con tanto pane e calore umano. Questo ricordo, che aveva voluto cancellare, gli dà la forza di ritornare e lo mette in moto.

E’ il cammino della fede e della conversione!

Il padre, che da tanto tempo lo aspettava, lo vede da lontano, gli corre incontro per affrettare quell’abbraccio e quel bacio che sigillano un perdono pieno e una conversione rinnovata.

Il padre non permette al figlio di pronunciare quella frase in cui si afferma di essere disposto a vivere nella casa come un semplice servo. Per il padre il figlio è sempre figlio e mai schiavo anche se è stato spinto dalla fame a ritornare.

“Il figlio non trova un giudice che lo condanna, ma un padre che con il suo amore lo rigenera”.

“Al padre interessa il figlio, non il suo passato peccaminoso”. “Il padre vuole che il figlio non sia considerato né servo, né ospite, ma padrone nella sua casa”.

Fa festa perché il figlio minore è nato una seconda volta!

QUARESIMA : TEMPO DI RIFLESSIONE
<.<.<.<.<.< "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te ". Gli scribi e i farisei si scandalizzano che Gesù sia in mezzo ai peccatori e ai pubblicani e mangia con loro. Gesù risponde loro con la parabola della misericordia di Dio. Un padre aveva due figli, il più piccolo gli chiede l’eredità. Il padre divide con i figli tutti i suoi averi. Sembra un debole, non reagisce alla richiesta del figlio minore. Dal suo volto non traspare nessun sentimento. Il suo è un dolore muto. Il padre rispetta la libertà e la volontà del figlio. Il figlio minore se ne va, si sente libero e sciupa tutto. Crede di aver fatto una scelta di vita, invece si rivela una scelta di morte. E’ abbandonato da tutti. Muore di fame e va da un contadino a fare il garzone e a pascolare i porci. Vuol mangiare le carrube, cibo degli animali, "ma nessuno gliene dava". L’uomo separato da Dio diventa simile agli animali. Dio veglia su tutti. Dietro a quel giovane c’è la mano di Dio che gli impedisce di giungere in fondo al suo degrado. Spinto dalla fame ritorna. Non vuol essere considerato figlio, ma schiavo. Non ritorna pentito. Non gli manca il padre, ma il pane. Torna il figlio, che non trova un giudice, ma un padre che accoglie con amore e rigenera. Al padre interessa il figlio, non il suo passato colpevole; gli interessa ricostruire la vita e la dignità del figlio. "Facciamo festa". Il padre è felice, ritrova il figlio perduto. Non lo rimprovera, ma lo abbraccia e lo bacia. Tutti devono sapere che il figlio è ritornato padrone. Non è trattato da schiavo, ma da uomo libero e gli dà pieni poteri nella famiglia: veste, anello e calzari ai piedi (simboli della piena libertà e dignità). Ma la felicità del padre è turbata dall’altro figlio, quello rimasto sempre in casa. "Questa allegria non viene condivisa dal figlio maggiore, che, alla gioia del padre, contrappone la sua ira. Il padre non comanda al figlio di entrare, lo prega. Non fa leva sulla sua autorità di capo famiglia, ma sul convincimento. Il suo atteggiamento non è quello del padrone che ordina, bensì del servo che supplica. Il padre invita il figlio ad essere capace di rallegrarsi e di festeggiare, perché chi "era perduto ed è stato ritrovato" è suo fratello. La festa non è solo per il padre, ma anche per i fratelli" (A.Maggi).

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Mario Blasi evangelizza domenica terza quaresima anno C

