BLASI OPARROCO EVANGELIZZA PASQUA VIVENTE Vangelo Giovanni 20

PASQUA DI RISURREZIONE (Gv.20,1-9)

“Simon Pietro vide le bende per terra e il sudario”.

     Gesù con la Sua Risurrezione riprende la vita e va al Padre per irradiare la Sua potenza salvifica in tutto il mondo.

Il sepolcro è vuoto! La prima a farne l’esperienza è Maria di Magdala che va dai discepoli a riferirlo. Il suo annuncio mette in moto due discepoli: Simon Pietro e il discepolo “amato”. Pietro entra per primo nel sepolcro e osserva che tutto è in ordine. Guarda con molta attenzione la disposizione delle cose. E’ perplesso. Vede le bende e il sudario ben piegato. Esclude che il corpo del Signore Gesù sia stato trafugato. Torna a casa senza trarne una conclusione.

Anche Maria di Magdala vede il sepolcro vuoto, ma la sua visione è solo materiale.

 Il discepolo “amato” vede, ma il suo sguardo è penetrante. Egli sa cogliere il significato nascosto e va oltre all’apparire materiale.

“Se il Suo corpo non è stato trafugato, come mai il sepolcro è vuoto? Non vede il Risorto, ma la Sua traccia e crede senza vedere”.

Vide e credette”.

 Simon Pietro e la Maddalena non arrivano alla fede. Solo il discepolo amato “va oltre l’invisibile. Perché? Solo chi ama entra nel mistero della Risurrezione e contempla il Cristo Risorto. Il Suo Amore accolto rende chiaroveggenti”.

Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che Egli cioè doveva risuscitare dai morti”.

Se i discepoli avessero compreso la Scrittura, non avrebbero avuto bisogno di vedere, “dato che la Scrittura è essa stessa sufficiente testimonianza della Risurrezione”.

Se uno vuole incontrare Gesù Risorto, deve conoscere la Sua Parola e si deve collocare nell’ambito delle Beatitudini e praticarle.

“Sperimentare Gesù risorto non è un privilegio concesso duemila anni fa a qualche decina di privilegiati, ma è una possibilità offerta ai credenti di ogni tempo: la visione di Dio non è un premio riservato al futuro, ma una costante, quotidiana esperienza nel presente per i puri di cuore”, le persone limpide e trasparenti, proclamate beate perché “vedranno”, sperimenteranno Dio in maniera costante nella loro esistenza”

 (da A.Maggi).

 

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Mario Blasi Parroco evangelizza PASQUA VIVENTE Vangelo Luca 24, 15

“I loro occhi non avevano la forza di riconoscerlo “.

“Lungo il cammino che li allontana da Gerusalemme i due discepoli discutono su quanto è accaduto. Perché discutono? Evidentemente avvertono che qualcosa sfugge alla loro comprensione. I due hanno perso la speranza e tuttavia continuano a pensare, a parlare e a discutere sulla speranza perduta. Certamente avevano l’impressione che il Crocifisso nascondesse qualcosa rimasto sconosciuto.

La ricerca dell’uomo non riesce da sola a comprendere tutto quello che è accaduto.

Il Risorto si avvicina e si fa compagno di viaggio.

La comparsa del Risorto è un evento improvviso, senza premesse, del tutto gratuito. Gli eventi di Dio sono indeducibili: semplicemente accadono.

I due non lo riconoscono. Il Risorto rimane uno straniero. Gesù prende in mano la situazione, non per cambiare la direzione del viaggio, bensì per mutarne il significato: non più un semplice cammino verso Emmaus, ma verso l’incontro conLui.

Il cammino dell’allontanamento diventa il cammino dell’incontro. Questo avviene perché il Signore si inserisce nel cammino degli uomini”.

O stolti e tardi di cuore nel credere”

Gesù ha ascoltato in silenzio il loro racconto. Ora prende la parola rimproverandoli. Un rimprovero duro che tocca la persona nel profondo: la mente e il cuore. Il loro racconto mostra infatti che sono privi di intelligenza, superficiali nel valutare la storia di GesùE mostra che il loro cuore è lento e pigro nel cambiare schemi e abitudini, incapace di aprirsi alla novità e alla sorpresa“.

·  ·  “Lo riconobbero”

“Il discepolo impari a riconoscere sul proprio cammino la presenza del Signore, senza pretendere però alcuna visione. Gli basti il segno del pane spezzato e della dedizione. Gli basti aver compreso la bellezza del Crocifisso.

Queste sono le tracce del Crocifisso risorto, questo è il luogo non solo dell’incontro ma del riconoscimento” (B.Maggioni)

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BLASI PARROCO EVANGELIZZA PASQUA RESURREZIONE Giovanni 20, 1 s

PASQUA DI RESURREZIONE(Gv 20,1-9)

“MARIA DI MAGDALA SI RECO’ AL SEPOLCRO DI BUON MATTINO QUANDO ERA ANCORA BUIO, E VIDE CHE LA PIETRA ERA STATA RIBALTATA DAL SEPOLCRO”.

Dio rovescia la pietra che impedisce il contatto tra i morti e i vivi e l’Angelo del Signore vi si siede.

