Don Mario Blasi evangelizza sesta domenica Pasqua anno A. Gv 14,15ss

Sesta domenica di Pasqua anno A  (Gv.14,15-21)

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.

     L’amore per Gesù è “condizione per compiere i Suoi comandamenti”. “Chi non ama Gesù non può amare gli altri; chi non ama gli altri non ama Gesù”. “L’adesione alla Sua persona e alla Sua opera si trasforma in un impulso di identificazione”.

“Per l’identificazione con Lui i comandamenti perdono le esigenze di imposizione: sono le esigenze dell’Amore”. Compierle significa essere come Lui.

I comandamenti di Gesù sono la risposta dell’amore. Il cristiano è chiamato a vivere il comandamento nuovo: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi; da questo tutti vedranno che siete miei discepoli”.

Gesù manda il Suo Spirito per comprendere il Suo comandamento e per renderlo vivo. Lo Spirito, infatti, dà al discepolo uno stile di vita, lo rafforza nelle prove e dona consolazione nelle difficoltà. Lo Spirito non lascia il discepolo in balia di forze avverse, ma dona energia per costruire un  mondo nuovo.

Gesù assicura i Suoi dicendo:

“Non vi lascerò orfani”.

Gli orfani sono i più deboli fra i deboli, i più poveri tra i poveri: sono sempre alla mercé dei potenti e dei prepotenti i quali commettono ingiustizie sui deboli.

Gesù non abbandona mai i Suoi. Se parte da questo mondo per la cattiveria del principe di questo mondo, “la Sua assenza non sarà definitiva, promette il Suo ritorno in breve tempo”. “I discepoli parteciperanno alla Sua vita perché parteciperanno del Suo Spirito che effettuerà la comunione di Gesù con i Suoi”. Gesù vuol colmare il vuoto lasciato dalla Sua morte e Risurrezione con lo Spirito Santo Paraclito. Egli non vuole che i Suoi restino soli: non si devono mai sentire abbandonati.

Lo Spirito che Gesù manda non è solo Spirito di consolazione, ma è Spirito di Verità e di fortezza.

Il mondo in cui i discepoli devono agire è un mondo guidato da Mammona, cioè dal denaro e dalla menzogna. Gesù difende i Suoi con Spirito di Verità che deve avere dimora nel cuore di ogni discepolo. “Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv.16,12).

Quanti amano in modo concreto come Gesù, possono godere della Verità cioè dell’Amore di Dio e possono contemplare la visione del Figlio. “Quelli che sono sinceri: Beati! Saranno sempre in presenza di Dio”. “Beati i limpidi, perché questi saranno intimi di Dio” (Mt.5,8).

LA LEGGE DEL SIGNORE E’ LA NOSTRA GIOIA

PREGARE LA VERGINE MARIA

Non vi lascerò orfani, ritornerò a voi”.

L’ orfano è simbolo di colui che è alla mercé dei potenti, colui nei cui confronti si commettono tutte le ingiustizie”.

I profeti dicevano: “Guai a coloro che fanno decreti iniqui per spogliare gli orfani“. “Rendete giustizia all’orfano“. “Presso di te l’orfano trova giustizia“.

Gesù non lascerà i Suoi indifesi“. Gesù prepara i Suoi al momento della Sua assenza e dà loro tutte le sicurezze perché non siano turbati. “Non li lascerà soli, abbandonati, orfani”. “La Sua assenza non sarà definitiva, Egli promette il Suo ritorno entro breve tempo.

I discepoli riceveranno lo Spirito Santo che li metterà in comunione con Gesù“. La forza dello Spirito Santo li trasformerà in testimoni coraggiosi. Essi sono chiamati a cambiare la società, non con la forza e il potere, ma con l’amore e il servizio.

Il discepolo deve fare proprio il messaggio di Gesù rendendolo visibile nella vita. L’Amore di Gesù accolto consiste nel vivere gli stessi Suoi valori e agire come Lui. L’adesione che il discepolo dà alla persona di Gesù e alla Sua opera, lo trasforma identificandolo con Lui.

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.

Gesù, nel Vangelo di Giovanni, è la prima volta che menziona l’amore dei discepoli nei Suoi riguardi. La fede in Gesù suscita un’adesione personale che culmina nell’amore. Questo amore spinge ad amare i fratelli. “Chi non ama Gesù non può amare i fratelli; chi non ama gli altri, non ama Gesù“. Chi accoglie il comandamento nuovo: AMATEVI COME IO HO AMATO VOIlo deve rendere presente nella comunità, amando tutti.

Gesù è presente nella comunità, la guida e la protegge donando lo Spirito del Suo Amore. Il Suo Spirito rivela chi è Dio e chi è l’uomo; fa conoscere all’uomo qual è il progetto di Dio nei suoi riguardi e dà la forza per realizzarlo.

Lo Spirito, essendo esperienza di vita, dona al credente “la sensibilità per distinguere ciò che è vita e ciò che è morte” e fa comprendere che il Padre considera come figlio colui che ama Gesù e Gesù lo ama come fratello.

“CHI ACCOGLIE I MIEI COMANDAMENTI E LI OSSERVA, QUESTI MI AMA”.