(Lc.13,1-9) Quaresima seconda domenica anno C

“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? No, vi dico”.
Alcune persone portano a Gesù una cattiva notizia che riguarda i Suoi paesani. Essi sono stati massacrati da Pilato nel tempio e il loro sangue si è mescolato con il sangue degli agnelli offerti a Dio.
Gesù risponde con un altro episodio doloroso: la caduta della torre di Siloe dove morirono diciotto persone.
Gesù reagisce contro l’opinione in cui si afferma che le disgrazie o le malattie sono dovute al peccato delle persone. Gesù invita a riflettere. “Nessuno di noi è immune dalla violenza che può travolgerlo: andando allo stadio o trovandosi senza colpa in mezzo ad una sparatoria tra delinquenti; nessuno di noi è protetto autonomamente da incidenti o da catastrofi naturali. Potrebbe essere vittima casuale per un atto di generosità e solidarietà, come è accaduto a volte per i soccorritori coinvolti nel medesimo incidente”.
Gesù invita a riflettere e chiama alla conversione nel tempo della misericordia.
“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
La coscienza della propria limitatezza deve spingere alla conversione.
“Una disgrazia può suscitare la convesione verso il fratello vittima del male, cambiare il nostro atteggiamento verso Dio e verso il prossimo. E’ quanto avviene nel buon samaritano: il volto sofferente del fratello lo induce alla responsabilità morale. Dobbiamo approfittare dei segni dei tempi, del nostro tempo, per riflettere, scoprire il senso della vita e i valori, correggere le scelte e l’orientamento”.
Gesù, poi, mette in risalto il male morale e l’incredulità che conducono alla morte. Il peccato conduce alla morte che sarà il frutto ultimo di chi la sceglie.
Il peccato e l’incredulità sono la causa profonda di ogni male. Chi accoglie il messaggio di Gesù e crede in Dio che lo ha mandato, ha la vita eterna. Per questo motivo non si può essere indifferenti o neutrali alla Parola di Gesù. Essa esige una decisione: o si accoglie o si rifiuta.
“Urgenza della conversione non toglie la pazienza di Dio nei confronti del peccatore. La parabola del fico sterile la mette in risalto. Nel confronto tra il padrone e il coltivatore, appare la minccia, ma anche la possibilità che fa risaltare la misericordia e la bontà di Dio”.
Il tempo della vita è un dono di Dio. Bisogna produrre frutti buoni per il bene di tutti.

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Mario Blasi Parroco evangelizza seconda domenica Quaresima anno C Lc 9, 28 ss

Blasi Mario Parroco evangelizza seconda domenica Quaresima anno C
II DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.9,28-36)
“Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante “.
La preghiera cambia il volto di ogni uomo. “Colui che prega si trasforma e mette la sua capacità di amare e di perdonare in sintonia con quella di Dio che è Amore. Pregare significa mettere il cuore del credente sulla stessa lunghezza d’onda di quello di Gesù, per renderlo capace di amare gli altri come Lui li ama” (A.Maggi).
La preghiera trasfigura ogni uomo. La trasfigurazione di Gesù è un’anticipazione della Sua Risurrezione.
Gesù sta parlando della Sua morte e Risurrezione. I discepoli non comprendono per quale motivo il Figlio di Dio debba morire. Gesù Messia non deve mai morire: è la VITA.
Gesù porta sul monte i discepoli che, con maggior forza, affermano che Egli non deve subire la morte. Gesù, con la Sua Trasfigurazione, vuol dimostrare che la morte non annienta la persona. La morte è l’esplosione della pienezza della persona. L’uomo, con la morte, acquista uno splendore di vita che non è possibile avere in questa terra. “I giusti risplenderanno come il sole nel Regno del Padre loro”. Splendere come il sole significa avere la pienezza della condizione divina.
La Trasfigurazione non è una prerogativa esclusiva di Gesù, ma è una possibilità per tutti i credenti in Cristo. Tutti quelli che danno adesione sincera a Gesù e accolgono il Suo Amore, si trasfigurano in Lui.
La Trasfigurazione non avviene solo dopo la morte, ma inizia in questa terra facendo brillare, giorno dopo giorno, in ognuno di noi, l’Amore di Cristo.
” Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo”.
Dio fa sentire ai discepoli di Gesù la Sua voce e dà loro un ordine: “è il mio Figlio amato, ascoltatelo”.
Non devono più seguire e ascoltare Mosè, non devono più seguire i profeti, ma Gesù, il Suo Figlio amato.
Gesù è l’unica persona che si deve ascoltare e seguire: questo è l’ordine di Dio Padre.
Gesù solo riflette la Sua volontà. Solo in Gesù si comprende la pienezza della volontà di Dio. Gesù è norma di vita per tutti.
Chi ascolta e segue Gesù trasfigura se stesso e la società in cui vive.
<.<.<.<.< "Mentre pregava il Suo volto cambiò di aspetto, la Sua veste divenne candida e sfolgorante". Gesù sul monte prega e si trasfigura, manifesta la Sua gloria divina nello splendore del Suo corpo. Mostra che la condizione divina si ottiene con il dono totale di Sé. Gesù aveva parlato che il Messia doveva morire. “Ai discepoli per i quali la morte è la fine di tutto e segno del totale fallimento del Messia, Gesù intende mostrare quale sia la condizione dell’uomo che passa attraverso la morte, per questo prese con Sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, li condusse in disparte su un monte alto”. “Ai tre discepoli Gesù indica quale è la condizione dell’uomo, che, per comunicare vita agli altri, è passato attraverso la morte: questa non annienta la persona, ma la trasforma, consentendo all’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, di raggiungere il suo massimo splendore”. “Sul monte, l’azione creatrice di Dio viene portata a compimento in Gesù, operando in Lui una trasformazione luminosa. Gesù, irradiazione della gloria di Dio, emana la stessa luminosità del sole, al quale Dio era paragonato e le Sue vesti abbaglianti indicano la pienezza della gloria divina” (A.Maggi). “Accanto a Gesù, appaiono ai discepoli i due personaggi che secondo la tradizione popolare non erano morti, ma erano stati rapiti in cielo: Mosè ed Elia. Mosè ed Elia rappresentano le promesse del Regno di Dio, manifestate attraverso la Legge e i Profeti che Gesù ha assicurato di voler portare a loro massimo compimento”. A turbare questo importante momento è Pietro che si rivolge a Gesù dicendo: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia”. “Pietro non colloca Gesù al centro dei tre personaggi: il posto più importante è occupato da Mosé”. “Per Pietro, Gesù deve collocarsi sulle orme di Mosè e non sostituirlo: il Messia desiderato è Colui che si conforma alla Legge emanata da Mosè, facendola osservare con lo stesso zelo violento di Elia” (A.Maggi). “Mentre Pietro sta ancora parlando, Dio lo interrompe dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Gesù è l’unico Signore che il discepolo di ogni tempo deve ascoltare. Solo Gesù manifesta la volontà di Dio, perché è Suo Figlio. Chi ascolta la voce del Figlio ascolta la voce del Padre. “Mosè ed Elia non sono stati che servi del loro Dio e hanno trasmesso una alleanza tra dei servi e il loro Signore. Gesù è il Figlio di Dio e la Sua Allenaza è tra dei figli e il loro Padre” (A.Maggi). QUARESIMA : TEMPO DI RIFLESSIONE