“La morte con la Risurrezione di Gesù è definitivamente sconfitta e per quelli che sono vissuti prima di Lui e per quelli che vengono dopo”.

Gesù, condannato alla morte di croce, considerato dai sommi sacerdoti maledetto da Dio, è Risorto. Dio lo ha glorificato, gli ha restituito la vita.

Maria di Magdala è ancora nel buio. Il pensiero della Risurrezione di Gesù non la sfiora. Corre dai discepoli a portare la triste notizia: il corpo di Gesù è stato portato via. Maria di Magdala non percepisce che è iniziata una nuova Creazione da parte di Dio. Dio, quando una persona si spegne in questo mondo, la ricrea e le dona una nuova vita che è indistruttibile, una vita che proviene direttamente da Lui. “La vita eterna è una qualità di vita che già fin da adesso si può ottenere; Gesù la offre. Chi crede in me ha la vita eterna. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv. 6,54). La vita eterna è una vita di qualità tale che, essendo indistruttibile, neanche la morte può scalfire: dura in eterno”.

Chi accetta Gesù e il Suo messaggio e lo mette in pratica ha una vita che è già quella della Risurrezione.

Maria di Magdala è nel buio, non comprende la realtà del Cristo Risorto. Solo il discepolo che ama corre al sepolcro che è in un giardino.

“Vide e credette”.

“Dove è stato crocifisso Gesù c’è un giardino. Che strano! Un giardino in un luogo dove avvengono le esecuzioni capitali… macabro emblema di morte… un giardino simbolo di vita è là. Dentro il luogo della morte c’è la vita. La morte di Gesù racchiude un germe vitale” (A.Maggi).

Il discepolo che ama crede: Gesù è vivo. “Credere che Gesù è vivo significa averlo accolto nel cuore come fonte di vita per amare generosamente come ci sentiamo da Lui amati”.

Gesù è vivo in mezzo a noi per sempre. Alleluja!

Il discepolo che Gesù amava:

“Vide e credette “.

“Maria pensa che il corpo di Gesù sia stato trafugato.

Pietro entra per primo nel sepolcro e con uno sguardo attento vede le bende e il sudario ben piegato ed esclude il trafugamento, ma non crede. Solo il discepolo amato da Gesù non vede il Risorto, ma la Sua traccia e crede senza vedere.

Il discepolo che Gesù amava rappresenta ogni credente in Cristo.

Per credere senza vedere è necessario essere amati da Lui e accogliere il Suo Amore. E’ l’Amore di Gesù che rende chiaroveggenti.

Gesù si rende presente nel cuore che accoglie il Suo amore e lo ridona.

E’ nell’amore fraterno che si realizza il: “Rimanete in me ed io in voi” (B. Maggioni).

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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA LA DOMENICA DELLE PALME Luca 22, 14

DOMENICA DELLE PALME (Lc 22,14 – 23,56)  Padre perdonali“.

“Gesù sulla croce non sta in silenzio, parla alle folle, al Padre e al ladrone pentito.

Parla alle donne e le invita a convertirsi; parla ai Suoi crocifissori: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno“.

Gesù, non solo perdona, ma scusaNon muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando. Il perdono non è solo rivolto ai romani e agli ebrei, ma a tutti e la richiesta di perdono la ripete più volte.

Gesù non dà personalmente il Suo perdono, ma lo richiede al Padre. Deve essere chiaro che il Suo perdono rinvia a quello del Padre. La croce è lo splendore del perdono del Padre.

Morire perdonando è un tratto essenziale del martire cristiano.

Gesù è la figura dell’Amore di Dio per l’uomo“.

“Salva te stesso”

“I capi e i soldati lo schernivano ripetutamente. I primi deridono la sua pretesa di messia e il suo considerarsi amato da Dio con amore di predilezione (l’eletto).

I secondi lo canzonano per la sua pretesa di regalità.

Dio Padre tace! Il silenzio di Dio è segno che ha abbandonato Gesù o è segno di un modo diverso di farsi presente?

Gesù rinuncia di salvare Se stesso, rimane solidale con tutti gli uomini che nella morte solo da Dio possono attendere salvezza”.

“Gesù, ricordati di me nel tuo Regno”

Per il primo malfattore, un Messia che muore in croce e non salva se stesso né quelli che hanno lottato per la sua causa, merita ironia e disprezzo. Gesù non dice parola. I capi e i soldati insultano Gesù, ma sono estranei alla Sua morte; il malfattore insulta invece condividendo la stessa sofferenza: perché aggiungere sofferenza a sofferenza?

Interviene invece l’altro malfattore: “non hai neanche tu timore di Dio?

Il secondo malfattore confessa la sua colpa, riconosce l’innocenza di Gesù e a Lui si affida. Gesù accoglie e mostra che la Sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati e dal malfattore ostinato.

Il ladrone pentito si è affidato a Lui prontamente (“Gesù, ricordati di me“) e Gesùrisponde con la Sua persona assicurandogli una vita di comunione con Lui (“sarai con me“) e subito (“Oggi“). A una domanda che rimandava al futuro (“Quando sarai nel tuo Regno”), Gesù risponde con un rinvio al presente (“Oggi”)” (B.Maggioni).

