IL PARROCO BLASI MARIO EVANGELIZZA nella III domenica del tempo Ordinario anno C Lc 1, 1

Liturgia tempo ordinario domenica terza. Evangelizzazione del Parroco Blasi Mario. (Lc 1,1-4.3,12-21)
“Ho deciso… descrivere per te un racconto ben ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità dell’insegnamento che hai ricevuto”.
Luca guarda il credente che si misura ogni giorno con i problemi della vita quotidiana e gli trasmette il messaggio della salvezza ricevuto dai testimoni oculari e servitori della Parola.
“Ciò che era fin da principio, ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, quello che abbiamo veduto ed udito, noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi……e la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1, 1-4).
Il cristiano è il portatore della salvezza: messaggio di buona notizia, messaggio di letizia vera.
“Oggi si è adempiuta questa scrittura”.
Gesù, in giorno di sabato, entra nella sinagoga di Nazareth. Non vi entra come un semplice ascoltatore, come era abituato a fare, ma vi entra come Maestro mandato da Dio. Prende il rotolo del profeta, lo apre e lo legge.
Il passo che proclama dice che lo Spirito del Signore è sopra di lui. La pienezza dello Spirito dell’amore di Dio riposa stabilmente su di lui. Gesù, guidato dalla forza dello Spirito, proclama la salvezza divina. Dio è vicino ed ama ogni uomo. Egli ama tutti, buoni e cattivi. Dio vuole che il suo amore sia accolto, perché è un amore che salva ogni uomo.
Gesù presenta la salvezza con i colori più belli della gioia. E’ un messaggio che dona felicità piena. E’ un messaggio lieto per i poveri; è un messaggio di guarigione per i cuori affranti; è un messaggio di felicità per i prigionieri e per i ciechi; è un messaggio di liberazione per gli oppressi; è un messaggio di grazia per tutti i tempi.
La salvezza di Gesù si realizza OGGI. Ha sempre il suo oggi che realizza l’uomo.
Chi ascolta con fede questo messaggio, cioè chi ascolta con amore la sua Parola, la vive e la trasmette, possiede l’OGGI della salvezza.
E’ un oggi della salvezza che si deve realizzare nella famiglia, nell’ambiente di lavoro e nella società con rapporti umani e sinceri.

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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA LA FEDE ALLE NOZZE A CANA CON MIRACOLO

II DOMENICA TEMPO ORDINARIO anno C (Gv.2,1-12)
”Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato anche Gesù con i Suoi discepoli “.
Da chi fu invitato Gesù? Allo sposalizio “c’era la madre, c’erano le giare, ma mancava il vino. Gesù capovolge lo stato delle cose”.
Nel Vangelo di Giovanni non viene mai chiamata per nome la madre di Gesù. Gesù la chiama “donna”.
L’appellativo “donna” lo usa per rivolgersi a Sua Madre, alla Samaritana e a Maria di Magdala.
Maria non è solo Colei che ha dato alla luce Gesù, ma è la Madre di tutti e rappresenta il popolo d’Israele con la sua storia e spiritualità.
Maria, la Donna-Popolo, sta alle nozze e si accorge che non c’è il vino. Il vino è l’elemento indispensabile non solo per una festa, ma soprattutto per la festa di nozze. Il vino è simbolo di gioia, è simbolo dell’amore dello sposo e della sposa. Nella triste situazione della mancanza di vino-amore, interviene la Madre di Gesù. Maria percepisce la situazione e la sottomette all’attenzione del Figlio. Maria si limita ad informarlo, senza formulare una richiesta e si affida alla Sua sensibilità. Maria sa che Gesù agisce sempre per il bene di tutti. Gesù opera per portare serenità e aiuto. Per questo motivo Maria dice ai servitori:
“Qualunque cosa vi dica fatela”.
I servitori si devono mettere a completa disposizione di Gesù.
Maria conosce il cuore del Figlio ma non sa i Suoi piani nell’agire, tuttavia afferma che bisogna accettare senza condizioni il Suo programma. Bisogna essere sempre preparati a seguire qualunque Sua indicazione.
Là c’erano sei giare di pietra vuote, utilizzate per scopi rituali. Erano inutili. Le giare dell’Evangelista vengono descritte in modo particolare: si precisa il numero (sei), il materiale con cui sono fatte (pietra), la loro capienza da 80 a 120 litri ciascuna.
La pietra evoca le tavole o le lastre di pietra sulle quali fu scolpita la legge. Il numero “sei” indica l’incompletezza, in opposizione al “sette” che indica la totalità. La loro capienza: la grandezza del dono. Gesù vuole che quelle giare siano riempite di acqua fino all’orlo. L’acqua, attinta dalle giare, diventa vino, simbolo dell’amore di Gesù donato e accolto.
E’ l’amore di Gesù che unisce l’uomo con Dio e gli uomini fra loro. E’ l’amore di Gesù che costruisce un mondo veramente nuovo.

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PARROCO BLASI MARIO EVANGELIZZA il BATTESIMO DI GESU’ Mt 3, 13