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Mario Blasi Parroco Evangelizza Domenica I Quaresima Luca 4, 1 ss Fidarsi di Dio anno C

Blasi Mario parroco evangelizza I DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.4,1-13) anno C
“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo “.
Il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto è molto significativo. Non indica solo un momento storico della Sua vita, ma riguarda tutta la Sua vita terrena.
Gesù, proclamato nel Battesimo Figlio di Dio e ricevuta la missione di Messia, è spinto nel deserto dallo Spirito per essere tentato da Satana.
Gesù, con il Battesimo, si impegna a rivelare l’Amore di Dio per gli uomini fino al dono totale di Sé. Dio Padre vuole la slavezza di tutti gli uomini.
Gesù è chiamato a rivelare con la vita e la Parola la bontà del Signore realizzando il Regno di Dio nella storia. Gesù, quindi, è il Messia inviato da Dio. Quale Messia attende il popolo ebreo? Un Messia trionfatore e dominatore! Gesù, però, non è un Messia che domina, ma è il Messia che dona la vita.
Per questo motivo, lo Spirito spinge Gesù nel deserto. Egli si deve confrontare con tutte quelle false aspettative di un messia politico atteso nel mondo ebraico.
Il deserto non è un luogo geografico, ma il luogo della prova: fedeltà o infedeltà a Dio, luogo dove si verificano le proprie scelte (anche il popolo ebraico fu messo alla prova nel deserto).
Gesù, nel deserto, è provato nella fedeltà alla missione di Messia. Egli deve rivelare l’Amore di Dio. Gesù, nel deserto,
“ebbe fame”.
La fame di Gesù non è di pane, ma è compiere la volontà di Dio. Gesù si nutre sempre della Parola di Dio che deve donare a tutti: “mio cibo è fare la volontà del Padre”.
” Non di solo pane vivrà l’uomo”.
Non sono le cose materiali che danno il senso alla vita degli uomini, ma la fedeltà alla Parola di Dio. L’uomo non deve pensare solo ai propri bisogni, ma deve essere pane per gli altri.
Gesù è il vero Pane che dona la vita.
” Lui solo adorerai”.
Gesù non vuole il dominio, ma la gloria e l’onore a Dio. Gli ebrei aspettavano un messia che avesse il potere, la ricchezza, il prestigio e il dominio. Gesù, invece, si presenta come Colui che costruisce un Regno dove la condivisione, l’uguaglianza e il servizio devono essere le caratteristiche fondamentali.