Padre, perdonali “.

     Gesù sulla croce non sta in silenzio, ma parla. Parla alle folle, al Padre, al malfattore pentito.

“La prima parola di Gesù è stata per le donne, invitandole a convertirsi”.

“La seconda parola è per i Suoi crocifissori: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.

Gesù, non solo perdona, ma scusa. Non muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando”. “Il perdono non è solo rivolto ai romani, bensì agli ebrei, a tutti”.

“Questa misericordia di Gesù non sorprende. Tutta la passione è attraversata dalla misericordia: il gesto di Gesù che guarisce l’orecchio derservo del sommo sacerdote, lo sguardo a Pietro che rinnega, la parola di perdono ai crocifissori”.

Gesù diceva”- sta ad indicare che il perdono lo ha ripetuto più volte”. “Gesù non dà personalmente il Suo perdono, ma lo chiede al Padre”.

“La croce è lo splendore del perdono del Padre”. “Morire perdonando è un tratto essenziale del Martire cristiano”.

“Ai piedi della croce ci sono il popolo, i capi dei giudei, i soldati. Ma l’attenzione non è mai distolta dal Crocifisso: a Lui si guarda e di Lui si parla”. “Il popolo sta immobile a guardare, ma è un guardare interessato e partecipe”. “I capi e i soldati lo schernivano ripetutamente: “Se sei l’eletto di Dio, perché Dio non ti salva, non ti aiuta?”.

“Lo scontro avviene proprio qui, di fronte al “silenzio” di Dioè il segno che Dio ha abbandonato Gesù o è il segno di un modo diverso di farsi presente e di parlare?

“Un Messia che non salva se stesso e i suoi seguaci, che Messia è?”. “Gesù non raccoglie la provocazione. Rinunciando a salvare Se stesso, Egli rimane solidale con tutti gli uomini, che nella morte, solo da Dio – abbandonandosi a Lui nella fede – possono attendere la salvezza!”

                            Ricordati di me.

“Il secondo malfattore non insulta, ma confessa senza attenuanti la propria colpa, riconosce l’innocenza di Gesù e a Lui si affida. Gesù accoglie l’uomo pentito e dimostra che la Sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati e dal malfattore ostinato. Gesù non chiede a Dio, ma garantisce Lui stesso al malfattore una Vita di comunione con Lui (sarai con me) e subito (oggi). A una domanda che rimandava al futuro (quando sarai nel Tuo Regno), Gesù risponde con un rinvio al presente (oggi)”.       (daB.Maggioni)

LA SETTIMANA SANTA

AMATEVI L’UN L’ALTRO COME IO HO AMATO VOI”

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MIOLA GABRIELE RICORDATO DALLE BENEDETTINE DI FERMO MAESTRO UOMO EDUCATORE INCORAGGIANTE

DON GABRIELE MIOLA – UNA SAPIENZA CHE NON UMILIALe benedettine di Fermo ricordano mons. Gabriele Miola  tramite  Madre M. Cecilia o.s.b.