Blasi.Mario
BATTESIMO DI GESU’ (Lc.3,15-16.21-22) “Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera”.
Il Battesimo di Giovanni Battista è un Battesimo di penitenza, purifica e distrugge le cattiverie nel cuore dell’uomo per dare posto al dono dello Spirito Santo del Messia. Lo Spirito Santo del Messia dona vita e trasforma l’umanità peccatrice.
Gesù si trova in mezzo alla gente e si fa battezzare come tutti. E’ solidale con l’uomo che sbaglia, non si vergogna di essere nostro fratello.
Dopo il Battesimo, Gesù prega, si mette in intima unione con il Padre. Gesù non è solo solidale con l’uomo peccatore, ma è anche unito al Padre con la preghiera. Mentre prega scende lo Spirito Santo su di Lui per abilitarlo alla missione. Gesù possiede già lo Spirito nel cuore in pienezza, ma ora lo spinge a compiere la Sua missione.
Ogni missione deve essere mossa dalla forza dello Spirito e la preghiera fa percepire all’uomo qual è il suo ruolo nella società in cui vive.
Gesù è modello di preghiera. Egli prega nei momenti più importanti della Sua missione. La preghiera coinvolge tutta la Sua vita. Prega dopo la guarigione del lebbroso (Lc.5,16). Prega prima della scelta dei dodici apostoli (Lc.6,12). Prega prima della confessione di Pietro quando lo riconosce Cristo di Dio (Lc.9,18). Prega sul monte della Sua trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni (Lc. 9,28-29). Prega prima di insegnare ai discepoli il Padre nostro (Lc. 11,1). Prega nell’orto degli ulivi prima di essere arrestato (Lc. 22,41).
“Si aprì il cielo”. Alla preghiera di Gesù il cielo si apre. Il cielo è simbolo del mondo di Dio. Dio è al di sopra di tutto e di tutti. E’ il Signore del creato e della storia. Il cielo indica anche la trascendenza divina. L’uomo, con le sue forze, non potrà mai raggiungere il mondo di Dio e non lo potrà mai capire. Gesù apre il cielo all’uomo. Apre la via di unione di Dio con l’uomo. Con Gesù la creatura umana va a Dio. Gesù è la vera rivelazione dell’Amore del Padre per l’uomo. Con Gesù inizia un rapporto nuovo della persona con Dio. Inizia un mondo nuovo, non più infangato dal peccato, non più travolto dall’iniquità.
Una voce dal cielo dice: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Il Padre si riconosce nel Figlio e il Figlio rende visibile nel mondo il Suo Amore. Il Padre, per mezzo del Figlio, perdona e ricostruisce l’uomo: opera delle mani di Dio.
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BATTESIMO DEL SIGNORE (Mc 3,15-16.21-22) “Mentre Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì “.
Nel fiume Giordano Giovanni amministra un battesimo di penitenza. Egli immerge l’uomo nelle acque e il suo passato peccaminoso muore. Non basta però eliminare il peso del peccato per vivere con rettitudine, ma è necessario avere nel cuore una forza che orienti verso il bene. Giovanni immette nel cuore il desiderio di cambiare vita, ma non dona l’energia per vivere il presente in maniera nuova.
Colui che viene dopo di lui è capace di dare una forza per agire con amore e rettitudine. “Giovanni dispone solo di acqua, mentre Colui che viene dopo, dispone dello Spirito di Dio, che è la forza divina” (J.Mateos/F.Camacho).
Giovanni immerge nell’acqua, simbolo di morte del proprio passato; Colui che viene dopo immerge l’uomo nello Spirito Santo, cioè nell’energia divina che separa l’uomo dalla sfera del male, e nel fuoco che distrugge tutte le sue scorie cattive per rendere gioioso il suo cuore.
Il Battesimo di Giovanni è simbolo di morte per il male commesso. Il Battesimo di Gesù è simbolo di morte per il futuro. Il Suo Battesimo esprime la Sua disposizione all’offerta totale di Sé. Egli è disposto a non risparmiare la Sua vita per il bene degli uomini. Egli, già dall’inizio della Sua missione, è cosciente che la fedeltà per manifestare il nuovo volto di Dio gli causerà la morte.
L’impegno di Gesù a favore degli uomini apre il Cielo, rompe la frontiera che separa l’uomo da Dio.
Dio, per mezzo di Gesù, si dona all’uomo in una maniera nuova, diretta e continua.
L’impegno di Gesù è gradito a Dio. “In te mi sono compiaciuto “.
Il Figlio è gradito al Padre perché agisce e si comporta come Lui. In Gesù si vede l’amore del Padre: amore per tutti gli uomini.
Gesù è vicino agli oppressi e li libera; è vicino ai poveri per risollevarli dalla loro situazione.
Dio Padre è con Lui, accetta il Suo impegno e gli manifesta il Suo Amore.
Il cristiano dà adesione sincera a Gesù e insieme con Lui e come Lui porta il suo amore ai fratelli. Deve collaborare con Lui alla salvezza di tutti gli uomini.

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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA Lc 2, 22 presentazione Gesù Tempio

PRESENTAZIONE DI GESU'(Lc.2,22-40)
“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele”.
La parola di Gesù è “efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (Eb.4,12).
Maria porta Gesù nel tempio. “Simeone, sul quale era lo Spirito Santo, si reca anche lui al tempio… Egli toglie il bambino dalle braccia dei genitori e pronuncia su Gesù parole che lasciano sbigottiti il padre e la madre che si stupivano delle cose che si dicevano su di Lui (Lc. 2,33)”.
“Simeone afferma che ad essere rovinati non saranno i pagani, ma gli ebrei, perché Gesù è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele. Simeone afferma che Gesù non è venuto solo per Israele, ma sarà luce per illuminare tutte le nazioni (Lc. 2,32). La luce, simbolo di vita, non si limita ad illuminare un solo popolo, ma si estende a tutta l’umanità, pagani compresi” (A.Maggi). Maria non comprende queste parole, ma non fa neanche in tempo a cercare di capirle che Simeone le dice:” Anche a te una spada trafiggerà l’anima” .
“La spada è spesso usata nel Nuovo Testamento come immagine dell’incisività della parola del Signore. Sarà la parola di Gesù la spada che trafiggerà l’anima e la vita di Maria: non compresa, le sarà causa di sofferenza ed invito ad una scelta radicale.
Le prime parole che Gesù pronuncerà nel Vangelo saranno motivo di dispiacere e di incomprensione per Giuseppe e Maria, che comincia a rendersi conto che forse le aspettative riposte in questo figlio si realizzeranno in maniera diversa da come lei pensava.
Quando per la prima volta nel Vangelo Gesù apre la bocca, è per rimproverare la Madre e il marito di questa, trattando entrambi da ignoranti”.
“Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava”. “Se al vederlo entrambi restano stupiti, la madre gli dice: “perché hai fatto questo? E Gesù: perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Lc. 2,49).
… Ogni cristiano deve avere sempre fiducia nella Parola di Gesù nel cuore anche se resta talvolta difficile viverla e manifestarla.

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BLASI MARIO PARROCOO EVANGELIZZA EPIFANIA PER TUTTI I CONTINENTI Mt 2, 1