<.<.<.<.<.<.<.<.< I QUARESIMA (Lc.4,1-13) "Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto e fu tentato da Satana". La Quaresima è un cammino che fa percepire il significato della salvezza nel seguire Gesù. Gesù non è stato risparmiato dalle tentazioni. Nelle prove Gesù è rimasto tuttavia sempre fedele a Dio Padre. Ogni uomo si trova anche di fronte alle difficoltà e alle sofferenze. Tutto questo fa parte della vita di questa fragile creatura. “Con il Battesimo Gesù ha preso pubblicamente l’impegno di manifestare fedelmente l’Amore del Padre a tutti gli uomini. Il Padre risponde alla decisione di Gesù col dono dello Spirito. Lo Spirito, sceso su Gesù, gli comunica infatti la pienezza di vita e la forza di Amore del Padre” (A.Maggi). Dopo questo impegno, Gesù è condotto dallo Spirito per essere tentato nel deserto. Tre sono le prove del seduttore. Sono le proposte che ogni uomo di potere conosce. La prova della fame: “satana chiede a Gesù di usare la Sua potenza divina per il proprio vantaggio. Gesù rifiuta di fare miracoli (segni) per i propri interessi, ma agirà sempre per il bene di ogni uomo” (A.Maggi). “Il pane che sazia la fame dell’uomo non scende dal cielo, ma nasce dalla terra per opera del lavoro dell’uomo e va generosamente condiviso perché si converta in dono di Dio per tutti”. “Il pane usato solo per la propria soddisfazione è pane del diavolo, cibo che, anziché nutrire, intossica e quanti se ne nutrono mangiano la propria condanna” (A.Maggi). Solo Gesù si fa Pane per tutti per donare la vita che non viene mai meno. La seconda tentazione è quella del monte altissimo dove satana gli fa vedere tutti i regni della terra. E’ la tentazione del potere politico. Gesù non è venuto per dominare, ma per servire l’uomo. Per satana il fascino del potere politico è assoluto. Nessuno resiste alla tentazione suprema del potere. “Il potere è il massimo desiderio di ogni comune mortale”. Gesù rifiuta il potere come dominio, che non viene da Dio. “Gesù non solo rifiuta di utilizzare il potere per proclamare e diffondere il Regno di Dio, ma denuncia ogni tentativo di farlo, è un tradimento del disegno divino” (A.Maggi). La terza tentazione è il pinnacolo del tempio: fare del tempio il teatro dello spettacolo del prodigio divino. “Gesù non darà alcun segno straordinario, ma Egli stesso sarà il segno visibile dell’Amore del Padre” (A.Maggi). QUARESIMA: TEMPO DI RIFLESSIONE

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ZERBI prof. Pietro (1922-2008) docente universitario storiografo equilibrato del medioevo

Zerbi Pietro (1922-2008) docente UCSC MIlano
Storiografo del medioevo e docente universitario indicava la metodologia della serenità. Ha incentrato i suoi studi sui rapporti tra Papato e Impero tra l’anno Mille e il XIII secolo. Lo Stato Romano Pontificio, secondo la sua riflessione servì a garantire la libertà della Chiesa che rischiava di essere schiacciata tra gli interventi imperiali dal sud e i domini a nord dall’Emilia alla Toscana, tra i mari Adriatico ad est e Tirreno ad ovest. Ecco alcune sue riflessioni in “ Incontri, ideali e dibattiti di una lunga vita” Vita e Pensiero, Milano 2004 pp. 355. 389
“La nostra testimonianza dovrà essere equilibrata, aliena dalle posizioni estreme, spesso astratte e faziose, giustamente aperta alle esigenze di rinnovamento, ma ugualmente fedele al patrimonio vitale, inalienabile della tradizione.” (p. 355)
“ Qui soprattutto è la tremenda difficoltà: mantenere il giusto equilibrio tra le la spinta innovatrice … e l’esigenza di continuare ad attingere ad una linfa vitale … La fedeltà non deve irrigidirsi nel conservatorismo; la novità non deve deformare, né snaturare … rinunciare, qualche volta, alla critica inutile, o, peggio, corrosiva; sostituirla con uno sforzo di più attenta, meditata, obiettiva valutazione degli oneri umani, delle scelte ardue e continue.” (p. 389)

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BURUNDI missione di padre Vittorio Blasi anno 1997 lettere