Caro Mons. Gabriele,   ti conobbi la prima volta in qualità di Vicario Generale. Il “titolo” stesso incuteva soggezione ed inevitabile distanza rafforzata dalla tua imponenza, dal portamento signorile e sguardo penetrante. Il primo impatto era la sensazione di trovarsi di fronte ad un prete solido nella vocazione e uomo completo, nella formazione umana e capacità di relazione: la prima come fondamento e presupposto all’altra, la seconda come evangelica conseguenza.   “L’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore”: dice Papa Francesco.Il tuo comportamento era segno che le due relazioni (Dio- prossimo) non sono antinomiche, ma armoniose fra di loro, in quell’equilibrio che bilancia le due parti, perché mai si perde di vista il centro. Da rinomato latinista, mi rivolsi a te per sottoporti una mia traduzione di un cerimoniale monastico.   T’immaginavo “topo” di biblioteca, cavilloso, perso tra le regole della grammatica e sintassi, come quei professori pignoli sempre pronti alla “caccia” dell’errore e con la matita blu che lo evidenziasse. Quale non fu la mia sorpresa quando alla fine della lettura, con un bel sorriso approvasti il mio lavoro, consigliandomi la modifica di un termine, solo per puntualizzazione “canonica”!   Detto da te, mi sentii molto incoraggiata e compresi in quel momento che il vero sapiente non è colui che sa, ma colui che fa sentire l’altro capace di apprendere e di costruirsi. Una sapienza, dunque, che non umilia, ma sollecita l’altro alla curiosità, al gusto del sapere, da tramandare agli altri, come una esigenza insopprimibile, quasi una “missione” che fa più bello il mondo.   Pier Luigi Celli dice infatti: “C’è un bisogno estremo di maestri; di buoni maestri. Qualcuno che non insegni per professione, ma ci creda per missione” (La generazione tradita, 2010). Come un “pedagogo”, ti aggiravi fra i tuoi alunni con quello sguardo benevolo ed accogliente che rendeva la scuola innanzitutto un luogo di relazioni umane, un’arte di vita intramontabile che è la “conditio sine qua non” per apprezzare lo studio come un valore, come un dono prezioso che veniva consegnato, come esigenza d’amore, quasi una scuola senza banchi, senza registro e soprattutto senza interrogazioni, anche se non mancavano nessuno dei tre elementi sopra citati.   Date le premesse, spontaneamente ci si disponeva all’ascolto, non più costretti sui banchi, ma liberamente consegnati al desiderio di apprendere e di verificare – sotto esame – le nozioni apprese da un qualificato docente, come tu eri! Di certo l’emotività non sempre controllabile faceva capolino, ma il tuo ampio sorriso metteva l’alunno a proprio agio.    Ti ebbi come preside all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “SS. Alessandro e Filippo” e il mio ricordo va sempre a Loreto, sede in cui discussi la tesi in Sacramentaria. Un docente – facente parte della Commissione esaminatrice – era piuttosto insistente su domande riguardanti il diritto canonico alle quali risposi, senza accontentare – evidentemente – il giurista incalzante.In una frazione di secondo fra la reiterata domanda e il mio timido tentativo di difesa con l’affermazione “Ho già risposto”, una voce risuona nel silenzio dell’aula: “Chiedo scusa, ma la domanda non è pertinente all’argomento della tesi presentata dall’alunna”. Riconoscendo la tua voce, mi giro verso di te ed il tuo ampio sorriso mi avvolge e m’incoraggia e finalmente – sollevata dall’incubo “canonico” – vado a ruota libera nella discussione della mia tesi.    Per un lungo periodo, fruimmo tutte della tua competenza biblica in ora serotina: dalle ore 20 alle 21, 30 all’incirca. Una scuola serale a rischio d’improvvisa “assenza” per sonnolenza. Tu – contrariamente a noi – eri sempre pimpante come chi inizia la giornata.    Era piacevole ascoltarti, “viaggiare” con te in “Terra Santa”, scoprire luoghi visitati dal nostro Redentore e legati a brani evangelici rivisitati nel loro “sitz im leben” (1) per una migliore comprensione di usi e costumi che ne migliorasse anche l’esegesi.    Noi tutte – armate di penne e quadernoni – riprendevamo gli appunti per farne una bella copia atta al ripasso. Non era facile – data l’imponente mole della materia – ricordare tutto e spesso mostravamo le nostre lacune riguardo alla topologia dei paesi da te richiesti.    “Dove si trova…?”: sorriso forzato d’imbarazzo da parte nostra, pausa alla ricerca di questo luogo nella nostra memoria, di fronte al tuo sguardo quasi birichino, ma in sorridente ed incoraggiante attesa, mentre nelle immaginarie nuvolette sovrastanti la nostra testa appariva la scritta : “Vattelappesca”. Una voce nell’imbarazzante silenzio: “Si trova più o meno da quelle parti”. Una risata contagiosa per la improvvisa e simpatica risposta che divenne poi quasi uno slogan nelle situazioni d’imbarazzo “culturale”.   Questa tua “complicità” alle nostre “birichinate” ci rendeva piacevole l’ora biblica serotina, mentre la tua bravura senza ostentazione favoriva il nostro apprendimento. Terra Santa: luogo dei tuoi continui pellegrinaggi per studio, ma anche per visite di gruppi che tu accompagnavi per rivivere insieme gli episodi riportati nel Vangelo!   Terra Santa: per seguire le orme del Maestro, provando emozione profonda, quasi risentendo la sua voce e i suoi insegnamenti. Conoscevi, dunque, quei posti come le tue tasche! Sulle orme del Maestro, seminando serenità, pace, speranza, leggendo avvenimenti e persone in modo positivo: dalla “teoria” alla “pratica”, come chi assimila i contenuti lasciandosi da essi forgiare perché il vero maestro è colui che vive ciò che insegna.   Dice Paulo Coelho: “Conosco una moltitudine di individui che – a parole – sono degli autentici maestri, ma che si rivelano incapaci di vivere ciò che predicano!” Seguendo le Sue orme, ora ti trovi tra le braccia amorevoli di Gesù per ricevere la corona della vita, quale servo buono e fedele che ha vissuto ciò che ha trasmesso!

Grazie, don Gabriele, per la tua vita semplice, ma ricca e luminosa!

Prega per tutti noi!

  1. Cecilia Borrelli

. (1)  Sitz im leben = a paroletta “ situazione nella vita “ o ambientale

Luoghifermani.it cordialmente ringrazia la gentile autrice che ha concesso di diffondere questo scritto edito già nel Periodico “La Voce delle Marche” anno 2018 n. 2

 

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IL DIPINTO VIRGO FIDELIS marzo 2019 del pittore Salvatore Tricarico lucano settantenne