Il parroco don Mario Blasi evangelizza l’Epifania dal vangelo di Matteo, 2
EPIFANIA DEL SIGNORE (Mt.2,1-12)
“Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre e prostratisi lo adorarono “.
L’ Epifania è la Manifestazione di Gesù ai pagani. I Magi scrutano il movimento di una stella e vanno. La stella è l’elemento prodigioso del racconto.
“Dov’è il re dei giudei che è nato?” “Questo interrogativo, che i Magi d’oriente andavano ripetendo per le anguste strade di Gerusalemme, doveva suonare come un crudele sarcasmo alle orecchie dei giudei che l’udivano, ma si comprende che turbasse il sospettoso Erode”.“Tuttavia l’avvenimento che i Magi annunciavano era racchiuso nella speranza del popolo ebreo, speranza che era già ampiamente espansa al di là delle frontiere geografiche della Palestina” m.I Magi si mettono in cammino guidati da una stella. L’episodio dei Magi ricorda a tutti che la Provvidenza divina si adegua alle disposizioni particolari di coloro che cercano la salvezza. Ai pastori, persone semplici, il Signore invia degli Angeli per annunciare la nascita del Salvatore. Ai rabbini il Signore rivolge l’invito a curvarsi sulle Sacre Scritture .Ad Erode scuote la coscienza facendogli conoscere la notizia, per lui allarmante, della nascita di un Re fuori del suo palazzo. Ai Magi, che attendevano la venuta di un Messia, il Signore produce un fenomeno straordinario: una stella che li guida alla meta. Essi trovano il Bambino e Sua Madre:
“Provarono grandissima gioia”
Ogni credente in Cristo deve esultare di grande gioia nel trovare Gesù e la Sua Madre. Oggi il mondo ha bisogno di Gesù e di Maria. Il mondo è ancora avvolto nelle tenebre del male: ingiustizie, soprusi, inganni, terrorismo, guerre. Il mondo ha bisogno di essere rivestito della luce divina, dell’Amore di Cristo. Questo amore deve brillare su ogni credente per essere diffuso. Il cristiano non si deve mai deliziare nell’intimità gruppettaria delle esperienze, ma si deve aprire ad ogni fratello nelle sue diverse situazioni. Ogni uomo è chiamato dall’amore di Dio a partecipare alla stessa eredità di Gesù. Il cristiano si fidi ciecamente della Parola di Dio e cresca nella fede, cioè nell’Amore di Gesù. L’Amore di Gesù è così grande che produce il perdono anche in chi lo uccide, come ha fatto il primo martire della storia cristiana, S. Stefano: “Gesù, non imputare loro questo peccato”. L’Amore di Gesù, se accolto nel cuore, produce cose meravigliose.
Oggi, all’orizzonte del Natale, appaiono tre nuove figure: i Magi d’Oriente.
Papa Benedetto XVI ““Vengono da lontano, seguendo la luce della stella che è loro apparsa. Si dirigono a Gerusalemme, arrivano alla corte di Erode. Domandano: “Dove è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2) Nella liturgia della Chiesa la solennità odierna porta il nome di Epifania del Signore. Epifania vuol dire manifestazione. ‘La Chiesa deve essere luce nel mondo, anche se è formata da uomini con i loro limiti ed errori”. ”Nel contesto liturgico dell’Epifania si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. L’Epifania è mistero di luce, simbolicamente indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi. Ma la vera sorgente luminosa, il sole che sorge alto è però Cristo. E la Chiesa e’ chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole”. ”Noi membri della Chiesa – ha aggiunto Benedetto XVI- non possiamo non avvertire l’insufficienza della nostra condizione umana segnata dal peccato. La Chiesa è santa ma è formata da uomini e donne con i loro limiti ed errori”. ”Ma che cos’è questa luce? – ha domandato Benedetto XVI – E’ solo una suggestiva metafora oppure all’immagine corrisponde una realtà? Dio è luce – ha aggiunto Benedetto XVI – e in lui non ci sono tenebre. E Dio e’ anche amore. Per questo la luce spuntata a Natale che oggi si manifesta alle genti e’ l’amore di Dio, rivelato nella Persona del verbo incarnato”. (Papa Benedetto nel giorno dell’Epifania 2006)
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(Mt.2,1-12) “Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre e prostratisi lo adorarono “.
I Maghi sono personaggi molto cari alla tradizione cristiana.
C’è una cosa che stupisce: i pagani venuti da lontano lo vedono e lo adorano.
Gli apostoli, che sono stati sempre con Gesù, lo riconoscono Signore dopo la Sua morte e Risurrezione! “Sul monte lo videro e si prostrarono innanzi” (Mt.28,17).
I pagani lo riconoscono Signore appena nato.
Gli apostoli lo riconoscono Signore dopo la Risurrezione.
“Maria e Giuseppe si trovavano a Betlemme dove Gesù è nato. I sommi sacerdoti e gli scribi della vicina Gerusalemme hanno già informato Erode, che ha espresso il desiderio di adorare il Re dei Giudei nel luogo dove questi è nato. Ma da Gerusalemme nessuno si muove! L’atteso Messia è lì, a due passi. Veramente una visita c’è, ma non è quella attesa. Gli unici che si recano nella casa di Betlemme sono alcuni Maghi giunti da Oriente.
Lo sconcerto che dei Maghi fossero stati primi ad adorare Gesù, ha portato infatti i primi cristiani a cercare di nobilitare tali personaggi, elevandoli alla dignità regale. In seguito si è provveduto a trasformare l’imbarazzante termine Maghi, che era adoperato nella lingua greca per indicare i ciarlatani e gli imbroglioni nel più in nome o Magi (unica volta che il greco Magoi-Maghi è tradotto Magi).
In base ai doni poi si stabilì il loro numero e si trovarono perfino i nomi: Gaspare, Melchiorre , Baldassarre: uno bianco, uno nero, uno meticcio.
Con la presenza dei Maghi l’Evangelista intende invece affermare che i primi e gli unici a rendere omaggio al Re dei Giudei sono stati i pagani. L’estensione del Regno di Dio pure ai pagani e ai peccatori viene raffigurato nei doni offerti a Gesù.
ORO: omaggio regale. I pagani riconoscono Gesù come loro sovrano. Il Regno di Dio non è limitato a quello d’Israele, ma si estende a tutta l’umanità, pagani e peccatori compresi. Tutti sono amati da Dio qualunque sia la religione o la condotta.
INCENSO: elemento specifico del servizio sacerdotale. Il privilegio di essere popolo sacerdotale non è più riservato ad Israele, ma va esteso a tutti i popoli.
MIRRA: profumo, simbolo dell’amore della sposa per lo sposo.
L’onore di essere popolo sposo del Signore non è più d’Israele, ma viene esteso a tutte le nazioni pagane”. (da A.Maggi)
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Mt 2,1-12) “Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo “.
“Per Matteo i maghi, quelli che la religione dichiara esclusi dalla salvezza, sono i primi a rendersi conto della presenza di Dio nell’umanità e ad informare i giudei che, anziché rallegrarsene, si allarmano: Erode si spaventò e con lui tutta Gerusalemme. Erode convoca i sommi sacerdoti e gli scribi per informarsi sul luogo in cui doveva nascere il Messia: questo titolo rivela che quel che teme Erode e con lui Gerusalemme è il Messia liberatore d’Israele.
Il terrore che li coglie è lo stesso che, secondo la tradizione, prese il faraone e tutti gli egiziani alla notizia della nascita di Mosè recata loro dai maghi: l’arrivo del liberatore gettò nel panico i dominatori che decisero la mattanza di tutti i bambini ebrei (Es.1,16-22). Ora, l’annuncio della nascita del Re dei giudei allarma Erode e con lui tutta la città si spaventa” (A. Maggi).
I maghi, informati, riprendono il cammino. I sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei, conoscono la meta, ma non vanno. I lontani, che all’ultimo momento conoscono la Sacra Scrittura, credono, vanno e trovano con immensa gioia il Bambino in una casa.
Erode non è tranquillo, è turbato. E’ un bugiardo. E’ un re che non è degno di stare sul trono. Lo ha usurpato. Manda a cercare il Bambino, non per adorare, ma per uccidere.
“I Magi, entrati nella casa, videro il Bambino con sua madre… e lo adorarono”.
I Maghi non entrano in una reggia, ma in una casa comune dove risiede il Dio con noi. Vedono il Bambino e la Madre: è la coppia regale. Giuseppe non viene nominato. Egli è il custode e non il Padre.
I Maghi si prostrano e offrono oro, incenso e mirra.
L’oro è il simbolo della regalità. I Maghi riconoscono il Bambino Re e si sentono partecipi del suo regno. Questo Re non esclude nessuno. Ebrei e pagani possono vivere insieme.
L’incenso è un elemento preziosissimo nella liturgia del Tempio. E’ adoperato solo dai sacerdoti nel sacrificio di ringraziamento. Non viene mai bruciato nel sacrificio di espiazione per i peccati. Ora anche i pagani usano l’incenso non per espiare i peccati ma per ringraziare.
La mirra è il profumo della sposa che va al matrimonio. E’ simbolo dell’amore della sposa per lo sposo. Nel mondo ebraico lo Sposo è Dio, la sposa è la comunità.
Con questo Re anche i pagani fanno parte della comunità del Dio di Israele.
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(Mt 2,1-12)
“Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo “.
“Per Matteo i maghi, quelli che la religione dichiara esclusi dalla salvezza, sono i primi a rendersi conto della presenza di Dio nell’umanità e ad informare i giudei che, anziché rallegrarsene, si allarmano: Erode si spaventò e con lui tutta Gerusalemme. Erode convoca i sommi sacerdoti e gli scribi per informarsi sul luogo in cui doveva nascere il Messia: questo titolo rivela che quel che teme Erode e con lui Gerusalemme è il Messia liberatore d’Israele.
Il terrore che li coglie è lo stesso che, secondo la tradizione, prese il faraone e tutti gli egiziani alla notizia della nascita di Mosè recata loro dai maghi: l’arrivo del liberatore gettò nel panico i dominatori che decisero la mattanza di tutti i bambini ebrei (Es.1,16-22). Ora, l’annuncio della nascita del Re dei giudei allarma Erode e con lui tutta la città si spaventa” (A. Maggi).
I maghi, informati, riprendono il cammino. I sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei, conoscono la meta, ma non vanno.
I lontani, che all’ultimo momento conoscono la Sacra Scrittura, credono, vanno e trovano con immensa gioia il Redentore.
Erode non è tranquillo, è turbato. E’ un bugiardo. E’ un re che non è degno di stare sul trono. Lo ha usurpato. Manda a cercare il Bambino, non per adorare, ma per uccidere.
“I Magi, entrati nella casa, videro il Bambino con sua madre… e lo adorarono”.
I Magi non sono entrati in una reggia, ma in una casa comune dove risiede il Dio-con noi.
Anche le nostre case sono case comuni, ma in esse deve albergare con gioia il Dio-con noi: Gesù.
I Magi vedono il Bambino e la Madre: è la coppia regale. Giuseppe, il custode, è nascosto. I Magi si prostrano, manifestano il loro omaggio donando oro, incenso e mirra. Ritornano gioiosi alle loro terre.
Gesù, se accolto, dona gioia ad ogni uomo. Egli è Amore, amore che deve entrare in ogni persona per essere ridonato ad altri fratelli. L’Amore di Gesù accolto nel cuore rende gradito l’uomo a Dio e agli uomini.
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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA IL VERBO DIVINO FATTOSI UOMO GV 1,1