Nell’Ultima Cena, il giorno in cui Gesù manifesta a tutta l’umanità il Suo Amore senza limiti, dona il comandamento nuovo:

Amatevi l’un l’altro come Io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli“.

Gesù non dice: “amatemi” o “amate Dio“, ma “amatevi“. E’ una cosa inaudita! Prima di Lui si è insegnato che bisogna mettere Dio sempre al primo posto. Gesù, invece, mette al primo posto l’uomo.

“Per Gesù, per ottenere la salvezza, cioè la Vita eterna, non importa come ci si è comportati nei confronti di Dio, se si ha creduto o meno, se si ha pregato o no, ma importa come ci si comporta nei confronti degli altri”.

Avevo fame e mi avete dato da mangiare…“. Gesù si identifica con gli emarginati e con i bisognosi dell’umanità. “Gesù non dirà mai alla Sua comunità di amare gli altri perché negli altri c’è Lui, ma invita ad amare gli altri come Lui ha amato noi. Il cristiano non è quello che ama l’altro per amore di Gesù, ma con l’amore di Gesù! Noi, che abbiamo fatto l’esperienza di essere tanto amati, ci dirigiamo verso il fratello che è povero, nudo e bisognoso, non perché vediamo in lui Gesù, non perché ci aspettiamo una ricompensa, ma perché noi stessi che eravamo poveri e bisognosi, siamo stati già inondati dell’amore di Dio. Il cristiano è colui che ama con Gesù e come Gesù! Chi pensa di amare per Gesù tradisce la propria vita! ” (A.Maggi).

“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio

e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Il cristiano che è amato da Dio deve percepire la Sua presenza, deve accogliere il Suo amore per trasmetterlo nel cuore di altre persone. Al credente cristiano il Padre dà lo Spirito senza misura. Lo Spirito, accolto, spinge il cristiano verso un cammino di amore che non avrà mai fine!

L’Amore di Dio accolto deve essere manifestato nel servizio donato ai fratelli. Se uno si sente amato da Dio è capace di amare come Lui. Il cristiano è continuamente nutrito dall’Amore di Dio lungo il cammino della vita.

Grazie Signore che ci nutri e ci accompagni!

 

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IL PARROCO DON MARIO BLASI EVANGELIZZA LA QUARTA DOMENICA DI PASQUA ANNO A Gv 10,1ss

Evagelizzazione domenica IV Pasqua  a. A  don Mario Blasi Giovanni 10,1-10

“Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte è un ladro e un brigante”.

     Il Buon Pastore è contrapposto ai falsi pastori.

Il pastore vero entra nell’ovile dalla porta del recinto e conosce le pecore una ad una. Egli le conduce al pascolo e le protegge.

Gesù è il Vero Pastore che ha un rapporto di amicizia con i Suoi. Egli si prende cura perché i Suoi discepoli abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Gesù è per il discepolo la via, la verità, la vita. Nessuno va al Padre se non per mezzo Suo. Egli è la porta  e per essa entrano i giusti.

Il cristiano deve comprendere che, senza l’unione profonda con Gesù, non può avere vera libertà e vita piena.

Gesù è il Vero Pastore. Egli pone il bene dell’uomo come valore straordinario. Egli solo guida gli uomini tutti alla vita vera ed ama tutti con un Amore infinito.

Tutti coloro che aprono il cuore a Lui e gli danno adesione piena, vivono con Lui e ad essi dona vita eterna.

I pastori non veri sono chiamati ladri e banditi. Sono ladri perché si appropriano di ciò che appartiene a tutti e si oppongono a ciò che Gesù è e a ciò che Egli fa praticare ai Suoi: far diventare di tutti ciò che appartiene a ciascuno. Essi sono ladri perché tolgono al popolo ciò che è di Gesù. Sono banditi perché usano violenza per sottomettere il popolo alle loro idee.

“Io sono la porta”.

Gesù è la porta che conduce alla realizzazione piena dell’uomo donando il Suo Amore. “Chi non ama fino a dare la vita non è pastore”. Gesù dona una vita traboccante perché ama. Chi si dona comunica vita.

La vita viene comunicata soltanto dall’amore che è dono di sé agli altri. Il massimo dono di sé è la piena comunicazione dell’amore”. “Entrare attraverso Gesù significa porre il bene dell’uomo come valore supremo e dedicarsi senza limiti a procurarlo”.

“Entrare dalla porta, che è Gesù, è lo stesso che avvicinarsi a Lui, dargli adesione, seguirlo e diventare come Lui una sola cosa nella dedizione al bene dell’uomo”.

Gesù si pone come modello per amare l’uomo. “Egli crea l’ambito dove l’uomo può essere libero e godere della Vita-Amore che Egli comunica” (da J.Mateos/J.Barreto).

MISERICORDIA E’ IL NOME STESSO  DI DIO

(Gv 10,1-10)

“Egli chiama le sue pecore una per una”.

Gesù è il vero Pastore: conosce ogni cuore e dona la vita per il bene di tutti. Egli non è come i pastori di Israele.

Il profeta Ezechiele diceva: “Guai ai pastori d’Israele che pascolano se stessi! Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato le ferite, non avete riportato le disperse, non siete andati in cerca delle smarrite… non li lascerò più pascolare il gregge” (Ez.34,2-5.10).