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Salvatore Tricarico in quest’opera di pittura dà rilievo all’icona della Virgo Fidelis, su sfondo arcuato a marmo, con raffinatezza d’arte negli accordi dei colori delicati usati identificando la luce con il colore stesso. Il volto della Vergine ha uno rilievo che risalta nelle parole “ – Sii fedele fino alla morte – Ap 2,10”. Lo sguardo sulla Bibbia connota l’attenzione della divina persona nella carica emotiva e psicologica che rivela la sua dedizione giurata con la mano aperta sopra al cuore come impegno totale.
Il motto “NEI SECOLI FEDELE” è stampato sotto la mensola dove spicca l’acronimo ‘RI’ della Repubblica Italiana assieme con i simboli nazionali dei Carabinieri la cui coccarda ha i colori della bandiera italiana. E’noto che dal novembre 1949 la Virgo Fidelis è la patrona speciale dei Carabinieri e questo settantennio 1949-2019 coincide felicemente con l’età dello stesso pittore nato a Calvello di Potenza nello stesso anno. A lui porgiamo cordialmente i nostri migliori rallegramenti con felici auspici.
Prof. Carlo Tomassini

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Blasi Mario evangelizza domenica quarta anno C Luca 15,1 ss

Mario Blasi parroco evangelizza quarta domenica anno C Luca 15, 1 ss
“Padre ho peccato contro il cielo e contro di te”.

Che Padre! Tutti devono sperare nella Sua grande misericordia.

La parabola del padre misericordioso è conosciuta da tutti. E’ un padre molto ricco, ma sembra di una grande fragilità. Al figlio che chiede l’eredità, quale padre non si sarebbe opposto? Eppure quel padre non si oppone, divide i beni e lascia libero il figlio! Il padre consegna i beni senza dire una parola. In quel momento, una parola sarebbe inutile e incompresa. Il padre è muto nel suo dolore.

Il figlio, in pochi giorni, cambia i beni in denaro e va in un paese lontano. E’ libero.

La libertà umana è un dono di Dio, ma porta in sé il rischio: l’uomo può scegliere il bene o il male nella sua vita.

Il giovane, in terra straniera, sciupa tutto in poco tempo; si riduce a pascolare i porci e vive come un animale immondo. Desidera sfamarsi con le carrube, ma

“nessuno gliene dava”.

Le carrube erano in terra, le poteva prendere da sé, ma “nessuno gliene dava” sta ad indicare che Dio, con la Sua mano, impedisce all’uomo di umiliarsi fino in fondo. L’uomo è sempre immagine e somiglianza di Dio anche nel peccato!

Proprio nell’estrema umiliazione, riaffiora nel cuore del figlio la famiglia dove si viveva con tanto pane e calore umano. Questo ricordo, che aveva voluto cancellare, gli dà la forza di ritornare e lo mette in moto.

E’ il cammino della fede e della conversione!

Il padre, che da tanto tempo lo aspettava, lo vede da lontano, gli corre incontro per affrettare quell’abbraccio e quel bacio che sigillano un perdono pieno e una conversione rinnovata.

Il padre non permette al figlio di pronunciare quella frase in cui si afferma di essere disposto a vivere nella casa come un semplice servo. Per il padre il figlio è sempre figlio e mai schiavo anche se è stato spinto dalla fame a ritornare.

“Il figlio non trova un giudice che lo condanna, ma un padre che con il suo amore lo rigenera”.

“Al padre interessa il figlio, non il suo passato peccaminoso”. “Il padre vuole che il figlio non sia considerato né servo, né ospite, ma padrone nella sua casa”.

Fa festa perché il figlio minore è nato una seconda volta!

QUARESIMA : TEMPO DI RIFLESSIONE
<.<.<.<.<.< "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te ". Gli scribi e i farisei si scandalizzano che Gesù sia in mezzo ai peccatori e ai pubblicani e mangia con loro. Gesù risponde loro con la parabola della misericordia di Dio. Un padre aveva due figli, il più piccolo gli chiede l’eredità. Il padre divide con i figli tutti i suoi averi. Sembra un debole, non reagisce alla richiesta del figlio minore. Dal suo volto non traspare nessun sentimento. Il suo è un dolore muto. Il padre rispetta la libertà e la volontà del figlio. Il figlio minore se ne va, si sente libero e sciupa tutto. Crede di aver fatto una scelta di vita, invece si rivela una scelta di morte. E’ abbandonato da tutti. Muore di fame e va da un contadino a fare il garzone e a pascolare i porci. Vuol mangiare le carrube, cibo degli animali, "ma nessuno gliene dava". L’uomo separato da Dio diventa simile agli animali. Dio veglia su tutti. Dietro a quel giovane c’è la mano di Dio che gli impedisce di giungere in fondo al suo degrado. Spinto dalla fame ritorna. Non vuol essere considerato figlio, ma schiavo. Non ritorna pentito. Non gli manca il padre, ma il pane. Torna il figlio, che non trova un giudice, ma un padre che accoglie con amore e rigenera. Al padre interessa il figlio, non il suo passato colpevole; gli interessa ricostruire la vita e la dignità del figlio. "Facciamo festa". Il padre è felice, ritrova il figlio perduto. Non lo rimprovera, ma lo abbraccia e lo bacia. Tutti devono sapere che il figlio è ritornato padrone. Non è trattato da schiavo, ma da uomo libero e gli dà pieni poteri nella famiglia: veste, anello e calzari ai piedi (simboli della piena libertà e dignità). Ma la felicità del padre è turbata dall’altro figlio, quello rimasto sempre in casa. "Questa allegria non viene condivisa dal figlio maggiore, che, alla gioia del padre, contrappone la sua ira. Il padre non comanda al figlio di entrare, lo prega. Non fa leva sulla sua autorità di capo famiglia, ma sul convincimento. Il suo atteggiamento non è quello del padrone che ordina, bensì del servo che supplica. Il padre invita il figlio ad essere capace di rallegrarsi e di festeggiare, perché chi "era perduto ed è stato ritrovato" è suo fratello. La festa non è solo per il padre, ma anche per i fratelli" (A.Maggi).