Il parroco Blasi Mario evangelizza il Verbo divino fattosi uomo per noi. Gv 1, 1
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

La sapienza, fin dall’eternità, delizia del Signore, si fa carne, creatura in mezzo alle creature. L’Invisibile si rende visibile nella storia, diventa gloria e splendore del creato ed eleva l’uomo alla dignità di figlio di Dio. L’uomo non è più schiavo, ma figlio. L’uomo non cammina più nelle tenebre, ma nella luce, per giungere alla meta. “Siano rese grazie a Dio”. L’uomo non è senza speranza; la sua vita ha un senso.

“A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

“La capacità di essere figli di Dio viene da Lui, ma l’essere figlio non è qualche cosa dato una volta per tutte, ma si manifesterà con un’attività che assomiglia a quella di Dio stesso e che ne farà frutto… Padre è colui che per amore comunica la vita. Tale sarà l’attività dei figli: comunicare vita con le opere di amore verso gli altri che continueranno quelle di Gesù, il Figlio… Questa attività di amore per l’uomo sarà il cammino verso il Padre, cammino di somiglianza progressiva che si percorre nella identificazione con Gesù.

Dio non si sostituisce all’uomo, ma lo abilita a sviluppare la sua attività e lo abilita facendo sì che nasca di nuovo per la comunicazione del Suo Spirito donandogli così una qualità di vita che potenzia il Suo amore e gli permette di svilupparlo fino alla realizzazione in sé del progetto creatore. Da questo momento, l’azione di Dio e quella dell’uomo non sono discriminabili, in quanto agisce l’uomo completo di cui lo Spirito di Dio è una componente.

L’attività del cristiano non è quella di Dio nell’uomo, ma quella di Dio con l’uomo. L’uomo non rimane annullato dall’azione di Dio, al contrario si sviluppa per l’unione e la collaborazione con il Padre e Gesù, suoi compagni di vita” (J. Mateos, J. Barreto).

L’uomo è chiamato ad accogliere il dono dello Spirito di Dio nel cuore, che è il Suo Amore, e ridonarlo con gioia ai fratelli per realizzare il Suo Regno nella storia.

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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA LA GLORIA DELLA MADRE DI DIO liturgia 1 gennaio Lc 2,16ss