Lettera P.Vittorio 1997. VI. 9
Carissimi Amici, vi ringrazio di tutto cuore per quello che state facendo in nostro favore. L’Associazione che con tanto amore e preoccupazione avete organizzato sta prendendo il volo. La mamma aquila protegge i piccoli ai primi assaggi di aria libera, ma poi volteggeranno soli e tranquilli negli spazi celesti. L’esperienza tutta nuova dell’Associazione vi fa cogliere le vertigini, ma siete accompagnati e protetti dalle ALI poderose della MAMMA celeste, la Mamma di tutti i figli più demuniti, malati, indifesi …
La nostra vita vi preoccupa: ma siamo sereni e tranquilli, perché “anche se la Passione è lunga e tanto dolorosa, la Vergine Madre, Regina delle Missioni, è con i suoi poveri figli”. E’ con LEI che abbiamo vissuto il mese di Maggio non di rose, ma di spine. Lo abbiamo iniziato con voi nella solennità della Santa Croce a Belmonte, issando le quattordici croci della Via Crucis a Mumuri.
La guerra ha seminato tanto pianto e dolore nel piccolo Seminario di Buta ed in tante altre famiglie sconvolte dal dolore e dalla morte. In Parrocchia abbiamo concluso il mese della Madonna all’insegna della Fede e della devozione Eucaristica, con messe e processioni eucaristiche nelle cinque cappelle succursali e nella grande processione del Corpus Domini, dove vi ho portato nel cuore …
Il giorno del Corpus Domini vi ho tenuto presenti, come voi ed i bimbi della Prima Comunione di Don. Angelo a Valmir ci avete ricordati a Gesù. Grazie! E’ questa la Comunione dei Santi! Ricambio i saluti ai giovani ed ai bimbi della comunità di Valmir: stiamo costruendo insieme i ponte di solidarietà, di fraternità e di pace in Gesù.
Il mese di maggio ha dato alla luce anche il libretto del Catechismo, intitolato “Dio abita in mezzo a noi”: sarà lo strumento che d permetterà la ricostruzione della Fede nelle famiglie. La FEDE ritrovataci porterà la PACE.
Il mese di Giugno, mese del Sacro Cuore,-si è aperto alla solidarietà. Son venuti in molti a chiedere aiuto per le necessità più urgenti. Alcuni han domandato coperte, altri vestiti, altri aiuti per poter aiutare. I prodotti agricoli sono scarsi: la natura è stata avara forse proprio perché vede che manchiamo di solidarietà e di amore. Saremo costretti a condividere il poco che avremo.
Il Santo Padre, in Polonia, ha ricordato che l’uomo non ha bisogno solo di pane terreno, ma ha bisogno del Pane che viene dal Cielo. Volesse il Cielo farci accogliere questo grido, perché Gesù vuole essere nostro Cibo che d riporterà la vita perduta.
A tutti voi, Giusto, Floriana, Giancarlo, Antonio, Milena, Walter, Lucia, Lorenzo, Don Mario, Don Angelo, Don Vittorio, Don Primo, agli amici, a tutti i benefattori un grazie e un cordiale saluto. La Mamma Celeste vi ricolmi delle sue benedizioni
In Gesù e Maria. P. Vittorio Blasi
***
Altra lettera del 1997

Carissimi, scrivo due righe per ringraziarvi tutti del dono che ci fate delle vostre giornate di preghiera. La preghiera è l’aiuto più bello ed efficace per tutti. Grazie!
La vita che viviamo è nelle mani di Dio. A Mumuri viviamo in pace. In Parrocchia ci sono diversi gruppi di preghiera: in molti il giovedì notte fanno ore di preghiera in casa per confortare Gesù nel Getzemani. Si sono organizzati spontaneamente proprio per implorare la Pace.
Qui a Bujumbura ieri 13 abbiamo celebrato la Messa quando voi eravate in preghiera dalle sei alle sette del pomeriggio. Vi abbiamo ricordato e siamo rimasti in sintonia. In Parrocchia ho fatto innalzare una croce nella sede della vecchia parrocchia e per il 3 Maggio giorno della festa della Santa Croce a Belmonte prepareremo la Via Crucis pubblica all’aperto, che partirà dalla chiesa parrocchiale fino alla Croce che abbiamo issato il 25 Marzo. Faremo una giornata di preghiera e di penitenza, tutto per invocare la Pace. Al Santuario mariano di Gitega, quello che Mons. Ruhuna ha voluto costruire e che è diventato faro di speranza, il 13 e il 12 notte è stato luogo di incontro e di preghiera per oltre 3.000 persone. Ieri, domenica, scendendo a Bujumbura, abbiamo sorpassato in macchina per oltre 25 chilometri gente che tornava a casa con il loro sacchetto di plastica o la bottiglia dell’acqua. In altre zone la gente scappa per altri motivi, noi possiamo contemplare gente che si mette in cammino per andare a pregare.
Come ho detto altre volte, in parrocchia abbiamo organizzato due ore di adorazione giornaliere per piccoli gruppi di volontari e mai Gesù resta da solo. Il santuario diverrà dubbio luogo di riconciliazione e di perdono.
Quando il Crocifisso del Papa troverà il suo posto, allora potremo dire che il detto marchigiano si sarà realizzato : “Chi va a Loreto e non va a Sirolo, vede la Mamma, ma non vede il Figliolo”. Per noi la stessa realtà dovrebbe verificarsi sullo stesso spiazzale del Santuario. Stiamo preparando il progettino perché il Vescovo possa approvarlo.
Per le opere di misericordia in questi giorni abbiamo fatto distribuire attraverso la Caritas Diocesana 16 tonnellate di fagioli sia per la semina, sia per le famiglie più povere della Parrocchia o nei campi profughi Abbiamo distribuito 2.600 coperte per i più poveri e nei centri dei campi profughi. E’ stato fornito soprattutto un campo profughi vicino ai fiume, dove il freddo è più intenso.
Anche in Parrocchia abbiamo distribuito fagioli per la semina di oltre 250 famiglie. Anche gli orfani scampati dal disastro di Bugenana hanno avuto la nostra attenzione, li abbiamo riforniti di coperte, fagioli e patate e continueremo ad aiutarli. Anche altri orfani della Parrocchia di Makebuko hanno ricevuto coperte e fagioli.
Abbiamo offerto, tramite la Caritas Diocesana, 2.500.000 Fbu per i malati più poveri ed i centri diocesani che accolgono malati più poveri.
Anche giovani delle Scuole Superiori, tramite l’amministratore diocesano P. Bururi hanno ricevuto un nostro aiuto di 2.000.000 di Fbu. Abbiamo aiutato sacerdoti in difficoltà, che debbono occuparsi degli orfani delle loro famiglie decimate.
A presto altre notizie. Un forte abbraccio e saluti a tutti in Gesù e Maria. P. Vittorio