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Mario Blasi evangelizza domenica terza quaresima anno C

(Lc.13,1-9) Quaresima seconda domenica anno C

“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? No, vi dico”.
Alcune persone portano a Gesù una cattiva notizia che riguarda i Suoi paesani. Essi sono stati massacrati da Pilato nel tempio e il loro sangue si è mescolato con il sangue degli agnelli offerti a Dio.
Gesù risponde con un altro episodio doloroso: la caduta della torre di Siloe dove morirono diciotto persone.
Gesù reagisce contro l’opinione in cui si afferma che le disgrazie o le malattie sono dovute al peccato delle persone. Gesù invita a riflettere. “Nessuno di noi è immune dalla violenza che può travolgerlo: andando allo stadio o trovandosi senza colpa in mezzo ad una sparatoria tra delinquenti; nessuno di noi è protetto autonomamente da incidenti o da catastrofi naturali. Potrebbe essere vittima casuale per un atto di generosità e solidarietà, come è accaduto a volte per i soccorritori coinvolti nel medesimo incidente”.
Gesù invita a riflettere e chiama alla conversione nel tempo della misericordia.
“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
La coscienza della propria limitatezza deve spingere alla conversione.
“Una disgrazia può suscitare la convesione verso il fratello vittima del male, cambiare il nostro atteggiamento verso Dio e verso il prossimo. E’ quanto avviene nel buon samaritano: il volto sofferente del fratello lo induce alla responsabilità morale. Dobbiamo approfittare dei segni dei tempi, del nostro tempo, per riflettere, scoprire il senso della vita e i valori, correggere le scelte e l’orientamento”.
Gesù, poi, mette in risalto il male morale e l’incredulità che conducono alla morte. Il peccato conduce alla morte che sarà il frutto ultimo di chi la sceglie.
Il peccato e l’incredulità sono la causa profonda di ogni male. Chi accoglie il messaggio di Gesù e crede in Dio che lo ha mandato, ha la vita eterna. Per questo motivo non si può essere indifferenti o neutrali alla Parola di Gesù. Essa esige una decisione: o si accoglie o si rifiuta.
“Urgenza della conversione non toglie la pazienza di Dio nei confronti del peccatore. La parabola del fico sterile la mette in risalto. Nel confronto tra il padrone e il coltivatore, appare la minccia, ma anche la possibilità che fa risaltare la misericordia e la bontà di Dio”.
Il tempo della vita è un dono di Dio. Bisogna produrre frutti buoni per il bene di tutti.

<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<. III DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.13,1-9) "Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo ". Gesù prende lo spunto da due avvenimenti della storia locale per esortare tutti a cambiare vita. Non bisogna guardare i disastri della storia per vedervi i castighi di Dio. Gesù presenta due fatti di morte violenta: alcuni galilei, uccisi da Pilato, il cui sangue viene mescolato con quello dei loro sacrifici, e il crollo inaspettato della torre di Siloe dove diciotto persone perdono la vita. Il primo fatto è causato dall’uomo e il secondo da una disgrazia inattesa. Gesù non accetta la mentalità diffusa del Suo tempo, dove le disgrazie sono sempre castigo per i peccati. La mentalità popolare lega la sventura terrena al peccato. Nel passare accanto ad un cieco nato, i discepoli di Gesù gli domandano: "Rabbì, chi ha peccato? Quest’uomo o i suoi genitori perché sia nato cieco?". Gesù risponde: "Né lui ha peccato né i suoi genitori". Dio ama tutti, giusti e ingiusti, buoni e cattivi. La Sua tenerezza si espande su ogni creatura. Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva! Egli vuole il bene dell’uomo. Gesù invita a leggere gli episodi dolorosi della vita, non come castigo di Dio, ma come richiamo del Signore alla conversione. La vita è un dono per accogliere l’Amore di Dio nel cuore e ridonarlo ai fratelli. Gli uccisi da Pilato o dalla torre di Siloe non erano peggiori dei presenti. Gesù non dà una risposta al perché della sofferenza umana. Il dolore è un mistero! Gesù invita a prendere coscienza dell’importanza del tempo presente per accogliere la bontà del Signore ed essere misericordiosi con tutti. " Padrone, lascialo ancora". Il vignaiolo intercede presso il padrone con la speranza che l’albero porti frutto. Gesù intercede presso Dio perché ogni uomo porti frutti di bontà. Oggi la comunità cristiana, unita a Cristo, è chiamata a portare agli uomini il frutto dello Spirito: "GIOIA, PACE, PAZIENZA, BENEVOLENZA, BONTA’, FEDELTA’, MITEZZA, DOMINIO DI SE’ " (Gal. 5,22). I giusti devono essere solidali con coloro che sbagliano, senza giudicarli o condannarli, e devono diventare segno di salvezza per tutti.