Solo Gesù è il Pastore vero! Egli conduce le pecore su pascoli erbosi e garantisce loro la vita. Egli solo guida gli uomini tutti alla pienezza della vita. Egli solo ama tutti di un Amore infinito. Tutti coloro che aprono il cuore a Lui e gli danno vera adesione vivono con Lui.

“Coloro che ascoltano la Sua voce sono quelli che il Padre gli affida. A questi Egli dona Vita definitiva”.

“Io sono la porta”.

Gesù è la porta che conduce alla realizzazione piena dell’uomo donando il Suo Amore.

Chi non ama fino a dare la vita non è pastore“. Gesù dona una vita traboccante perché ama: dona Se stesso.

Chi si dona comunica vita. “La vita viene comunicata soltanto dall’amore, che è dono di sé agli altri. Il massimo dono di sé è la piena comunicazione dell’amore”.

“Entrare attraverso Gesù significa porre il bene dell’uomo come valore supremo e dedicarsi senza limiti a procurarlo”.

“Entrare dalla porta, che è Gesù, è lo stesso che avvicinarsi a Lui, dargli adesione, seguirlo e diventare come Lui una sola cosa nella dedizione al bene dell’uomo”.

Gesù si pone come modello per amare l’uomo. “Egli crea l’ambito dove l’uomo può essere libero e godere della Vita-Amore che Egli comunica”. (da J.Mateos/J.Barreto).

“IN VERITA’, IN VERITA’ VI DICO: IO SONO LA PORTA DELLE PECORE”.

Gesù è la porta per entrare nel Regno. Tutti devono passare attraverso Gesù per avere la vita. Solo Lui ama e dona la vita. Chi dà adesione a Lui ha la vita che è quella della Risurrezione. Per questo motivo ogni cristiano sceglie Gesù con cuore sincero.

Nella società di oggi si è a contatto con i Musulmani, i Buddisti, gli Ebrei; per questo motivo per il cristiano c’è la possibilità di scelta, ma egli sceglie Gesù, dà adesione a Lui e al Suo messaggio. Perché sceglie Gesù? Che cosa ha il Suo insegnamento diverso dalle altre religioni?

Gesù, per la prima ed unica volta nella storia delle religioni, presenta un Dio che non chiede nulla agli uomini, ma un Dio che dà!”. “In tutte le altre religioni, Islam, Ebraismo e anche nelle filosofie come il Buddismo, l’uomo deve dare qualcosa a Dio, deve osservare delle leggi per essere a posto con Dio. Con Gesù non è più l’uomo che si toglie il pane per offrirlo a Dio, ma è un Dio che si è fatto pane per offrirsi agli uomini. Con Gesù non è più l’uomo che ha bisogno di essere puro per entrare in comunione con Dio, ma è l’accoglienza di Dio che rende puro l’uomo (A.Maggi). E’ per questo motivo che il cristiano sceglie Gesù e il Suo insegnamento.

“Noi non siamo al servizio di Dio, ma abbiamo un Dio a nostro servizio”: ‘Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita‘.

Gesù non vuole che si abbia a morire per Lui, ma con Lui e come Lui che dona la vita per amore di tutta l’umanità.

“Io sono venuto perché abbiano la vita

e l’abbiano in abbondanza”.

Gesù dona per amore una vita che, se accolta e vissuta, supera la morte. “Chi crede in me ha la vita“, “Io sono la Risurrezione e la Vita“.

Il cristiano ha una vita indistruttibile che deve manifestare realizzando il comandamento unico e sempre nuovo di Gesù: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi, da questo sapranno che siete miei discepoli“.

Il cristiano, con l’amore di Cristo nel cuore, lo Spirito Santo, deve attualizzare il messaggio di Gesù in tutte le nuove situazioni della storia.

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BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA QUINTA DOMENICA DI PASQUA Gv 14,1-12

Il parroco don Mario Blasi alla quinta domenica di Pasqua

V DOMENICA DI PASQUA(Gv 14,1-12)
“NELLA CASA DEL PADRE MIO VI SO MOLTI POSTI… IO VADO A PREPARARVI UN POSTO; QUANDO SARO’ ANDATO E VI AVRO’ PREPARATO UN POSTO, RITORNERO’ E VI PRENDERO’ CON ME”.

La vita di ogni uomo è un dono grande di Dio. L’uomo è lo splendore divino.

E’ volontà di Dio che questa creatura abbia la possibilità di essere rivestita della stessa realtà divina.

Con la morte e la Sua Risurrezione Gesù prepara un posto per i Suoi discepoli. Egli vuole riunire tutti i figli dispersi.

Tutti saremo riuniti in Dio non per i nostri meriti, ma per l’amore accolto e ridonato. In Lui avremo una vita piena. Questa vita piena la possiamo già avere all’interno delle nostre comunità.