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BURUNDI Pasqua 1997 ll’Arcivescovo di Gitega ringrazia p. Vittorio Blasi missionario e i suoi amici

Missionario Vittorio Blasi in Burundi 1997. Lettera del nuovo arcivescovo di Gitega
ARCHIDIOCESI DI GITEGA Pasqua 1997
Carissimi tutti,
voglio esprimervi la mia sentita gratitudine per la vostra simpatia, alla notizia della mia nomina ad Arcivescovo di Gitega e della mia intronizzazione a questo ministero, il 22.3.97. La giornata è stata molto serena, in una preghiera intensa, in un clima pieno di fraternità e d’intensa comunione ecclesiale.
La Vostra partecipazione è stata molto grande. Avete pregato. Avete implorato la benedizione sull’archidiocesi e sul suo Pastore. Avete indovinato le vere dimensioni di questa missione. Avete offerto un Vostro sostegno. La Vostra presenza a noi è stata preziosa. La Vostra solidarietà, specie in questi tempi molto difficili è ancora indispensabile. Ci contiamo.
Per tutto esprimo la mia profonda gratitudine. Una buona e santa Pasqua
Una buona e Santa Pasqua.
+ Simone Ntamwana Arcivescovo di Gitega
LETTERA DI PADRE VITTORIO BLASI DAL BURUNDI