1 gennaio = MARIA SS. MADRE DI DIO
(Lc.2,16-21) “I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia “.
La notizia della nascita di Gesù investe il mondo celeste e terrestre: gli Angeli, il mondo celeste e i pastori, il mondo terrestre.
“Al tempo di Gesù i rabbini si chiedevano sconcertati come mai nel Salmo 23 il Signore fosse chiamato “il mio Pastore”. “Era infatti opinione comune che nessuna condizione al mondo è disprezzata come quella del pastore ed era consigliato di non insegnare ai figli il mestiere del pastore perché è un mestiere da ladro”.
“I pastori erano per lo più servi dei proprietari del gregge, sfruttati e malpagati, e si rifacevano con il furto al padrone o ad altri pastori. Vivevano per gran parte dell’anno isolati, senza altra compagnia degli animali e senza alcuna sorveglianza, i pastori avevano una cattiva fama, erano considerati dei selvaggi, dei bruti che vivevano di ruberie, erano trattati col massimo disprezzo; privi dei diritti civili, non potevano testimoniare ed erano considerati peggiori delle bestie che accudivano”.
“Se infatti si poteva tirare fuori un animale caduto in una fossa, un pastore no: “Non si tirano fuori (da un fosso) né un pagano né i pastori”.
“Emarginati dalla società, i pastori erano discriminati anche dalla religione. Trascorrendo il loro tempo sempre tra gli animali, con scarsa possibilità di accedere alla sinagoga o al tempio, i pastori vivevano in una condizione di totale impurità e si pensava che per essi non ci fosse alcuna possibilità di salvezza. L’impossibilità per i pastori, notoriamente ladri, di restituire quel che avevano rubato, rendeva loro impossibile ottenere il perdono dei peccati”. “Ai pastori spettava solo il castigo che Dio avrebbe inflitto ai peccatori attraverso il suo Messia”. “Nel Regno del Messia non ci sarebbe stato posto per nessun uomo che conosca il male”.
“Proprio ai pastori, che erano rifiutati dalla società e ritenuti i più lontani da Dio, per primi viene annunciata la nascita del Figlio dell’Altissimo”. “Ma l’irruzione di Dio nell’esistenza dei pastori provoca in loro solo una grande paura. Essi sanno che Dio detesta i peccatori, che li vuole eliminare al fuoco divorante. Ma anziché il fuoco divoratore, è la gloria del Signore che inonda i pastori della sua luce”. “Quando Dio s’incontra con i peccatori, non li distrugge, ma li avvolge nel Suo Amore vivificante”.
“Questa buona notizia non è solo per i pastori, ma per tutto il popolo”.
“I pastori, dopo aver visto, se ne ritornano al loro lavoro lodando e glorificando Dio. Lodare e glorificare è compito dei sette Angeli del servizio, gli esseri ritenuti più vicini al Signore. I pastori avvolti dall’amore di Dio svolgono lo stesso compito degli Angeli”. (da A.Maggi: “Non ancora Madonna”)
Ogni uomo che venga alla luce ripete il miracolo del Natale, dono divino\\\ I pastori erano stimati “gentaglia” inaffidabili.
Questa gentaglia riferisce a Maria e a Giuseppe la parola che era stata detta riguardo al Bambino, quando un Angelo del Signore annunciò a loro, per primi, la nascita di Gesù.
Proprio per loro, peccatori che aspettavano il castigo di Dio, è riservata una grande gioia, perché il Signore è venuto a salvarli:
“Non temete! E’ nato per voi il Salvatore”.
Dopo aver visto, i pastori riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro.
La sorpresa è grande! Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Come è possibile che Dio si manifesti ai peccatori e, anziché annientarli, li avvolge con il Suo Amore? Come è possibile che il Messia, anziché essere giudice dei malvagi, sia il loro Salvatore?
Lo stupore è di tutti, Maria compresa. Ma lei non si scandalizza di quello che i pastori dicono. Lei non rifiuta la novità su Dio e cerca di comprenderla:
“Maria, da parte sua, custodiva tutti questi fatti, meditandoli nel suo cuore”.
“I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio
per tutto quello che avevano udito e visto”.
Lodare e glorificare Dio era compito dei sette Angeli – Angeli del servizio -, gli esseri ritenuti più vicini al Signore.
Una volta che sono stati avvolti dal Suo Amore, i pastori, giudicati i più lontani da Dio, svolgono lo stesso compito degli Angeli e, come questi, lodano e glorificano il Signore, pur continuando a fare i pastori.
Portano la pace desiderata da Dio per tutti gli uomini, perché tutti sono persone bisognose del Suo Amore senza limiti. ( da A.Maggi)
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“I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino “.
I pastori, ricevuto il messaggio, si esortano a vicenda e vanno. Arrivano e vedono una scena di vita quotidiana di una famiglia. Vedono il segno indicato dagli Angeli: un vero quadro di famiglia. Giuseppe, padre putativo di Gesù, viene messo al centro del nucleo familiare (“Maria e Giuseppe e il bambino”): Giuseppe è in questo momento la persona più importante perché deve salvaguardare la vita di Maria e di Gesù.
I pastori vedono un segno di estrema povertà, ma in quel segno scoprono la presenza di Dio fatto uomo.
I pastori ritornano lieti, lodano il Signore e trasmettono la loro esperienza. Essi sono i primi messaggeri del Vangelo. Tutti provano stupore e meraviglia.
“L’ascolto della Parola stupisce, lo stupore induce a porsi delle domande e apre quindi al desiderio della risposta”.
Gesù, Parola di Dio, si incontra con la gente povera. Ciò non può che suscitare stupore: Dio scende al livello dell’uomo per portare l’uomo al livello di Dio. Dio si fa uomo per donare all’uomo la condizione divina. E’ una cosa inaudita.
Gesù Bambino non è un bambino qualsiasi di fronte al quale si può gioire! E’ il Salvatore del mondo!
E’ il mio Salvatore e il mio liberatore! E’ Colui che ama e vive accanto agli uomini. E’ Colui che incontra gli uomini così come essi sono: buoni e cattivi, giusti e ingiusti. Egli li incontra per salvarli. Di questo meraviglioso annuncio i pastori sono i primi messaggeri.
“Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Maria vede i fatti e li medita. “Conserva la memoria di tutto quello che sta accadendo e vi ragiona sopra”.
Maria cerca di capire ciò che avviene intorno al suo Figlio. Maria è immagine della vera credente che medita la Parola di Dio. E’ la donna di fede, è la donna che cerca di capire il disegno di amore di Dio. E’ l’immagine del discepolo esemplare che ascolta, conserva e medita la Parola di Dio con intelligenza per viverla gioiosamente.
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MARIA MADRE DI DIO(Lc.2,16-21) “I Pastori andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino che giaceva in una mangiatoia”.
I pastori, “che la religione ha confinato nelle tenebre, sono i primi a rendersi conto della luce che risplende, mentre quanti vivono nello splendore rimangono nelle tenebre.
Quando Gesù, dono di Dio all’umanità, si presenta nella storia, nessun sacerdote di Gerusalemme se ne accorgerà, malviventi (pastori) e pagani (maghi) sì.
Le due categorie di persone che i sacerdoti ritenevano escluse dalla salvezza a causa del loro comportamento morale e religioso, percepiscono i segni di Dio” (A.Maggi).
L’Angelo dice ai pastori: “non abbiate paura (Lc. 2,10), no, questo messia, ve ne accorgerete, non ha niente a che vedere con quello che vi aspettate! … Non mette paura, andate a vedere: non è un giudice in trono, ma un bambino… nato nella paia come voi… tra le bestie (A.Maggi)”.
I pastori, con la gioia nel cuore, vanno e trovano il Bambino. Essi, disprezzati da tutti i religiosi del tempo, perché non possono svolgere le attività religiose, sono i primi a contemplare il mistero del Natale. Sono i primi eletti da Dio. La salvezza viene dal basso. Gli ultimi sono i primi a riconoscere il mistero della salvezza. Essi sono i primi a lodare e glorificare Dio; sono i primi annunciatori del Vangelo. “Riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro. Tutti quelli che l’udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano” (Lc. 2,17-18).
I pastori non possono tacere ciò che hanno visto e udito.
“Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Maria è una madre che contempla gli avvenimenti nel silenzio e li tiene vivi nel suo cuore. Non rimane alla superficie ma penetra profondamente nel mistero. Si domanda: “Come mai, se è Lui l’Atteso, non si sono fatti vivi i sacerdoti,… le persone pie? Perché mai da Gerusalemme… non sono venuti a rendergli omaggio?” (A.Maggi).
L’evento del Natale è un mistero che sorprende tutti: Dio chiama gli ultimi ad essere i primi!
\\\ MARIA MADRE DI DIO(Lc.2,16-21)
“I PASTORI ANDARONO SENZA INDUGIO E TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO CHE GIACEVA NELLA MANGIATOIA”.
“Maria aveva accolto il messaggio di Dio recato dall’Angelo a Nazareth e si era fidata: Avvenga per me secondo la tua parola. Ma non immaginava quanto le sarebbe costato e che cosa avrebbe comportato credere in quella Parola. La prima sorpresa gliela portano i pastori di Betlemme quando nasce Gesù.
I pastori erano ritenuti i rifiuti della società e considerati peccatori per eccellenza, perché a forza di stare con le bestie si erano pure essi imbestialiti. Esclusi dal Regno di Dio si credeva e si sperava che sarebbero stati eliminati all’arrivo del Messia, venuto per distruggere i peccatori. Questa gentaglia riferisce a Maria e a Giuseppe la Parola che era stata detta riguardo al bambino quando un Angelo del Signore annunciò a loro per primi la nascita di Gesù… L’Angelo rassicurò i pastori annunciando loro: E’ nato per voi il Salvatore. Proprio per loro, i peccatori che aspettavano il castigo di Dio, è riservata una grande gioia perché il Signore è venuto a salvarli. La reazione a queste parole è di grande sconcerto: tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano…
Da sempre la religione aveva insegnato che Dio premiava i buoni e castigava i cattivi… Che cosa è questa novità che il Figlio di Dio venga annunciato come il Salvatore proprio di questi peccatori? A Maria l’Angelo aveva assicurato che Dio avrebbe dato a Gesù il trono di Davide suo padre, il che significava che non solo avrebbe regnato ma si sarebbe comportato come Davide, il re inviato da Dio per giudicare i popoli.
Come mai i pastori assicurano che “la gloria del Signore li avvolse di luce”?
Tutti, Maria compresa, sono stupiti di questa novità, che però lei non respinge: Maria, da parte sua, custodiva tutte queste parole conservandole nel suo cuore” (A.Maggi).
Ogni cristiano deve essere sempre attento all’ascolto del messaggio di Dio che si manifesta nella Sua Parola viva, donata a tutti.
Ascoltiamo, accogliamo, custodiamo, viviamo e proclamiamo sempre la buona Novella.
\\\MARIA SS. MADRE DI DIO (Lc.2,16-21) “Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore “.
La nostra madre Chiesa oggi ci invita a volgere lo sguardo alla “Piena di Grazia” che è la benedetta fra tutte le donne.
Iddio in Lei ha compiuto meraviglie. Suo Figlio, Salvatore di tutti gli uomini “nasce da donna”: la Vergine Maria.
Maria, oggi inizio di un anno nuovo, diventa l’icona che accompagna i discepoli nel nuovo cammino. Tutta la vita di Maria è guidata dal tesoro che custodisce: Gesù. Il discepolo di Gesù deve sempre essere guidato dallo Spirito di amore del Figlio di Maria. Gesù è il Dio-con-noi, che aiuta tutti a trovare le vere ragioni per vivere sempre in armonia con ogni uomo. “Maria custodiva”.
Maria ha un tesoro straordinario: dono per tutta l’umanità. Gesù è l’Amore di Dio per ogni uomo, Maria Lo protegge e Lo custodisce nel cuore vigilando.
Il cuore è la sede delle scelte concrete e delle decisioni libere. L’agire di Maria è mosso e plasmato dal grande tesoro che custodisce. “Maria meditava”.
Maria cresce nella fede meditando i fatti della vita del Figlio. La fede lo mette in risalto. Con la fede Maria comprende qual è il disegno di Dio su Gesù. Maria mette insieme tutti gli avvenimenti del Figlio suo e ne fa una unità meravigliosa.
Nella vita di Gesù Bambino, tanti sono gli episodi disparati tra di loro, Maria li mette insieme, in unità nel suo cuore. Maria ricorda le parole dell’Angelo: “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo”. Ripensa ai disagi per andare a Betlemme. Nella sua mente c’è il canto angelico: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”, ma vede “il suo Figlio Unigenito” che avvolge in fasce e lo depone in una mangiatoia: luogo povero ed umile.
Maria gioisce per la gioia incontenibile dei pastori, ma vede il Figlio in una grande povertà, avvolto in pochi panni.
Maria sa unire tutti questi fatti con la Parola di Dio. “Oggi vi è nato nella città di David un Salvatore, che è il Cristo Signore”.
Maria è l’immagine vera del discepolo che ascolta, conserva e medita con amore e intelligenza le parole e i fatti della vita di Gesù.