Gesù dice: “Vi lascio la mia gioia, perché in voi sia traboccante“. Nella Prima Lettera di S.Giovanni si afferma: “Vi comunichiamo queste cose perché la nostra gioia sia piena“. Non dice “la vostra gioia sia piena“! “L’autore che ha fatto l’esperienza nella comunità cristiana, ci vuol far capire che la sua gioia è completa solo quando può annunciare agli altri questo messaggio”. “Quando c’è la conoscenza e l’incontro con la Parola di Gesù e con la Sua Persona, si scatena nell’uomo un crescendo di vita e di gioia che non è possibile contenere in sé e ha bisogno di prolungarsi verso ogni persona. Una volta che la persona è avvinta da questo amore non può non trasmetterlo agli altri. Gesù vuole che con Lui e come Lui amiamo le persone che incontriamo” (A.Maggi).

“Io sono la Via, la Verità, la Vita.

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Gesù è l’unica Via per ogni uomo per andare al Padre. Si entra nella vita intima di Dio per mezzo di Gesù. Egli, insieme al Padre, dona lo Spirito Santo che toglie dal cuore dell’uomo ogni cattiveria.

Lo Spirito è chiamato Santo perché separa nell’uomo il bene dal male e lo rende gradito agli occhi di Dio e dei fratelli.

Gesù è Via perché porta l’uomo alla pienezza della vita.

E’ la Verità perché fa incontrare l’uomo con Dio.

E’ la Vita perché è la pienezza dell’esistenza se la si accoglie con il Suo Amore nel cuore.

 (Gv 14,1-12) “Non sia turbato il vostro cuore. Io sono la via”.

I discepoli sono turbati perché Gesù aveva detto che sarebbe tornato al Padre.

Gesù, nel discorso dell’addio, li esorta a credere a amare. Credere in Dio Padre e in Lui.

La fede dei discepoli, in questo momento, è in pericolo. Gesù va alla morte e alla morte di croce: morte riservata ai maledetti da Dio e dagli uomini. In questo momento Gesù li esorta ad essere uniti nella fede. Egli è l’unica via per giungere al Padre ed esorta i Suoi a percorrere il cammino che ha tracciato.

Ogni uomo si realizza in Gesù. Il cammino è: AMATEVI. Gesù non dice Amatemi come io ho amato voi, ma: “Amatevi come io ho amato voi“.

Chi ama questa piccola e fragile creatura umana, ama Dio. Dio è inseparabile dall’uomo. Chi dice di amare Dio e non ama il fratello è bugiardo. L’amore per gli altri è l’unica prova della presenza nell’uomo dell’amore di Dio. Amare Dio è accettarlo negli altri. Se uno ama i fratelli, rende presente Dio in se stesso con la Sua gloria. Se l’Amore di Dio abita nell’uomo, l’uomo è intoccabile e merita il massimo rispetto.

Il cammino verso Dio è il cammino verso l’uomo. La massima solidarietà con l’uomo è il punto di arrivo a Dio.

L’Amore di Gesù per l’uomo è straordinario. La Sua morte in croce è il dono supremo di Dio all’umanità. “Non è tanto la donazione dell’Uomo Vero a Dio, ma è quella di Dio all’uomo“. L’uomo si realizza e “finisce di percorrere il suo cammino quando giunge ad essere dono totale di Dio agli altri.

“Io sono la verità”.

La verità è Gesù con il Suo messaggio. Il messaggio di Gesù con la Sua persona deve essere accolto e vissuto con amore e ridonato a tutti.

“Io sono la vita”.

La vita è la meta a cui porta il cammino.

Gesù è la vita perché la possiede in pienezza e la può comunicare. Gesù è la fine del cammino dove l’uomo con amore incontra la pienezza di Dio.

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me”.

     Da Gesù la comunità cristiana è chiamata a vivere senza timore anche se Gesù fra poco non sarà più presente fisicamente.

Gesù aiuta i Suoi discepoli a superare il turbamento per la Sua partenza. Gesù dice loro che l’amore di Dio è più forte di ogni debolezza umana: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me”.

La fede è dono dell’amore di Dio accolto nel cuoreLa fede è fiducia in Dio Padre e nel Figlio. La fede in Dio nasce dal fatto che nella Casa del Padre vi sono molti posti. Dio ha una Casa stabile e sicura dove c’è familiarità con Lui. Il salmista dice: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco, abitare nella Casa del Signore tutti i giorni della mia vita per gustare la dolcezza del Signore”.

La fede è anche  forza contro la paura che viene dal maligno che spinge il fedele a non agire con amore ma con la forza dell’orgoglio.

L’amore di Dio vuole che tutti gli uomini siani salvi: nella Sua Casa c’è posto per tutti. Il posto nel mondo di Dio lo prepara Gesù. Egli, con la Sua Risurrezione, va al Cielo a preparare il posto, poi ritorna a prendere tutti coloro che hanno sofferto per il Vangelo.

Tutti devono condividere con Lui pienezza di vita. “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove, ed io preparo per voi un Regno, come il Padre lo ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio Regno” (Lc.22,28).

“Io sono la via, la verità e la vita”.

Gesù è la via che conduce al Padre ed è la via per entrare in comunione con Lui.

Gesù è la verità, è la verità totale. Gesù rivela la piena realtà dell’uomo e la vera realtà di Dio.