P. Vittorio Blasi – lettera del 13-VI-07
… Stiamo preparando i bambini alla prima Comunione. Gesù ci aiuterà a superare le tante difficoltà che ci circondano. Sembra di vivere in pace, ma sotto la cenere cova qualche cosa, un fuoco che non sembra promettere bene.
Ieri ed oggi al Santuario oltre tremila persone han pregato e stanno pregando: la maggior parte povera gente, o gente del campo. Han percorso in molti dai venti ai quaranta chilometri a piedi, alcuni anche due giorni di marcia pur di partecipare al Pellegrinaggio Mariano.
Ad una donna anziana, che veniva dalla parrocchia di Nyabikare a circa 35 km. Lontano da Gitega, ho chiesto: ”Sei stanca ?”. Mi ha risposto tutta contenta e sorridente: “Sono tanto stanca!”.
Molti vorrebbero interdire questo pellegrinaggio, ma la Mamma celeste non lo permette. Ci sono tante negatività che potrebbero colpirci, ma la preghiera di tanti poveri ci aiuterà ancora una volta a superare tante difficoltà.
II Burundi continuerà a far parlare di sé, ma sarà per il bene ed il cambiamento di tanti. In questa settimana ho visto tanti genitori che avevano abbandonato la fede e che vogliono tornare a Dio grazie alla Prima Comunione dei figli o grazie al Battesimo dei figli La salvezza non d verrà che dalla ‘FEDE ritrovata.
E’ questo soprattutto il grido che vorrei fervi giungere dal Burundi. Vorrei ringraziarvi tutti e ciascuno personalmente, ma lo faremo quando ci sarà più calma e tranquillità, quando soprattutto Gesù ci ridarà la Pace del cuore e del PAESE.
Se mi sarà possiede, manderò anche la situatone aggiornata sul movimento della popolazione, le necessità mediche per i bisognosi, gli orfani, gli sfollati, i poveri. Vi metterete le mani sul cuore per dire: ”Ma come potremo farcela ?” La descrizione è tanto dolorosa, … ma vi manderò anche la documentazione fotografica di tanto bene e tanta gioia che vengono dalia fede.
Per il nuovo giornalino fate anche voi, vi raccomando solo una cosa … Chi scriverà non parli tanto delle divisioni etniche, ma delle divisioni dei cuori. Il problema non sono le divisioni etniche, ma tanto peccato, tanto odio, tanto rancore che cova nei cuori anche delle persone che dovrebbero fare professione di amor di Dio. E’ questo il grosso problema di tanta guerra infinita.
Bando all’odio e alla morte! Ma tanto spazio al perdono, all’AMORE, al Cuore PULITO libero e bello, pieno di Dio, di Maria e di sorriso.
Grazie infinite. In GESÙ e MARIA P. Vittorio
P.S. : A don Angelo vorrei far giungere tutto il nostro grazie più sincero e profondo. La coincidenza del Corpus Domini per le Prime Comunioni è tanto significativa. E’ la fede che veramente cementa le nostre relazioni.
Per voi del gruppo è tanto importante il momento dell’incontro di preghiera. Vi sentite incapaci di trattare i problemi internazionali, di ingiustizia e di guerra…
Ma vi ritrovate nella preghiera e costatate … quanto sia debole anche la fede. Ma tutto vi riesce quasi focile, state creando un’opinione, un interesse, siete come diventati un riferimento per fare il bene. Tutto questo non è nostro, non è mio, anzi se dovessi dire che vi aiuto in qualche cosa dovrei sentire tutta la mia confusione. Il primo foglio è molto bello, il titolo è ancora più significativo, tutto è venuto dal vostro cuore, ma il bel tutto lo dobbiamo a MARIA.
Ieri sera, quando ho lasciato al Santuario oltre 3.000 persone in preghiera e per tutta la notte… mi son chiesto: “Maria opera in mezzo a noi”, così per voi … Le nostre qualifiche sono zero, i nostri titoli non valgono niente … eppure tante persone rispondono a Maria. Facciamoci coraggio, facciamoci forza: sarà ancora LEI a mettere tutto al posto giusto ed al momento giusto.
— Restiamo uniti nella preghiera. p. Vittorio

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IL BURUNDI CONFORTATO DALL’ARCIVESCOVO DI GITEGA E DAL MISSIONARIO P. VITTORIO BLASI 1994