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Mario Blasi Parroco evangelizza seconda domenica Quaresima anno C Lc 9, 28 ss

Blasi Mario Parroco evangelizza seconda domenica Quaresima anno C
II DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.9,28-36)
“Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante “.
La preghiera cambia il volto di ogni uomo. “Colui che prega si trasforma e mette la sua capacità di amare e di perdonare in sintonia con quella di Dio che è Amore. Pregare significa mettere il cuore del credente sulla stessa lunghezza d’onda di quello di Gesù, per renderlo capace di amare gli altri come Lui li ama” (A.Maggi).
La preghiera trasfigura ogni uomo. La trasfigurazione di Gesù è un’anticipazione della Sua Risurrezione.
Gesù sta parlando della Sua morte e Risurrezione. I discepoli non comprendono per quale motivo il Figlio di Dio debba morire. Gesù Messia non deve mai morire: è la VITA.
Gesù porta sul monte i discepoli che, con maggior forza, affermano che Egli non deve subire la morte. Gesù, con la Sua Trasfigurazione, vuol dimostrare che la morte non annienta la persona. La morte è l’esplosione della pienezza della persona. L’uomo, con la morte, acquista uno splendore di vita che non è possibile avere in questa terra. “I giusti risplenderanno come il sole nel Regno del Padre loro”. Splendere come il sole significa avere la pienezza della condizione divina.
La Trasfigurazione non è una prerogativa esclusiva di Gesù, ma è una possibilità per tutti i credenti in Cristo. Tutti quelli che danno adesione sincera a Gesù e accolgono il Suo Amore, si trasfigurano in Lui.
La Trasfigurazione non avviene solo dopo la morte, ma inizia in questa terra facendo brillare, giorno dopo giorno, in ognuno di noi, l’Amore di Cristo.
” Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo”.
Dio fa sentire ai discepoli di Gesù la Sua voce e dà loro un ordine: “è il mio Figlio amato, ascoltatelo”.
Non devono più seguire e ascoltare Mosè, non devono più seguire i profeti, ma Gesù, il Suo Figlio amato.
Gesù è l’unica persona che si deve ascoltare e seguire: questo è l’ordine di Dio Padre.
Gesù solo riflette la Sua volontà. Solo in Gesù si comprende la pienezza della volontà di Dio. Gesù è norma di vita per tutti.
Chi ascolta e segue Gesù trasfigura se stesso e la società in cui vive.
<.<.<.<.< "Mentre pregava il Suo volto cambiò di aspetto, la Sua veste divenne candida e sfolgorante". Gesù sul monte prega e si trasfigura, manifesta la Sua gloria divina nello splendore del Suo corpo. Mostra che la condizione divina si ottiene con il dono totale di Sé. Gesù aveva parlato che il Messia doveva morire. “Ai discepoli per i quali la morte è la fine di tutto e segno del totale fallimento del Messia, Gesù intende mostrare quale sia la condizione dell’uomo che passa attraverso la morte, per questo prese con Sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, li condusse in disparte su un monte alto”. “Ai tre discepoli Gesù indica quale è la condizione dell’uomo, che, per comunicare vita agli altri, è passato attraverso la morte: questa non annienta la persona, ma la trasforma, consentendo all’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, di raggiungere il suo massimo splendore”. “Sul monte, l’azione creatrice di Dio viene portata a compimento in Gesù, operando in Lui una trasformazione luminosa. Gesù, irradiazione della gloria di Dio, emana la stessa luminosità del sole, al quale Dio era paragonato e le Sue vesti abbaglianti indicano la pienezza della gloria divina” (A.Maggi). “Accanto a Gesù, appaiono ai discepoli i due personaggi che secondo la tradizione popolare non erano morti, ma erano stati rapiti in cielo: Mosè ed Elia. Mosè ed Elia rappresentano le promesse del Regno di Dio, manifestate attraverso la Legge e i Profeti che Gesù ha assicurato di voler portare a loro massimo compimento”. A turbare questo importante momento è Pietro che si rivolge a Gesù dicendo: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia”. “Pietro non colloca Gesù al centro dei tre personaggi: il posto più importante è occupato da Mosé”. “Per Pietro, Gesù deve collocarsi sulle orme di Mosè e non sostituirlo: il Messia desiderato è Colui che si conforma alla Legge emanata da Mosè, facendola osservare con lo stesso zelo violento di Elia” (A.Maggi). “Mentre Pietro sta ancora parlando, Dio lo interrompe dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Gesù è l’unico Signore che il discepolo di ogni tempo deve ascoltare. Solo Gesù manifesta la volontà di Dio, perché è Suo Figlio. Chi ascolta la voce del Figlio ascolta la voce del Padre. “Mosè ed Elia non sono stati che servi del loro Dio e hanno trasmesso una alleanza tra dei servi e il loro Signore. Gesù è il Figlio di Dio e la Sua Allenaza è tra dei figli e il loro Padre” (A.Maggi). QUARESIMA : TEMPO DI RIFLESSIONE