Gesù è anche la vita. Egli è l’Unico che la possiede in pienezza e la comunica a chi ha il cuore buono. Gesù è la vita. Egli la dona al discepolo. Il discepolo la riceve attraverso la nuova  nascita con il Battesimo ad opera dello Spirito. “Questa nuova vita sperimentata e cosciente è la Verità che il discepolo percepisce in sé stesso ed in Dio”. Il cristiano è chiamato a percorrere la strada unica che è Gesù e deve conformare la vita alla Sua. “Ciò che in Gesù si trova definitivamente al culmine, nel discepolo è acquisizione graduale per la sua dedizione alla imitazione di Gesù. Il dono totale di sé corrisponde alla pienezza di vita e di verità, la fine del cammino dove la pienezza dell’uomo incontra la pienezza di Dio”.

LA VITA DI CRISTO, CERTEZZA CHE DIO E’ AMORE

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Gesù Misericordioso della visione di santa Faustina in un dipinto da Salvatore Tricarico e donato al papa

Gesù misericordioso

LA DIVINA MISERICORDIA NEL DIPINTO DI SALVATORE TRICARICO in dono al papa Francesco

L’immagine di Gesù misericordioso, splendente di verità, bellezza e bontà, ebbe origine nella Congregazione delle suore della beata Vergine Maria della Misericordia con suor Faustina Kowalska, canonizzata da Giovanni Paolo II. Questo papa, a Vilnius (Lituania) nel 2002 ha benedetto santuario ed ha affidato le sorti del mondo alla Divina Misericordia. L’immagine esposta alla pubblica venerazione è derivata da un’apparizione che Suor Faustina ebbe a Plock (Polonia) il 22 febbraio 1931. Il dipinto fu realizzato dal pittore Eugenio Kazimirowscki ed esposto nell’aprile 1935 in una cappella della città di Vilnius. Raffigura il Risorto che dona la salvezza collegata con l’opera della sua Misericordia a favore di ogni persona, figlia di Dio.

Dal divin Cuore, squarciato sulla Croce con un colpo di lancia del soldato Longino, sgorgano l’acqua e il sangue che furono visti dall’apostolo Giovanni, come egli dice nel suo Vangelo (Gv 19, 34). Sono la sorgente della Misericordia che si espande, in vasti raggi, per donare vita a tutte le anime. Santa Faustina, in altra visione guardando l’Ostia santa dell’Eucaristica nella s. Messa, vide i raggi espandersi per far trionfare nel mondo intero la Divina Misericordia, manifestazione ultima del Cristo universale.

Il pittore Salvatore Tricarico, lucano, nato a Calvello di Potenza nel 1949 e vivente a Milano, nella fare la copia del dipinto, ha riprodotto la bellezza del Risorto, e con attenta devozione ha creato un’opera precisa, per dare la sua testimonianza all’anno del Giubileo della Misericordia, 2016. La fede suggerisce alle persone il culto dell’immagine luminosa del Cuore Risorto che irraggia ogni bene a favore di chi a lui si rivolge. La scritta originaria sotto il dipinto a Vilnius dice: “Gesù confido in te”. Le aspirazioni e le ansietà del mondo sono accolte in una sintesi liberatrice tra la terra e il Cielo. Cristo ci ama e va glorificato perché ci ha liberati con il suo sangue. Il perdono e la misericordia rendono solidali le persone con rispetto per la libertà delle idee altrui.

La bella figura di Gesù benedicente attrae l’attenzione degli oranti verso la luce della gloria della Resurrezione che si espande sul mondo con i due raggi che nascono uniti dal cuore da Lui toccato con la mano sinistra. Lo sfondo scuro è simbolo dell’umanità resa opaca dal male. Il volto radioso e circondato da un nimbo dorato, esprime la vita eterna compartecipata con tutti coloro che lo accolgono perché Lui è il vivente ed è vicino a ciascuna persona. Chi in Lui confida ha la liberazione dal male e condivide la sua gloria. Il credente rivolge lo sguardo al divin Salvatore che ha sofferto per amore, con la fiducia e la gioia che gli è ispirata dalla certezza del perdono e della Grazia. Il Risorto ha un patto di alleanza con ogni persona umana che in Lui spera. Le piaghe, che pur riverberano un po’ di timore, sono la prova del suo amore. La sua benedizione fa regnare la vita, la santità, la grazia del Paradiso.

L’immagine riprodotta in un dipinto su tela di cm 40×60 dal Tricarico, con la cornice che reca 12 segni per memoria dei dodici apostoli di Gesù, annunciatori del Vangelo della misericordia, arricchisce il patrimonio prezioso dell’arte cristiana contemporanea e l’autore ne vuol fare dono al papa Francesco. Scrive: “Gesù Misericordia, non potevo non dipingerlo in questo che è l’anno della Misericordia, il dipinto verrà donato a Sua Santità Francesco”.

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Blasi Mario parroco evangelizza terza domenica Pasqua anno A vangelo Luca 24,13ss

Parrocchia evangelizzazione terza domenica di Pasqua Vangelo Luca 23,13ss parroco don Mario Blasi

III di PASQUA (Lc.24,13-35)

“Stolti e lenti di cuore a credere”.

     Il giorno della Risurrezione di Gesù due discepoli si allontanano da Gerusalemme, ma per mezzo di Gesù che si fa pellegrino con loro, passano dalla speranza perduta alla speranza ritrovata, dalla tristezza alla gioia, dalla croce alla risurrezione.