Arcidiocesi di Gitega Gitega Burundi 20 Dicembre 1994
Cari Amici,
Il Natale l’anno scorso ci ha trovato in una profonda oscurità: il Burundi aveva perso il suo primo Presidente democraticamente eletto, e molti dei suoi figli e figlie. Il paese era come un immenso cimitero: migliaia di cadaveri distesi sulle colline o inumati senza alcuna dignità. Ovunque lacrime. Il paese era in rovina: famiglie smembrate, case incendiate. Quasi più niente era in vita nel paese che sentiva la morte.
Quest’anno che volge al termine ci sta conducendo verso il cammino della ripresa. La riorganizzazione dell’autorità a tutti i livelli è un passo importante nella ricerca della Pace. La saggezza ha saputo guidare i nostri politici sulla via del dialogo. In ogni modo non sono mancate le prove. Un lavoro arduo attende tutti coloro che vogliono operare la pace. In quasi tutto il paese la situazione resta fragile. Qua e là si annunciano morti e distruzioni. Sappiamo che molti giovani si esercitano e si armano per la guerra. Nello stesso tempo enormi problemi sociali provocati dagli avvenimenti ci sollecitano. Un po’ ovunque nel paese gli sfollati sono raggruppati nei campi profughi, e non osano ritornare nelle loro proprietà spesso distrutte. Migliaia di orfani domandano di essere accolti ed assistiti.
Malgrado tutte le sofferenze possiamo ringraziare il Signore per i numerosissimi segni di bontà e di misericordia verso il nostro popolo. Fin dall’inizio una gara di simpatia e di compassione, fortificata da tante preghiere, ci è giunta da parte di molti Amici. E’ quello che ci ha sostenuti. Per paura di dimenticare i nomi, non oso menzionare tutti coloro che ci sono venuti in aiuto. Ma a tutti diciamo: il Signore vi ricompensi al centuplo.’ Possiamo rallegrarci nel costatare che il nostro paese annovera tra i suoi figli e figlie dei veri santi e molti martiri. Infatti nel cuore delle tribolazioni, la generosità ha agito con potenza in numerose anime. Abbiamo iniziato a raccogliere testimonianze di eroismo di persone ancora in vita o già morte. Molti hanno raccolto persone con il pericolo della propria morte. Alcuni sono stati vittime della loro carità. Persone sono andate alla morte trionfalmente perché coscienti di raggiungere attraverso di essa il luogo del riposo e della felicità eterna.
Numerose famiglie si organizzano per raccogliere orfani. Gruppi di persone di tutte le categorie si incontrano per pregare ed organizzare opere caritative. Tutte queste iniziative sono segni di speranza e prove che la verità e l’amore finiranno per trionfare. Molti dei nostri vivono nel bisogno con vitto e vestiti insufficienti ed esposti a malattie. Molti dei nostri orfani in età scolare mancano del necessario. Non esito a raccomandare tutti coloro che attirano la nostra sollecitudine pastorale.
Che tutti: Organismi, Chiese, e tutti gli amici siano certi della nostra gratitudine e delle nostre ferventi preghiere. A tutti i nostri migliori auguri per una Santa festa di Natale ed un Anno pieno di Gioia e di Felicità. * + Gioacchino Ruhuna arcivescovo di Gitega
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. Vittorio Blasi – Gitega – Burundi 19/XII/1994
Stimati Benefattori, Gentilissime Benefattrici,
Grazie per le vostre offerte. Con l’inizio dell’Avvento sto vivendo una nuova esperienza: sono tornato nella Diocesi di Gitega, dove Mons. Gioacchino Ruhuna mi ha accolto, per potermi dedicare alla missione con tutto il cuore immerso nella realtà del Paese. A nome di tutti i sofferenti del Burundi ringrazio tutti Voi che siete stati scelti da MARIA per dare sollievo ai suoi figli travolti “dalla guerra non solo materiale”, ma soprattutto spirituale.
A chi si preoccupa dei disastrati, di farmi conoscere la situazione della Diocesi di Gitega, una della più provate dalla guerra fratricida. I dati non sono completi, ma fotografano la portata del disastro ancora da valutare in tutta la sua gravità. La guerra ha causato oltre 8000 orfani che vivono in famiglie di accoglienza o negli orfanotrofi di Mugera: 180 orfani, di Karuzi, 115 orfani, di Ndava,85 orfani. Nella sola parrocchia di MAKEBUKO 784 orfani sono accolti in famiglie. Alcune di esse accolgono anche 20 bambini.
I problemi non riguardano solo i piccoli, ma intere famiglie sono alla sbando, o non hanno la possibilità di ricostituire una vita normale. Nella sola parrocchia di Giheta 1681 famiglie di vecchi- vedove -orfani, si trovano in una situazione di indigenza totale. La Diocesi di Gitega é composta di 22 parrocchie e si estende su tre provincie.
Con il mio rientro a Gitega non aiutiamo solo ima parrocchia, ma la carità prende spessore nazionale.
A Bujumbura i bimbi orfani ed abbandonati che abbiamo raccolto nel piccolo nido di Maria, hanno interceduto per migliaia di bimbi vittime dell’odio satanico, di Gitega, Karusi, Muramvya, Bujumbura, e perché no!, potremmo raggiungere le provincie di Ruyigi, Canguzo, Kirundo, Ngozi, Muyinga, dove i problemi sono ancora tanto gravi ed impellenti. Questa guerra silenziosa, fatta di odi -vendette- rancori, ci interpella.
Carissimi chiediamo a Gesù Bambino la Pace. La Mamma celeste ci copra con il suo manto, San Giuseppe ci guidi e trasporti con il suo asinello attraverso il deserto della prova. La Sacra Famiglia ci riporti alla casa del Padre che vuole mettersi in “cammino per abbracciarci”. Preghiamo il Padre perché ci santifichi, “lo meritiamo per tanto soffrire”. “Il Pane Benedetto arrivi a tutti come alimento di anima e corpo”.
Supplichiamo Dio Padre perché ci insegni a perdonare come ha perdonato LUI. “Perché nel perdono sta l’AMORE, nel perdono la COMPRENSIONE”.
Sia questo l’augurio per un Santo Natale di Amore e di Pace. Sia l’augurio per un Anno Nuovo 1995 di Misericordia e Pietà. La Mamma dia a tutti la gioia di offrire con amore e sacrificio, nella certezza di partecipare alla riconciliazione dei CUORI.» Grazie. Dio vi Benedica. In Gesù e Maria P. Vittorio Blasi

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