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SANT’ANGELO IN PONTANO: la Prioria del SS. Salvatore nelle vicende storiche spiegate da CROCETTI d. Giuseppe

CROCETTI D.GIUSEPPE SPIEGA IL PRIORATO DEL SS.MO SALVATORE IN SANT’ANGELO IN PONTANO
CHIESA DEI NOBILI DI SANT’ANGELO – Nel Regesto di Farfa si legge il rapporto di Gisone, preposto farfense di S. Maria in Georgio (= Montegiorgio), in cui viene ricordata l’esistenza della «Curtis Sancti Angeli in Morgizano», comunemente detta «in Pontano». L’agionomo «Sant’Angelo», dato alla «curtis» (insediamento dell’azienda curtense), induce a supporre l’esistenza di una chiesa dedicata all’arcangelo principe delle milizie celesti. Intorno al 1070, detta chiesa con i suoi possessi era tenuta dai figli di Giberto; per tradizione costante, si ritiene per certo che fosse situata nell’area attualmente occupata dalla chiesa di S. Michele, lungo il corso principale del borgo. Chiesa di limitate proporzioni, ma aveva nel medioevo cura d’anime col titolo di Prioria.
Come luogo comune, si afferma che la dedica a Sant’Angelo sia di origine longobarda; ma, trattandosi di un antico possesso farfense, aggiungerei, come cosa più probabile, che fossero proprio i Farfensi in epoca longobarda a dare il titolo di Sant’Angelo alla «curtis» loro assegnata. C’è da tener presente che fra i possessi assegnati ai Farfensi dal Duca di Spoleto, Faroaldo II, c’era nella Sabina, sul monte Tancia, una grotta-santuario, che prima era usata come oracolo pagano, poi, dai Longobardi dedicata a San Michele, fin dal secolo VII, con commemorazione all’8 maggio, molto famosa nel medioevo e, per alcuni storici, antecedente alle apparizioni di S. Michele al Monte Gargano. Nell’elenco dei possessi farfensi chiese e “curtes” dedicate, sia a San Michele, sia a Sant’Angelo, sono molte. \\
Chiesa e “curtis” costituirono il nucleo fondamentale del futuro Comune di Sant’Angelo in Pontano.\\
Alla fine del secolo XIII, dalle ricevute delle «Rationes decimarum» del triennio 1290-92, si rileva l’esistenza della chiesa priorale del SS.mo Salvatore in Sant’Angelo. \\
Gli storici la definiscono «chiesa de’ Nobili» con cura d’anime; in essa fu battezzato San Nicola, circa l’anno 1245.\\ Su di essa, per più generazioni, fecero valere il diritto di giuspatronato i Signori di Sant’Angelo in Pontano, discendenti dal conte Gerardo da Vignole, come risulta da una pergamena del 1232, contenente un nutrito elenco di rivendicazioni di Fildesmido da Mogliano contro i figli ed i nipoti del conte Girardo di Geraldo «la terza parte di tutta la signoria e del gjus- patronato della chiesa di San Salvatore». \\
E’ una chiesa monumentale, ove si riscontrano successivi interventi costruttivi. Nella cripta è evidenziato un primo impianto del XII secolo, con tre navate ed absidi semicircolari colonne e pilastri partitori. In seguito, tra il XIII e il XIV secolo, probabilmente al tempo della graduale emancipazione di vassallaggio dagli antichi Signori ed assoggettamento allo Stato della Città di Fermo, venuto a completarsi nell’anno 1316,\\ venne così eretta la chiesa monumentale che oggi si ammira per aver conservato intatte le linee architettoniche originali. In mancanza di documenti storici espliciti, per la datazione sono state proposte diverse ipotesi, tutte basate sull’esame dello stile architettonico di pilastri, archi ed ornati eterogenei, con fusione di persistenti elementi dello stile romanico e l’inserimento di linee gotiche nella scelta dell’arco acuto, appoggiato sopra coppie di colonne e di pilastri lisci, scanalati, o polilobati. \\
Per alcuni la presenza nella navata centrale di semi- pilastri che interrompono il loro sviluppo all’altezza dell’imposta delle arcate è stata sufficiente per vederci un rapporto con moduli stilistici propri delle chiese cistercensi del secolo XII, come nella cisterciense Abbazia di santa Maria di Fiastra. \\ Ma ci sembra ben poca cosa, che non autorizza necessariamente proposte di contemporaneità, bensì di imitazione tardiva.
Il campanile, con funzione di torre di vedetta, è costruzione del Trecento avanzato. Gli unici dati storici conosciuti sono del secolo XV. L’affresco votivo «Madonna del latte» sulla quarta colonna destra, è da mettere in relazione con analoga raffigurazione datata 1412, che si conserva a Montelparo nella cripta della chiesa di Sant’Angelo in Castello, e la lapide commemorativa della consacrazione della chiesa, posta nella controfacciata, che reca la data 8 maggio 1435, festa votiva di San Michele, in ricordo della sua apparizione al Gargano. 171
SEDENTE SS.MO D.NO NOSTRO EUGENIO PAPA QUARTO / DIE OCTAVA MAII M.CCCC.XXXV CONSECRATUM FUIT / HOC TEMPLUM
ORIGINE DI QUESTO PRIORATO – La chiesa del SS.mo Salvatore non fu retta da un «abate», come scrive F. Capponi nelle notizie storiche su Sant’Angelo in Pontano, \\ ma costantemente da un «Priore», fino alla erezione della Collegiata nel secolo XIX, quando alla prima dignità capitolare fu dato il titolo di «Arciprete», che conserva tuttora.
Infatti, in un atto di vendita di beni del 1169, un certo Viviano di Gozone passò alcuni suoi beni a Bove, Trasmondo, Bonconte, Girardo e Uffreduccio che erano i Signori di Sant’Angelo. Chiese, come contropartita, il versamento di 40 soldi e l’assistenza in vitto e alloggio per tutta la sua vita, nonché per il proprio figlio Rinaldo il privilegio di essere accolto fra i Canonici della chiesa di San Salvatore in Sant’Angelo.\\
Chi erano questi Canonici? Il Pennotto al Libro II della «Tripartita Historia S. Ordinis Clericorum Canonicorum» afferma che la chiesa del SS.mo Salvatore di Sant’Angelo in Pontano era retta dai Canonici Regolari Lateranensi; \\ in essa San Nicola, giovanetto, avrebbe ascoltato la famosa predica di Fra’ Reginaldo da Monterubbiano che determinò la sua vocazione religiosa. Detta Congregazione gestiva anche altre realtà nella Diocesi di Fermo:
a) Il Priorato «Sancte Marie Jacobi» a Campiglione di Fermo, a nord del vecchio Ponte San Giacomo sul Tenna; \\
b) Il Priorato di San Marco in Rivocello, o alle Paludi, che ebbe un amplissimo privilegio dal papa Alessandro III (1159-1181); \\
c) Il Priorato di San Pietro Vecchio, nel suburbio ad est di Fermo; \\
d) Il Priorato di Santa Maria a Mare che documenti del sec. XII attestano essere stato fondato e gestito dai Canonici Regolari Agostiniani, detti di San Frediano, \\ i quali, in seguito, per maggiore sicurezza, si trasferirono dentro il castello di Torre di Palme, fondandovi la parrocchia di S. Maria a Mare, che tennero fino al 1395. Giovanni Diacono, che visse ai tempi di Alessandro III, nel suo «Liber de Ecclesia Lateranensi” \\ riferisce che nella seconda metà del sec. XI, cioè dopo il Sinodo Lateranense del 1059, Alessandro II (1061-73) «rinnovò la vita comune dei Canonici Regolari nella medesima Arcibasilica Lateranense».