La condizione essenziale per riconoscere il Risorto è l’intelligenza delle scritture e la frazione del pane.

Due discepoli di Gesù sono in cammino e si allontanano da Gerusalemme, e discutono su quanto è accaduto in quei giorni: discutono perché qualche cosa sfugge alla loro comprensione. Hanno perduto la speranza in Gesù, ma nel medesimo tempo continuano a pensare, a parlare e a sperare.

“Certamente avevano l’impressione che il Crocifisso, che pur aveva fatto fallire la loro speranza, nascondesse qualcosa”. “La ricerca dell’uomo – anche se correttamente condotta – non riesce da sola a comprendere tutto quello che è accaduto”. “La ricerca dell’uomo non è sufficiente, ma è importante”.

Il Risorto allora si avvicina e si fa compagno di viaggio. “La comparsa del Risorto è un evento improvviso, senza premesse, del tutto gratuito”.

          “Gli eventi di Dio sono indeducibili: semplicemente accadono”.

I due discepoli non lo riconoscono, “non perché Egli ha assunto un volto sconosciuto per apparire in incognito, ma perché i loro occhi non avevano la forza di riconoscerlo. Non tocca a Gesù cambiare volto, bensì ai discepoli cambiare lo sguardo”. “Il Risorto rimane necessariamente uno straniero, se non entra attraverso la comprensione delle scritture, nella verità del Crocifisso”.

“I due discepoli hanno visto e conosciuto quello che è accaduto in Gerusalemme, ma non hanno compreso il significato. Ora vedono il Risorto, ma non riescono a capire chi sia”. “Il Risorto rimane nascosto se non si comprende il Crocifisso”. “Gesù prende in mano la situazione. Ma non per cambiare la direzione del viaggio, bensì per mutare il significato: non più un semplice cammino verso Emmaus, ma verso l’incontro con Lui”.

“Lungo la strada i due discepoli hanno sottolineato la potenza del Suo insegnamento e delle Sue opere. Ora devono imparare a riconoscerlo diversamente; non più nel segno della potenza, ma nella dedizione”.

Nel condividere il pane, “i loro occhi furono aperti e lo riconobbero” (da B. Maggioni).

Il cristiano sperimenta la Risurrezione di Gesù nella misura che si fa pane per gli altri.

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Blasi Mario evangelizza nel tempo di Pasqua anno A seconda domenica Giovanni 20 19ss

Parrocchia evangelizzazione don Mario Blasi seconda domenica di Pasqua vangeli Giovanni 20,19ss

 

II DOMENICA DI PASQUA (Gv 20,19-31)

“Pace a voi. Detto questo mostrò loro le mani e il costato. I discepoli gioirono nel vedere il Signore”.

E’ nel Crocifisso Risorto che si manifesta ciò che l’uomo va cercando:

Che l’Amore è il volto di Dio e dell’Uomo (il Crocifisso) e che questo Amore – che troppo spesso appare sconfitto e inutile (la croce) – è in realtà forte al punto da aprirsi una strada attraverso la morte (il Risorto)“.

Gesù sta in mezzo ai Suoi discepoli e “si fa riconoscere con i segni della croce. Le tracce del Suo martirio lo accompagnano.

La Risurrezione non fa dimenticare la croce: la trasfigura.

Gesù mostra i segni del costato e delle mani. Le tracce della crocifissione sono ancora visibili, perché sono proprio loro ad indicare l’identità del Risorto, la Sua vittoria sulla morte, la permanenza del Suo Amore (il fianco trafitto da cui sono scaturite l’acqua e il sangue). Le mani di Gesù sono importanti. Sono le mani a cui il Padre ha affidato ogni cosa e sono le mani che hanno lavato i piedi dei discepoli. Mani che tutto hanno ricevuto e che tutto hanno ridonato. Mani che tengono strette le pecore che il Padre gli ha affidato, al sicuro, come si tiene stretta una cosa preziosa o molto amata, che non si vuole in nessun modo perdere: “Io do loro la vita e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano“.

“Vi do la mia pace”.

“La pace che dona Gesù è diversa da quella che dà il mondo.

E’ diversa nella natura e nel modo con cui viene proposta;

E’ diversa perché dono di Dio, non conquista della buona volontà dell’uomo;

E’ diversa, perché va alla radice, là dove l’uomo decide la scelta della menzogna o della verità;

E’ diversa perché è una pace che sa pagare il prezzo della verità: è la pace vissuta dal Crocifisso“.

La pace di Gesù non promette di eliminare la croce – né nella vita del cristiano, né nella storia del mondo – ma rende certi della Sua vittoria: “Io ho vinto il mondo”.

Pace e gioia sono al tempo stesso il dono del Risorto e le tracce per riconoscerlo”.

da B.Maggioni).

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Blasi Mario evangelizza nel triduo Pasquale

Blasi Mario Parroco  evangelizza con il Cristo della Passione, morte Risurrezione e unione eucaristica: sana Pasqua

PASQUA DI RESURREZIONE(Gv 20,1-9)

“MARIA DI MAGDALA SI RECO’ AL SEPOLCRO DI BUON MATTINO QUANDO ERA ANCORA BUIO, E VIDE CHE LA PIETRA ERA STATA RIBALTATA DAL SEPOLCRO”.