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Mario Blasi Parroco Evangelizza Domenica I Quaresima Luca 4, 1 ss Fidarsi di Dio anno C

Blasi Mario parroco evangelizza I DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.4,1-13) anno C
“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo “.
Il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto è molto significativo. Non indica solo un momento storico della Sua vita, ma riguarda tutta la Sua vita terrena.
Gesù, proclamato nel Battesimo Figlio di Dio e ricevuta la missione di Messia, è spinto nel deserto dallo Spirito per essere tentato da Satana.
Gesù, con il Battesimo, si impegna a rivelare l’Amore di Dio per gli uomini fino al dono totale di Sé. Dio Padre vuole la slavezza di tutti gli uomini.
Gesù è chiamato a rivelare con la vita e la Parola la bontà del Signore realizzando il Regno di Dio nella storia. Gesù, quindi, è il Messia inviato da Dio. Quale Messia attende il popolo ebreo? Un Messia trionfatore e dominatore! Gesù, però, non è un Messia che domina, ma è il Messia che dona la vita.
Per questo motivo, lo Spirito spinge Gesù nel deserto. Egli si deve confrontare con tutte quelle false aspettative di un messia politico atteso nel mondo ebraico.
Il deserto non è un luogo geografico, ma il luogo della prova: fedeltà o infedeltà a Dio, luogo dove si verificano le proprie scelte (anche il popolo ebraico fu messo alla prova nel deserto).
Gesù, nel deserto, è provato nella fedeltà alla missione di Messia. Egli deve rivelare l’Amore di Dio. Gesù, nel deserto,
“ebbe fame”.
La fame di Gesù non è di pane, ma è compiere la volontà di Dio. Gesù si nutre sempre della Parola di Dio che deve donare a tutti: “mio cibo è fare la volontà del Padre”.
” Non di solo pane vivrà l’uomo”.
Non sono le cose materiali che danno il senso alla vita degli uomini, ma la fedeltà alla Parola di Dio. L’uomo non deve pensare solo ai propri bisogni, ma deve essere pane per gli altri.
Gesù è il vero Pane che dona la vita.
” Lui solo adorerai”.
Gesù non vuole il dominio, ma la gloria e l’onore a Dio. Gli ebrei aspettavano un messia che avesse il potere, la ricchezza, il prestigio e il dominio. Gesù, invece, si presenta come Colui che costruisce un Regno dove la condivisione, l’uguaglianza e il servizio devono essere le caratteristiche fondamentali.

<.<.<.<.<.<.<.<.< I QUARESIMA (Lc.4,1-13) "Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto e fu tentato da Satana". La Quaresima è un cammino che fa percepire il significato della salvezza nel seguire Gesù. Gesù non è stato risparmiato dalle tentazioni. Nelle prove Gesù è rimasto tuttavia sempre fedele a Dio Padre. Ogni uomo si trova anche di fronte alle difficoltà e alle sofferenze. Tutto questo fa parte della vita di questa fragile creatura. “Con il Battesimo Gesù ha preso pubblicamente l’impegno di manifestare fedelmente l’Amore del Padre a tutti gli uomini. Il Padre risponde alla decisione di Gesù col dono dello Spirito. Lo Spirito, sceso su Gesù, gli comunica infatti la pienezza di vita e la forza di Amore del Padre” (A.Maggi). Dopo questo impegno, Gesù è condotto dallo Spirito per essere tentato nel deserto. Tre sono le prove del seduttore. Sono le proposte che ogni uomo di potere conosce. La prova della fame: “satana chiede a Gesù di usare la Sua potenza divina per il proprio vantaggio. Gesù rifiuta di fare miracoli (segni) per i propri interessi, ma agirà sempre per il bene di ogni uomo” (A.Maggi). “Il pane che sazia la fame dell’uomo non scende dal cielo, ma nasce dalla terra per opera del lavoro dell’uomo e va generosamente condiviso perché si converta in dono di Dio per tutti”. “Il pane usato solo per la propria soddisfazione è pane del diavolo, cibo che, anziché nutrire, intossica e quanti se ne nutrono mangiano la propria condanna” (A.Maggi). Solo Gesù si fa Pane per tutti per donare la vita che non viene mai meno. La seconda tentazione è quella del monte altissimo dove satana gli fa vedere tutti i regni della terra. E’ la tentazione del potere politico. Gesù non è venuto per dominare, ma per servire l’uomo. Per satana il fascino del potere politico è assoluto. Nessuno resiste alla tentazione suprema del potere. “Il potere è il massimo desiderio di ogni comune mortale”. Gesù rifiuta il potere come dominio, che non viene da Dio. “Gesù non solo rifiuta di utilizzare il potere per proclamare e diffondere il Regno di Dio, ma denuncia ogni tentativo di farlo, è un tradimento del disegno divino” (A.Maggi). La terza tentazione è il pinnacolo del tempio: fare del tempio il teatro dello spettacolo del prodigio divino. “Gesù non darà alcun segno straordinario, ma Egli stesso sarà il segno visibile dell’Amore del Padre” (A.Maggi). QUARESIMA: TEMPO DI RIFLESSIONE

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