Alessandro II di nome proprio Anselmo era stato vescovo di Lucca; nessuna meraviglia, perciò, che, in pieno clima della riforma gregoriana, abbia chiamato al Laterano i Canonici Regolari di San Frediano in Lucca. Era questo un centro di vita canonicale con varie case filiali, sul tipo di quello di Santa Maria in Porto, presso Ravenna, la cui Regola, detta, appunto, Portuense, fu seguita dai medesimi Canonici Regolari di San Frediano. Nel 1106, il papa Pasquale II concesse al Priore di San Frediano la parrocchia annessa alla Basilica Lateranense.
Il Priorato Regolare Lateranense col passar del tempo divenne autonomo e potente, sia per la protezione pontificia, sia per le eminenti qualità manageriali di due suoi Priori; Bernardo che nel 1145 fu elevato alla dignità cardinalizia ed inviato come messo speciale alla corte di Federico Barbarossa per sostenere la causa della Chiesa Romana; morì nel 1176; e Giovanni che governò la comunità Lateranense al tempo di Alessandro III (1159-81); egli fece costruire il meraviglioso chiostro annesso alla Basilica che reca, come iscrizione, questi esametri: “Nell’accogliere la forma di Canonici, imparate la norma/regola che avete promesso, quando siete venuti in questo chiostro. Imparate che tre sono le cose necessarie per voi da tener pesenti: nessuna cosa in proprietà; la castità nei costumi; trainare il Piore.” \\ «Canonicorum formam sumentes, discite normam \ quam promisistis, hoc claustrum quando petistis. \ Discite sic esse tria vobis adesse necesse: \ nihìl proprium, morem castum, portare Priorem». \\
Pertanto, fin dalla metà del sec. XII, la Congregazione dei Canonici Regolari del SS.mo Salvatore in Laterano diede vita a diverse comunità di religiosi che avevano adottato la Regola di Sant’Agostino, con obbligo dell’ufficio corale diurno e notturno, di dedicare parte della giornata allo studio e alla lettura, digiunare, osservare il silenzio nei tempi prescritti, svolgere altre attività nel ministero assistenziale e pastorale: ospedali, posti di ristoro, e parrocchie.
Tra le quali, certamente non ultime, vanno ricordate quelle istituite in San Caterbo di Tolentino \\ e presso la chiesa del SS.mo Salvatore in Sant’Angelo in Pontano. Non si è in grado di precisare se furono questi Canonici ad imporre il proprio titolo alla chiesa santangiolese, oppure furono i Signori Nobili del posto a scegliere quella Congregazione religiosa, detta del SS.mo Salvatore, per la loro chiesa, già dedicata al SS.mo Salvatore.\\
Qui si recò, S. Nicola durante la sua permanenza nel convento di Fermo: andò a far visita a suo cugino, Priore del monastero; questo, vedendolo macilento nella persona e povero nei vestiti, lo invitò a lasciare l’austerità della vita eremitica ed abbracciare il suo monastico istituto , che ivi possedeva molti beni. S. Nicola, però, che riponeva tutta la sua fiducia in Dio, andò per lumi e conforto a pregare nella chiesa di questo monastero e dagli angeli che, visibili, gli apparvero, fu animato a perseverare nella religione eremitica agostiniana, poiché ivi avrebbe trovato la sua salute e la sua salvezza.
I Canonici Regolari rimasero nell’Arcibasilica Lateranense fino al settembre del 1299, quando per volontà di Bonifacio VIII, vennero sostituiti con quindici canonici del clero romano secolare; come motivo addotto si disse che i canonici secolari, appartenenti alle prime famiglie di Roma, potevano difendere meglio i beni della Basilica e rivendicarne i diritti.
Nel corso del secolo XIII in Sant’Angelo in Pontano dovette avvenire il cambio di guardia nella gestione della chiesa priorale, promosso dai patroni stessi, per affidarla ai monaci Avellaniti, con i quali da tempo erano stato contratti vincoli di reciproco interesse e di compartecipazione nella tutela di chiese e comunità monastiche. Basta ricordare l’assegnazione alla figlia di Trasmondo, Cecilia, della chiesa di Sant’Angelo in Montiliano, sita nelle Piane di Montegiorgio, caldeggiata ed attuata dal cognato, Gerardo, signore di Sant’Angelo in Pontano; \\ la donazione di Cecilia della parte a lei spettante in favore del Monastero di S. Croce di Fonte Avellana, fatta il 26 aprile 1193; \\ la cessione dei diritti di giuspatronato su metà di detta chiesa, fatta due anni dopo, il 1 giugno 1195, dal Priore di Fonte Avellana col consenso dei suoi monaci in favore dei figli di Gerardo, Signori di Sant’Angelo: Bove, Trasmondo e loro eredi, affinché essi in persona si adoperassero alla difesa di tutti i beni, mobili ed immobili; \\ l’altra metà, probabilmente, spettava ai figli di Falerone che, nel contempo, esercitarono il diritto di presentare al vescovo di Fermo, Presbitero, come Rettore di Sant’Angelo in Montiliano, Don Baroncello, per la investitura canonica, di comune accordo con la Badessa Cecilia. \\
In un documento del 3 luglio, 1432, relativo ad una riunione di monaci Avellaniti, svoltasi in Montefortino presso la canonica della chiesa di Santa Maria de Marte, in cui il Priore di San Leonardo de Volubrio confermò la nomina di D. Bartolomeo Domenicucci da Gubbio a Priore di San Quirico in Platea de Firmo, risulta presente come teste D. Giacomo Francisci, Priore della chiesa del SS.mo Salvatore di Sant’Angelo in Pontano. \\
Al Mittarelli ed al Prof. Serafino Prete fu sufficiente questo accenno per includere la detta chiesa del SS.mo Salvatore tra i possessi Avellaniti nel Fermano; \\ però, essa non figura mai negli elenchi ufficiali dei possessi dell’Abbazia di Santa Croce di Fonte Avellana; per cui si rafforza l’ipotesi che la presenza di detti monaci venisse a cessare nel corso del secolo XIV, quando venne a vanificarsi il diritto di giuspatronato dei Signori Nobili del luogo, trasferitisi altrove.
Nel corso dei secoli XV e XVI vi figurano, come parroci col titolo di Priore, sacerdoti di nomina vescovile, appartenenti al clero diocesano, come risulta da varie bolle di nomina del Quattrocento e del Cinquecento, nonché dalle relazioni di Sacra Visita, fatte prima e dopo il Concilio di Trento. \\
Per la emblematica figura del Priore, D. Giacomo Francisci, nativo di Amandola, presente come teste in un atto stipulato tra monaci Avellaniti, per altri documenti recentemente consultati nell’Archivio Storico Arcivevoscovile di Fermo, \\ sorge il dubbio se possa più considerarsi monaco avellanita, poiché appare essere un influente soggetto del clero diocesano, titolare di molti benefici, compresi gli altari dei Santi Andrea e Antonio, e di S. Stefano, eretti nella chiesa avellanita di San Giacomo in Lapedona, \\ nonché dell’Ospedale di Sant’Antonio in Amandola.
Forse il legame con gli Avellaniti non era originato da legami religiosi, ma, piuttosto, da amicizia personale, perché amandolese e altarista in chiese avellanite.