Dio rovescia la pietra che impedisce il contatto tra i morti e i vivi e l’Angelo del Signore vi si siede.

“La morte con la Risurrezione di Gesù è definitivamente sconfitta e per quelli che sono vissuti prima di Lui e per quelli che vengono dopo”.

Gesù, condannato alla morte di croce, considerato dai sommi sacerdoti maledetto da Dio, è Risorto. Dio lo ha glorificato, gli ha restituito la vita.

Maria di Magdala è ancora nel buio. Il pensiero della Risurrezione di Gesù non la sfiora. Corre dai discepoli a portare la triste notizia: il corpo di Gesù è stato portato via. Maria di Magdala non percepisce che è iniziata una nuova Creazione da parte di Dio. Dio, quando una persona si spegne in questo mondo, la ricrea e le dona una nuova vita che è indistruttibile, una vita che proviene direttamente da Lui. “La vita eterna è una qualità di vita che già fin da adesso si può ottenere; Gesù la offre. Chi crede in me ha la vita eterna. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv. 6,54). La vita eterna è una vita di qualità tale che, essendo indistruttibile, neanche la morte può scalfire: dura in eterno”.

Chi accetta Gesù e il Suo messaggio e lo mette in pratica ha una vita che è già quella della Risurrezione.

Maria di Magdala è nel buio, non comprende la realtà del Cristo Risorto. Solo il discepolo che ama corre al sepolcro che è in un giardino.

“Vide e credette”.

“Dove è stato crocifisso Gesù c’è un giardino. Che strano! Un giardino in un luogo dove avvengono le esecuzioni capitali… macabro emblema di morte… un giardino simbolo di vita è là. Dentro il luogo della morte c’è la vita. La morte di Gesù racchiude un germe vitale” (A.Maggi).

Il discepolo che ama crede: Gesù è vivo. “Credere che Gesù è vivo significa averlo accolto nel cuore come fonte di vita per amare generosamente come ci sentiamo da Lui amati”.

Gesù è vivo in mezzo a noi per sempre. Alleluja!

 

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Domenica delle Palme Vangelo Matteo 26 e novità di vita: Catechesi del parroco Blasi Marioi

DOMENICA DELLE PALME (Mt 26,14 – 27,66)
“DA MEZZOGIORNO FINO ALLE TRE SI FECE BUIO SU TUTTA LA TERRA. VERSO LE TRE GESU’ GRIDO’ A GRAN VOCE: ELI’ ELI’ LE MA’ SABACTANI CHE SIGNIFICA : DIO MIO DIO MIO PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO?”.

“Gesù, sulla croce, è insultato dai passanti, dai farisei, dagli scribi e dagli anziani: ha salvato gli altri e non può salvar se stesso; se davvero fosse il Messia lo farebbe scendere dalla croce; se davvero fosse il Figlio di Dio, Dio lo libererebbe”.

Nessuno comprende che Gesù sta sulla croce per libero dono del Suo Amore per gli uomini.

La croce rivela l’Amore di Gesù che supera ogni malvagità. Gesù salva l’uomo non con la potenza dei miracoli, ma con la grandezza del Suo Amore. Ama tutti fino al dono totale di Sé. Chi insulta e chiede un segno, non vede la grandezza del Suo Amore. Gesù, schernito, non risponde agli insulti, ma si affida completamente a Dio. Gesù, abbandonato da tutti, non dispera ma grida a Colui che ascolta. La Sua preghiera non si perde nel vuoto ma giunge a Chi ascolta.

La fiducia in Gesù Dio Padre è grande anche se tutto parla di abbandono. Al Padre a cui solo si rivolge, non chiede giustizia, non invoca vendetta, ma aspetta la Sua presenza. Non chiede di essere tolto dalla croce, ma di non essere lasciato solo dal Padre in quel momento supremo della vita.

“Gesù, emesso un alto grido, spirò”.

Gesù in croce muore fra due malfattori, insultato da tutti.

Durante la Sua vita terrena era stato accusato di essere amico dei pubblicani e peccatori. Ora, tra due ladroni, dona il Suo Spirito. Lo Spirito che dà vita è il Suo Spirito che fa crollare il mondo vecchio fatto di ingiustizia e di cattiveria.

Donato lo Spirito “la terra fu scossa e le rocce furono spezzate, i sepolcri furono aperti e molti corpi di santi morti risuscitarono. I santi furono resi visibili nella Città Santa“.

Un mondo nuovo sorge, il vecchio crolla.

Il cristiano, rivestito della bontà di Cristo è chiamato a manifestare e a costruire un mondo nuovo. Il cristiano deve rivelare nella vita di ogni giorno il Comandamento nuovo che Gesù ha donato nell’Ultima Cena:

AMATEVI L’UN L’ALTRO COME IO HO AMATO VOI. DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI, SE AVETE AMORE GLI UNI VERSO GLI ALTRI”.

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Dipinto del pittore Salvatore Tricarico raffigurante la croce e le mani offerenti il pane nel significato eucaristico

 

La Croce e il pane Eucaristico

Il dipinto della Croce con di fronte le mani che offrono pane ha un significato spirituale eucaristico. Il pittore Salvatore Tricarico nato a Calvello nel 1949 e vivente a Milano ha realizzato questo dipinto di cm 20×30 su cartone telato nel marzo 2020 e lo tiene nella sua collezione privata.

La croce ha l’aspetto spettrale tipico dello strumento d’esecuzione della pena di morte in uso dal secolo quinto avanti Cristo soltanto per gli schiavi, ben prima che fosse per i Romani il mezzo più umiliante e doloroso, segno di fallimento totale. Eppure, come testimonia l’evangelista Giovanni la croce è  considerata come segno della vittoria di Gesù Cristo che ha dovuto portare il legno trasversale (Gv 19,17) che fu tirato in alto e fatto poggiare sul legno perpendicolare sul Golgota a Gerusalemme. Il monito cristiano del rinnegamento necessario per seguire Gesù, risponde al suo detto: «Chi non prende la propria croce e non mi segue non è degno di me» (Mt 10,38). La sequela cristiana avviene nel cammino terreno che è diretto verso l’eternità. Il pane è il viatico che offre l’energia di sostentamento nel fare il percorso come alimento dell’umana energia (Sal 104,14s; 1Re, 19,6ss). In generale il pane raffigura concretamente la vita umana e la benedizione di Dio (Sal 37,25; Pro 12,11) con la promessa divina: “Sazierò di pane i suoi poveri “ (Sal 132,15). C’è il pane dell’allegrezza: «Mangia con gioia il tuo pane» (Qo 9,7).

Nell’antica alleanza si usavano i pani della presenza (1Re 7,48; 2 Cron 13,11) nel tempio anche nel rituale del sacrificio (Es 23,18; 34,25). Questo culto è ricordo e presenza della Pasqua d’uscita dall’Egitto (Es 12,8.11.39): Dio ha nutrito il suo popolo nel deserto e così manifestava e continua a dare la sua assistenza, come evento presente. I profeti equiparano il pane alla parola di Dio (Am 8,11 poi Mt 4,4) e al banchetto messianico (Is 55,1ss). La sapienza divina chiama: «Venite mangiate il mio pane» (Pro 9,5).

L’evangelista Giovanni indica il Cristo come il pane del cielo e il vero pane (Gv 6,32s.49ss) pane vivo (Gv 6,35.48). Il mangiare questo pane comunica la nuova vita all’uomo (Gv 6,51). I cristiani seguono le parole di Gesù: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo» (Mt 26,26; Mc 14,22). Realtà di presenza del Cristo immolato e risorto. «Questo è il mio corpo che è dato per voi: fate questo in memoria di me» (Lc 22,19).

 

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Dalla Croce di Gesù l’Eucaristia. Dipinto di Salvatore Tricarico Lucano

Dalla Croce L'Eucaristia

pittore Salvatore Tricarico 2020

In una intervista all’Osservatore Romano del 28 febbraio scorso, il vescovo di Mantova, mons. Gianmarco Busca comunica un messaggio per la Quaresima e affronta il tema di come vivere questa circostanza di emergenza sanitaria del coronavirus, in modo da crescere come cristiani attivi sul piano pastorale per mantenere forte il senso di comunità. «Impariamo l’arte di trarre il bene dal male e di trasformare l’esperienza della nostra vulnerabilità in una più forte coscienza della nostra solidarietà». Secondo queste sue parole di forte impatto, proprio il morbo epidemico può rappresentare un’occasione per crescere come cristiani, rafforzando la fede con comportamenti virtuosi che portino a un cambio di mentalità e quindi a un cambiamento.

Ho letto l’intervista del vescovo mons. Busca, che ha parole molto toccanti. Sono un cristiano con fede, guardando l’immagine pubblicata che raffigura la “Croce come simbolo del sacrificio di Gesù e mani piene di farina per l’Eucarestia”, come pittore di opere Sacre ho riflettuto sulla quaresima e sul periodo che stiamo attraversando per il Coronavirus, mi sono sentito dentro di me di realizzare l’opera. Credo in Dio che ci protegga e ci faccia superare questo brutto periodo. (Salvatore Tricarico 14 Marzo 2020)

DALLA CROCE L’EUCARISTIA

La missione del Figlio di Dio incarnato è la salvezza delle anime e come Messia l’ha realizzata passando attraverso la croce che gli è inflitta e che accetta per il bene dell’umanità: ha voluto scontare e perdonare le colpe umane. La sua morte è vinta con la risurrezione del suo corpo trasformato immortale glorioso. La croce ricorda come Gesù ha portato a compimento il dono totale della sua vita per salvare le persone e continua ancora ogni giorno a donarsi come Eucaristia. Nell’ultima cena Gesù, Amore Misericordioso, “prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»” (1Cor 11,23-24). Diede solenne celebrazione al nuovo patto tra Dio e tutte le persone umane con un evento che viene rinnovato nella celebrazione eucaristica per la perenne liberazione che proviene da Dio e che crea la comunità fraterna. In Esodo 24, 8 Mosè dichiara: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi …”E Gesù dichiara: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue …” (v.25). La santa Messa celebra il mistero della fede con cui Gesù offre al Padre la crocifissione, la risurrezione e il pane eucaristico, se stesso dandosi anche ai credenti nella santa Comunione. (Carlo Tomassini 14.03.2020)

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