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BLASI MARIO PARROCO evangelizza la MADRE DI DIO

MARIA MADRE DI DIO(Lc.2,16-21) “I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino “.
I pastori, ricevuto il messaggio, si esortano a vicenda e vanno. Arrivano e vedono una scena di vita quotidiana di una famiglia. Vedono il segno indicato dagli Angeli: un vero quadro di famiglia. Giuseppe, padre putativo di Gesù, viene messo al centro del nucleo familiare (“Maria e Giuseppe e il bambino”): Giuseppe è in questo momento la persona più importante perché deve salvaguardare la vita di Maria e di Gesù.
I pastori vedono un segno di estrema povertà, ma in quel segno scoprono la presenza di Dio fatto uomo.
I pastori ritornano lieti, lodano il Signore e trasmettono la loro esperienza. Essi sono i primi messaggeri del Vangelo. Tutti provano stupore e meraviglia.
“L’ascolto della Parola stupisce, lo stupore induce a porsi delle domande e apre quindi al desiderio della risposta”.
Gesù, Parola di Dio, si incontra con la gente povera. Ciò non può che suscitare stupore: Dio scende al livello dell’uomo per portare l’uomo al livello di Dio. Dio si fa uomo per donare all’uomo la condizione divina. E’ una cosa inaudita.
Gesù Bambino non è un bambino qualsiasi di fronte al quale si può gioire! E’ il Salvatore del mondo!
E’ il mio Salvatore e il mio liberatore! E’ Colui che ama e vive accanto agli uomini. E’ Colui che incontra gli uomini così come essi sono: buoni e cattivi, giusti e ingiusti. Egli li incontra per salvarli. Di questo meraviglioso annuncio i pastori sono i primi messaggeri.
“Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Maria vede i fatti e li medita. “Conserva la memoria di tutto quello che sta accadendo e vi ragiona sopra”.
Maria cerca di capire ciò che avviene intorno al suo Figlio. Maria è immagine della vera credente che medita la Parola di Dio. E’ la donna di fede, è la donna che cerca di capire il disegno di amore di Dio. E’ l’immagine del discepolo esemplare che ascolta, conserva e medita la Parola di Dio con intelligenza per viverla gioiosamente.

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BLASI MARIO PARROCO evangelizza la santa Famiglia di Gesù nella Pasqua a Gerusalemme

SACRA FAMIGLIA (Lc 2,41-52)
“Figlio, perché ci hai fatto così? “. Per la festa di Pasqua, a dodici anni, Gesù va a Gerusalemme con i genitori. E’ un momento particolare: Gesù diventa persona adulta. Giuseppe, padre putativo, gli consegna il libro della legge e lo invita ad osservarla fedelmente. Gesù, come persona adulta, va laddove i dotti insegnano e spiegano la legge del Signore.
Gesù ascolta e interroga. Tutti sono stupiti per la Sua intelligenza. Terminata la festa, Maria e Giuseppe fanno ritorno a Nazaret. Gesù, però, rimane a Gerusalemme. I genitori non se ne accorgono. Maria è una Madre che fa crescere il Figlio nella sua libertà e indipendenza.
Quando Giuseppe e Maria vedono che Gesù non è nella carovana del ritorno, si mettono a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Dopo tre giorni lo trovano nel tempio in mezzo ai dottori che si stupiscono della Sua sapienza.
Maria non comprende più questo ragazzo divenuto ormai uomo.
Le parole che Gesù pronuncia sono motivo di dispiacere per Maria e Giuseppe: “perché mi cercavate?”.
Maria inizia a capire che suo Figlio avrà una vita diversa da quella che immaginava. Gesù deve avere completa libertà di azione per le cose che riguardano il Padre Suo. Maria non comprende più suo Figlio. Gesù è Uomo-Dio. Le Sue parole, la Sua vita non si possono comprendere mai in modo pieno e definitivo.
Maria, immagine del vero discepolo, ascolta e medita con intelligenza tutto ciò che Gesù dice e compie.
Gesù non si lascia condizionare dai legami familiari. Egli compie la volontà del Padre in ogni momento della vita.
“Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini “.
Gesù ritorna a Nazaret, rimane sempre un figlio che onora i genitori terreni anche se mette sempre al primo posto i doveri che ha verso Dio Padre.
Nella famiglia di Nazaret Gesù cresce amando. E’ una crescita armoniosa ed equilibrata: cresce nel corpo e nello spirito; cresce gradito a Dio e benvoluto da tutti.

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